“Gli spezzatori di comizio” nei talk show. La diplomazia della Santa Sede al lavoro. Tritacarne al fronte. Riapparso online articolo della Stampa del 2014 su “neo-Nazi imperversano in Ucraina”

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Riportiamo di seguito tre interventi e un articolo di archeologia storica, come elementi di analisi dei tempi terribili che stiamo vivendo, non da oggi, con delle guerre in tutte le parti del mondo. Guerre “dimenticati”, di cui non si può parlare. Vediamo le immagini di Mariupol distrutto dai Russi anno 2022, ma ci siamo “dimenticati” di Raqqa “liberata” dagli Americani anno 2017 [QUI]. Guerre “buone” con dei partecipanti inconfessabili, di cui si può parlare, si deve parlare, ma solo secondo il pensiero unico dei detentori della verità dei bambini onnipotenti al potere.

E poi, la guerra “cattiva”, quella in Ucraina, iniziata già nel 2014 con città distrutte, profughi e morti, a cui non abbiamo fatto caso perché era contro dei “secessionisti”, finché il Presidente della Federazione Russa non ha iniziato la sua “operazione militare speciale” in Ucraina, con altre città distrutte, altri profughi e altri morti. L’orrore della guerra, i volti di bambini, donne e anziani sotto le bombe, il pericolo nucleare, sono fatti che nessuno può perdonare, e che sull’onda emotiva condannano come unico colpevole il Presidente russo Vladimir Putin. Ma se la violenza non si può mai giustificare, ci sono altri fatti – di cui gran parte della stampa si occupa raramente – che la possono spiegare. Fatti indispensabili per giudicare e non limitarsi a tirare le somme sulla base di preconcetti. In questo contesto sono importanti le inchieste, come per esempio quella di Panorama su strategie, ambizioni e rimostranze della sanguinosa guerra di Vladimir Putin, con le prove, ormai desecretate, dell’impegno assunto nel 1990 dai leader occidentali con Mikahail Gorbaciov a non espandere l’Alleanze atlantica oltre l’ex Ddr, trovate da Panorama negli archivi della Sicurezza Nazionale statunitense [QUI].

In tutto questo, il nostro governo è davvero coerente: il Russo Putin è un tiranno macellaio, invece l’Azero Aliyev è un sincero pacifista democratico. Ma ci devono prendere così per i fondelli? Le cluster bomb azere su Stepanakert, la capitale della Repubblica di Artsakh/Nagorno Karabakh e le bombe azere-turche al fosforo nella guerra dei 44 giorno nel 2020? Non pervenute. Bombardamenti criminali del regime dell’Azero Aliyev sostenuto dal Turco Erdogan, mai condannati abbastanza. E poi, ogni guerra “tollerata” diviene automaticamente la madre di quella successiva.

Risuonino le parole di Papa Francesco: «Il dramma del nostro tempo è girarsi dall’altra parte», «Speriamo e preghiamo perché questa guerra vergognosa per tutti noi, per tutta l’umanità, finisca al più presto: è inaccettabile; ogni giorno in più aggiunge altre morti e distruzioni», «Davanti alle barbarie dell’uccisione di bambini, di innocenti e di civili inermi, non ci sono ragioni strategiche che tengano, c’è solo da cessare l’inaccettabile aggressione armata prima che riduca le città a cimiteri» e «In nome di Dio fermate questo massacro».

  • “Gli spezzatori di comizio” nei talk show televisivi di Prof. Angelo D’Orsi – Facebook, 1° aprile 2022: Solo apparentemente hai la libertà di esprimerti. ma quella libertà è inficiata dal fatto che gli spezzatori di comizio, gli avvelenatori della ragione, sono lì in agguato, assoldati all’uopo, proprio per impedirti di svolgere un ragionamento. Ti interrompono, ti provocano, ti aggrediscono, ti ingiuriano direttamente senza farsi troppi scrupoli.
  • “Adesso si può ragionare”: sul tavolo il viaggio del Papa a Kiev. Papa Francesco non ha scartato l’ipotesi. E ora il Vaticano potrebbe lavorare ad un doppio incontro: uno con il patriarca Kirill ed uno in Ucraina di Francesco Boezi – Il Giornale, 2 aprile 2022: La Santa Sede rimane in lizza per un ruolo di mediatore ufficiale, così come sottolineato in più circostanze dal Cardinal Segretario di Stato Pietro Parolin.
  • Tritacarne al fronte. L’estrema mossa: il Cremlino arruola bambini e terroristi di Renato Farina – Libero Quotidiano, 2 aprile 2022: Lo Zar in difficoltà decide di coinvolgere le milizie islamiche i Hezbollah e intanto continua a mandare al fronte soldati giovanissimi e male addestrati.
  • I neo-Nazi imperversano in Ucraina, ma il Nazismo non è più il “male assoluto”(per l’Occidente) di Maria Grazia Bruzzone – La Stampa, 30 novembre 2014: Questo articolo, scomparso dopo l’invasione russa in Ucraina, è miracolosamente apparso nuovamente online, dopo la denuncia da parte di diversi siti, tra cui anche noi. Lo riportiamo con una breve introduzione a firma di Giorgio Bianchi Photojournalist di oggi.

