Verso la GMG con l’Arsenale della Speranza

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Nel 1996 nasce a San Paolo, in Brasile, l’Arsenale della Speranza, tra le mura dell’antica Hospedaria dos Imigrantes, una struttura che dal 1886 sino agli anni ‘50 ha accolto milioni di migranti provenienti da tutto il mondo, quasi un milione dall’Italia. Sostavano in questa ‘casa del dolore’ per un periodo di quarantena prima di raggiungere le piantagioni di caffè e di cotone, dove andavano a sostituire gli schiavi. La storia dell’Arsenale della Speranza si innesta in un cammino più grande, nato dagli incontri con Dom Helder Camara e con Dom Luciano Mendes de Almeida, maestri di vita con i quali sono stati promossi, in Brasile e altrove, centinaia di interventi e progetti di sviluppo rivolti soprattutto ai bambini.

Per gestire questi progetti sono nate, in diverse regioni del Brasile, le ASSINDES (Associação Internacional para o Desenvolvimento). Il cammino di comunione, umana e spirituale, intessuto con gli amici della ASSINDES di San Paolo (nata nel 1990) ha creato ‘le basi’ per accogliere, oltre oceano, i primi consacrati della Fraternità della Speranza attorno ai quali è partito il progetto dell’Arsenale della Speranza. Così anche in Brasile, la Fraternità della Speranza ha scelto di scommettere sulle nuove generazioni: nella sola metropoli di San Paolo vivono oltre 2 milioni di giovani tra i 15 e i 24 anni; l’Arsenale lavora ogni giorno con i più poveri, ma con la consapevolezza che le sfide e la tensioni vissute dai giovani sono le stesse, indipendentemente dalla categoria sociale.

In preparazione della Giornata Mondiale della Gioventù abbiamo chiesto a Simone Bernardi, che vive nell’Arsenale della Speranza da 8 anni, di illustrarci come si stanno preparando i giovani brasiliani all’incontro con papa Francesco: “Il Brasile è un paese continentale, pieno di storie, di stili di vita e anche di modi di vivere la religiosità (non solo cristiana) molto diversi. Noi del SERMIG abitiamo all’Arsenale della Speranza da oltre 17 anni e questo significa vivere e conoscere un po’ la realtà di San Paolo, una metropoli di 20 milioni di abitanti. Questa premessa è per dire che non è facile rispondere per i ‘giovani brasiliani’… Tuttavia, proprio in questi giorni, il mondo intero ha forse sentito un ‘eco’ dei sentimenti che percorrono la nuova generazione di questo Paese  che è scesa improvvisamente in strada ‘per aprire nuovi cammini’ e gridare che l’economia (seppur in crescita) non basta, la Coppa del Mondo non basta, le Olimpiadi non bastano… per vivere una vita felice e piena. Sono stati giorni di manifestazioni enormi, dal ricco sud al povero nord-est. Un grido che ha colto di sorpresa praticamente tutti, forse gli stessi giovani, e che ha messo in allarme tutte le istituzioni, che si sono rivelate totalmente staccate dal futuro che questi giovani pretendono vivere (senza corruzione, senza abusi di potere e con un’educazione, un sistema sanitario… finalmente di qualità). Ecco, l’incontro con Papa Francesco arriva in un Brasile così, con i giovani protagonisti di una certa ‘insoddisfazione’ che viene espressa nei modi più diversi, ma che, ne siamo sicuri, Papa Francesco saprà sentire e interpretare nel miglior dei modi, per dare a tutto questo un senso, una direzione, un nuovo cammino”.

