L’ultimo soldato
Proponiamo una poesia di Andrea Lori, per riflettere insieme sulla Vita e il suo valore, pubblicato il 31 marzo 2020 sul sito Gli Scomunicati (per chi non ha paura e per chi ne ha troppo) [QUI].
L’ultimo soldato
di Andrea Lori
Quanto è lontana la terra? E dove mi trovo ora?
Madre ho freddo, ho paura, e le tue mani che stringo in sogno non le riconosco più.
Quel poco che mangio non so neanche cosa sia.
Ho bevuto le mie lacrime e dormito tra i rottami di una nave che non ha mai visto il mare.
Anche il sole non ha pietà ormai, i suoi raggi attraverso il cielo rarefatto bruciano quel poco che ancora sopravvive.
Non parlo con qualcuno da chissà quanto, uccido per vivere nell’oblio, e danzo di notte al ritmo di bagliori lontani di una città immobile, sommersa nella sua silenziosa agonia.
Se almeno trovassi quell’albero dove scrissi il mio nome, potrei ricordarlo e vivere un altro giorno con l’illusione di essere stato un uomo.
L’autore
Andrea Lori nasce a Roma nel quartiere appio latino nel 1964, in seguito ha vissuto in gran parte delle periferie romane, vivendo a contatto con le miserie, la violenza, i dolori ma anche l’amore per la vita, di chi comunque l’ha vissuta a margini di una società in fuga per chi non sa tenerne il passo. Attraverso l’esercizio fisico risveglia la sua parte interiore, conosce il Tai chi chuan e con dedizione all’allenamento ne diventa insegnante.
Il Tai chi chuan
Il Tai chi chuan è una disciplina antichissima, diffusa in tutto il mondo e praticata a tutte le età. La sua grande popolarità, che l’ha fatta conoscere in Occidente come tipica ginnastica cinese, non deve far dimenticare la sua vera origine di arte marziale.
Le arti marziali, fra cui quelle cinesi, si classificano in interne ed esterne, per identificare rispettivamente gli stili in cui prevale un approccio spirituale e quelli in cui invece si lavorano di più la forza, la potenza e la velocità. Il Tai chi chuan fa parte del primo gruppo e più che un’arte marziale di combattimento, con i suoi gesti fluidi e lenti ricorda piuttosto una meditazione in movimento.
Il concetto di “Tai” si rifà alla costante alternanza dei principi Yin e Yang e viene tradotto come culmine supremo, grande assoluto, suprema polarità o grande termine.
“Chuan” significa pugno, lotta, e riporta alla mente le origini marziali della disciplina “tai chi”.
Il Tai chi chuan letteralmente è quindi la “lotta della suprema polarità” o la “suprema arte di combattimento”. Un aspetto fondamentale, oltre all’alternanza Yin-Yang, è quello che riguarda i cinque elementi (fuoco, acqua, legno, metallo, terra) e dei due cicli di interazioni reciproche che li connettono. Nella tradizione cinese esistono infatti una relazione di generazione, cosiddetta madre-figlio: il legno alimenta il fuoco; il fuoco nutre la terra; dalla terra si ottiene il metallo; il metallo trasporta l’acqua; l’acqua nutre il legno. E una di controllo-inibizione, detta nonno-nipote: il legno impoverisce la terra; la terra assorbe l’acqua; l’acqua spegne il fuoco; il fuoco fonde il metallo; il metallo spezza il legno.
Nella pratica del Tai chi chuan, i cinque elementi si legano a cinque tipologie di passi che, insieme alle otto porte, che sono i movimenti base, danno vita a tredici forme o figure fondamentali, che sono state nei secoli ampliate dalle diverse scuole.
Le origini del Tai chi chuan sono molto antiche e affondano nella leggenda. Si narra infatti che intorno al 1200 d.C., il monaco taoista Zhan San Feng, che viveva alle pendici del monte Wudang, rimase incantato guardando il feroce duello tra un serpente e una gru. In particolare, la sua attenzione fu rapita dalla differente natura dei due animali: l’eleganza, la precisione e la velocità della gru, che sferrava attacchi diretti e potenti, contrapposta alla morbidezza e alla fluidità del serpente, che usava i movimenti sinuosi e circolari del proprio corpo a suo vantaggio, contraendosi per schivare gli attacchi del nemico ed estendendosi rapidamente per colpire a sua volta. Il monaco rimase a lungo a osservare e la lotta si concluse senza vincitori, perché entrambi gli animali abbandonarono il combattimento. Da questi principi nacque la prima sequenza di movimenti “tai chi”, di cui Zhan San Feng è considerato il primo maestro. La sua arte passò in eredità a tredici monaci taoisti e tramite loro ha percorso i secoli e raggiunto i Maestri cui si deve la trasmissione delle tecniche “tai chi” fino ai giorni nostri.