La Chiesa dedica una giornata ai lavoratori del mare
Oggi la Chiesa celebra la domenica del mare, riprendendo le parole di papa Benedetto XVI rivolte ai partecipanti al XXIII Congresso Mondiale dell’Apostolato del Mare, svoltosi in Vaticano nel novembre dello scorso anno: “Questo mondo del mare, nel continuo peregrinare di persone, oggi deve tenere conto dei complessi effetti della globalizzazione e, purtroppo, si trova a dover affrontare anche situazioni di ingiustizia, specialmente quando gli equipaggi sono soggetti a restrizioni per scendere a terra, quando vengono abbandonati insieme alle imbarcazioni su cui lavorano, quando cadono sotto la minaccia della pirateria marittima o subiscono i danni della pesca illegale. La vulnerabilità dei marittimi, pescatori e naviganti, deve rendere ancora più attenta la sollecitudine della Chiesa e stimolare la materna cura che, attraverso di voi, manifesta a tutti coloro che incontrate nei porti o sulle navi, o assistete a bordo nei lunghi mesi d’imbarco”.E’ un dato di fatto che, per oltre 90 anni, la Chiesa cattolica, attraverso l’Opera dell’Apostolato del Mare, con una rete di cappellani e volontari presenti in oltre 260 porti del mondo, ha mostrato la sua cura materna apportando benessere spirituale e materiale ai marittimi, ai pescatori e alle loro famiglie. E perciò il presidente del Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti, card. Antonio Maria Vegliò, ha indirizzato un messaggio ai cattolici, invitandoli “a prendere coscienza e a riconoscere il lavoro di quasi un milione e mezzo di marittimi che navigano a bordo di una flotta mondiale globalizzata, composta di 100.000 navi che trasportano il 90% dei prodotti manifatturieri. Molto spesso, non ci rendiamo conto che la maggior parte degli oggetti che usiamo quotidianamente sono stati trasportati dalle navi che solcano gli oceani. Equipaggi multinazionali vivono difficili condizioni di vita e di lavoro a bordo, trascorrono mesi interi lontani dai propri cari, a volte sono abbandonati in porti stranieri senza salario, cadono vittime della criminalizzazione e devono sopportare catastrofi naturali (tempeste, tifoni, ecc.) e umane (pirati, naufragi, ecc.)”.
E cita la Convenzione sul Lavoro Marittimo dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro (OIL), ratificata da 30 Paesi membri dell’Organizzazione stessa, che rappresentano quasi il 60% del tonnellaggio lordo mondiale, che entrerà in vigore nel mese di agosto 2013: “Essa è il risultato di vari anni di incessanti discussioni tripartitiche (governi, datori di lavoro e lavoratori) volte a consolidare e ad aggiornare un gran numero di Convenzioni e Raccomandazioni sul lavoro marittimo adottate a partire dal 1920. La MLC 2006 stabilisce i requisiti minimi internazionali per quasi tutti gli aspetti del lavoro e delle condizioni di vita dei marittimi, comprese condizioni di lavoro eque, assistenza medica, protezione sociale e accesso alle strutture di benessere a terra…
Dobbiamo ricordare agli Stati Membri che spetta loro promuovere lo sviluppo di strutture sociali di assistenza a terra di facile accesso a tutti i marittimi, indipendentemente da nazionalità, razza, colore, sesso, religione, convinzione politica od origine sociale, e dallo Stato di bandiera della nave su cui sono impiegati o ingaggiati o prestano servizio… Dato che la nostra responsabilità finale è verso i marittimi, dobbiamo educarli e formarli sui loro diritti e sulla protezione offerta da questa Convenzione, che è considerata anche il quarto e ultimo pilastro della legislazione internazionale marittima. Le altre tre sono la Convenzione internazionale del 1973 per la prevenzione dell’inquinamento causato da navi (MARPOL), la Convenzione internazionale del 1974 per la salvaguardia delle vite umane in mare (SOLAS), e la Convenzione internazionale del 1978 sugli Standard di Addestramento, Certificazione e Tenuta della Guardia (STCW). Si potrà raggiungere la sua effettiva applicazione e ottenere cambiamenti reali soltanto se la gente del mare conoscerà il contenuto della MLC 2006”.
La Convenzione fornisce protezione sul lavoro e difende i diritti a 1.200.000 marittimi, aggiornando più di 68 norme internazionali del lavoro relative al settore marittimo adottato negli ultimi 80 anni. Essa è stata progettata per diventare uno strumento globale, conosciuta come il ‘quarto pilastro’ del regime normativo internazionale per la spedizione di qualità, integrando le convenzioni dell’organizzazione marittima internazionale (IMO). L’entrata in vigore nel prossimo mese di agosto creerà uno strumento unico e coerente che comprende il più possibile tutte le norme aggiornate contenute nelle attuali convenzioni e raccomandazioni internazionali del lavoro marittimo nonché i principi fondamentali riportati nelle altre convenzioni internazionali del lavoro, in particolare: la Convenzione (n.29) sul lavoro forzato, 1930; la Convenzione (n.87) sulla libertà sindacale e la tutela del diritto sindacale, 1948; la Convenzione (n.98) sul diritto di organizzazione e di contrattazione collettiva, 1949; la Convenzione (n.100) sull’eguaglianza di remunerazione, 1951; la Convenzione (n.105) sull’abolizione del lavoro forzato, 1957; la Convenzione (n.111) sulla discriminazione in materia di impiego e occupazione, 1958; la Convenzione (n.138) sull’età minima, 1973; la Convenzione (n.182) sulle peggiori forme di lavoro minorile, 1999.