Dieci anni fa, la visita del cardinale Ratzinger a Pompei
Un ritorno dopo 10 anni. Era il 17 maggio 1998 quando l’allora cardinale Prefetto Joseph Ratzinger, assieme al fratello sacerdote Georg e a numerosi collaboratori della Congregazione per la dottrina della fede, visitò il Santuario mariano restando a lungo in preghiera e ascoltando tutto quanto gli veniva illustrato sulla storia del santuario.
Dopo essersi devotamente inginocchiato a pregare ai piedi dell’icona della Vergine del Rosario, fu accompagnato in Prelatura, accolto calorosamente dal Delegato Pontificio del tempo, Mons. Francesco Saverio Toppi. Nel libro dei visitatori illustri c’è la sua firma autografa con la scritta “Nos cum prole pia benedicat Virgo Maria” (“La Vergine Maria ci benedica con il suo Figlio Gesù”).
La visita del cardinale Ratzinger, faceva parte del pellegrinaggio della Congregazione per la dottrina della fede, dicastero vaticano dove ogni anno si recita la “Supplica alla Madonna di Pompei”. Quel giorno, gli illustri pellegrini della Curia romana dedicarono anche un po’ del loro tempo a visitare i “Musei degli scavi archeologici di Pompei”. Le cronache dell’epoca ricordano l’ammirazione e lo stupore del cardinale Joseph Ratzinger, e delle persone che lo accompagnavano, di fronte alla pietà popolare napoletana. Quello della religiosità popolare era un tema molto a cuore al card. Prefetto J. Ratzinger. Insieme con numerosi esperti, si era occupato ampiamente della questione durante la redazione del Catechismo della Chiesa Cattolica (CCC), che fu promulgato nel 1992 e nella sua versione tipica latina nel 1997.
Nel Catechismo, al numero 1674, si legge: “Oltre che della liturgia dei sacramenti e dei sacramentali, la catechesi deve tener conto delle forme della pietà dei fedeli e della religiosità popolare. Il senso religioso del popolo cristiano, in ogni tempo, ha trovato la sua espressione nelle varie forme di pietà che accompagnano la vita sacramentale della Chiesa, quali la venerazione delle reliquie, le visite ai santuari, i pellegrinaggi, le processioni, la via crucis, le danze religiose, il Rosario, le medaglie, ecc..”
E sempre il Catechismo, parlando della pietà popolare cita il Documento di Puebla in cui si afferma: «La religiosità popolare, nell’essenziale, è un insieme di valori che, con saggezza cristiana, risponde ai grandi interrogativi dell’esistenza. Il buon senso popolare cattolico è fatto di capacità di sintesi per l’esistenza. È così che esso unisce, in modo creativo, il divino e l’umano, Cristo e Maria, lo spirito e il corpo, la comunione e l’istituzione, la persona e la comunità, la fede e la patria, l’intelligenza e il sentimento. Questa saggezza è un umanesimo cristiano che afferma radicalmente la dignità di ogni essere in quanto figlio di Dio, instaura una fraternità fondamentale, insegna a porsi in armonia con la natura e anche a comprendere il lavoro, e offre motivazioni per vivere nella gioia e nella serenità, pur in mezzo alle traversie dell’esistenza. Questa saggezza è anche, per il popolo, un principio di discernimento, un istinto evangelico che gli fa spontaneamente percepire quando il Vangelo è al primo posto nella Chiesa, o quando esso è svuotato del suo contenuto e soffocato da altri interessi”.