La “Relatio post disceptationem” chiude la prima parte del sinodo

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Con la relazione del cardinale Marc Ouellet, si è conclusa la prima parte dei lavori del sinodo dei vescovi. Un testo lungo e articolato, letto in latino, che riassume il lavoro dei giorni passati. Tra i tanti temi, che poi saranno illustrati nella seconda conferenza stampa sinodale, Ouellet ha detto che il dialogo tra cristiani ed ebrei deve intensificarsi a tutti i livelli e non solo tra gli specialisti. 

Un obiettivo raggiungibile attraverso la diffusione di una lettura delle Sacre scritture che tenga conto della tradizione giudaica. ”Il dialogo tra cristiani ed ebrei, nostri fratelli maggiori tocca il cuore stesso della Chiesa e del mistero della fede. Gesu’ e i dodici apostoli sono nati ebrei, e la Terra santa è la prima matrice della Chiesa”. Perciò, ha proseguito, ”conviene fare delle relazioni tra cristiani ed ebrei un oggetto di interesse per tutti i cristiani e non solo gli specialisti del dialogo”.

Il cardianale ha lanciato proposte concrete: parlare sempre degli ebrei al presente, considerare la loro sopravvivenza un fatto spirituale, accogliere la portata universale del giudaismo, evitare ogni ‘teologia della sostituzione’, lasciare un posto alla lettura ebraica nella lettura cristiana dell’Antico testamento, condividere con gli ebrei l’attesa escatologica’. E ha aggiunto: laddove ”per ragioni politiche o ideologiche, per ragioni di sangue e sofferenze, dei cristiani trovino difficoltà a leggere l’Antico testamento, fino al punto di rifiutarlo, dovremmo elaborare una ermeneutica cattolica comune a tutti, reale e chiara, che sia adatta a risolvere questo problema”.

Tra gli interventi di oggi da ricordare quello di Raymond Burke, Prefetto del Supremo tribunale della segnatura apostolica. I fedeli, ha detto, spesso ignorano o disattendono le norme relative alla liturgia e più in generale le leggi della Chiesa costituite dal diritto canonico a sua volta fondato sulla legge naturale. Burke, già arcivescovo di Saint-Louis, di recente è stato chiamato a ricoprire l’incarico in Curia da Benedetto XVI. Nel suo intervento ha riaffermato il primato della legge naturale per ogni uomo, tanto più in un’epoca dominata dal materialismo. ”Promuovere l’insegnamento della Scrittura fra le discipline della vita degli individui e della società rappresenta una sfida in una societa’ antinomica che ha fatto della legge uno strumento nelle mani dei potenti”.

A margine del Sinodo sono stati diversi i commenti di cardinali e vescovi su fatti di cronaca. In particolare, il patriarca di Venezia, Angelo Scola, ha commentato i dati del rapporto Caritas sulla povertà in Italia dicendo che “devono farci riflettere in modo approfondito” e richiamano a una “grossa responsabilità” chiunque “ricopra autorità di governo all’interno della nostra società perchè affrontino con equilibrio e maturità la situazione di crisi”. Occorre considerare il Rapporto come una “occasione per tutti noi di grande ripensamento, secondo il criterio che ci ha offerto Papa Benedetto XVI che quando ha ridimensionato il valore del denaro non voleva assolutamente sottostimare il peso del denaro, ma voleva semplicemente ricordare la grande dottrina della chiesa che ha sempre sostenuto che tutti i beni devono avere una destinazione universale. Perciò la condivisione dei beni – osserva Scola – è assolutamente necessaria. Anche durante questo sinodo molti interventi soprattutto dei padri sinodali africani, latino-americani ed asiatici, ci hanno richiamato con forza questa necessità, soprattutto a noi dell’occidente opulento del pianeta a ridistribuire equamente questi beni”.

Secondo il Patriarca di Venezia, dunque, “dobbiamo imparare uno stile di vita nuovo, che deve ricominciare da una riscoperta del senso integrale della vita – aggiunge – deve affrontare unitariamente la dimensione degli affetti, del lavoro e del riposo, in modo che ci sia anche un equilibrato rapporto anche con il Creato”.

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