Riflessioni sparse nell’era dei bambini onnipotenti al potere. Per capire (spiegare non è giustificare) cosa sta succedendo realmente in Ucraina – Parte 21

Segue da parte 20: QUI.
Proseguiamo con la nostra “antologia messo insieme con pazienza” (come è stata definita dall’amico e collega Marco Tosatti), dedicata al conflitto russo-ucraino, con riflessioni sulla guerra in Ucraina. Qui non si fa cronaca di una terribile guerra, di cui siamo già sommersi (non stiamo a ripetere di cui i mainstream media sono già stracolmi), con bassa possibilità di verificare le notizie con cui veniamo bombardati, senza fare un fact checking vero e realmente indipendente. E occuparsi della crisi ucraina significa non solo vedere le atrocità che la guerra porta con sé, ogni guerra, ma anche dedicarsi all’archeologia storica. E facendo ciò si comprende che la questione è un po’ più complicato della scelta pro o contro Putin (anche se “chi studia le complessità e prova a fare analisi è solo un complice di Putin”, un “Putinversteher” da odiare in questi tempi di odio, ma questo non ci fa cambiare idea: non è la pecora nera che è diversa, ma sono le pecore bianche che sono tutte uguali tra loro).
Una lettera di appello di dieci inviati di guerra di lungo corso, sottoscritto da tanti altri
Chiedono, chiediamo, che la narrazione mainstream del conflitto si liberi da ogni polarizzazione, tifoseria, emotività di pancia, pressappochismo, clickbaiting. Chiedono, chiediamo, che cessi la pornoinformazione sulla guerra. Perché, nella propaganda, la prima vittima è il giornalismo.
«Osservando le televisioni e leggendo i giornali che parlano della guerra in Ucraina ci siamo resi conto che qualcosa non funziona, che qualcosa si sta muovendo piuttosto male.
Noi siamo o siamo stati corrispondenti di guerra nei Paesi più disparati, siamo stati sotto le bombe, alcuni dei nostri colleghi e amici sono caduti durante i conflitti, eravamo vicini a gente dilaniate dalle esplosioni, abbiamo raccolto i feriti e assistito alla distruzione di città e villaggi.
Abbiamo fotografato moltitudini in fuga, visto bambini straziati dalle mine antiuomo. Abbiamo recuperato foto di figli stipate nel portafogli di qualche soldato morto ammazzato. Qualcuno di noi è stato rapito, qualcun altro si è salvato a mala pena uscendo dalla sua auto qualche secondo prima che venisse disintegrata da una bomba.
Ecco, noi la guerra l’abbiamo vista davvero e dal di dentro.
Proprio per questo non ci piace come oggi viene rappresentato il conflitto in Ucraina, il primo di vasta portata dell’era web avanzata.
Siamo inondati di notizie ma nella rappresentazione mediatica i belligeranti vengono divisi acriticamente in buoni e cattivi. Anzi buonissimi e cattivissimi. Ma non è così. Dobbiamo renderci conto che la guerra muove interessi inconfessabili che si evita di rivelare al grande pubblico.
Inondati di notizie, dicevamo, ma nessuno verifica queste notizie. I media hanno dato grande risalto alla strage nel teatro di Mariupol ma nessuno ha potuto accertare cosa sia realmente accaduto. Nei giorni successivi lo stesso sindaco della città ha dichiarato che era a conoscenza di una sola vittima. Altre fonti hanno parlato di due morti e di alcuni feriti. Ma la carneficina al teatro, data per certa dai media ha colpito l’opinione pubblica al cuore e allo stomaco.
La propaganda ha una sola vittima: il giornalismo.
Chiariamo subito: qui nessuno sostiene che Vladimir Putin sia un agnellino mansueto. Lui è quello che ha scatenato la guerra e invaso brutalmente l’Ucraina. Lui è quello che ha lanciato missili provocando dolore e morte. Certo. Ma dobbiamo chiederci: ma è l’unico responsabile?
I media ci continuano a proporre storie struggenti di dolore e morte che colpiscono in profondità l’opinione pubblica e la preparano a un’inevitabile corsa verso una pericolosissima corsa al riarmo. Per quel che riguarda l’Italia, a un aumento delle spese militari fino a raggiungere il 2 per cento del PIL.
Un investimento di tale portata in costi militari comporterà inevitabilmente una contrazione delle spese destinate al welfare della popolazione.
L’emergenza guerra sembra ci abbia fatto accantonare i principi della tolleranza che dovrebbero informare le società liberaldemocratiche come le nostre. Viene accreditato soltanto un pensiero dominante e chi non la pensa in quel modo viene bollato come amico di Putin e quindi, in qualche modo, di essere corresponsabile dei massacri in Ucraina.
Noi siamo solidali con l’Ucraina e il suo popolo, ma ci domandino perché e come è nata questa guerra. Non possiamo liquidare frettolosamente le motivazioni con una supposta pazzia di Putin.
Notiamo purtroppo che manca nella maggior parte dei media (soprattutto nei più grandi e diffusi) un’analisi profonda su quello che sta succedendo e, soprattutto, sul perché è successo.
Questo non perché si debba scagionare le Russia e il dittatore Vladimir Putin dalle loro responsabilità ma perché solo capendo e analizzando in profondità questa terribile guerra si può evitare che un conflitto di questo genere accada ancora in futuro.
