La lotta tra luce e tenebre: “Avere una retta concezione del progetto provvidenziale sulla storia è decisivo per il destino dell’uomo”

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Segnaliamo il libro di Guido Vignelli La lotta tra luce e tenebre. Alle origini della teologia cristiana della storia (Chorabooks 2022, 83 pagine) [QUI]. Come ha detto correttamente l’autore in una conferenza: un libro non va presentato ma va letto, quindi, quanto segue non vale come una presentazione, ma è una segnalazione, come siamo abituati a fare. “Avere una retta concezione del progetto provvidenziale sulla storia è decisivo per il destino dell’uomo, perché egli deve capire in quale fase di questo piano egli vive, in quale situazione si trova, quale compito gli spetta, in quale settore operare, in quale direzione muoversi, cosa favorire e cosa combattere”.

«In particolare, com’è stato denunciato dallo studioso Eric Vögelin, la tecnocrazia impone quel “divieto di far domande” che proibisce al cittadino non tanto di conoscere gli arcani del potere tecnologico quanto, più radicalmente, di porsi le grandi domande esistenziali dell’uomo: “Chi sono?, da dove vengo?, dove finirò?” Il tecnocrate crede che il cittadino, se si ponesse queste domande, finirebbe con l’alienarsi nelle astrazioni ideologiche (specialmente religiose), rinunciando a impegnarsi nel fare i concreti e attuali interessi dell’umanità» (Guido Vignelli).

Ritorno a Itaca – Il book trailer di Guido Vignelli “La lottra tra luce e tenebre. Verso una teologia cristiana della storia. Musiche di Aurelio Porfiri.

L’Introduzione al libro

Uno dei più gravi errori del nostro tempo consiste nel credere che le umane vicende siano estranee ai fattori religiosi, specialmente a quelli di origine soprannaturale, e che l’intera storia dipenda solo da fattori meramente terreni e temporali, come la cultura, la scienza, la tecnica, la politica e l’economia.

Eppure, almeno fino a ieri, le ideologie più influenti presupponevano una sorta di filosofia della storia chiamata storicismo: ossia quella concezione para-religiosa secondo cui le umane vicende fanno parte di una inarrestabile corrente progressiva mossa da agenti misteriosi e mirante a fini salvifici. Dallo storicismo sono nati movimenti dominanti come illuminismo, liberalismo, social-comunismo, democratismo, positivismo, evoluzionismo, modernismo.

Comunque sia, i drammatici eventi degli ultimi tempi hanno messo in crisi le cosiddette “grandi narrazioni” culturali, manifestando come illusorie le filosofie progressiste della storia e come fallimentari le imprese dei loro movimenti politici. Infatti, ormai chi crede più alla “civiltà moderna”, che ci ha condotto a un vicolo cieco? Chi crede più alle rivoluzioni comuniste, che hanno prodotto miseria e schiavitù? Chi crede più al progresso tecnologico, che sta inquinando la natura e asservendo i popoli? Chi crede più al progressismo cristiano, che ha ridotto la Fede al lumicino?

Purtroppo, questo epocale fallimento della modernità sta spingendo molti a passare dalla ottimistica e ingenua fede nel progresso alla pessimistica e grottesca fede nel regresso auspicato dalle sette postmoderne come quella ecologista. Si realizza così un tipico caso di quel rovesciamento di valori e di progetti provocato dalle grandi illusioni quando suscitano altrettanto grandi delusioni.

Il cristiano deve eludere la falsa alternativa di scegliere tra il ricuperare l’illusione progressista e il ripiegare nella delusione regressista. Egli deve ricordarsi che origine, signore e fine della storia non è l’Uomo né la Vita né la Natura ma è il Dio trinitario, quello Creatore, Redentore e Santificatore; egli deve sapere che la divina Rivelazione dimostra che il senso della storia può essere scoperto e valutato solo ponendosi da una prospettiva religiosa, ossia quella della divina Provvidenza.

A questa mira quel settore della dottrina cristiana noto come teologia della storia. Essa s’impegna a scrutare lo spettacolo delle umane vicende per scorgervi i segni della regìa divina e la trama del progetto provvidenziale, il quale mira non alla deificazione dell’uomo, tantomeno alla “salvaguardia del creato”, bensì a glorificare la Ss.ma Trinità nel tempo e nello spazio.

A differenza delle religioni pagane, quella cristiana ha una concezione della natura e della vita non tragica ma drammatica, perché fondata non sul mito ma sulla storia, vista non come un inesorabile ciclo di eterno ritorno dell’identico ma come un volontario pellegrinaggio verso una meta da raggiungere e un fine da compiere,

Globalmente considerata, la storia è la narrazione degli avvenimenti che manifestano i disegni di Dio sull’umanità e la loro realizzazione nel tempo, sia come intervento divino diretto e miracoloso, sia per mezzo della libertà umana.