Quindi cosa chiedono e cosa si attendono i giovani brasiliani da papa Francesco?
“Contrariamente all’immagine che in tanti hanno del Brasile, direi che i giovani brasiliani non sono un pubblico ‘facile’… Forse, potremmo dire che le nuove generazioni non sono più il Brasile spontaneo e allegro di un tempo, ma nemmeno il Paese del ‘primo mondo’ (qui molto idealizzato) che vorrebbero essere. Detto in sintesi, i giovani brasiliani del decennio del nuovo secolo non hanno tempo per cercare maestri, per sedersi e pensare, per fare del volontariato… Il Paese (diciamo così) li vuole concentrati a studiare e a lavorare, senza sosta, dal mattino presto alla sera tardi… Per cui non c’è molto spazio per le domande esistenziali, spirituali, ecc. ma solo nel caso in cui forniscano risposte o miracoli immediati (ed ecco il proliferare delle varie chiese neo-pentecostali). Questi elementi spiegano, in parte, l’ ‘esplosione di strada’ dei giorni scorsi, ma è per dire che il nuovo Papa da queste parti si deve ancora presentare, far conoscere ed inserirsi in un contesto sempre più secolarizzato…Papa Francesco saprà far bene, per la sua grande apertura e capacità di leggere i segni dei tempi e, quindi, entrare in sintonia anche con il Brasile di oggi”.

In quale contesto opera la Fraternità della Speranza?
“La Fraternità della Speranza da 17 anni abita lo spazio che a San Paolo, dal 1887 al 1970 é stato un grande centro per l’immigrazione, una ‘Ellis Island’ brasiliana. Qui, grazie all’invito del vescovo dom Luciano Mendes de Almeida, Ernesto Olivero accettò l’invito di far nascere un nuovo Arsenale che, proprio per la sua antica funzione, era casa della Speranza per milioni di uomini e donne provenienti da tutto il mondo. Sin dall’inizio abbiamo ristrutturato con il lavoro di molti questi grandi padiglioni per tornare ad accogliere persone che vivrebbero sulla strada se non ci fosse una ‘porta amica’. Si tratta di 1.200 persone ogni giorno, i cosiddetti ‘moradores de rua’, giovani e adulti in difficoltà per la mancanza di una casa, di una famiglia, di un lavoro, per problemi di alcool e droga… alla ricerca di un’opportunità e di una prospettiva di vita. L’Arsenale offre a tutti un letto pulito, un pasto di qualità, il necessario per provvedere all’igiene personale e un’assistenza di tipo sociale e infermieristica. Chi vuol fare dei ‘passi in più’ trova i corsi di alfabetizzazione e di formazione al lavoro, i corsi di arte, teatro, i gruppi di auto-aiuto per alcolisti e tossicodipendenti e poi ancora una biblioteca, attività sportive, un bazar… e, soprattutto, una Fraternità che li accoglie. Tutto questo, con l’obiettivo di restituire dignità, autostima, autonomia e… l’incontro con Dio. Cercare di mantenere questa porta aperta è la nostra vita”.

Cosa è il progetto ‘Floresta que Cresce’?
“Il Progetto della ‘Floresta que Cresce’ è una iniziativa legata all’ultimo punto sopra citato: restituire dignità, autostima, autonomia e… l’incontro con Dio. In questi anni, e arrivando anche dall’esperienza dell’Arsenale della Pace di Torino, ci siamo resi conto che la cosa più preziosa che possiamo offrire alle persone che cercano la nostra casa per ‘necessità’ è la possibilità di fare del bene. Sì, fare del bene, chiedendo sempre la collaborazione di chi, di fatto, è qui da noi per essere aiutato… Tutti, in modi diversi, hanno la possibilità di fare del bene. Quando Gesù dice che saremo giudicati sull’Amore, sul dar da mangiare a chi ha fame, dare da bere a chi ha sete, visitare i malati e i carcerati… lo dice per tutti, ricchi e poveri, perchè sa che chi fa questa esperienza può cogliere un po’ della gioia e della pienezza del suo messaggio. Quando, nel 2007, Papa Benedetto visitò il Brasile, la Fraternità della Speranza lanciò l’iniziativa della Foresta che Cresce suggerendo ai giovani varie possibilità di azioni ed incontri per prepararsi alla visita del Papa a partire dalla carità. Fu un’esperienza molto bella, ma poi, dopo la visita del Papa, molti dei giovani coinvolti non sono più riusciti a dare continuità alle azioni (per i motivi già citati…) e così ci siamo rivolti, con un pò di sorpresa anche per noi, ai nostri ospiti, i più poveri di San Paolo: ‘Ci date una mano?’. Da allora non ci siamo più fermati: i ‘poveri della strada’ di San Paolo sono diventati i protagonisti di centinaia e centinaia di azioni di solidarietà nelle favelas, negli ospedali, negli orfanotrofi della città… una vera e propria ‘cura’ per gli altri, ma anche per se stessi. Il nostro motto è: Noi, insieme, possiamo essere una Foresta che Cresce e non alberi che cadono”.

