Sinodo del vescovi. Al via la seconda settimana di lavoro
Un Sinodo che deve ancora esplodere e prendere lo slancio reale. Inizia la seconda settimana del lavori delle XII assemblea ordinaria e sono moltissimi gli interventi dei padri, ma poche le proposte significative, quasi a dimostrare che era davvero necessaria una riflessione sulla Parola di Dio nella Chiesa cattolica dopo il Concilio ecumenico Vaticano II.
Si valutano le proposte dell’assemblea del 2005 dedicata all’Eucaristia, si discute se spostare il momento del cambio della pace o la formula di congedo della messa, ma la sfida più importante sembra essere quella della conoscenza della Bibbia.
Così dalla Bulgaria, il vescovo Proykov di rito bizantino slavo lamenta che, dopo il 1989 la Bibbia viene malamente citata in parlamento a fini politici e nelle scuole si diffondono i vangeli apocrifi e delle visioni offensive di Cristo. Così si crea un vuoto che lascia il posto alle sette. Dell’uso strumentale delle Sacre Scritture ha parlato anche il vescovo maronita Noujaim. Alcuni leggono la promessa della terra di Israele agli ebrei come un dogma politico e di fatto negano il diritto ai palestinesi di vivere in quella regione. Un grido di allarme a non usare la Bibbia come arma politica. Anche il patriarca Sfeir ha avuto toni politici in parte del suo intervento ricordando che in Libano cristiani e musulmani per secoli hanno convissuto con cordialità ma da quaranta anni ingerenze esterne hanno complicato la situazione. Di fatto, ha spiegato Sfeir, i cristiani in Libano come in altre regioni del Medio Oriente, sono obbligati ad emigrare per poter condurre una vita serena.
Ma quali sono i veri ostacoli alla predicazione e alla diffusione della Parola? Per il cardinale Danneels, presidente della Conferenza episcopale del Belgio, il vero ostacolo è il cuore dell’evangelizzatore stesso che non ha fiducia e cerca conferme umane senza rispettare i tempi di Dio. Sembra fargli eco il vescovo congolese Mugalu che ha parlato di pedagogia dei media. L’annuncio della Parola deve essere fatto in equilibrio con la cultura mediatica, non solo con l’uso dei mezzi: per questo, bisogna esorcizzare la paura di alcuni dei media ed inaugurare una vera “mediaetica”, come dice il papa, per evangelizzare efficacemente alla scuola di San Paolo. Bisognerebbe scendere dall’Oreb con il volto trasfigurato, spiega il giovane vescovo messicano Jimenez, che sembra proporre ai padri sinodali una esperienza più diretta con i fedeli. Forse un po’ demodè, ma pratica ed efficace la proposta, molto salesiana, del cardinale Bertone: far imparare a memoria ai ragazzi alcuni brani della Sacra Scrittura.
La sintesi degli interventi
CARDINALE GEORGE PELL, ARICVESCOVO DI SYDNEY (AUSTRALIA)
“I Vescovi sono chiamati ad aprire la strada allo Spirito affinché operi con efficacia quando la Parola di Dio incontra le persone e le comunità. Ecco alcuni suggerimenti: La formazione di gruppi di giovani e adulti laici che rendano testimonianza a Cristo nei circoli giovanili, nelle parrocchie, nelle scuole e nelle università. Lo sviluppo di analoghi contemporanei delle ‘Sacre Rappresentazioni’ medievali per portare al popolo la Parola di Dio. Le Vie Crucis della GMG a Sydney e Toronto ne sono due esempi; anche Oberammergau e il film ‘La passione di Cristo’. Sviluppare e sostenere reti sociali cattoliche online in internet, quali XT3, Cristo per il Terzo Millennio (www.x3.com), un ‘facebook’ cattolico con circa 40.000 membri iniziato con la GMG di Sydney. (…) La promozione di un Istituto centrale per la traduzione della Bibbia, affinché essa venga tradotta più rapidamente e accuratamente nelle lingue locali dell’Asia, dell’Africa e dell’Oceania. Sarebbe utile una raccolta di fondi per finanziare il lavoro di traduzione. Chiedere alla Congregazione per la Dottrina della Fede di fornire orientamenti sull’infallibilità nella Scrittura”.
