“Papa Francesco in controluce”. Il nuovo libro del giornalista Americo Mascarucci, la “Sibilla Cimina”

Papa Francesco in controluce. Fra modernismo e tradizione è il titolo dell’ultimo libro del giornalista Americo Mascarucci pubblicato dal Historica Edizioni-Giubilei Regnani Editore (160 pagine) e dedicato ai nove anni di pontificato del Papa argentino. È il terzo libro di una serie che Mascarucci ha inaugurato nel 2018 con La Rivoluzione di Papa Francesco. Come cambia la Chiesa da Don Milani a Lutero e proseguita nel 2020 con La Chiesa nella Politica. Come è cambiata la Cei da Ruini a Papa Francesco.

Americo Mascarucci, nato a Ronciglione in provincia di Viterbo, è giornalista dal 2000. Dal 1998 giornali e uffici stampa sono stati la sua casa, occupandosi di cronaca nera, bianca, rosa, rossa. Ha iniziato raccontando i fatti di paese e di provincia come corrispondente del quotidiano Il Tempo nella redazione a Viterbo. Ha collaborato con Destra Italiana, Il Borghese e Identità. È stato per cinque anni addetto stampa presso la Provincia di Viterbo, redattore del quotidiano Nuovo Oggi Viterbo e vaticanista presso il giornale online Intelligonews. Attualmente scrive per il quotidiano Lo Speciale diretto da Fabio Torriero, per cui realizza interviste ai personaggi della politica e della cronaca.
Lunedì 11 marzo 2013, due giorni prima dell’elezione di Papa Francesco, Mascarucci ha pubblicato un articolo su Intelligonews.it, con la storia dettagliata dell’allora ancora Cardinale Jorge Bergoglio, dal titolo Il cardinal Bergoglio, il gesuita che sfidò Pedro Arrupe. Nella Tuscia era diventato un caso, tanto da essere subito ribattezzato “la Sibilla Cimina”, perché abita a Ronciglione, sui monti Cimini, ma soprattutto perché nessuno avrebbe potuto individuare in maniera così nitida il nuovo Papa tra quei 115 cardinali in Conclave. Intanto, quella giusta l’aveva individuata prima di tutti. Profeta più di tanti vaticanisti “esperti”:
«Per i suoi 76 anni è considerato fuori dai giochi. Ma l’arcivescovo di Buenos Aires Jorge Mario Bergoglio ha sfiorato l’elezione al pontificato già nel conclave del 2005 ed è ancora una figura di spicco. Fu lui, infatti, il cardinale più votato dopo Joseph Ratzinger e lo stesso Benedetto XVI, nel caso in cui non fosse riuscito a spuntarla nella votazione decisiva, pare si sarebbe ritirato volentieri a vantaggio del principale sfidante.
Il gesuita Bergoglio è una delle figure più eminenti della Chiesa latino-americana ed un pastore di alto profilo morale e spirituale. È soprattutto un uomo di fede legato alla dottrina della Chiesa sulla quale non accetta deroghe. Questa sua rigidità di natura dogmatica, è stata alla base del duro scontro all’interno della Compagnia di Gesù con il più rivoluzionario “papa nero” che la Chiesa abbia mai conosciuto, quel Pedro Arrupe che è stato la spina nel fianco di Paolo VI e Giovanni Paolo II. Alla base dello scontro ci fu soprattutto l’appoggio dei gesuiti alla Teologia della Liberazione ed ai movimenti di stampo marxista che nei paesi dell’America Latina si opposero alle dittature. Bergoglio non era affatto favorevole ai regimi militari come si è voluto far credere, ma prese posizione contro Arrupe intenzionato a legittimare il ricorso alla lotta armata per affermare i diritti dei più deboli. Una soluzione, quella dell’uso delle armi, che il futuro arcivescovo non poteva in alcun modo sostenere in aperto contrasto con il Vangelo. Sotto la guida di Arrupe la Compagnia di Gesù conobbe una svolta fortemente filo marxista che ben presto provocò la dura reazione della Santa Sede. Arrupe fu convocato in San Pietro da Paolo VI ed uscì dal colloquio in lacrime, per la durezza con cui fu trattato dal Santo Padre. Giovanni Paolo I durò soli trentatre giorni, ma in questo brevissimo lasso di tempo riuscì ad inviare una durissima lettera ad Arrupe attraverso la quale lo diffidava dal perseverare nella sua sgradita condotta.