“Gli spezzatori di comizio” nei talk show televisivi
di Prof. Angelo D’Orsi
Facebook, 1° aprile 2022


Come forse qualcuno sa ho partecipato negli scorsi giorni a due programmi tv, uno su Rete 4 (Dritto e rovescio, con Paolo Del Debbio), l’altro su La7 (Piazzapulita – La7, con Corrado Formigli).

Ho litigato sovente, anzi quasi sempre, quando (non di frequente) ho partecipato a dei programmi tv, non importa su quali reti o canali. Sono rissoso? Ho un cattivo carattere? Può darsi. Il fatto è che in tutti i talk show ci sono ospiti, a volte fissi a volte no, ma intercambiabili, che hanno il compito precipuo di impedire agli altri ospiti che la pensino diversamente di argomentare. Gramsci li chiamava, quando i dibattiti politici avvenivano nelle piazze vere, non in quelle virtuali, “gli spezzatori di comizio”; un’amica, che ringrazio, Annalisa Presicce, mi ricorda una citazione di Aristotele (niente meno!) che si può impiegare per descrivere siffatti personaggi: “gli avvelenatori della ragione”, e consigliava di fuggirli per mantenersi in salute.

È quello che tanti amici e amiche mi chiedono: ossia di rifiutare gli inviti (come a lungo ho fatto in passato) in televisione, perché comunque solo apparentemente hai la libertà di esprimerti. ma quella libertà è inficiata dal fatto che gli spezzatori di comizio, gli avvelenatori della ragione, sono lì in agguato, assoldati all’uopo, proprio per impedirti di svolgere un ragionamento. Ti interrompono, ti provocano, ti aggrediscono, ti ingiuriano direttamente senza farsi troppi scrupoli.

Ebbene l’esperienza di ieri sera, 31 marzo, a “Piazzapulita”, dove pure si respirava un clima più tranquillo rispetto a “Dritto e Rovescio”, è stata la peggiore nella mia breve carriera di “opinionista televisivo”: il personaggio che fin dall’inizio del mio primo intervento mi ha interrotto con arroganza, il dottor Stefano Cappellini (che scopro essere addirittura “Responsabile della Redazione politica” de la Repubblica“: questo dice tanto su quel giornale o meglio su ciò che ne resta), merita la medaglia d’oro, nella classifica degli avvelenatori della ragione e degli spezzatori di comizio. Notevole il fatto che al di là dell’insulto nei confronti miei e della “categoria” in cui mi ha collocato (quale? la sinistra, è sembrato di capire, a un certo punto, la sinistra “da percentuale da prefisso telefonico” ha detto sprezzante), il dottore Cappellini non ha saputo esprimere un solo concetto: beh, che Putin è cattivo, che questa è la guerra di Putin. E se si cercava semplicemente di ricostruire i contesti e il pregresso di questo conflitto (con me anche l’ottimo Alberto Negri), il dottor Cappellini andava in escandescenze. “Non si può essere equidistanti!” “Volete dire che la Nato è peggio di Putin?” E così via in una impressionante sequenza di banalità. Analisi? Zero.

Ovviamente, subito dopo sono stato inserito fra i “rossobruni” o direttamente “putiniani”, gente che magari per ora i Cappellini e i suoi referenti politici (PD) ed economici (Elkan) lasciano circolare, e li fanno pure arrivare in tv (a mezzanotte), concedendogli il diritto di parola, ma che non ne abusino! Purchè insomma non si spingano a denunciare le menzogne de la Repubblica, de La Stampa e del Corriere e delle Reti tv, specie quelle della Rai (ammettiamolo: sulle reti private c’è maggior spazio che su quelle Rai, come vicende recenti hanno dimostrato).

