“Quel novax doveva morire!”. E perché Onfray aveva ragione
“Los ‘no vacunados’ se han convertido hoy en los ‘enemigos’ de una sociedad pastoreada por demagogos que comercian con sus miedos” (Juan Manuel de Prada citando René Girard).
Si era capito fin dal primo momento che i cosiddetti “vaccini anti-covid” avrebbero dato ottimi risultati: come previsto, a conti fatti, i bonifici sono stati superiori ai rischi. E se qualcosa andrà storto sarà sufficiente cambiare la narrazione e proporre una spiegazione convincente.
Il popolo italiano ha infatti dimostrato di avere una fede certa e provata, non certo in Dio – che ha abbandonato da qualche decennio relegandolo nel migliore dei casi a hobby del weekend – ma in un governo che gli è stato imposto dall’alto per il bene del paese. Lo diceva Chesterton: “Quando la gente smette di credere in Dio, non è vero che non crede in niente, perché crede in tutto”. Perfino in una classe politica che contro vento e marea ha propinato giorno e notte una narrazione unica che perdeva più di uno scolapasta a maglie larghe senza – a due anni da distanza dall’arrivo del virus cinese – ammettere l’errore di un solo passo falso.
Credere in tutto vuol dire anche credere a quel signore che decretò solennemente dal suo pulpito “Chi si vaccina non si contagia”, aggiungendo “Chi si vaccina non contagia gli altri” e finendo con “Chi si vaccina non muore”. E via le corse e le file con la manica rimboccata per non morire. E fu sera e fu mattina, prima dose. Poi la seconda… Poi la terza… (Dio si riposò al settimo giorno, ma questi signori non trovano pace).
Ora i giornali di stato avvertono che gli italiani “vogliono la quarta dose di vaccino”. Ci CREDONO davvero, hanno FEDE nel siero. Sacrosanto desiderio: chi sarebbe così sciocco da scegliere di morire piuttosto che assumere una nuova dose? Insomma, ma qualcuno di voi ha veramente creduto che gli italiani si sottoponevano a ripetute dosi di vaccino “per amore” o per lo meno per un amore che non fosse “sui”?
Ma al terrorismo psicologico da cattivo di Hollywood (che di fatto ha funzionato alla perfezione perché l’istinto vitale è una forza irrefrenabile) il nostro caro leader ha messo in atto misure coercitive e liberticide che hanno costretto alla tripletta anche chi paura di morire non ne aveva affatto. O meglio, chi si è visto costretto ad arrendersi per non trovarsi morire di fame. L’obbligo di green pass per lavorare (così come il divieto di usare i mezzi pubblici per i non vaccinati) passerà infatti alla storia e andrà raccontato ai nostri figli e nipoti perché si conosca una delle pagine più tristi della nostra breve (e triste) storia repubblicana.
Ma tv e giornali ripetono e ripetono ancora che il Green Pass è necessario per non morire. E che gli italiani vogliono la quarta dose per non infettarsi, non contagiare e non morire. E che se per caso tu, vaccinato, hai preso il covid è perché ti mancava una dose; e se avevi le tre dosi e ti sei infettato è grazie al vaccino che è stata una forma lieve; e che se con tre dosi ti sei infettato e non è stata una forma lieve devi ringraziare il vaccino perché non sei morto. E se sei morto probabilmente avevi delle patologie pregresse ma devi comunque morire a testa alta e ringraziare per aver fatto il vaccino e non essere un novax.
È una questione di linguaggio, lo spiega bene Michel Onfray nel suo saggio Teorie de la dictature (che ci avrebbe potuto salvare a metà, visto che è uscito nel 2019 per le editions Michel Laffont) dove riprende due opere visionarie di George Orwell: 1984 e La fattoria degli animali. Nulla di nuovo sotto il sole direbbe il Qoelet, ma abbiamo sempre bisogno di un ripasso (per questo consiglio di andare subito a leggerlo e leggerlo con gli occhi di un sopravvissuto). Impoverire la lingua è uno dei più sacri comandanti della teoria della dittatura. Ridurre, semplificare, accorciare il vocabolario, usare un linguaggio “a doppia valenza” o ambivalente (che farebbe rivoltare nelle loro tombe intere generazioni di filosofi da Socrate agli scolastici), diffondere neologismi, cancellare le sfumature… In poche parole creare un’unica (neo)lingua perfettamente adatta ad un unico (neo)pensiero.
Oramai il linguaggio covidiano è diventato quotidiano, con nuovi termini (meglio se in inglese) di cui ormai non possiamo fare a meno: mascherine, distanziamento, igienizzazione, sanificazione, coprifuoco, dose, tampone, booster, lockdown, smart working, green pass, novax, vigile attesa, nuova normalità, malore improvviso… Sono le parole più utilizzate in ogni conversazione, in ogni articolo di giornale, in ogni talk show e in ogni discorso degli onorevoli politici. E dopo due anni siamo capaci di dividerle in due colonne distinguendo tra le parole buone e quelle cattive. Perché ogni neo-termine ha una sua valenza etica: giusto il green pass, buono il coprifuoco, necessario il buster, ottima la vigile attesa, eccellente la mascherina, sacro il vaccino. Cattivo è il novax!