Pertanto, la storia dev’essere vista come un gigantesco poema o come una enorme composizione polifonica, diretti da Dio ma recitati o cantati dagli uomini, al fine di manifestare la gloria del Creatore mediante la collaborazione delle libertà create alla Sapienza increata. In questo contesto, lo studio della storia sacra può fornire notevoli lumi e consigli al comportamento umano lungo la storia profana.

Avere una retta concezione del progetto provvidenziale sulla storia è decisivo per il destino dell’uomo, perché egli deve capire in quale fase di questo piano egli vive, in quale situazione si trova, quale compito gli spetta, in quale settore operare, in quale direzione muoversi, cosa favorire e cosa combattere.

Specialmente se assume un pubblico incarico, il cristiano ha il dovere di scoprire quale ruolo egli, la sua stirpe, la sua associazione e il suo popolo devono svolgere per adempiere il compito affidatogli dalla divina Provvidenza all’interno del progetto della universale santificazione avviata dal nostro Redentore mediante la sua Chiesa.

Le umane vicende contemporanee dimostrano che l’aver trascurato lo studio della teologia della storia ha favorito il disorientamento dell’umanità; peggio ancora, l’aver accettato false e corrotte narrazioni storiografiche ha favorito il traviamento e la rovina dei popoli. Pertanto, riscoprire la vera teologia cristiana della storia è condizione necessaria per disintossicarsi dalle illusioni, imparare dalle delusioni e tornare sulla retta vita.

L’intento e la portata di questo mio libretto sono modesti. Non essendo un teologo né un biblista, non ho pretese di svolgere una organica esposizione della visione cristiana della storia e nemmeno un riassunto della storia sacra ed ecclesiastica. Mi sono limitato a delineare le originarie premesse bibliche, perché sono illuminanti e decisive nel far capire il disegno divino e il comportamento della umanità lungo la sua avventura.

Sono quindi partito dall’inizio delle umane vicende, ossia da quel Peccato Originale che costituisce il drammatico avvio della storia, per terminare con la sola grande svolta storica, l’evento – letteralmente cruciale! – che ha determinato le successive vicende fino ad oggi: ossia la Redenzione dell’umanità, con la seguente fondazione della Santa Chiesa Cattolica e nascita della Cristianità. Ovviamente, la fonte principale della mia narrazione è stata la Sacra Scrittura, talvolta commentata dai Padri della Chiesa e da alcuni validi teologi o storici successivi.

Nota: Questo libretto riproduce le conferenze tenute dall’autore in diretta sul sito Ritorno a Itaca, curato dall’amico maestro Aurelio Porfiri, che risalgono a un anno fa, quando il popolo italiano era sequestrato a domicilio coatto da una sciagurata “politica sanitaria” imposta dal Governo Conte.

Guido Vignelli

Prof. Guido Vignelli.

L’autore

Guido Vignelli, nato a Roma il 9 ottobre 1954, dove vive.
Studioso di storia, etica, dottrina sociale della Chiesa, filosofia politica e scienza delle comunicazioni, impegnato nel difendere i princìpi e le istituzioni della civiltà cristiana, particolarmente la famiglia. Allievo di Padre Cornelio Fabro e negli anni Ottanta Assistente Universitario del Prof. Augusto Del Noce, è stato uno dei pochi ad approfondire il retroterra teologico da cui proviene Papa Francesco.

Scrive libri, collabora a riviste e associazione, tiene conferenze, corsi di formazione ed aggiornamento per gli insegnanti.

Come Socio fondatore nel 1982 e poi Vicepresidente del Centro Culturale Lepanto, ha collaborato a campagne in difesa della Civiltà Cristiana.

Nel 1987 è stato tra i Soci fondatori dell’associazione Famiglia Domani.
Come Direttore del Progetto SOS Ragazzi (dal 2001 al 2006) ha organizzato iniziative di protesta contro l’opera diseducativa svolta da certi mass-media.

Dal 2001 al 2006 è stato membro della Commissione di Studio sulla Famiglia istituita dalla Vicepresidenza del Consiglio dei Ministri.

Nel 2004 ha contribuito a fondare la rivista mensile Radici Cristiane, della quale è stato redattore per i primi due anni.

Nel 2015 ha collaborato alla campagna internazionale della “Supplica filiale a Sua Santità Papa Francesco sul futuro della famiglia” [QUI] affinché intervenga correggendo le ambiguità del Sinodo dei Vescovi sulla famiglia e alla cura del correlato libretto Opzione preferenziale per la famiglia: 100 domande e 100 risposte intorno al Sinodo, scritto da tre vescovi (Edizioni Supplica Filiale 2015, 61 pagine) [QUI], diffuso in 6 lingue. Per la stessa campagna, ha poi pubblicato anche l’opuscolo Rivoluzione pastorale. Sei parole talismaniche nel dibattito sinodale sulla famiglia (Edizioni T.F.P. 2016, 94 pagine) [QUI], edito anche in altre 4 lingue.