CARDINALE STANISLAW RYLKO, PRESIDENTE DEL PONTIFICIO CONSIGLIO PER I LAICI
“Uno dei frutti più preziosi del Concilio Vaticano II è stata indubbiamente la maggiore diffusione della Sacra Scrittura e la più approfondita conoscenza che il popolo di Dio ne ha acquisito (…) La riscoperta della Parola di Dio nella vita dei battezzati è stata poi specialmente favorita da movimenti ecclesiali e nuove comunità. (…) Per schiere di laici, movimenti e nuove comunità sono perciò diventati veri e propri ‘laboratori della Parola di Dio’ nei quali si acquisisce familiarità con la Sacra Scrittura, s’impara a gustare la Parola di Dio e a viverla nelle ordinarie condizioni della vita laicale, nel cuore del mondo. Per il rapporto dei battezzati con la Parola di Dio un altro grande segno di speranza viene dalle giovani generazioni. Le Giornate mondiali della gioventù hanno dato e continuano a dare un notevole contributo alla diffusione della conoscenza della Parola di Dio tra i giovani”.
CARDINALE RENATO RAFFAELE MARTINO, PRESIDENTE DEL PONTIFICIO CONSIGLIO DELLA GIUSTIZIA E DELLA PACE
“La fede suscitata dalla Parola di Dio deve costituire, pertanto, come è ben evidenziato nei primi capitoli del ‘Compendio della dottrina sociale’, l’orizzonte sempre presente e imprescindibile della dottrina sociale. (…) Si deve tener presente che sia lo studio della Sacra Scrittura, sia della dottrina sociale, pur adoperando strumentazioni concettuali e metodologiche diverse, sono comunque un conoscere ‘nella fede’. (…). Nella Sacra Scrittura è possibile riscontrare le linee maestre della dottrina sociale, come l’opzione preferenziale per i poveri, l’impegno nella promozione della giustizia, il principio della destinazione universale dei beni che sono di chiara derivazione biblica”.
CARDINALE JEAN-LOUIS TAURAN, PRESIDENTE DEL PONTIFICIO CONSIGLIO PER IL DIALOGO INTERRELIGIOSO
“La parola ha sempre avuto un ruolo decisivo per la comprensione del fenomeno religioso. (…) Tutte le grandi religioni possiedono i loro Libri sacri. L’Islam, in particolare, è considerato dai suoi adepti come la ‘religione del Libro’ per eccellenza. Questi libri sono definiti ‘sacri’, perché coloro che vi fanno riferimento ritengono che essi provengano da un Altrove, che siano stati trasmessi da persone ispirate e che rivelino qualcosa del mistero del mondo visibile ed invisibile. Da queste religioni, i cristiani possono imparare molto, anche se il Cristianesimo non può essere incluso fra le ‘religioni del Libro’. Sarebbe opportuno che i futuri sacerdoti, religiosi e gli agenti pastorali fossero formati alla lettura diretta dei testi fondanti delle altre religioni invece di accontentarsi di un commento. Ma è altrettanto importante far conoscere la Bibbia ai nostri interlocutori nel dialogo interreligioso, in particolare il nostro approccio ermeneutico del testo sacro. Nel condividere i nostri rispettivi patrimoni spirituali, senza irenismo né sincretismo, saremo portati a scoprire che siamo tutti uomini e donne desiderosi di essere istruiti da Dio”.
CARDINALE ODILO PEDRO SCHERER, ARCIVESCOVO DI SÇO PAULO (BRASILE)
“Gli immigranti non dovrebbero essere visti semplicemente come oggetto di preoccupazione pastorale: essi sono, oppure possono diventare veri missionari! (…) Credo che il Sinodo potrebbe raccomandare specialmente due cose: incoraggiare le persone che si trovano in situazioni di migrazione, oppure in viaggio, a portare con sé la Parola di Dio, e persino il libro della Sacra Scrittura, consapevoli che portano una ricchezza che non ha prezzo e non è limitata per ragioni geografiche o culturali, ma è un dono da vivere nella nuova patria e da condividere con il popolo che li accoglie. A coloro che ricevono gli immigranti nei loro luoghi di destinazione, si potrebbe raccomandare un atteggiamento di positiva accoglienza di questi fratelli, che vengono da altre nazioni portando nel loro bagaglio ‘la buona notizia’, favorendo il loro inserimento nelle comunità locali e la condivisione delle esperienze di fede e di vita cristiana che portano con se”.