E intanto gli altri, gli opinionisti “titolati”, quelli da “prima serata”, quelli che dirigono giornali o contribuiscono a dare la linea (da Gramellini a Cappellini, da Giannini a Rampini… :sono tutti “ini”, ci sarà una ragione?!), proseguono nella loro opera di intossicazione della opinione pubblica. Alla quale va dettata e imposta la verità del potere, e guai a chi prova a contestarla. Ma quella “gente” che provano a imbonire, è più sveglia di quanto lor signori non pensino. Le reazioni a caldo sia alle bordate di Cruciani a “Dritto e Rovescio” sia, assai di più, alle insulsaggini di Cappellini, sono un bel segnale di speranza.

“Adesso si può ragionare”: sul tavolo il viaggio del Papa a Kiev
Papa Francesco non ha scartato l’ipotesi. E ora il Vaticano potrebbe lavorare ad un doppio incontro: uno con il patriarca Kirill ed uno in Ucraina
di Francesco Boezi
Il Giornale, 2 aprile 2022


Se n’è parlato parecchio senza troppa concretezza ma ora sembra essersi aperto uno spiraglio: il viaggio di papa Francesco a Kiev durante il conflitto non è più una chimera.

Una novità è arrivata dallo stesso Jorge Mario Bergoglio che, da Malta, dove si è recato per una visita apostolica, non ha affatto scartato l’ipotesi.

“In certi giorni il dolore al ginocchio non lo sento proprio”, ha detto il pontefice argentino, associando il dolore fisico a quello patito dalla popolazione ucraina per la guerra che divampa e parlando con la stampa presente sull’isola. L’ex arcivescovo di Buenos Aires, a causa di qualche problema fisico, è stato costretto a saltare, per ordine e pareri dei medici, più di qualche viaggio. Bergoglio non è potuto andare neppure a Firenze, dove si è parlato di Mar Mediterraneo qualche settimana fa. Il viaggio a Malta, però, può essere la prova di un miglioramento complessivo delle condizioni di salute. E ora il Vaticano può iniziare a ragionare di Kiev.

La diplomazia della Santa Sede è al lavoro: un incontro con il patriarca Kirill, il vertice della Chiesa ortodossa di Mosca, è un’altra delle azioni che stanno vagliando dalle parti di piazza San Pietro. Il Vaticano non ha mai smesso di essere in contatto con il capo degli ortodossi russi ed in queste ore sta rimbalzando la suggestione di un secondo summit, dopo quello di Cuba, tra le due autorità religiose. Il che rappresenterebbe anche un buon viatico per ovviare alla prassi diplomatica che prevede che il Santo Padre incontri entrambe le parti in conflitto.

“Mi sembra un’ipotesi difficile (quella di una visita a Kiev, ndr) – avevano fatto sapere qualche giorno fa al Giornale.it fonti vicine ai sacri palazzi – e comunque se andasse in Ucraina dovrebbbe andare pure a Mosca. Il che mi pare molto complesso”, avevano continuato. Difficile, sì, ma a quanto pare non impossibile. La possibilità che Francesco veda sia Kirill sia qualche alto ecclesiastico ucraino, ad esempio il metropolita ortodosso Epifanio, che guida la Chiesa ortodossa nazionale di Kiev, aumenta la suggestione di un gesto che avrebbe del clamoroso.

Un’altra delle ipotesi circolanti riguarda un’opera di mediazione che Francesco potrebbe provare a compiere, sempre incontrando ambo le parti, al di fuori delle due nazioni interessate dalla guerra. Bergoglio potrebbe insomma incontrare le autorità religiose ucraine e Kirill al di fuori dei confini ucraini e russi. Non sono per ora arrivate notizie relative a possibili summit con Volodymyr Zelensky e Vladimir Putin. La Santa Sede rimane comunque in lizza per un ruolo di mediatore ufficiale, così come sottolineato in più circostanze dal cardinale e segretario di Stato Pietro Parolin.

Due foto di giovanissimi militari russi arruolati da Putin (i soldati “bambini” esibiscono le loro foto sui social). A destra, i miliziani di Hezbollah. Putin e i suoi generali hanno gettato nella fornace ucraina un esercito di pivellini. Visto che la guerra è ad oltranza, la risposta russa è dotarsi di migliaia di tagliagole sciiti.

