Il Papa e il Brasile, un viaggio “difficile” che sarà un successo

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Inutile negarlo: la preoccupazione per la sicurezza del Papa c’è. E c’è stata fin dai preparativi per il viaggio. Il Brasile sta attraversando un momento difficile per la crisi mondiale e per la crisi che deriva da politiche interne molto discutibili. Così la prima lettera dell’ acronimo che scuote il mondo economico internazionale da qualche anno B(RICS) sembra essere in effetti un paese come tutta l’ America Latina ricchissimo e disagiatissimo insieme. Così all’arrivo del Papa a Rio non si riesce a gestire la follia della folla. Un’auto inadatta, un percorso sbagliato, sicurezza affannata o esibizione di forza? Il Papa arriva e secondo il suo stile chiede una macchina semplice, ma sembra che vengano ignorate le regole più semplici della sicurezza. Fa solo un breve tratto in vettura panoramica in mezzo ai ragazzi e lì, grazie ai volontari della GMG, va tutto benissimo e ci si può godere la festa. Poi cambio di programma e il Papa deve essere portato in elicottero alle residenza presidenziale. Padre Federico Lombardi, giustamente, minimizza, ma il fatto è che si è dovuta evitare una manifestazione violenta di quelle che in questi mesi scuotono il Brasile. Ovvio che la vista del Papa sarebbe stata una ribalta.

Un viaggio problematico come previsto. Il Brasile sta soffocando in una spirale di regressione economica che i bei discorsi della presidente Rousseff non bastano a fermare.

E la Chiesa non sta meglio. Perde fedeli, perde contenuti, perde quei fedeli che dopo essere passati per le sette che danno lavoro e casa, si dimenticano di tutto e passano alla religione fai da te.

In questa situazione arriva il Papa. E come spesso accade il Papa visita proprio i paesi in difficoltà, quelli cui deve portare speranza e Vangelo. Francesco nel suo primo discorso ha parlato di quanto i giovani siano preziosi. Lo aveva detto anche in aereo incontrando i giornalisti, senza rispondere però alle loro domande. “ Troppo faticoso” ha detto a chi gli rimproverava amabilmente di non essere disponibile per la stampa.  I media “non sono i primi santi a cui mi rivolgo” ha detto ridendo. Un Papa che conquista le pagine dei giornali ignorandole.

Questo sarà anche uno dei compiti dei cronisti in Brasile. Capire il “fenomeno” Papa Francesco, è il compito dei media, amare il Papa è quello di tutti i cattolici, essere  presenza e contenuto è il lavoro che aspetta ogni pontefice.

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