ARCIVESCOVO THOMAS MANAMPARAMPIL, S.D.B., DI GUWAHATI (INDIA)
“Come facciamo a portare la ‘Parola’ a quanti non vengono in chiesa, a chi non ha mai ascoltato il Vangelo? (…) Chiedo che, dove non riusciamo ad arrivare noi, lo facciamo attraverso gli altri; che rimaniamo creativi dal punto di vista pastorale, in modo che, dove non possono giungere i nostri membri, possano giungere le nostre idee; che sviluppiamo capacità e mettiamo a punto strategie necessarie a persuadere e a convincere, non a rifiutare e respingere, affinché la ‘Parola’ diventi un potere dinamico nella storia. (…) La ‘Parola’ di Dio deve essere portata nelle situazioni di conflitto, ai giovani armati, nei contesti di ingiustizia e di povertà assoluta. Non cerchiamo di conquistare l’ascolto attraverso ipocrite condanne, pretese di verità e presunzione di più alte basi morali, ma con una sollecitudine umana visibile, un impegno verso i sofferenti ispirato al Vangelo, con l’attenzione nei confronti delle diverse sensibilità culturali. La ‘Parola’ rivela il suo potere nei contesti reali di vita; sfida le società ingiuste, riconcilia, sostiene i poveri, porta la pace”.
CARDINALE TARCISIO BERTONE, S.D.B., SEGRETARIO DI STATO
“Si registra, cioè una sostanziale indifferenza per una fede comunicata tramite la Sacra Scrittura, rispetto invece alla testimonianza di una persona credente, indifferenza che si accompagna ad un notevole tasso di ignoranza e soprattutto alla difficoltà di avvertirne il valore vitale. (…) Tuttavia, si nota in tanti di questi ragazzi una sorprendente disponibilità verso la Bibbia quando la sintonia si raggiunge non tanto, almeno all’inizio, per l’autorevolezza di una pagina biblica detta Parola di Dio, ma per degli adulti che li accostano come educatori pazienti e testimoni credibili del personaggio più grande che è la figura di Gesù, di persone insomma che quando dicono Parola di Dio, la mostrano nella loro vita. Se l’adulto, da educatore-amico, riesce a farsi aprire la porta del cuore del giovane, allora la Scrittura si propone come un dono che porta con sé tutte le qualità della Parola di Dio”.
CARDINALE EMMANUEL III DELLY, PATRIARCA DI BABILONIA DEI CALDEI (IRAQ)
“Sono un figlio della terra d’Abramo, l’Iraq. (…) Non abbiamo lasciato niente di intentato per ottenere la pace e la tranquillità per il Paese. La situazione in alcune parti dell’Iraq è disastrosa e tragica. La vita è un calvario: mancano la pace e la sicurezza, così come mancano nella vita di ogni giorno gli elementi basilari. (…) Tutti temono il rapimento, i sequestri e le intimidazioni (…) per non parlare del numero sempre crescente di morti causati dalle autobombe e dai kamikaze che indossano cinture esplosive. (…) Vivere la parola di Dio significa per noi testimoniarla anche a costo della propria vita, com’è accaduto finora ed ancora accade con il sacrificio di vescovi, sacerdoti e fedeli. (…) Per questo, vi supplico di pregare per noi e con noi il Signore Gesù, Verbo di Dio, e condividere la nostra preoccupazione, le nostre speranze e il dolore delle nostre ferite, affinché la Parola di Dio fatta carne rimanga nella sua Chiesa e insieme a noi come buon annunzio e come sostegno. Sedici dei nostri sacerdoti e due vescovi sono stati rapiti e rilasciati dopo un riscatto molto elevato. Alcuni di loro appartengono alla schiera dei nuovi martiri che oggi pregano per noi dal Cielo: l’Arcivescovo di Mosul, Faraj Rahho, Padre Raghid Ganni, altri due sacerdoti e altri sei giovani”.
