Pio XII, le polemiche non finiscono mai

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Papa Benedetto XVI è per Israele “un ospite gradito ed amato”. Yossi Levy, un portavoce del ministero degli Esteri israeliano risponde a padre Peter Gumpel, relatore della causa di beatificazione di Pio XII, intervenuto sulle polemiche riguardo i presunti silenzi di papa Pacelli davanti alla Shoah. In particolare, Gumpel ha spiegato che Benedetto XVI per il momento non andrà in Israele, proprio per la targa sui silenzi di Pio XII, al museo dello Yad Vashem. 

“E’ noto – ha detto in serata padre Federico Lombardi, direttore della sala stampa della Santa Sede – che sul testo della didascalia su Pio XII nel museo di Yad Vashem già in passato il rappresentante della Santa Sede in Israele ha manifestato obiezioni. È auspicabile quindi che sia oggetto di una nuova obiettiva e approfondita considerazione da parte dei responsabili del Museo. Tuttavia, per quanto rilevante, non si può considerare questo fatto come determinante per una decisione su un eventuale viaggio del Santo Padre nella Terra Santa, viaggio che è nei desideri del Papa, ma per ora non è stato ancora concretamente programmato”.

E ancora: “Quanto alla causa di beatificazione ripeto quanto detto ancora recentemente. Cioè che il Papa non ha a tutt’oggi firmato il decreto sulle virtù eroiche del Servo di Dio Pio XII, firma che è la premessa per la prosecuzione dell’iter della causa. Ciò è oggetto da parte sua di approfondimento e di riflessione, e in questa situazione non è opportuno cercare di esercitare su di lui pressioni in un senso o nell’altro”.

Gumpel era stato netto: “Il Papa vorrebbe andare in Israele al più presto. Ma quella didascalia sotto la fotografia di Pio XII al museo dello Yad Vashem non lo permette» Nel museo di Yad Vashem a Gerusalemme, dedicato alla memoria delle vittime della Shoah e inaugurato nel 2005, la foto di Pio XII è accompagnata da una didascalia di dieci righe, nelle quali si racconta che «eletto nel 1939, il Papa mise da parte una lettera contro l’antisemitismo e il razzismo preparata dal suo predecessore. Anche quando i resoconti sulle stragi degli ebrei raggiunsero il Vaticano – continua la targa – non reagì con proteste scritte o verbali. Nel 1942 non si associò alla condanna espressa dagli Alleati per l’uccisione degli ebrei. Quando vennero deportati da Roma ad Auschwitz, Pio XII non intervenne”.

Altro commento quello del postulatore della causa, padre Paolo Molinari, secondo cui il papa non avrebbe ancora sbloccato la causa di beatificazione di Pio XII perché attende dal mondo ebraico e israeliano un gesto di “ravvedimento” che cancelli la ‘leggenda nera’. “Molti osservatori sono inclini a pensare che il papa ritardi la firma del decreto delle ‘eroiche virtù’ di Pio XII nella speranza che altri si ravvedano e mettano fine alle falsità su Papa Pacelli. Non sono nella mente del Papa, ma la maggior parte delle persone che seguono la questione pensano che il Santo Padre, che, seguendo l’esempio del suo predecessore, ha fatto di tutto per migliorare i rapporti tra Israele e la Santa Sede, si aspetterebbero anche da parte di Israele un qualche gesto che vada nello steso senso. Qualche atto concreto”. Ricevendo, di recente, i membri dell’associazione ‘Pave the way’, inoltre, il Papa ha sottolineato l’impegno di Pacelli a salvare, ancorché discretamente, molti ebrei.

Il dossier della beatificazione di Pacelli giace da mesi sul tavolo di Benedetto XVI. L’8 maggio del 2007, un collegio di vescovi e cardinali della Congregazione per le cause dei Santi aveva espresso parere favorevole e, prima di loro, come vuole la procedura, un gruppo di storici e di teologi. Dopo l’ultimo giudizio del dicastero vaticano, spetta al papa, ora, firmare il decreto che certifica le ‘eroiche virtù’ di Pio XII.

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