Preghiera e carità. La testimonianza del Magis

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Racconta una solidarietà che dura nel tempo, che conosce le realtà locali e le necessità vere per uno sviluppo efficace e duraturo. Intreccia il lavoro di religiosi e laici in Italia ed in oltre 30 Paesi nel mondo attraverso volontari ed associazioni. Sono molti e di diversa natura i frutti dei primi venti anni di dedizione ed impegno del Magis, Movimento e Azione dei Gesuiti Italiani per lo Sviluppo.

500 progetti ed interventi di cooperazione e solidarietà internazionale, ai quali hanno contribuito migliaia di famiglie italiane, imprese, singoli benefattori, istituzioni pubbliche e private, dei quali hanno beneficiato centinaia di migliaia di persone in tutto il mondo. Uno dei gruppi aderenti al Magis è stato tra i primi a lanciare in Italia le “Adozioni a distanza” nel 1981, attraverso le quali vengono assicurati cibo ed istruzione a migliaia di bambini.

“Il Magis è una ONG, che opera nella cooperazione internazionale; – spiega a Korazym.org padre Umberto Libralato, vice presidente del Magis – sin dagli inizi i Gesuiti si dedicarono alla predicazione, alla formazione del clero, all’insegnamento nelle università, all’educazione dei giovani nei collegi. Dal secolo XIX ad oggi i Gesuiti hanno contribuito all’elaborazione della dottrina sociale della Chiesa ed al dialogo con il mondo non cattolico (ecumenismo). Questa inclinazione storica alla predicazione, alla formazione, all’apertura verso gli altri e verso tutti é l’impulso che spinge da 500 anni i Gesuiti negli angoli piú remoti della terra, là dove c’é bisogno di tutto, soprattutto di crescere. Le Missioni create e sostenute dai Gesuiti sono poi integrate dal clero locale e dai volontari affinchè seguano un loro cammino di autonomia e portino allo sviluppo delle persone. In particolare è l’opera dei Gesuiti italiani per la cooperazione e lo sviluppo, che partendo dal sostegno ai nostri missionari si è allargata in oltre 35 Paesi con programmi e progetti di cooperazione e sviluppo a media e lunga scadenza”.

Il Magis fa parte di una rete europea di ONG (Rete Xavier): “La Compagnia di Gesù possiede una ricca e varia tradizione missionaria che risale a più di quattro secoli, alla quale partecipano molte opere, molti gesuiti e collaboratori. Desiderando dare continuazione a tutta questa esperienza di solidarietà universale e di svilupparla nel futuro, le organizzazioni Fondazione Alboan (della Provincia di Loyola), la Fondazione Entreculturas (Provincia di Spagna), l’Associazione Leigos para o desenvolvimento (Portogallo) e l’Associazione Magis (Provincia d’Italia) si costituiscono in Rete ed adottano il nome di “Xavier” per identificarla. Costituiscono la rete “Xavier” opere legate alla Compagnia di Gesù, che lavorano per il servizio della fede e la promozione della giustizia attraverso lo sviluppo integrale dei popoli più svantaggiati. Si caratterizzano per l’unione dell’impegno professionale e volontario, per la collaborazione di laici e gesuiti e per la promozione del dialogo interculturale e interreligioso. La rete “Xavier” svilupperà la propria azione attraverso lo scambio di esperienze e la esecuzione di programmi comuni di cooperazione allo sviluppo, sia in zone dove le istituzioni sono presenti in modo abituale, sia in nuove regioni nelle quali si desidera operare congiuntamente, nonché in situazioni di emergenza. Lo sviluppo di programmi comuni di sensibilizzazione, volontariato e di educazione alla solidarietà costituisce un’altra linea prioritaria della rete. La rete “Xavier” si costituisce nell’ambito dell’Assistenza dell’Europa Meridionale della Compagnia di Gesù ma con la vocazione di aprirsi ad istituzioni di altre Assistenze e di collaborare con altre iniziative simili di opere della Compagnia”.

Tra le priorità, l’emergenza acqua: “L’emergenza acqua è mondiale! I prossimi 50 anni saranno segnati dai padroni dell’acqua e non dai padroni del petrolio. Chi ha in mano l’acqua dominerà il mondo: tutti stanno capendo questo ed in particolare il Brasile, che detiene circa il 20% dell’acqua potabile del mondo e cerca di difendere la propria ricchezza, anche se già adesso viene sfruttata questa ricchezza dai Paesi stranieri. In Africa l’acqua è questione di vita e di morte, perché piove abbondantemente in un tempo breve, ma se non si impara a sfruttare l’acqua ed estrarla nel momento opportuno, l’Africa morirà di sete; morirà di tutte quelle malattie derivanti dall’acqua e non certo per la mancanza di cibo”.

Questo discorso ci porta ad affrontare il problema della privatizzazione dell’acqua. Cosa comporterà questa scelta? “La privatizzazione dell’acqua significa che sarà ancora una multinazionale che dominerà quello che vuole e come vuole. L’acqua è un bene pubblico; non siamo noi i padroni dell’acqua; perché l’acqua è un dono che Dio ha fatto all’umanità e non può essere privata; deve essere a servizio di tutti. Ci vogliono i privati che sappiano organizzare la distribuzione, ma non se ne devono sentire padroni assoluti e negare l’accesso ad altri uomini”.

Molti africani giungono in Europa ed in Italia, eppure l’Africa è ricca di giacimenti… Perché questo continente non sa sfruttare le sue ricchezze? “Non è l’Africa che non sa sfruttare queste ricchezze… E’ l’Occidente che le sta portando via tutte. Provate a pensare alla ricchezza del petrolio. Non è in mano agli africani; la ricchezza del petrolio è in mano alle multinazionali. E’ una cosa assurda: in Africa la benzina costa 1 € al litro, quando gli stipendi si aggirano intorno ai 70/80 € al mese. Provate ad immaginare a quale furto devono assistere quei popoli africani che producono benzina e beni combustibili, che noi usiamo a larghe mani”.

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