Massimo Alberizzi ex Corriere della Sera
Remigio Benni ex Ansa
Giampaolo Cadalanu – Repubblica
Tony Capuozzo ex TG 5
Renzo Cianfanelli Corriere della Sera
Cristano Laruffa Fotoreporter
Alberto Negri ex Sole 24ore
Giovanni Porzio ex Panorama
Amedeo Ricucci RAI
Eric Salerno ex Messaggero
Giuliana Sgrena Il Manifesto
Claudia Svampa ex Il Tempo
Vanna Vannuccini Ex Repubblica
Angela Virdò ex Ansa
Chi vuole può aderire con un sms o un whatsapp al numero 345 211 73 43».



La propaganda ucraina tra aziende internazionali di PR, lobby di Washington e brandelli di CIA
di Dan Cohen
Visionetv.it, 25 marzo 2022
(Fonte: Mintpressnews.com. Traduzione di Martina Giuntoli)
Da quando l’offensiva russa in Ucraina è iniziata il 24 febbraio, l’esercito ucraino ha coltivato l’immagine di un piccolo esercito coraggioso che resiste al Golia russo. Per rafforzare la percezione del coraggio militare ucraino, Kiev ha sfornato perle rare dì di sofisticata propaganda volta a stimolare il sostegno pubblico e ufficiale dei paesi occidentali.
La campagna include guide alla lingua giusta da usare, messaggi ad effetto e centinaia di manifesti di propaganda, alcuni dei quali contengono immagini neo naziste dì cui si elogiano persino i leader.
Dietro lo sforzo diplomatico dell’Ucraina c’è un esercito di strateghi di politica estera, lobbisti di Washington DC e una rete di media collegati all’intelligence.
La strategia di propaganda dell’Ucraina le è valsa l’elogio di un comandante della NATO che ha dichiarato al Washington Post: “Sono davvero eccellenti: perfetti i media, perfette le operazioni informative e perfette anche le operazioni psicologiche“.
Il Washington Post alla fine ha dovuto ammettere quanto segue: “I funzionari occidentali affermano che sebbene non possano verificare in modo indipendente gran parte delle informazioni che Kiev fornisce sull’evoluzione della situazione sul campo di battaglia, comprese le cifre delle vittime per entrambe le parti, quella Ucraina rappresenta comunque una strategia comunicativa altamente efficace“.
La chiave del successo della propaganda è una vera e propria riunione internazionale di società di pubbliche relazioni che lavorano direttamente con il Ministero degli Affari Esteri ucraino per condurre una vera e propria guerra dell’informazione.
Secondo il sito di notizie del settore PRWeek, l’iniziativa è stata inizialmente lanciata da una figura anonima che avrebbe fondato la prima società di pubbliche relazioni con sede in Ucraina.
“Dalla prima ora di guerra, abbiamo deciso di unirci al Ministero degli Affari Esteri per aiutarlo a distribuire le fonti ufficiali e mostrare così la verità“, ha detto la figura rimasta anonima a PR Week. “Questa è una guerra ibrida: il mix di lotta sanguinosa con un’enorme disinformazione guidata dalla Russia [sic]“.
Secondo la cifra proposta dall’anonimo, più di 150 società di pubbliche relazioni hanno aderito alla associazione per la propaganda.
Lo sforzo internazionale è guidato dal co-fondatore della società di pubbliche relazioni PR Network Nicky Regazzoni e da Francis Ingham, un importante consulente di pubbliche relazioni del governo del Regno Unito.
Ingraham ha lavorato in precedenza per il Partito conservatore britannico, fa parte del Consiglio per la strategia e la valutazione dei servizi di comunicazione del governo del Regno Unito, è amministratore delegato dell’Organizzazione di consulenza per le comunicazioni internazionali e guida l’organo di adesione per i comunicatori del governo locale del Regno Unito, LG Comms.
“Abbiamo avuto il privilegio di aiutare a coordinare gli sforzi per sostenere il governo ucraino negli ultimi giorni”, ha detto Ingham a PRovoke Media. “Le agenzie hanno offerto intere squadre per supportare Kiev nella guerra delle comunicazioni. Il nostro sostegno al Ministero degli Affari Esteri dell’Ucraina è incrollabile e continuerà per tutto il tempo che sarà necessario“.
Con una figura ucraina anonima che si è unita a due delle figure di spicco delle pubbliche relazioni, il Ministero degli Affari Esteri ucraino ha distribuito un fascicolo (archiviato) con materiali che istruivano le agenzie di pubbliche relazioni sui “messaggi a effetto da dare”, la lingua approvata, il contenuto per costruire messaggi dì propaganda, e le basi per la propaganda di estrema destra e neonazista.
Il folder è gestito da Yaroslav Turbil, descritto sulla sua pagina LinkedIn come “Head of Ukraine.ua — L’ecosistema digitale dell’Ucraina per le comunicazioni globali. Comunicazioni strategiche e promozione del marchio nazionale“.
Turbil ha lavorato in diverse organizzazioni della “società civile” strettamente legate al governo degli Stati Uniti ed ha fatto uno stage presso Internews, un’organizzazione collegata all’intelligence statunitense che opera con il pretesto di promuovere la libertà di stampa.
Tra gli esempi di propaganda proposti nel dossier, c’è un video dell’incidente dell’Isola dei Serpenti, che si è poi rapidamente dimostrato falso, in cui le guardie di frontiera ucraine presenti su una piccola isola sarebbero state uccise dopo aver detto a una nave da guerra russa in avvicinamento che aveva intimato loro di arrendersi una frase come “Vai a farti fottere”.