VESCOVO JAVIER ECHEVARRlA RODRlGUEZ, PRELATO DELL’OPUS DEI
“Nella via dei santi l’incontro con la Parola di Dio attraverso la lettura della Sacra Scrittura ha prodotto un cambiamento radicale nell’esistenza. Dobbiamo cercare di avere tutti, noi, i nostri sacerdoti e i laici, una profonda sete di Gesù Cristo, vivendo ogni scena del Vangelo come un personaggio tra gli altri. (…) É opportuno che noi pastori, nel sacramento della Confessione, raccomandiamo spesso ai fedeli la lettura del Vangelo, insegnando a partecipare in quanto lì ci viene narrato e invitando i penitenti ad offrire anch’essi questo stesso consiglio ai colleghi, ai famigliari, agli amici. (…) É necessario far sì che tutti noi cristiani, come i santi, cerchiamo di portare questi testi alla nostra vita personale di ogni giorno, per trasformarla. (…) Sarebbe conveniente promuovere iniziative volte a diffondere tra i fedeli questo atteggiamento di preghiera e di raccoglimento interiore di fronte al Vangelo, per far sì che incida realmente nella nostra vita quotidiana. Ritengo inoltre che sia molto opportuno curare la lettura ben fatta, cioè davvero vissuta, dei testi della Messa, non come una declamazione, ma con la certezza che Dio stia parlando a loro e alla comunità”.
VESCOVO JOSEPH NGUYEN CHI LINH, DI THANH HOA (VIÊT NAM)
“Il Vangelo è stato proclamato per la prima volta nella nostra terra agli inizi del XVI secolo nel doloroso contesto di una guerra intestina tra due regni di fratelli nemici. (…) Immersi in una storia intessuta di odio, di guerre ideologiche e di limitazioni discriminatorie, i nostri cristiani sono sempre più convinti che solo la Parola di Dio li possa conservare nell’amore, nella gioia, nella pace, nella comunione e nella tolleranza. (…) Un episodio merita di essere citato, per dimostrare che la Parola di Dio continua a sostenere la Chiesa in Viêt Nam. Si tratta delle conversione in massa di migliaia di persone appartenenti a minoranze etniche, poco dopo la canonizzazione dei 117 Martiri del Viêt Nam nel 1988. La cosa curiosa è che molti hanno ammesso di aver ascoltato la Radio protestante a Manila, nelle Filippine, ma si sono convertiti al cattolicesimo in Viêt Nam. Così, i protestanti seminano e i cattolici mietono. La Parola di Dio, risuonando da molto lontano e raggiungendo le loro orecchie, è diventata fonte di speranza per queste persone disperse fra le montagne, prive di tutto e senza futuro. In conclusione, vorrei ribadire, in quanto cristiano vietnamita, la convinzione che nelle persecuzioni la nostra grazia più grande è la fedeltà alla Parola di Dio”.
PROFESSOR ANDREA RICCARDI, FONDATORE DELLA COMUNTIÁ DI SANT’EGIDIO (ITALIA)
“Gregorio Magno insegna: la Parola cresce con chi la legge. Illumina i poveri, guidandoci a capire che stare vicino a loro è esserlo a Cristo stesso. Fa emergere la dimensione strutturante del cristiano: il discepolo. (…) In un tempo di turbinio di parole, la Parola è incatenata da progetti, protagonismo, letture ideologiche. (…) ‘Evangelizzare non è tecnica, ma traboccare della Parola. Il Sinodo può essere il momento opportuno per far maturare nel popolo di Dio una stagione di amore per la Scrittura. Forti di un secolo di cultura biblica, non è tempo per sviluppare la devozione alla Sacra Pagina tra il popolo di Dio? L’uomo e la donna cristiani diverranno allora – dice Crisostomo – ‘semplici con intelligenza’ in un mondo complesso”.
LUIS FERNANDO FIGARI, SUPERIORE GENERALE DELLA SOCIETÁ DI VITA CRISTIANA (PERÚ)
“Papa Paolo VI pose in evidenza la dimensione comunicativa della rivelazione divina nella “Ecclesiam suam”. (…) La Parola eterna incarnata parla un linguaggio umano e manifesta il mistero di Dio e del suo progetto, come pure il mistero dell’essere umano, la grandezza della vocazione e dell’orizzonte della realizzazione personale (…). In tale percorso è fondamentale la padronanza di un silenzio attivo che implica non solo il debito ascolto, ma l’ascolto “in Ecclesia”, aprendo il cuore all’interiorizzazione ed adesione alla Parola di Dio. La Parola ascoltata e accolta, alimenta in noi la fede nella mente, trasformando i nostri criteri fino ad arrivare ad avere ‘la mente di Cristo’ (…); che ci invita alla fede nell’azione, consapevoli che sono ben accolti coloro che “udendo la parola la pongono in pratica”.