Chiesa in Brasile. I numeri di una crisi

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Si aspettano due milioni di giovani. Ma lo scorso fine settimana c’erano solo 250 mila iscritti alla Giornata Mondiale della Gioventù di Rio de Janeiro, saliti rapidamente a 330 mila il giorno dell’arrivo del Papa. E alla “Città della Fede”, il Campus Fidei di Guaritiba dove si terranno Messa e Veglia, lo scorso sabato, c’erano solo un migliaio di giovani. Ma in Brasile sono fiduciosi: arriveranno 2 milioni di giovani. Magari all’improvviso, magari senza iscrizione. Ma verranno per una chiamata di fede o per partecipare ad un evento?

La domanda non è peregrina, in un Brasile che è, sì, il Paese numericamente più cattolico del mondo (i cattolici sono 123 milioni), ma dove il crollo del numero dei cattolici è stato vertiginoso negli ultimi 30 anni. Trenta anni fa, i fedeli della Chiesa cattolica erano il 90 per cento dei brasiliani. Oggi, sono appena il 63 per cento.

In questi giorni, il Pew Forum on Religions, un istituto statistico americano, ha pubblicato i dati di una sua ricerca tutta basata sulla comparazione dei dati dei censimenti che si sono svolti in brasile in questi anni. La ricerca dà alcuni dati rivelativi sulla situazione delle religioni in Brasile.

A cominciare dal “rosicchiamento” di fedeli che operano le Chiese evangeliche sulle chiese cattoliche. Nell’ultimo decennio, il numero di “protestanti” brasiliani è cresciuto considerevolmente. Nel 2000, erano in 26 milioni, il 15 per cento della popolazione. Nel 2010 erano 42 milioni, il 22 per cento della popolazione.

Protestante è ovviamente una definizione molto larga. Include sia i brasiliani che si identificano con la linea storica del protestantesimo, sia denominazioni protestanti evangeliche, sia i membri delle chiese neo-pentecostali indipendenti, come la Chiesa Universale del Regno di Dio e la Chiesa Pentecostale “Dio è amore”, entrambe fondate in Brasile. Non include, invece, i Mormoni o i testimoni di Geova.

E c’è da notare che, in questo largo gruppo, sono i movimenti pentecostali quelli che hanno avuto il più ampio tasso di crescita. Al censimento del 1991, circa il 6 per cento della popolazione appartava a chiese pentecostali o neo-pentecostali. A partire dal 2010, la percentuale è cresciuta fino al 13 per cento. Nel frattempo, la percentuale di brasiliani che si identificavano con denominazione storiche protestanti, come i battisti e i presbiteriani, è sempre rimasta ferma a cifre che vanno dal 3 al 4 per cento della popolazione. Il censimento brasiliano contiene anche una terza categoria di protestanti, definita “non classificata”. Il gruppo è cresciuto da meno dell’1 per cento della popolazione brasiliana nel 1991 al 5 per cento nel 2010.

Ma è cresciuto anche il numero di brasiliani di altre religioni. Nel 1970, erano circa 2 milioni, nel 2000 erano 6 milioni, nel 2010 il gruppo è cresciuto sino a 10 milioni di persone. Quali sono le altre religioni presenti in Brasile? In forma minore, religioni globali come buddhismo ed Islam. Ma poi ci sono le fedi afro-brasiliane, sempre più diffuse (tra queste spiccano il Candomblé e l’Umbanda). E ci sono diversi movimenti spiritisti come quelli collegati allo scomparso Chico Xavier.

Il dato però più preoccupante è la crescita costante dei brasiliani senza affiliazione religiosa, un gruppo che include agnostici e atei, ma soprattutto persone che si fanno una legge “fai da te”. È il gruppo con il tasso di crescita più alto in Brasile: erano meno di un milione nel 1970, e nel 2000 erano già 12 milioni, mentre al censimento del 2010 se ne contavano 15 milioni.

Come si spiega la crescita dei pentecostali? Le inchieste del Pew Forum sottolineano che questa non può essere pienamente spiegata con fattori demografici, come il tasso di fertilità e l’immigrazione. I dati del censimento del Brasile del 2010 indicano che il tasso di fertilità totale dei protestanti è più o meno equivalente a quello dei cattolici. In più, meno dell’1 per cento della popolazione brasiliana viene dall’esterno – una percentuale troppo piccola per creare una significativa differenza nella composizione religiosa dell’intera nazione.

Piuttosto, il principale fattore nella crescita del protestantesimo in Brasile sembra essere il passaggio da una religione all’altra. Il censimento decennale non ha chiesto ai brasiliani se hanno cambiato o meno religione. Ma una ricerca della Pew Research sui pentecostali brasiliani condotta nel 2006 ha scoperto che quasi la metà di questi (il 45 per cento) si è convertito dal cattolicesimo.

Ed è qui il nodo del problema. Il cattolicesimo non viene più vista come una religione che dia una risposta “spirituale” alle sofferenze delle persone. Le grandi chiese pentecostali offrono benessere sulla terra, ma anche coinvolgimento emotivo. Le chiese cattoliche sono viste spesso come centri di smistamento di beni e aiuto sociale, ma mai come posti dove andare a pregare.

È per questo che il documento di Aparecida del 2007 – tanto caro a Papa Francesca – insisteva sulla necessità di una Chiesa missionaria. Riuscirà, Papa Francesco, a scuotere i fedeli in Brasile?

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