Il Presidente Zelensky ha tenuto una conferenza stampa in cui annunciava che avrebbe assegnato agli uomini la medaglia di Eroe dell’Ucraina mentre i media mainstream diffondevano a gran voce la storia. Tuttavia, i soldati presumibilmente morti si sono invece presentati vivi e vegeti, dimostrando che il loro status eroico era semplicemente una farsa.
Nonostante la storia si sia rivelata falsa, il dossier contiene un video di propaganda che la promuove.
Un’altra cartella nel dossier è gestita dall’artista grafico ucraino MFA Dasha Podoltseva e contiene centinaia di grafici della propaganda presentati in Europa e negli Stati Uniti.
Alcuni presentano messaggi generici del tipo “fermate la guerra”, mentre dozzine di altre immagini celebrano “Il fantasma di Kiev” – un eroico pilota ucraino che si è poi rivelato inesistente – così come il fasullo incidente di “Snake Island 13”.
Molti usano un linguaggio xenofobo e razzista, e alcuni sono espliciti nel loro elogio di eminenti personaggi neonazisti ucraini, tra cui il leader della C14 Yevhen Karas, il settore destro paramilitare fascista, ed il battaglione neonazista Azov.
Più immagini richiedono “frullati di banderite“, un riferimento alle bottiglie molotov che prendono il nome dal defunto comandante dell’OUN-B Stephan Bandera, che ha collaborato con la Germania nazista nell’omicidio di massa di ebrei e polacchi etnici durante la seconda guerra mondiale. Un’altra immagine raffigura invece un libro intitolato: “Enciclopedia delle malattie incurabili“, ed elenca Russia, Bielorussia, Corea del Nord, Siria ed Eritrea.

Lo scempio
«Solo una società moralmente e intellettualmente corrotta come quella italiana, complice del suo ceto dirigente e politico, può rimanere anestetizzata e inerte rispetto allo scempio del diritto, della libertà, della verità, che si fa sul virus e sulla guerra» (Danilo Quinto).
Un Parlamento dovrebbe essere il luogo del dibattito e del confronto per eccellenza, e non il luogo di posizioni precostituite in cui difendere dogmi di fede
«Abbiamo scoperto oggi che gli Europarlamentari possono dire solo le cose che piacciono a Pina Picierno. Ma cose da pazzi, un Parlamentare deve essere libero di dire QUELLO CHE VUOLE incluse tesi assurde o estreme. Il particolare finale della bava alla bocca poi è molto indicativo» (Claudio Borghi A.).
«Poco fa a Strasburgo, mentre presiedevo la seduta del Parlamento Europeo ho ricordato a Francesca Donato alcune cose: il Parlamento Europeo non è equidistante, siamo accanto all’Ucraina e non c’è spazio per invenzioni della propaganda putiniana» (Pina Picierno).
«Questo è lo stato della democrazia oggi nel Parlamento Europeo. Il video completo [QUI]. Oggi la Vice Presidente del Parlamento Europeo ha negato in aula il mio diritto di espressione, aggredendomi per aver chiesto un’inchiesta indipendente in Ucraina alla luce della denuncia dell’ONU di violenze sui civili da parte dell’esercito ucraino. Ascoltate voi stessi» (Francesca Donato).
La strada verso la dittatura “perfetta”
«Michel Onfray parla di “sette comandamenti” per arrivare alla dittatura “perfetta” contemporanea:
1. Distruggere la libertà (sorveglianza continua, distruggere la vita personale, uniformare l’opinione, denunciare i crimini di pensiero – fatto).
2. Impoverire la lingua (praticare una nuova lingua, usare linguaggi a doppia valenza, distruggere le parole, eliminare la parte scritta esaltando esclusivamente l’oralità, eliminare i classici – fatto).
3. Abolire la verità (imporre l’ideologia, strumentalizzare la stampa, diffondere notizie false, creare la realtà – fatto).
4. Cancellare la Storia (cancellare il passato, riscrivere la storia, inventare la memoria, distruggere i libri – ci stiamo lavorando alacremente).
5. Negare la natura (distruggere la pulsione di vita, organizzare frustrazione sessuale, imporre vincoli di norme igieniche, procreare per via medica – fatto, ma possiamo anche fare di meglio).
6. Diffondere l’odio (ossia creare un nemico, fomentare guerre, ridurre il pensiero critico a problema psichiatrico – fatto).
7. Aspirare all’Impero (stiamo limando le imperfezioni ma abbiamo già iniziato con l’indottrinare i bambini, annullare le opposizioni, ridurre in schiavitù grazie al progresso).
Ancora qualche mese e saremo all’interno della dittatura perfetta che la massa plauderà sottolineando di essere in piena e totale democrazia» (Susanna Genovesi).
Prendere posizione per la democrazia qui, da noi
«Pare che l’account di Andrea Zhok sia stato bloccato per 29 giorni.
Non avrei ragioni personali per denunciare questa cosa. La questione del covid ci ha divisi, e Andrea decise di bannarmi.
Tuttavia, che Facebook decida di bloccare la sua casella getta un’ombra inquietante sul nostro tempo. Si può dissentire da Andrea, ma è difficile dire che vi sia istigazione a qualcosa.