Tritacarne al fronte
L’estrema mossa: il Cremlino arruola bambini e terroristi
di Renato Farina
Libero Quotidiano, 2 aprile 2022


Ci sono due notizie che giungono dal fronte ucraino. Sono collegate. La prima riguarda chi si fronteggia sul campo e chi sta vincendo (gli Ucraini). La seconda riguarda chi sta per arrivare: gli Hezbollah libanesi ormai da anni piazzati in Siria agli ordini di Teheran, e che i servizi russi stanno ingaggiando a migliaia, con la promessa di paga (4mila dollari al mese) e di bottino. Costoro sono ritenuti gli unici combattenti in grado di sviluppare una guerra urbana strada per strada visto il fallimento della prima ondata di truppe ordinarie, troppo ordinarie.

1) Diventa ogni giorno più evidente che Putin e i suoi generali hanno gettato nella fornace ucraina, dove non si aspettava altro, un esercito di pivellini. Lo abbiamo scritto sin dal 25 febbraio. Meno raccontato il fatto che questi soldatini sono stati falciati come il grano d’estate da una resistenza ucraina addestrata in modo formidabile da consiglieri militari americani e inglesi. Altro che spontanea ribellione. Quella c’è stata e c’è. Ma non è lo sventolio delle bandiere e non è la retorica resistenziale che porta alla vittoria, bensì la crudele tecnica della guerra. L’invasione russa era non solo nell’aria, dal 2014, la sua pianificazione è stata intercettata dai servizi anglosassoni. Da qui le contromosse concordate con le autorità di Kiev. Da mesi reparti scelti, motivati e nerboruti, specie provenienti dall’Ovest, sono stati dotati di armi di nuovissima generazione, in grado di spazzare via i carri armati facendoli esplodere con precisione millimetrica.

Mezza Caporetto

La resistenza eccezionale di Mariupol si spiega così. Coscienza patriottica, ma non certo a mani nude. I resistenti sono guidati dal Battaglione Azov, una milizia formatasi nel 2014, la cui azione è tanto più efficace perché equipaggiata con congegni come quelli in dotazione al comparto per le Operazioni Speciali del Corpo dei Marine degli Stati Uniti (Marsoc).

2) Invano l’eroica Mariupol è stata oggetto di un assedio criminale, che non si è curato di coinvolgere nei bombardamenti padiglioni di ostetricia e teatri affollati di bambini. Neanche i guerrieri ceceni, abituati a non fare prigionieri, sono stati ingaggiati per una guerra santa. Gli invasori quasi ovunque rinculano. Ritirata tattica o un mezzo Caporetto? Nella testa di Putin accadono cose senz’altro orribili, ma – come Stalin – se le tiene per sé. I suoi caduti sono ormai ventimila, secondo fonti ucraine. Numero gonfiato? Può essere. Ma sono tanti i corpi di diciottenni gonfiati dalla morte, lasciati insepolti con il volto implume: qualche tempo fa quelle gote livide erano state baciate dalle madri e dalle fidanzate, e oggi giacciono sulle strade fangose dell’Ucraina con le divise accartocciate dell’Armata che doveva essere invincibile.

Il pianto delle madri

Erano quasi tutti giovani di leva, addestrati a malapena. Vladimir ha tante colpe, ma questa non è la più piccola. Ovvio: non fanno pena i morti quando da vivi, sul crinale della giustizia, marciavano dalla parte sbagliata. Ma vallo a spiegare alle madri. La guerra in Afghanistan a cavallo degli anni 70 e 80 ha tagliato i tendini all’Unione Sovietica non solo per opera dei Mujaheddin finanziati dagli americani ma dall’Armata Invincibile delle madri russe, che hanno assediato la Piazza Rossa impugnando come un machete la fotografia del proprio figlio morto o disperso dalle parti di Kabul. Nessun reparto antisommossa ha mai avuto il coraggio di caricare le mamme dei propri commilitoni: erano madri, le loro madri. Putin ha perciò scientemente voluto sacrificare i soldati-bambini, provenienti dalle regioni orientali, non avevano neppure avuto il tempo di sgamare attraverso radio-fante quel che stava per accadere. Cosa possono fare ventimila madri che non sanno neppure di dover piangere un figlio morto, oltretutto disperse nei villaggi della steppa?