La svolta decisiva, che chiuse anni di tensioni fra la Santa Sede e la Compagnia di Gesù, ci fu con l’elezione di Giovanni Paolo II. Arrupe, conscio dell’ostilità di Wojtyla nei suoi confronti, ormai malato presentò le proprie dimissioni che il Papa accettò di buon grado. Il futuro beato, al contrario, mostrò subito grande rispetto e stima verso Bergoglio che proprio durante il lungo pontificato di Giovanni Paolo II otterrà la carica di primate d’Argentina e successivamente la porpora cardinalizia. Sarebbe sbagliato però considerare Bergoglio un conservatore sulla base dello scontro con Arrupe. L’arcivescovo argentino è al contrario un tenace oppositore dell’autoreferenzialità della Chiesa ed uno di quelli che si batte da sempre per una sua rinascita spirituale nel solco del Vangelo. Ai palazzi vescovili Bergoglio ha sempre preferito le periferie degradate delle città, l’incontro con i poveri. Un cardinale poco curiale e molto spirituale, capace soprattutto di parlare pane al pane e vino al vino, senza il timore di risultare scomodo o di essere considerato progressista. Un progressismo quello di Bergoglio fortemente mitigato dall’assoluta fedeltà al Vangelo ed alla dottrina della Chiesa. Forse il papa ideale per l’epoca che stiamo vivendo. L’età come detto gioca a suo sfavore ma mai come in questo caso vale il detto “le vie del Signore sono infinite”».
Condividiamo di seguito una presentazione di Papa Francesco in controluce, pubblicata il 5 aprile 2022 da Viterbo News e da Tusciaup.com, seguita da un’intervista con l’autore pubblicata da Nazione Futura.

Mascarucci presenta nel suo nuovo libro una disamina del pontificato bergogliano, evidenziando luci ed ombre di un Papa che ha diviso i Cattolici in vere e proprie tifoserie, al punto che oggi nella Chiesa si può tranquillamente parlare di due partiti che si combattono fra loro: i bergogliani e gli anti-bergogliani. Sullo sfondo poi campeggia la figura del Papa emerito Benedetto XVI, che secondo alcuni Cattolici sarebbe ancora il Papa legittimo non avendo mai rinunciato veramente al pontificato, ritirandosi in sede impedita e quindi rendendo illegittima l’elezione di Francesco.
Scrive Mascarucci: «In questi nove anni intorno a Papa Francesco si è scatenato un tifo da stadio. Da una parte i bergogliani, pronti a strumentalizzare ogni suo singolo gesto per farne un campione di modernismo, dall’altra gli anti-bergogliani che pregiudizialmente hanno criticato ogni sua singola mossa, dipingendolo spesso come un eretico eletto dalla massoneria per distruggere la Chiesa di Cristo. Ma forse né gli uni, né gli altri, hanno mai compreso veramente il pontificato del primo Papa non europeo. E oggi dobbiamo onestamente riconoscere di aver dato troppo per scontato Papa Francesco, osservandolo con le lenti della faziosità e del pregiudizio, e spesso confondendo il suo messaggio caricandolo di propaganda e ideologia. Al punto che chi lo ha sempre osannato si ritrova in parte deluso (come accade all’episcopato modernista tedesco per esempio, che si attendeva aperture rivoluzionarie) e chi invece lo ha combattuto in buona fede, è costretto ad ammettere di non averlo capito».
Mascarucci passa in rassegna i vari aspetti di questo pontificato: il rapporto con la teologia di Karl Rahner che ha portato spesso tanti a considerare Francesco affiliato al pensiero del discusso teologo modernista tedesco ispiratore dell’ermeneutica della discontinuità del Concilio Vaticano II; i Sinodi indetti in questi anni; il conflitto con il mondo tradizionalista sfociato con la promulgazione del Motu proprio Traditionis custodes che ha limitato la possibilità di celebrare la Messa in latino celebrate secondo il messale di San Pio V, dopo la liberalizzazione voluta da Benedetto XVI; il rapporto molto controverso con il fenomeno Medjugorje che ha visto tuttavia Papa Francesco dare una significativa risposta alla richiesta di attenzione della Chiesa verso la devozione mariana. E in ultimo il delicato dossier dell’accordo fra il Vaticano e la Cina che tante polemiche ha suscitato dentro e fuori la Chiesa e fra gli stessi cattolici cinesi, divisi fra l’obbedienza al romano pontefice e quella al regime di Pechino.
Mascarucci, che nei suoi precedenti libri non ha lesinato critiche e dubbi in merito a certi atteggiamenti bergogliani fino ad essere etichettato come “tradizionalista”, oggi svela “l’altro Francesco”, quello che i suoi avversari conservatori non hanno saputo o volere riconoscere. Scrive ancora l’autore: «Forse tutti noi, bergogliani e antibergogliani, dovremmo smetterla di analizzare questo pontificato con gli occhiali del pregiudizio: gli uni strumentalizzando ciò che dice il Papa per farne un falso testimonial di battaglie moderniste, gli altri criticando a prescindere tutto ciò che fa o dice, come se dalla sua bocca potesse uscire soltanto il veleno e dalle sue azioni soltanto il male. Papa Francesco alla fine è un uomo che il Signore ha chiamato ad un compito tanto gravoso e che, come del resto i primi apostoli scelti da Gesù, ha saputo dimostrare tanto la sua grandezza che i suoi immancabili limiti umani». Un papa che, piaccia o no, ha già lasciato un segno nella storia.