Ci sono ragionamenti, prese di posizione più o meno condivisibile, toni più o meno acuti. Ma stiamo parlando di un docente universitario, seguito da migliaia di persone, dunque di una persona che tiene viva la sfera pubblica e la democrazia.
Se si toglie la parola a una persona simile, di quale democrazia stiamo parlando?
A coloro che si stracciano le vesti per la democrazia in Russia suggerirei di iniziare a prendere posizione per la democrazia qui, rispetto a queste violazioni dei principi elementari della democrazia e del pluralismo» (Vincenzo Costa).
«Cui prodest scelus, is fecit» (Seneca, Medea)
«Se aumentano le spese per mezzi militari di 38 miliardi di euro a regime, il boccone grosso è per Exor-Iveco e le sue joint ventures con Leonardo e Rolls Royce. Exor possiede giornali come Repubblica e La Stampa tramite Gedi. Lì leggerete sempre che Draghi fa bene a armare tutti» (Mario Adinolfi).
Il delitto l’ha commesso colui al quale esso giova.
No-Vax pagato
«Oggi ho parlato con un caro collega che non possiede il green pass. Non lo vedevo da oltre 3 mesi. Non gli ho mai parlato né scritto, ma l’ho incontrato per caso in biblioteca stamattina. Mi ha detto che i prof senza pass sono appena rientrati, prenderanno lo stipendio, ma non potranno rientrare in classe ad insegnare, e che nelle loro classi ci sono i sostituti.
GIURO che quando ho letto sta cosa pensavo non fosse così.
Davvero.
Credevo ci fosse qualcosa che io non avevo capito ed invece è proprio cosi e il collega me lo ha testimoniato, direttamente.
Vi prego amici, anche se è appassionante e ci casco anch’io, lasciate perdere russi e ucraini.
È il nostro paese che è andato.
Ve lo dico da anni. Il paese è andato. Sono tutti impazziti. È un paese di pazzi.
È come vivere in una tribù di imbecilli senza speranza» (Massimo Bordin).
Ho pensato la stessa coso. Anch’io quando me l’hanno detto per la prima volta, lo scartato immediatamente come una fake news. Invece, è vero.
La lettera di un insegnante: “IO VI ACCUSO”
«Barbara D’Urso, Maria De Filippi, Alfonso Signorini, Alessia Marcuzzi e tutta la schiera della vostra bolgia infernale… io vi accuso.
Vi accuso di essere tra i principali responsabili del decadimento culturale del nostro Paese, del suo imbarbarimento sociale, della sua corruzione e corrosione morale, della destabilizzazione mentale delle nuove generazioni, dell’impoverimento etico dei nostri giovani, della distorsione educativa dei nostri ragazzi.
Voi, con la vostra televisione trash, i vostri programmi spazzatura, i vostri pseudo spettacoli artefatti, falsi, ingannevoli, meschini, avete contribuito in prima persona e senza scrupoli al Decadentismo del terzo millennio che stavolta, purtroppo, non porta con sé alcun valore ma solo il nulla cosmico.
Siete complici e consapevoli promotori di quel perverso processo mediatico che ha inculcato la convinzione di una realizzazione di sé stessi basata esclusivamente sull’apparenza, sull’ostentazione della fama, del successo e della bellezza, sulla costante ricerca dell’applauso, sull’approvazione del pubblico, sulla costruzione di ciò che gli altri vogliono e non di ciò che siamo.
Avete sdoganato la maleducazione, l’ignoranza, la povertà morale e culturale come modelli di relazioni e riconoscimento sociale, perché i vostri programmi abbondano con il vostro consenso di cafoni, ignoranti e maleducati. Avete regalato fama e trasformato in modelli da imitare personaggi che non hanno valori, non hanno cultura, non hanno alcuno spessore morale.
Rappresentate l’umiliazione dei laureati, la mortificazione di chi studia, di chi investe tempo e risorse nella cultura, di chi frustrato abbandona infine l’Italia perché la ribalta e l’attenzione sono per i teatranti dei vostri programmi.
Parlo da insegnante,
– che vede i propri alunni emulare esasperatamente gli atteggiamenti di boria, di falsità, di apparenza, di provocazione, di ostentazione, di maleducazione che diffondono i personaggi della vostra televisione;
– che vede replicare nelle proprie aule le stesse tristi e squallide dinamiche da reality, nella convinzione che sia questo e solo questo il modo di relazionarsi con i propri coetanei e di guadagnarsi la loro accettazione e la loro stima;
– che vede lo smarrimento, la paura, l’isolamento negli occhi di quei ragazzi che invece non si adeguano, non cedono alla seduzione di questo orribile mondo, ma per questo vengono ripagati con l’emarginazione e la derisione.
Ho visto nei miei anni di insegnamento prima con perplessità, poi con preoccupazione, ora con terrore centinaia di alunni comportarsi come replicanti degli imbarazzanti personaggi che popolano le vostre trasmissioni, per cercare di essere come loro. E provo orrore per il compiacimento che trasudano le vostre conduzioni al cospetto di certi personaggi.
Io vi accuso, dunque, perché di tutto ciò siete responsabili in prima persona.
Spero nella vostra fine professionale e nella vostra estinzione mediatica, perché solo queste potranno essere le giuste pene per gli irreparabili danni causati al Paese».
