La diocesi di Macerata punta sulla famiglia

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La diocesi di Macerata ha inaugurato in questi giorni un cammino triennale per la famiglia. Il vescovo, mons. Claudio Giuliodori ha invitato tante famiglie per dare “una svolta significativa, passando dai tentativi e dalle sperimentazioni al lavoro sistematico e capillare per accompagnare le famiglie in tutte le tappe della loro vita”. Una delle priorità: stimolare le famiglie ad avere sete della Parola di Dio.

Il matrimonio è una sete di relazione, ha affermato mons. Nazareno Marconi, direttore del Seminario umbro, che ha analizzato il brano giovanneo della Samaritana, legandolo all’esperienza dell’uomo moderno, con tutte le ansie ed i problemi, alla ricerca di una relazione che costruisce.

Come mai l’esegesi del racconto giovanneo della samaritana per parlare della famiglia?
“Mi sembra un testo nel quale Gesù affronta problemi che assomigliano molto ai problemi della famiglia di oggi. Problema dell’incredulità; problema della mancanza di relazioni. Più che presentare una ‘bella’ famiglia ho voluto presentare una famiglia che ha nel suo nucleo una persona che soffre…”.

Gesù, sempre in questo brano, afferma che bisogna adorare Dio in ‘Spirito e verità’. Oggi una famiglia può adorare Dio in Spirito e verità?
“La frase di Gesù dice proprio che è più importante la relazione con Dio; la verità in cui creiamo questa relazione e il legame con lo Spirito Santo che il luogo, i modi e le forme. Forse la famiglia, che ha più difficoltà a volte a creare tempi e spazi definiti, è quella più adatta a pregare nello Spirito e nella Verità”.

Come tenere aperto il canale della comunicazione che permette di aprire gli occhi sull’altro?
“Avendo tanta pazienza e chiedendo l’ aiuto del Signore. Non si riesce ad avere un’ apertura di cuore sull’ altro come quella che aveva Gesù, se non avendo un cuore come quello di Gesù; ed un cuore come quello di Gesù ce lo dona solo lo Spirito Santo. Noi possiamo chiedere solo nella preghiera. Noi difficilmente, prima di dialogare con qualcuno, preghiamo il Signore che ci aiuti; forse se pregassimo di più, otterremo meglio”.

Quest’anno ricorre il quarantennale dell’enciclica ‘Humanae Vitae’. Cosa significa oggi ristudiare questa enciclica?
“Sono biblista e sono poco esperto di testi che affrontano argomenti morali così complessi. Il valore che mi sembra emergere, è quello annunciato in questa enciclica: la vita umana è per la Chiesa un grande valore; la Chiesa deve costantemente domandarsi quale è il modo migliore per tutelare questo valore ed educare alla vita. Penso che sia questo il messaggio forte che stava nel cuore di papa Paolo VI e che anche papa Benedetto XVI abbia ribadito”.

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