Perchè la Fraternità della Speranza ha scelto di scommettere sulle nuove generazioni? In cosa consiste l’appuntamento ‘Conta Comigo’?
“Perché il mondo avrà futuro solo se si scommette sui giovani. Ogni volta che anche qui, come a Torino, riceviamo la visita di un gruppo di giovani, cerchiamo di comunicare che l’Arsenale è come una ‘cattedrale’, costruita con il lavoro di tanti, persone ‘anonime’, che lavorano senza la pretesa di vedere l’opera finita o il loro lavoro riconosciuto, ma che sanno sognare, hanno messo (e mettono) in quel ‘pezzetto’ tutta la loro vita, contribuendo così ad accogliere oltre 1000 persone, ogni giorno. Molte volte, però, abbiamo la sensazione di essere ascoltati, ma non capiti… Allora rivolgiamo ai giovani una domanda: ‘…e voi, cosa state facendo?’. Normalmente, le risposte sono queste: ‘Mi sto sforzando molto… Sono ai primi passi della mia carriera, ma so che arriverò lontano!’, o ancora, ‘Io devo conciliare il lavoro con lo studio, faccio un corso di recupero la sera ed il sabato, ma è per il mio sogno: voglio essere qualcuno nella vita!’, ecc. Sembrerebbe che tutti stiano costruendo una cattedrale… ma guardandoli negli occhi, sentiamo che manca qualcosa: sono occhi determinati, ma che brillano poco. L’economia del Brasile cresce e per soddisfare le nuove esigenze nazionali, c’é bisogno urgente di mano d’opera qualificata, di buoni amministratori, ingegneri, ricercatori, ma anche di direttori d’albergo, camerieri, pasticceri, operatori di telemarketing, ecc. La nuova generazione é chiamata ad entrare sempre più presto nel mercato del lavoro!

Nel frattempo, migliaia di coetanei (poveri e non) si distruggono con le droghe e con l’alcool, la cui diffusione cresce in modo drammatico. La corruzione e lo sperpero del denaro pubblico aumentano in modo proporzionale alla crescita del PIL, che dice sempre poco della qualità di vita di un Paese. Come fare, in una società in cui crescono l’edonismo, il materialismo, il consumismo, a ‘mantenere accesi’ i sogni più autentici dei giovani, che diano un senso al loro correre e studiare? Il punto é: per chi? Per che cosa? La Fraternità della Speranza ha scelto di scommettere sulle nuove generazioni, perchè vorremmo condividere con loro l’esperienza di una piccola comunità come la nostra che con i suoi sogni e i suoi limiti, ha sempre cercato di ‘dare una risposta’ a chi non la trovava. Desideriamo comunicare ai giovani brasiliani che i ‘tesori’ di cui oggi dispongono hanno un valore solo se saranno usati per servire, per trovare nuove soluzioni ai problemi irrisolti, ‘senza cercare il proprio interesse, ma anche quello degli altri’ (Fil 2,4). Gli Arsenali sono la dimostrazione che si può. L’incontro annuale del ‘Conta Comigo’, letteralmente ‘Io ci sto’, è uno degli appuntamenti che ci siamo dati per rafforzare questo messaggio e questa possibilità”.

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