La propaganda di guerra cambia forma
«L’idea di fondo della NATO è affiancare ai cinque ambiti d’intervento usuali (aria, terra, mare, spazio e cibernetica) un sesto: il cervello umano. «Mentre le azioni dei cinque ambiti tradizionali hanno l’obiettivo d’influire sul mondo dell’uomo, obiettivo della guerra cognitiva è fare di ogni uomo un’arma», scrive François Cluzel.
Nella prima guerra mondiale la propaganda di guerra faceva leva su false informazioni, diffuse a livello popolare da grandi firme; nella seconda guerra mondiale la propaganda consisteva nella ripetizione di messaggi selezionati; oggi la propaganda è concepita come un numero da prestigiatore: turbare le persone per distrarne l’attenzione e mascherare ciò che non devono vedere; indurle a giudicare quanto vedono in base alle informazioni prive d’interesse di cui vengono imbevute. Così, senza ricorrere a menzogne [esplicite], si riesce a far in modo che prendano lucciole per lanterne» (Prosegue su Voltaire.net).
Il caso dell’intervista a Giorgio Bianchi per Soloviev Live
«Oramai sono diventato il convitato di pietra dell’informazione sull’Ucraina.
Questi vigliacchi squadristi mandano in onda frammenti di un’intervista di venti minuti che ho rilasciato per il più importante programma russo, fanno commentare le mie parole a quel babbeo di Di Battista, ma si guardano bene dal chiamare il diretto interessato, perché hanno paura di essere asfaltati. Siete dei codardi ecco quello che siete. Neanche dieci contro uno in casa vostra ve la volete giocare. La verità fa paura» (Giorgio Bianchi Photojournalist).
«Come alcuni di voi sapranno, sono stato ospite in diretta su Rete4 a Zona Bianca. Non conoscevo la trasmissione né tantomeno il conduttore, non guardo la TV da anni. Prima di andare avevo parlato a lungo con le autrici che mi avevano garantito spazio e ampia possibilità di discussione e di replica. Non c’è stato nulla di tutto ciò, purtroppo non tutti sono galantuomini come Cruciani, che quantomeno mantiene quello che promette. Lo spettacolo al quale ho assistito e di cui sono stato inconsapevole attore mi ha turbato profondamente. Mai avrei pensato che si potesse arrivare a tali livelli di mistificazione della realtà e di manipolazione delle coscienze e delle emozioni del pubblico. E con quella violenza per giunta. Non sto qui a riportarvi la lunga sequela di messaggi di insulto e le minacce violente, anche da parte di italiani, che mi sono arrivate in poco tempo, subito dopo la trasmissione. Questi fomentatori d’odio, con il loro comportamento irresponsabile, stanno creando un clima di scontro tale, che sarà sempre più pericoloso esprimere opinioni non allineate. Più passano le settimane e più capisco come si siano potute verificare le catastrofi del secolo scorso. I Brindisi, i Parenzo, i Formigli, non sono nulla di diverso da quel giornalista che nel secolo scorso, finanziato dagli inglesi, cominciò a fare una massiccia campagna stampa a favore dell’ingresso dell’Italia nella Prima guerra mondiale [QUI]. Cambiano gli attori, ma lo schema è sempre lo stesso. Gli inglesi, maestri incontrastati dell’arte della propaganda e della manipolazione delle menti deboli, pagano un guitto di terzo ordine affinché trascini il popolo bove verso il macello.
La storia si ripete.
In pratica si sta preparando accuratamente il terreno, attraverso la reductio ad Hitlerum di Putin e la criminalizzazione dell’esercito e più in generale del popolo russo, per mettere in scena una false flag in stile siriano, con il gas, che possa giustificare in qualche modo un ulteriore innalzamento del livello di scontro.. Tanto poi, un nazionalista straccione polacco che la spara grossa, lo si trova sempre.
Chiudo questo ennesimo post di sfogo, che spero mi perdonerete, riportando di nuovo le parole del Prof. Sergio Porta, che inquadrano perfettamente il futuro che ci attende.
“Le cose corrono veloci, molto veloci. Sta arrivando il razionamento energetico, anticipazione del razionamento alimentare, anticipazione di una più generale economia di guerra già evocata da Draghi il 12 marzo. Il Green Pass, reso permanente dallo stesso Draghi nel suo nuovo “carattere ordinario” il 17 marzo, servirà come infrastruttura tecnica per attuare il razionamento. La guerra in Ucraina, preparata e voluta dagli Americani che hanno attuato tutte le mosse necessarie per rendere inevitabile l’intervento russo, è destinata a protrarsi per volontà degli Americani stessi, i quali infatti stanno sabotando sistematicamente, in questi giorni, ogni possibilità di uscita negoziale. L’Unione Europea, infiltrata nelle sue strutture apicali da agenti all’ordine del grande capitale finanziario occidentale, cioè americano e inglese, è ridotta a passacarte delle decisioni atlantiste e sta conducendo febbrilmente i popoli d’Europa verso una catastrofe senza precedenti”» (Giorgio Bianchi Photojournalist).