“Papa Francesco in controluce”
Intervista ad Americo Mascarucci
Nazionefutura.it, 21 marzo 2022
Ritenuto dai suoi avversari una sorta di male assoluto e dai suoi sostenitore un modello di modernismo, Papa Francesco, fra critiche e lodi, ha rivoluzionato la Chiesa. L’analisi che ne emerge in Papa Francesco in controluce, edito da Historica Edizioni, è quella di un “papa umano” capace di compiere grandi azioni, ma anche di fallire: un pontificato i cui frutti, forse, ancora non sono maturi. Per comprendere al meglio la figura di Papa Bergoglio, abbiamo intervistato l’autore, Americo Mascarucci.
Questo è il suo terzo scritto riguardante la Chiesa: dal primo titolo “La Rivoluzione di Papa Francesco”, quali sono i principali cambiamenti su cui soffermarsi per comprende questa figura?
Nel mio primo libro avevo focalizzato l’attenzione sulla discontinuità fra Papa Francesco e i suoi predecessori, soprattutto San Giovanni Paolo II e Benedetto XVI. Una discontinuità che sembrava palesarsi sotto vari aspetti. Quel libro è ancora oggi attualissimo perché continuo a essere molto scettico su alcune aperture del pontefice regnante soprattutto nei confronti di figure molto discutibili. Rispetto ad allora però, sono subentrati elementi nuovi che mi hanno portato a rivedere certi miei giudizi. Ad esempio oggi non mi sento più di bollare Papa Francesco come papa modernista e seguace di Karl Rahner. Penso invece che per certi aspetti Bergoglio abbia contenuto e arginato tante derive moderniste, come spiego nel libro, frenando per esempio le spinte ultra progressiste dell’episcopato tedesco per ciò che riguarda il clero sposato, l’ordinazione sacerdotale delle donne, il riconoscimento delle coppie di fatto e delle unioni gay. Anche sul discorso della comunione ai divorziati risposati Papa Francesco ha concesso significative aperture, ma sempre con prudenza e ribadendo che non può esistere una riammissione indiscriminata all’Eucaristia”.
Cosa ne pensa dell’auspicato intervento diretto del Papa in Ucraina (invitato dal Sindaco di Kiev)?
Penso che il Papa faccia bene a tentare tutto ciò che è in suo potere per fermare il conflitto. È invece vergognoso assistere ad attacchi fuori luogo e inaccettabili come quelli lanciati dal quotidiano francese Le Monde, che ha accusato il pontefice di essere troppo equidistante dalle parti in causa e di non condannare l’aggressione della Russia [QUI]. Ma il Papa non può parteggiare per una parte contro l’altra, pur sapendo perfettamente dove stanno i torti e le ragioni, perché altrimenti perderebbe proprio la sua funzione di mediatore e pacificatore. Facciamoci una domanda: se Giovanni XXIII ai tempi della crisi di Cuba del 1962 si fosse schierato a sostegno degli Americani condannando i Sovietici, il suo radiomessaggio ai potenti della terra avrebbe sortito lo stesso effetto, ovvero quello di pacificare gli animi?
Qual è stato il motivo che l’ha spinta a mettere “in controluce” Papa Francesco?
È stata proprio la volontà di raccontare Papa Francesco a 360 gradi perché ritengo che in questi anni un po’ tutti abbiamo analizzato il suo pontificato con le lenti del pregiudizio; e questo lo hanno fatto sia i bergogliani, che nel dipingere Francesco come un Papa rivoluzionario e modernista gli hanno procurato una pessima pubblicità, che gli anti-bergogliani che lo hanno criticato “a prescindere” cercando a tutti i costi il marcio anche in ciò che di buono faceva. Nel mio libro invece presento Francesco come un Papa “umano”, come lo sono stati tutti i pontefici, capaci di grandi meriti ma anche di altrettanti errori.
Quali sono le attuali posizioni degli anti-bergogliani?
