Papa Francesco a Copacabana per iniziare il cammino della GMG

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“Oggi siete qui, anzi oggi siamo qui, insieme, uniti per condividere la fede e la gioia dell’incontro con Cristo, dell’essere suoi discepoli”. Così “questa settimana, Rio diventa il centro della Chiesa, il suo cuore vivo e giovane, perché voi avete risposto con generosità e coraggio all’invito che Gesù vi ha fatto di rimanere con Lui, di essere suoi amici”. Papa Francesco giunge a Copacabana, e a Rio De Janeiro scoppia la festa GMG. Finalmente la città si colora delle storie del mondo: volti, sguardi e vite di tanti giovani giunti fin qui con un diverso “punto di vista esistenziale, culturale, sociale, umano”.

Il papa trova una città finalmente in festa; sembrano cessate le piccole contestazioni dei giorni scorsi, anche la pioggia lascia un pó di tregua e rende visibile il popolo della Diciottesima giornata mondiale della gioventù.

Questa sera balli e canti, ma anche la festa delle diverse tradizioni del mondo, questa mattina simboleggiate dalle bandiere delle olimpiadi… Sul lungomare di Copacabana Francesco porta anche fisicamente i gesti di questi giorni. Porta l’affidamento del pontificato alla madonna di Aparecida, porta la sofferenza della Favela di Varingha, la lotta alle dipendenze testimoniata con forza all’ospedale San Francesco, la richiesta di un lavoro per tutti i giovani. Lo ha ripetuto anche questa mattina parlando ai suoi argentini nella cattedrale della città: in tanti “non hanno esperienza della dignità del lavoro, non hanno il lavoro”. Questi giovani “devono uscire a lottare per questi valori, non si lascino escludere”.

Insomma, la Gmg non é solo una festa plastica, ma una richiesta di impegno e di valori forti, perché se si é qui si deve almeno tentare di essere testimoni, e “la fede in Gesù Cristo non è uno scherzo ma uno scandalo”; anzi, “la fede non è un frullato, non annacquatela!”

Quello stesso scandalo della fede deve trasformarsi in solidarietà, come ha ricordato il papa tra il fango e i mattoni rossi di Varingha, sotto una pioggia scrosciante: “non stancatevi di lavorare per un mondo più giusto e più solidale! Nessuno può rimanere insensibile alle disuguaglianze che ancora ci sono nel mondo”. Ma soprattutto, “ognuno, secondo le proprie possibilità e responsabilità, sappia offrire il suo contributo per mettere fine a tante ingiustizie sociali”. Perché “non è la cultura dell’egoismo, dell’individualismo, che spesso regola la nostra società, quella che costruisce e porta ad un mondo più abitabile, ma la cultura della solidarietà; vedere nell’altro non un concorrente o un numero, ma un fratello”.

Sul palco di Copacabana Francesco porta tutti questi concetti, mette insieme tante esperienze, esprime il suo pensiero, che sicuramente affiorerá ancora piú forte n questi giorni di Rio 2013, al di lá dei gesti che pure non mancheranno.

Il papa li riproporrá qui. Sullo stesso palco si svolgeranno infatti non solo la via crucis – già prevista da tempo – ma anche la veglia di sabato e la messa finale di domenica. Gli organizzatori hanno confermato l’inagibilitá del Campu Fidei, allestito a 50 km dalla città: la pioggia di questi giorni ha reso l’area un enorme acquitrino impraticabile e poco sicuro.

Insomma, “benvenuti a questa grande festa della fede! – ha detto questa sera il papa, salutando i giovani in festa – In varie parti del mondo, in questo stesso momento, tanti giovani si sono radunati per vivere insieme questo momento: sentiamoci uniti gli uni con gli altri nella gioia, nell’amicizia, nella fede. E siate certi: il mio cuore di Pastore vi abbraccia tutti con affetto universale. Il Cristo Redentore, dalla cima del monte del Corcovado, ci accoglie in questa bellissima città di Rio”. “Oggi sono venuto per confermarvi in questa fede, la fede nel Cristo vivente che dimora in voi, ma sono venuto anche per essere confermato dall’entusiasmo della vostra fede!”

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