«La mia intervista integrale per Soloviev Live, forse il più importante e seguito programma russo. È esattamente quella smozzicata da Floris per delegittimarmi. Se continuano così, molto presto, questi criminali prezzolati, raggiungeranno il loro obiettivo. A furia di screditare la mia persona (guardandosi bene dal citare il mio lavoro di otto anni, i riconoscimenti e soprattutto di confrontarsi con me), stanno riuscendo nell’intento di criminalizzarmi agli occhi del pubblico. Risultato? Le minacce violente e gli insulti da parte dei disagiati che li seguono, si stanno moltiplicando trasmissione dopo trasmissione. Ecco, forse quando un loro amichetto appassionato di Kant mi tapperà per sempre la bocca, allora saranno contenti e soddisfatti, e quel sorrisetto da babbei troverà finalmente una ragion d’essere. Se per fermarne uno devono ricorrere a tutto ciò, non oso immaginare cosa dovrebbero fare se fossimo un esercito» (Giorgio Bianchi Photojournalist).



«Tutta la mia solidarietà e stima a Giorgio Bianchi per le minacce e intimidazioni subite da questo giornalista e reporter il cui unico torto è quello di descrivere e analizzare, da un punto di vista non mainstream, gli scenari di guerra in corso. Non piace quello che Giorgio dice? Nessuno è obbligato ad ascoltarlo. Perché minacciarlo o insultarlo? Perché oggi chi non è allineato non è ritenuto un interlocutore con cui confrontarsi dialetticamente bensì uno scarafaggio da schiacciare? Cos’è cambiato da qualche anno a questa parte nella comunicazione e nel modo di stare al mondo della gente in questo Paese?
Semplice: SIAMO IN STATO DI GUERRA PERMANENTE. Guerra al pensiero critico. Guerra all’intelligenza umana. Dieci anni fa il caso di un giornalista o un intellettuale minacciato di morte per le sue opinioni o riflessioni avrebbe destato scalpore quasi unanime. Oggi tutto ciò è parte della “nuova normalità”. Negli ultimi 2-3 anni è cambiata la struttura dei comportamenti. Oggi chi non la pensa come prescrive il mainstream va incontro a rischi seri per la sua incolumità personale. E poi pretendiamo di esportare la democrazia… Ha ben poco da esportare un Paese il cui clima politico ricalca, nei confronti dei dissidenti, quello che quasi un secolo fa precedette il delitto Matteotti…» (Paolo Borgognone).
Il caso Dulmers
«Il corrispondente di guerra olandese Robert Dulmers, che questa mattina aveva postato su Twitter immagini e video delle fiamme al deposito di Odessa, è stato espulso dall’Ucraina. Persona non grata per 10 anni» (Fonte: Robert Dulmers, Twitter, segnalato da Angelo Gambella).

“Il sonno della ragione genera mostri”
«Cianciano di dittatura in Russia, di inclusività, e poi non riescono a riportare, neanche per sbaglio, il pensiero delle opposizioni, senza distorcerlo, senza delegittimarlo.
Almeno in Russia qualche giornale da chiudere ce l’hanno, da noi sono tutti genuflessi (a parte un minimo la Verità e il Fatto a corrente alternata) al cospetto del satrapo Mario Draghi.
Almeno in Russia esistono partiti di opposizione, in Italia tutto l’arco parlamentare è completamente “appecoronato” sulle posizioni del governo.
In Russia almeno alle apparenze ci tengono, da noi non salvano neanche più quelle, non fanno neanche più finta di essere in una democrazia.
Non appena qualcuno prova a dire qualcosa fuori dal coro, gli scatenano contro i manganellatori di regime.
Ma attenzione, io vi avviso.
C’è una massa enorme di persone, che cresce di settimana in settimana, che è infuriata, che si sta ideologizzando, che non ha più nulla da perdere e che vi vuole vedere fuori dai coglioni il prima possibile.
Mancava da tempo un nucleo ideologizzato, compatto, e ora si sta finalmente costituendo.
Forse sarà il pretesto per la legge marziale che tanto sperate.
Forse.
Ma almeno a quel punto sarà tutto più chiaro.
Abbiamo intere biblioteche che tentano di analizzare gli intrecci di cause che condussero sciaguratamente non solo alle due guerre mondiali, ma anche alla guerra dei trent’anni, alle guerre puniche o alla guerra del Peloponneso. Praticamente ogni conflitto, ogni svolta della storia occidentale è diventato oggetto di infiniti dibattiti, molti dei quali sono ancora oggetto di accese discussioni accademiche. E ora, improvvisamente, i cosiddetti intellettuali, che venderebbero la propria madre pur di avere uno strapuntino in prima serata, vorrebbero farci credere che da una parte ci sono i buoni e dall’altra i cattivi, e tutto si può e si deve risolvere così. Non solo, chiunque provi ad argomentare, a problematizzare ad aprire una prospettiva storica, viene etichettato come amico dei cattivi e quindi indegno di partecipare a una discussione che di fatto nemmeno esiste. E tutto questo non solo a prezzo di un ricretinimento generale, al quale ormai siamo abituati e nemmeno impressiona più di tanto, bensì dell’apertura della strada verso una guerra di proporzioni inimmaginabili di cui questo appiattimento è evidentemente la più o meno consapevole premessa.
“Il sonno della ragione genera mostri” è il titolo di una serie di acqueforti di Francisco Goya datata 1797, mai come in questo momento riesco a intuire quale significato avesse quell’opera enigmatica e spaventosa» (Adalberto Gianuario).
Vite appese: le abbiamo affidate a Zelensky
«Accanto a timidi segnali di un possibile accordo ve ne sono altri inquietanti, che non lasciano sperare nulla di buono, e sono legati a due evidenti mistificazioni.