Anche perché è giusto e necessario trovare un colpevole, un capro espiatorio, al male che affligge il mondo in questi anni. “Meglio che muoia uno solo per il popolo e non perisca la nazione intera”, Suggeriva il sommo Caifa. Lo ha spiegato chiaramente Juan Manuel de Prada sulle colonne di un giornale che si chiama come la sua taglia di cintura e di pensiero (XL Semanal) citando René Girard: “Los ‘no vacunados’ se han convertido hoy en los ‘enemigos’ de una sociedad pastoreada por demagogos que comercian con sus miedos”. Scrive JMDP : “Il non-vaccinato (…) è il capro espiatorio che diventa un delinquente agli occhi delle masse cretinizzate, mentre i mezzi di propaganda di regime applaudono psicopaticamente questa persecuzione che considerano un dovere civico”. “Se trata de un eclipse completo de la razón”.
Onfray lo affermava tre anni fa inserendo al sesto posto tra i comandamenti della dittatura quello di “Propagare l’odio” e analizzandone i principi applicativi: creare un nemico, fomentare guerre, ridurre il pensiero critico a problema psichiatrico, dare il colpo di grazia all’ultimo uomo (ossia: rieducare e dissolverne la memoria). “Il nemico del momento rappresentava sempre il male assoluto” spiegava Orwell in 1984. E i “due minuti di odio” erano il momento per insultare, sbeffeggiare, ridicolizzare e augurare una brutta morte al nemico del popolo. Nulla di troppo diverso da ciò che oggi fanno i telegiornali e i talk-show quando puntano le telecamere su un esemplare vivo di novax impenitente, mentre quelli morti vengono utilizzati per educare le masse (i numerosi necrologi di novax in prima pagina).
Ora l’emergenza sta finendo, o meglio, lo stato di emergenza è finito ma le misure di controllo sociale rimangono in vigore, e il governo è restio ad abbandonarle definitivamente. E mentre in Spagna decade l’obbligo di mascherine all’interno, in Italia, fino a ieri, era ancora richiesto il green pass così come la mascherina d’ordinanza FFP2, le riunioni si fanno su piattaforme virtuali, i prof non vaccinati vengono tenuti lontani dagli studenti e ricollocati negli uffici per occuparsi di lavori socialmente utili [QUI] mentre i lavoratori sanitari continuano a subire discriminazioni [QUI] a causa delle loro scelte contrarie al folle obbligo vaccinale in vigore.
È una questione di giustizia reclamano i padroni: Togliere il Green Pass “è un regalo ai novax!” ha proclamato un indignato onorevole virologo televisivo [QUI] sul giornale unico del governo. Non è dunque importante la questione sanitaria ma continuare a perseguire e castigare chi non ha obbedito. Anche perché i novax vivi, sopravvissuti al furore della pandemia, mettono in imbarazzo un governo che aveva annunciato la salvezza ai soli vaccinati e previsto la morte per i recalcitranti. Al diavolo il virus! Chi ha obbedito va premiato e merita corsie preferenziali.
Ma se i virologi televisivi sono pericolosi lo è ancora di più la gente comune, ben catechizzata dopo due anni di pandemia, ormai impaurita e incattivita, “convinta” della pericolosità sociale degli individui non vaccinati e certa di meritare un premio per il proprio comportamento virtuoso. Chi scrive ha assistito a un commovente episodio in cui un ragazzo tra i 20 e i 25 anni ha redarguito con fermezza un anziano distratto che viaggiava in metro senza indossare la mascherina. L’anziano si è scusato e ha obbedito, mentre il paladino della salute pubblica (zaino in spalla e borraccia ecosostenibile) ha proseguito la sua corsa orgoglioso per aver salvato una vita (la sua) e obbedito alle direttive del Ministero della Salute.
È la nuova gioventù draghiana che merita le lodi del Presidente della Repubblica e che governerà un giorno questo paese nella convinzione che è meglio obbedire che morire.
Non la pensava esattamente allo stesso modo quel giovane francese che, anche lui ventenne, nel 1576 dava alle stampe un pamphlet intitolato Discours de la servitude volontaire (Discorso sulla servitù volontaria). “Come può accadere che in ogni regime, in ogni luogo e tempo della storia, singoli uomini o sparute minoranze riescono a dominare e asservire intere masse?” Si domandava Étienne de la Boétie. Il potere del tiranno risiede nel consenso datogli dal popolo, nell’obbedienza dei sudditi, nella servitù volontaria di chi dovrebbe dare anima e corpo per riacquistare la propria libertà. Rivolgendosi al popolo sottomesso, che tutto anela tranne la libertà – “traditori di voi stessi!” – La Boétie domanda: “Il vostro padrone ha soltanto due occhi… Dove ha preso tutti gli occhi con cui vi spia, se non glieli avete prestati voi?” E aggiunge: “Non vi chiedo di scacciare il tiranno… ma soltanto di smettere di sostenerlo”. In fondo, se questo stato di paura e di restrizioni dura così tanto, se dura ancora oggi e durerà ancora, non è esattamente colpa di chi non ha obbedito.
I SETTE COMANDAMENTI DELLA DITTATURA (Michel Onfray)
Dagli elicotteri che rincorrono gli uomini sulla spiaggia (primo comandamento) al governo dei migliori senza opposizione ma con giornali, magistratura, comunità scientifica e forze militari saldamente in mano (settimo comandamento) possiamo probabilmente affemare di averli visti tutti in atto in piena democrazia parlamentare del XXI secolo?
1. Distruggere la libertà
2. Impoverire la lingua
3. Abolire la verità
4. Sopprimere la storia
5. Negare la natura
6. Propagare l’odio
7. Aspirare all’impero
Questo articolo è stato pubblicato dall’autore ieri sul suo blog Testa del Serpente [QUI].