Papa Francesco ad Aparecida: Arrivederci al 2017
Dopo il meritato riposo, Francesco riparte da Aparecida, dal cuore del Brasile e dal cuore della Chiesa: “La Chiesa, quando cerca Cristo bussa sempre alla casa della Madre e chiede: ‘Mostraci Gesù’. È da Lei che si impara il vero discepolato. Ed ecco perché la Chiesa va in missione sempre sulla scia di Maria”. Poi, dopo il saluto alla folla dal balcone del santuario la promessa, in spagnolo: “Tornerò nel 2017!” quando ricorrono i 300 anni del ritrovamento dell’immagine da parte di tre pescatori nel fiume Paraíba (1717). Il Papa ha voluto fortemente essere al santuario della Vergine, patrona del Paese, per affidarLe il suo Pontificato e la Giornata mondiale della gioventù, e “per mettere ai suoi piedi la vita del popolo latinoamericano”. Un luogo-simbolo, che nel 2007 vide proprio il cardinale Bergoglio e Benedetto XVI protagonisti della V Conferenza generale dell’episcopato latinoamericano (Celam). Oggi, diventato Francesco, ha ricordato quei giorni così: “I vescovi – che hanno lavorato sul tema dell’incontro con Cristo, il discepolato e la missione – si sentivano incoraggiati, accompagnati e, in un certo senso, ispirati dalle migliaia di pellegrini che venivano ogni giorno ad affidare la loro vita alla Madonna: quella Conferenza è stata un grande momento di Chiesa. E, in effetti, si può dire che il Documento di Aparecida sia nato proprio da questo intreccio fra i lavori dei Pastori e la fede semplice dei pellegrini, sotto la protezione materna di Maria”.
La pioggia e il vento accompagnano questi primi giorni brasiliani di Papa Francesco, che nonostante tutto non rinuncia a una vettura il più aperta possibile quando passa in mezzo alla folla. Il suo arrivo al santuario è stato salutato con canti di festa e di gioia da decine di migliaia di fedeli, parte dei quali (circa 10-15mila) ha trovato posto in basilica per la Messa. Ma prima Francesco è voluto scendere nella Sala dei 12 Apostoli, dove è custodita l’immagine di Nostra Signora della Concezione per una preghiera personale di affidamento. “Come Te, io abbraccio la mia missione. (…) Portami oggi dallo stesso Padre, consacrami a Lui con tutto quello che sono e con tutto quello che ho. (…) Pongo nelle Tue mani e porto al Padre i nostri e Tuoi giovani, la Giornata Mondiale della Gioventù: quanta forza, quanta vita, e quanto dinamismo che germoglia ed esplode e che può essere al servizio della vita, dell’umanità”. All’inizio della Messa, il cardinale Raimundo Damasceno Assis, presidente della Conferenza episcopale brasiliana ha fato dono al Papa di una riproduzione lignea della Madonna di Aparecida. “Il colore nero dell’immagine, secondo gli studiosi, è probabilmente il risultato del fango del fiume e del fumo delle candele. Ma è stato anche interpretato come un riferimento alle sofferenze dei poveri e degli esclusi, specialmente del popolo nero, nel corso della storia del Brasile. Vederlo nel volto della Madre Immacolata di Nostro Signore risveglia continuamente la nostra Chiesa affinché s’impegni con i poveri, e sia a sua volta povera, per evangelizzare” ha detto il cardinale.
Tre gli “atteggiamenti” richiamati da Francesco nell’omelia. Il primo è “mantenere la speranza” perché Dio non lascia mai soli ed essere così “luci di speranza”: “Abbiate sempre nel cuore questa certezza: Dio cammina accanto a voi, in nessun momento vi abbandona! Il ‘drago’, il male, c’è nella nostra storia, ma non è lui il più forte. Il più forte è Dio, e Dio è la nostra speranza”. Da qui la possibilità di avere “uno sguardo positivo sulla realtà. Incoraggiamo la generosità che caratterizza i giovani, accompagniamoli nel diventare protagonisti della costruzione di un mondo migliore: sono un motore potente per la Chiesa e per la società. Non hanno bisogno solo di cose, hanno bisogno soprattutto che siano loro proposti quei valori immateriali che sono il cuore spirituale di un popolo, la memoria di un popolo”. Il secondo atteggiamento è “lasciarsi sorprendere da Dio”: “Dio sempre stupisce” e “riserva sempre il meglio per noi. Ma chiede che noi ci lasciamo sorprendere dal suo amore, che accogliamo le sue sorprese. Fidiamoci di Dio”. Infine “vivere nella gioia”: “Se camminiamo nella speranza, lasciandoci sorprendere dal vino nuovo che Gesù ci offre, nel nostro cuore c’è gioia e non possiamo che essere testimoni di questa gioia. Il cristiano è gioioso, non è mai triste. Se siamo davvero innamorati di Cristo e sentiamo quanto ci ama, il nostro cuore si ‘infiammerà’ di una gioia tale che contagerà quanti vivono vicini a noi”. All’uscita della Basilica, oltre all’abbraccio dei pellegrini, Francesco ha sostato diversi minuti a salutare i rappresentanti di altre confessioni cristiane e religioni, in particolare un imam.