1. Armi chimiche e ingresso della NATO nel conflitto
In primo luogo si sta abituando l’opinione pubblica all’idea secondo cui se la Russia usasse armi chimiche la NATO NON POTREBBE NON INTERVENIRE.
Lo hanno detto i Polacchi e lo stanno ripetendo in troppi. Ma perché lo dicono quando è evidente che la Russia sta facendo una guerra a bassissima intensità? Se è evidente a tutti coloro che ne capiscono qualcosa che sta usando armi vecchie, con potere di distruzione assai basso, perché dovrebbe usare armi chimiche?
Mettere le mani avanti non ha alcun senso. A meno che non si voglia preparare la sfera pubblica. Basta infatti che qualcuno dica che sono state usate armi chimiche e saremmo immediatamente, senza accorgerci, scaraventati in una guerra senza fine.
Basterebbe che Zelensky costruisse una pistola fumante, dicesse “sono state usate armi chimiche”, o che le usasse lui accusando gli altri di averle usate, e saremmo trascinati in una guerra che farebbe milioni di morti. E Zelensky ha detto più volte di volerla questa guerra, Zelensky vuole che la NATO entri nella guerra, non ha mai cessato di dirlo, di chiedere la no Fly zone che, ovviamente, scatenerebbe il conflitto totale.
Di guerre giustificate da pistole fumanti ne abbiamo viste. Stiamo per vederne un’altra? L’ultima?
2. Putin vuole estendersi sino a Roma?
L’altra idea che si sta facendo girare è che la Russia vuole iniziare dall’Ucraina per poi proseguire coi paesi baltici, poi con la polonia e poi, ovviamente, bombardare parigi, come sempre l’ottimo Zelensky- grande produttore di cortometraggi a uso del pubblico occidentale – non ha mancato di ricordarci. Ovviamente questa cosa non ha alcun senso, è una sciocchezza da ogni punto di vista, chiunque abbia il ben dell’intelletto sa che è propaganda. Ciò a cui mira Putin è noto, e al massimo, se la guerra prosegue, può allargarsi a danno dell’Ucraina, ma Putin sa benissimo che varcare il confine baltico o polacco scatenerebbe una reazione della NATO, e non è questo che vuole.
La notizia viene fatta circolare ad arte, per nascondere quelle che sono le richieste effettive, e per creare quel clima di paura che serve… già, a che serve? A generare terrore, e il terrore genera aggressività, e l’aggressività genera consenso alla follia.
3. Riprendersi in mano la nostra vita
Due elementi che messi insieme non alludono a nulla di buono. E teniamo conto che è la prima volta che la possibilità di una guerra nucleare viene presa sul serio come possibilità positiva. Durante la guerra fredda la deterrenza nucleare aveva una funzione puramente dissuasiva. Serviva a non arrivare alla guerra. Adesso, per la prima volta, si prende in considerazione una guerra nucleare.
Tutto questo è nelle mani di un signore che non sapeva neanche dove si trova la Finlandia o la Svezia, le nostre vite sono nelle mani di Zelensky.
Massimo rispetto per gli Ucraini, se vogliono fidarsi di Zelensky. Combattere e morire, non accettare condizioni, volere entrare nella NATO a tutti i costi è nel loro diritto.
Non è nel loro diritto trascinare il pianeta in un’ecatombe nucleare.
È ora che ci riprendiamo il nostro destino. Le nostre vite non possono essere nelle mani di Zelensky.
È tempo che si sviluppi un movimento pacifista, senza pacifisti per la guerra. L’unità con Letta e con quella gente che alimenta il conflitto non serve.
Prima che sia troppo tardi» (Vincenzo Costa).
“I russi stanno con Putin”. La “scoperta” del New York Times
L’invasione dell’Ucraina ha ridotto la popolarità in Russia di Putin? No. Lo dice il NYT
Nicolaporro.it, 3 aprile 2022
Speciale zuppa di Porro internazionale. Grazie a un nostro amico analista che vuole mantenere l’anonimato, il commento degli articoli tratti dai giornali stranieri.
Il New York Times di venerdì 1° aprile intitola sconsolatamente così un articolo di Anton Troianovski, Ivan Nechepurenko e Valeriya Safronova sull’aggressione all’Ucraina: “Shaken at First, Many Russians Now Rally Behind Putin’s Invasion/Scossi in un primo momento, molti russi si allineano a sostegno dell’invasione di Putin”. Nel sommario si spiega che indagini e interviste mostrano come i russi accettino l’affermazione del Cremlino che il loro Paese è sotto assedio da parte dell’Occidente. E chi si oppone o se ne va dalla Russia o resta silenzioso.
La speranza che traspare da molte posizioni dell’amministrazione e dell’establishment americani di poter contare su un crollo morale che travolga il governo moscovita, non pare dunque al momento poter contare su diffusi sentimenti popolari antiputiniani. D’altra parte Mosca ormai non ha altra via di uscita all’isolamento dell’Occidente che un’alleanza strategica con Pechino: una prospettiva che per un lungo periodo ha cercato di evitare.
È difficile in questa situazione spiegarsi perché gli americani insistano nell’obiettivo di disgregare la Russia, allineando dietro di sé gli europei e spingendo gli ucraini a non aprire reali vie di uscita a Mosca. Ma è altrettanto complicato chiedersi perché Vladimir Putin si sia cacciato dentro questa situazione di notevole dipendenza dalla Cina.