È studioso e seguace del filosofo cattolico brasiliano Plinio Correa de Oliveira del quale, tra l’altro, ha curato una nuova traduzione, la prima effettuata sul testo portoghese originale del volume Trasbordo ideologico inavvertito e dialogo. Note sulla guerra psicologica contro i cattolici (Editoriale Il Giglio 2012, 128 pagine + 8 pagine di foto a colori) [QUI].
“Dialogo” è una parola-talismano, una sorta di formula magica per attuare una strategia culturale e politica massicciamente utilizzata negli anni settanta-ottanta dal comunismo per indebolire le difese psicologiche dell’avversario e allontanarlo (trasbordarlo) con continui, graduali piccoli passi, dalla verità rendendolo cedevole al compromesso. La strategia è ancora ampiamente utilizzata dagli ambienti del “progressismo” internazionale. Esiste la cosiddetta “sindrome della rana”: se si mette l’animaletto nell’acqua bollente, farà di tutto per scappare; ma se la si mette in una pentola di acqua fredda che si porta all’ebollizione, la rana si adatterà via via alla nuova temperatura e morirà senza tentare di fuggire. È un tema trattato a livello narrativo nel racconto Maestro Domenico di Narciso Feliciano Pelosini (Solfanelli 2009, 128 pagine), che si svolge nei primi anni dell’Unità italiana; e a livello filosofico dall’imprescindibile saggio Trasbordo ideologico inavvertito e dialogo di Plinio Corrêa de Oliveira.

Attualmente collabora con associazioni come T.F.P.-Tradizione-Famiglia-Proprietà (Parigi-Roma), Osservatorio Internazionale Cardinale Van Thuan sulla dottrina sociale della Chiesa (Trieste), Fondazione Il Giglio (Napoli) e Confederazione dei Triarii (Roma); con i siti internet Riscossa Cristiana, Storia Libera e Totus Tuus – Pagine Cattoliche (Milano); con riviste come Il Timone (Milano), Fides Catholica (Firenze), Il Settimanale di Padre Pio (Frigento) e Polonia Christiana (Cracovia).

Fra i suoi saggi pubblicati ricordiamo: Matrigna televisione (SOS Ragazzi 1997); Il video tentatore (SOS Ragazzi 1999); Breve storia della dottrina sociale della Chiesa (Scuola di Formazione Politica Arcidiocesana di Palermo 2000); L’invasione silenziosa (Il Minotauro 2002), insieme al giornalista Alberto Carosa; Pornografia: diagnosi e terapia di una piaga sociale (SOS Ragazzi 2002), insieme al giurista Mauro Ronco; Il Sacro Cuore, salvezza delle famiglie e della società (Luci sull’Est 2004); Fine del mondo o avvento del Regno di Maria? (Fede & Cultura, Verona 2013); Una rivoluzione pastorale (T.F.P. 2016), edito anche in altre 5 lingue).

Ha collaborato ai volumi collettivi La rivoluzione italiana (Il Minotauro 2001); Piccolo manuale di apologetica 2 (Piemme 2006); La tradizione in Augusto Del Noce (Franco Angeli 2009).

Ha curato l’edizione italiana di classici della spiritualità cristiana e del pensiero politico contro-rivoluzionario (de Maistre, Vögelin, Ousset, Corrêa de Oliveira).

Segnaliamo tra i suoi tanti libri in particolare, per nostra affinità spirituale, San Francesco antimoderno. Difesa del Serafico dalle falsificazioni progressiste (Fede&Cultura 2009, 160 pagine) [QUI], edito anche in polacco. La presentazione del vero San Francesco di Assisi, ripulito dalle incrostazioni delle ideologie, che ne sminuiscono la portata. Chi fu San Francesco d’Assisi, Santo ispiratore di Papa Bergoglio? Fu davvero quel bislacco personaggio “buonista”, pacifista, ecumenico, filoislamico, ecologista, “animalista”, rivoluzionario e anarcoide, propagandato da molti suoi biografi (compresi quelli francescani) e diffuso fra le masse da libri, giornali, romanzi, fumetti, musical, commedie, film e telefilm? O piuttosto si tratta di una grossolana e interessata falsificazione imposta da una propaganda (dapprima protestante, poi modernista e infine progressista) promossa da molti biografi, perfino francescani, e diffusa nelle masse da libri, giornali, romanzi, fumetti, commedie, musical, film e telefilm, che ha prevalso solo perché non è stata adeguatamente contrastata? Questo saggio confuta la falsa immagine dominante e recupera la vera identità francescana, semplicemente restituendo la parola al santo stesso, ai suoi primi biografi e alle fonti originarie, e appoggiandosi su alcuni probati auctores, l’autore qui confuta questa falsa immagine restituendoci la vera identità del Serafico. Possiamo così riscoprire un Francesco riformatore austero, intransigente, combattivo, nobile e generoso, insomma un santo tipicamente medioevale e provocatoriamente “antimoderno”. Proprio per questo, egli risulta di sconcertante e affascinante attualità e in particolare costituisce un modello, un monito e un incoraggiamento per gl’Italiani in crisi del nostro tempo, affinché ricuperino la loro missione religiosa e civile guarendo da vizi antichi e riscattandosi da colpe recenti.