In realtà esistono diversi fronti: ci sono i tradizionalisti che accusano Francesco di modernismo, di voler distruggere la Chiesa di Cristo, lo considerano per certi versi addirittura eretico. Le posizioni si sono indurite ancora di più da quando Bergoglio, con il Motu proprio Traditionis custodes, ha riscritto le regole per la celebrazione delle Messe vetus ordo, ovvero le Messe in latino celebrate secondo il messale di San Pio V. Francesco ha ricondotto il potere decisionale in capo ai vescovi, ribadendo che la Messa antica va concessa in casi straordinari e non deve sostituire il messale di Paolo VI, dopo che Benedetto XVI aveva invece concesso piena libertà. Uno schiaffo che i tradizionalisti faticano ad accettare. Poi c’è un gruppo di cattolici che addirittura disconosce Bergoglio come Papa seguendo le tesi di canonisti ed ex sacerdoti scomunicati, i quali sostengono che Benedetto XVI non si sarebbe dimesso validamente, quindi sarebbe tuttora il Papa. Si tratta di una ristretta minoranza che addirittura non va più a Messa e non riceve più i sacramenti, ritenendo che non sarebbero validi in quanto ottenuti in comunione con un falso Papa. E quello che in questa vicenda fa più male è vedere il Papa emerito strumentalizzato contro il suo successore, utilizzato come strumento di divisione e di confusione nella Chiesa.
In “Papa Francesco in controluce” c’è un capitolo che riguarda i rapporti tra il Papa e la Cina: qual è la situazione dei cattolici cinesi rimasti fedeli a Roma?
La situazione della Chiesa cosiddetta clandestina è stata sempre drammatica, a causa delle persecuzioni cui è stata sottoposta dal regime. Anche per questo Papa Francesco ha cercato una soluzione, instaurando un dialogo con Pechino e cercando di mettere fine alla divisione dei Cattolici cinesi in due diverse “obbedienze”, quella verso il Papa e quella verso il governo. Un cammino molto difficile e complicato su cui pesa soprattutto il rebus della nomina dei vescovi. Può accettare il Papa di essere limitato nei suoi poteri? Può accettare che il regime cinese abbia voce in capitolo nella scelta dei vescovi? Ad ogni modo che sia stato siglato un accordo e che si stia cercando di farlo funzionare al meglio, è un fatto certamente positivo e vedremo soltanto in seguito se ne sarà davvero valsa la pena. E il fatto che comunque la nomina dei vescovi cinesi sarà riconosciuta valida soltanto se ci sarà l’imprimatur papale, è già per certi versi un fatto storico.
Secondo lei perché, inizialmente, il primo Papa non europeo non è stato compreso fino in fondo?
Papa Francesco non è stato compreso proprio perché troppo diverso dai suoi predecessori e soprattutto perché all’inizio è sembrato seguire i suggerimenti di chi, come il Cardinale Walter Kasper, portava avanti le istanze modernizzatrici del clero tedesco. Quando indisse il Sinodo sulla Famiglia sembrava che da questo dovesse uscire la rivoluzione modernista, uno stravolgimento completo della dottrina sul matrimonio, riconoscendo legittimità alle coppie di fatto e alle unioni gay e riammettendo i divorziati risposati all’Eucaristia. Una discussione talmente complessa e dibattuta che nel mio libro ho dovuto dedicare al Sinodo ben tre capitoli. Ma poi abbiamo scoperto che Francesco, seppur aperto all’accoglienza, alla misericordia e al perdono, non ha mancato di contrastare l’ideologia gender con parole molto dure, ha ribadito che l’unico matrimonio possibile è quello fra uomo e donna. Sui temi etici ha continuato a difendere la vita umana, condannando aborto ed eutanasia, e sulla comunione ai divorziati risposati ha aperto in modo molto prudente, stando ben attento a non mettere in discussione il carattere indissolubile del matrimonio.
All’interno di “Papa Francesco in controluce” vi è un capitolo dedicato alla delicata questione di Medjugorje: qual è l’approccio del Papa su questo argomento?
Papa Francesco ha mostrato sempre grande scetticismo verso il fenomeno Medjugorje e soprattutto verso i racconti dei veggenti che non ha mancato di criticare pubblicamente. Però è consapevole di quanto Medjugorje sia un luogo di profonda devozione mariana che ha portato tanti frutti di conversione, e questo indipendentemente dal credere o meno alla veridicità dei fatti. Per questo ha deciso di nominare un visitatore apostolico, proprio per sottrarre Medjugorje dagli eccessi fanatici, garantire un accompagnamento e un’assistenza spirituale stabile per i pellegrini e mettere fine alle dispute fra il vescovo della diocesi di Mostar e la comunità francescana che gestisce i luoghi di culto. Per quanto riguarda invece l’autenticità delle apparizioni, la Chiesa non può ancora pronunciarsi perché la commissione d’indagine voluta da Benedetto XVI, e che ha concluso le attività durante il pontificato di Francesco, ha evidenziato criticità e aspetti poco chiari nei racconti dei veggenti. Ma ovunque si preghi con devozione e fede, quel luogo è sicuramente benedetto da Dio.