Napoli: la Madonna del Carmine tra fede e folklore
Non c’è un napoletano che nella sua vita non abbia esclamato almeno una volta “Mamma d’o Carmene”, spesso senza sapere di invocare la Madonna del Carmine. Un’esclamazione che mostra come sia stretto il rapporto di devozione dei napoletani con questa Madonna che si festeggia il 16 luglio, e che è venerata con la sua immagine della Madonna Bruna nella Basilica di Santa Maria del Carmine Maggiore, nella centrale piazza Mercato. La Basilica e la piazza antistante sono anch’essi strettamente legati alla storia di Napoli: basti pensare che all’interno della chiesa sono conservati i resti di Corradino di Svevia e un crocifisso che si narra abbia spostato la testa per evitare una palla di cannone lanciata da Pietro di Castiglia durante l’assedio del 1439. Pietro morì il giorno dopo, decapitato proprio da una palla di cannone e per questo suo fratello, il re Alfonso, decise di togliere l’assedio alla città. Inoltre, proprio intorno piazza Mercato fu animata la rivolta popolare capeggiata da Masaniello nel 1647 e furono eseguite le condanne a morte dei rivoluzionari della fallimentare Repubblica Partenopea del 1799. Altri racconti ricordano come la Madonna abbia salvato la città da eventi disastrosi e assalti nemici durante i secoli.
Proprio per simboleggiare un assalto alla città, probabilmente da parte dei saraceni e scongiurato dall’intervento della Madonna, ogni 15 luglio, alle ore 22 in punto, il campanile della basilica viene simbolicamente incendiato con spettacolari fuochi pirotecnici. L’incendio si ferma solo quando arriva all’immagine della Madonna Bruna, che in questo modo rinnova la sua protezione alla città di Napoli. Il giorno successivo, in cui la Chiesa festeggia la Madonna del Carmelo, viene fatta una processione guidata dal cardinale, seguita da una Messa solenne.
Lo spettacolo dell’incendio del campanile attira visitatori da tutte le parti del mondo e si inserisce in quel tipo di manifestazioni di devozione popolare che spesso hanno un confine molto labile tra la manifestazione di fede e il folklore, tanto che, ad essere attirati da queste manifestazioni, non sono solo i credenti ma anche i semplici turisti. Questo tipo di eventi devozionali non è raro, soprattutto nel Sud Italia: basti pensare ai cosiddetti “battenti”, devoti alla Madonna dell’Arco, o alle particolari celebrazioni per la Settimana Santa in Sardegna, dove alcune congregazioni servono le celebrazioni attraverso il loro canto “a cuncordu”.
Questo tipo di devozione popolare porta a galla uno spaccato della fede cattolica che, proprio perché spesso sfocia nel folklore, non viene ben visto o è minimizzato anche (e soprattutto) dagli altri fedeli, che si avvicinano al divino in modalità più “razionali”, tacciando spesso queste manifestazioni come vicine alla superstizione. Come interpretare quindi queste manifestazioni? Bisogna dargli tutta l’importanza che meritano, in quanto espressioni di devozione sincera?
Tra gli ultimi papi, non è segreta la particolare devozione alla Madonna di papa Giovanni Paolo II, che aveva scelto come motto “Totus tuus” e fatto incastonare nella corona della statua della Madonna di Fatima il proiettile che lo ferì durante l’attentato del 1981. Nel 1990 papa Wojtyla, in una visita a Napoli, tenne una Messa proprio all’interno della basilica della Madonna del Carmine. Da ragazzo, inoltre, ricevette proprio lo scapolare della Madonna del Carmelo e lo indossò sempre.
Ovviamente papa Francesco non ha ancora avuto occasione di visitare Napoli e la Madonna Bruna, anche se già dal primo giorno del suo pontificato ha dimostrato anch’egli una particolare devozione mariana, andando a pregare vicino all’immagine della Vergine posta nella basilica di Santa Maria Maggiore a Roma. La preghiera davanti alla Madonna dello Scoglio a Lampedusa, poi, ha dimostrato come anche questo ultimo papa non disdegni neanche la fede semplice e popolare.