Poi, ci piace ricordare, per interesse professionale, la sua partecipazione al Convegno di Studi a Gaeta 300 anni di Carlo di Borbone. Dalla memoria storica all’identità culturale” (Hotel Serapo, 5-7 febbraio 2016). Guido Vignelli, autore con Alessandro Romano di Perché non festeggiamo l’unità d’Italia” (Editoriale Il Giglio 2011, 144 pagine) [QUI], ha tracciato un profilo del primo Re delle Due Sicilie, tuttora ritenuto un grande Sovrano, riassumendo in che cosa merita di essere ricordato: «Secondo lo storico Franco Valsecchi, Carlo fu un Re sinceramente cattolico, fedele alla moglie, di vita sobria, dedito più al prestigio del Regno che ai propri interessi. Tuttavia, egli fu reso grande non tanto dalle qualità personali, quanto dalla cruciale situazione storica in cui visse; infatti egli seppe sfruttare le occasioni che gli permisero di rendere il Regno indipendente, forte e prospero. In lui si sposarono felicemente gli interessi dinastici dei Borbone e quelli popolari della “Nazione napoletana”, nella prospettiva di restaurare l’antica monarchia dell’Italia meridionale, rifacendosi a quella medioevale dei Normanni e degli Svevi.
Fedele al suo motto deliciae Regis, felicitas populi, Carlo curò non solo l’onore e l’indipendenza dello Stato, che da vicereame spagnolo diventò Regno autonomo, ma anche la sua potenza, stabilità e ricchezza. Ad esempio, egli aumentò l’influenza del Regno meridionale, favorendo un’alleanza strategica con l’Impero e la Francia in funzione anti-inglese e anti-prussiana. Pertanto egli fece realizzare molte grandi e utili opere – che tuttora possiamo ammirare – nel campo delle scienze e della educazione, delle arti e dell’archeologia, dell’industria e del commercio, della giustizia e della difesa; egli avviò anche una sorta di “politica ambientale”, come diremmo oggi, tutelando il patrimonio naturale e favorendo le comunicazioni interne, liberandole da brigantaggio terrestre e pirateria marittima. Ma la sua attività più caratteristica, sebbene discussa, è quella delle riforme in campo giuridico, amministrativo, economico, universitario ed ecclesiastico, realizzate durante il “periodo eroico” del Regno.
Le testimonianze dell’epoca dimostrano che Re Carlo era cauto verso le novità dell’epoca e la Regina Maria Amalia ne diffidava, tanto che entrambi erano occultamente criticati come “bigotti” dagli esponenti dell’Illuminismo napoletano. Tuttavia, le monarchie dell’epoca tendevano a imitare il modello politico più prestigioso, ossia l’assolutismo centralizzatore di Luigi XIV di Francia; sia la Corte che il Governo napoletani erano “infranciosati”, ossia seguivano le pericolose mode francesi, anche in politica. Bisogna infatti ammettere che le importanti riforme avviate nei settori prima elencati produssero conseguenze non solo positive ma anche negative. Da una parte, quelle riforme diedero prestigio al Regno, lo riordinarono e lo liberarono sia da abusi e soprusi interni che da pericolose influenze estere (come quella massonica, sebbene solo inizialmente). Dall’altra parte, però, le riforme suscitarono una tendenza laicizzante e secolarizzante che emancipava il Regno dalla “tutela” ecclesiastica, anzi dal Papato stesso; lo stesso Concordato con la Santa Sede (1741) fu steso principalmente per ridurre l’influenza della Chiesa nella politica interna.
Paradossalmente, gli storici antiborbonici esaltano il regno carolino non tanto per i suoi pregi quanto per i suoi difetti. Essi elogiano Carlo considerandolo come un sovrano inconsciamente “illuminato”, ossia influenzato dal nascente Illuminismo, e quindi un lontano precursore di quella rivoluzione liberale e risorgimentale che nel 1860 abbatté il Regno borbonico».

«Guido Vignelli è un intellettuale, studioso del pensiero cattolico, forse troppo poco conosciuto, perché riservato e discreto, ma merita di esser segnalato e proposto» (Ettore Gotti Tedeschi).

Profilo Facebook di Guido Vignelli: QUI.

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