Scartiamo le facili soluzioni psicologiche: Joe Biden è un rimbambito, Vladimir Putin è pazzo. O le analisi superficiali: Putin non sapeva che gli americani stavano preparando le milizie ucraine da anni o che in primavera il suolo ucraino impantana i carri armati; gli americani credono veramente che l’esercito di Kiev possa battere quello di Mosca o che le sole sanzioni possano piegare il Cremlino.
Forse Mosca era preoccupata da nuove manovre destabilizzatrici di Washington mirate anche a costringere i tedeschi a rompere i rapporti con i russi sul gas, e in questo senso hanno voluto forzare i tempi per smascherare i tentativi americani. Oppure i dissensi nel blocco di potere putiniano erano tali da dover ricorrere a un diversivo internazionale. D’altra parte gli americani con il loro strano atteggiamento da una parte di non intervenire di fatto quando i russi stavano preparando la loro invasione e di irrigidire tutto il fronte alleato a invasione iniziata, hanno già ottenuto alcuni importanti successi strategici: l’Europa sosterrà l’acquisto di gas americano e investirà maggiormente in spese militari.
Però c’è qualcosa che non si spiega: perché Mosca non ha usato una tattica meno brutale? Perché gli Americani puntano ancora sulla disgregazione della Russia nel breve-medio periodo?
Qualche mese fa alcuni frequentatori di qualificati ambienti moscoviti raccontavano come Vladimir Putin fosse gravemente ammalato e che il gonfiore del suo viso – che qualche altro, forse troppo allegro, osservatore attribuiva invece a un ringiovanente botulino – fosse determinato da pesanti cure al cortisone. E che inoltre tutta Mosca stesse discutendo già di un suo possibile successore. Queste voci oggi sono confermate da articoli usciti anche a Mosca, che però potrebbero far parte della nebbia della guerra, the fog of the war, che da sempre impedisce di capire quel che sta sul serio avvenendo in un conflitto.
Però se invece si riflette sulle voci di “prima” della guerra, queste potrebbero fornire una chiave di lettura degli avvenimenti in corso, un po’ più razionale delle tante quotidianamente diffuse.
Un Putin che si mette a fare il lavoro sporco per mettere in sicurezza il suo Paese e dar la possibilità a un suo erede di trattare una seconda fase meno anti-occidentale. Americani che la tirano in lungo perché sperano che il presidente russo muoia durante la guerra dando vantaggi fondamentali a Washington. Tutto ciò spiegherebbe meglio quel che sta succedendo rispetto a tante argomentazioni che paiono spesso primitive.
Se poi, invece, il gonfiore è dovuto al botulino, allora l’analisi svolta in queste righe non ha più fondamento e l’Ucraina troverà pace solo quando il Cremlino scoprirà un fondo tinta più adatto.
Un riassunto… provvisorio
«Allora riassumiamo, ditemi se ho ben capito:
– L’Ucraina ha fatto bene a bombardare per 8 anni il Donbass.
– Si possono bombardare tutti gli stati del mondo destabilizzando la zona e lasciarli in mano all’anarchia basta che non si bombardi l’Ucraina.
– I nazisti sono universalmente riconosciuti come il male universale tranne se sono ucraini, in quel caso sono bravi ragazzi che salutano sempre.
– I ricchi Russi che si fanno gli affari loro sono oligarchi, i ricchi Americani che influenzano i governi sono filantropi.
– L’Italia ripudia la guerra ma non la guerra in Ucraina.
– L’Italia è in stato di emergenza perché c’è una guerra in Ucraina, per qualunque altra guerra non ce ne è bisogno.
– L’INPS aveva finito i soldi e la gente in quarantena non è stata retribuita però abbiamo 10 miliardi per armare l’Ucraina.
– Il gasolio costa 2,2 euro mentre il petrolio costa 110 euro al barile ed invece quando il petrolio costava 140 il gasolio costava un 1,30 euro perché c’è la guerra in Ucraina.
– Se sei un medico non vaccinato non puoi lavorare perché sei un pericolo, però se sei un medico ucraino puoi lavorare senza vaccino al posto del medico italiano e senza neanche il bisogno di riconvertire la laurea.
– L’Italia ha più di due terzi dei suoi giacimenti di gas inattivi che ci renderebbero indipendenti ma non possiamo attivarli e dobbiamo comprare il gas dall’America e non più dalla Russia perché la Russia è in guerra con l’Ucraina.
– Se l’esercito ucraino occupa scuole, teatri e civili abitazioni trasformandoli in obiettivi militari se qualcuno li bombarda sta attaccando obiettivi civili e dobbiamo ricostruire noi mentre i nostri terremotati dormono ancora in tenda.
– Dobbiamo accogliere i profughi ucraini anche se provengono da altri Paesi che non sono in guerra.
– Gli Ucraini sono vaccinati al 35% e non si sono estinti perché il virus mortalissimo non uccide gli Ucraini, infatti loro possono usufruire di qualunque servizio mentre a noi serve il Green Pass.
– Zelensky ordina ciò che vuole al nostro governo manco fosse il McDrive e noi dobbiamo darglielo per forza inimicandoci i russi.
– In Italia la libertà di stampa prevede che si possa invitare la gente ad uccidere il leader politico di un altro stato.
– I missili russi sono fatti di lamierino e colpiscono i lavandini delle povere massaie ucraine.
Dimentico qualcosa?» (Anonimo).
Segue la Parte 22: QUI.