Guerra ad oltranza

3) A questo punto, visto che la guerra è ad oltranza, nessuno dei contendenti intende recedere, la risposta russa è quella di arretrare, quasi per prendere la rincorsa dotandosi stavolta di alcune migliaia di tagliagole sciiti brevettati: sono quelli che hanno saputo stanare casa per casa, ad Aleppo e a Raqqa, i miliziani del Califfo. Riposta per ora in magazzino l’arma nucleare ipersonica tattica, cioè di piccola potenza (qualcuno deve aver spiegato a Putin quali sarebbero state le ritorsioni mirate contro la sua stessa famiglia), la scelta – secondo fonti di intelligence di primaria importanza – quella di affiancare ai soldatini di latta, anzi di latte, gli sbudellato, professionisti, mercenari ben disponibili a versare sangue presumibilmente cristiano in cambio d’oro e di altre utilità. Sono giorni che Giovanni Minoli, intervistando su Rai Radio 1 (il Mix delle Cinque) non analisti da talk show ma esperti che hanno rischiato la pelle sul campo, ha raccolto questa notizia, rilanciata infine da Marta Ottaviani, la migliore giornalista del ramo, che conosce i suoi polli come dimostra il suo recente Le Brigate russe (La guerra occulta del Cremlino). Le ha chiesto Minoli a proposito dell’impiego di queste milizie: «Nel cambio di strategia russo questo elemento peserà molto?». Risponde la Ottaviani: «È un elemento importantissimo, Putin in questo momento deve fare i conti con il camouflage del numero delle vittime cadute tra i soldati russi, molto spesso si tratta di militari di leva, impiegare gli Hezbollah nel combattimento porta a porta può determinare una svolta non solo dal punto di vista del conseguimento del risultato, ma soprattutto Putin non dovrà più rendere conto di tutti i militari morti fino a questo momento che sono già tanti». Se non vogliamo assistere a massacri di cristiani, l’intelligence americana conta che i capi degli Hezbollah in Libano siano più convincenti degli agenti russi e delle loro paghe. In Libano si va verso le elezioni, lì gli Hezbollah sono un partito legale. Se questo arruolamento di miliziani in chiave anti-ucraina e dunque anti-occidentale fosse confermato, la disfatta elettorale sarebbe certa. Ci tocca sperare in Nasrallah, vecchio amico di D’Alema, che richiami in patria i trecento.

A volte ritornano
di Giorgio Bianchi Photojournalist
Telegram, 2 aprile 2022


Ringrazio il sito amatoriale Butac per averci avvisato che è di nuovo disponibile online il meraviglioso articolo de La Stampa sul nazismo in Ucraina, misteriosamente scomparso, dopo che molti, me compreso, lo avevano ricominciato a condividere.

Quel poveraccio di Butac è stato una settimana chiuso nella sua cameretta a smanettare sul web, quando poteva più semplicemente leggere l’articolo incriminato, che evidentemente non ha neanche guardato, per rendersi conto che tutto quello che ho detto nel mio video è ampiamente confermato dall’articolo (e da centinaia di altri articoli che ovviamente ha fatto finta di non trovare. Qui ne trovate uno di Forbes tradotto dall’inglese, a solo titolo esplicativo [QUI].

A questo punto i casi sono due: o avevo ragione su tutta la linea, oppure per par condicio deve anche “sbufalare” La Stampa che ha detto esattamente quello che ho detto io (anzi, molto peggio).

Anche La Stampa nel 2014 era al soldo di Mosca?

Poi vorrei dire al signorino che in genere, in una base controllata dai militari, si entra con i militari.

È difficile scavalcare senza farsi sparare. Lo so che nei film e nelle serie TV che si vedono la sera in cameretta, a volte succede che uno entri in una base di nascosto, ma appunto, quella è fiction, nella realtà chiedi il permesso e entri con loro. Fermo restando che poi mi hanno lasciato frugare ovunque senza controllarmi, ma questi sono dettagli.

A quanto pare il signorino del sito amatoriale Butac, immemore delle legnate virtuali che si è già beccato dal sottoscritto, ha deciso di aggiudicarsi una seconda asfaltata.

Del resto è un sito amatoriale, non ha alcuna reputazione da difendere.

Oramai sono diventati tutti ucrainologi.

Cosa gli verrà in tasca lo sanno solo loro

I neo-Nazi imperversano in Ucraina, ma il Nazismo non è più il “male assoluto”(per l’Occidente).
di Maria Grazia Bruzzone
La Stampa, 30 novembre 2014


Una settimana fa l’assemblea generale dell’ONU ha approvato una mozione presentata dalla Russia che condannai tentativi di glorificazione dell’ideologia nazista e la conseguente negazione dei crimini di guerra nazisti, compreso l’Olocausto. La risoluzione rileva e condanna anche l’aumento di attacchi razzisti in tutto il mondo e propone di applicare la Convenzione Internazionale sull’eliminazione di ogni forma di Discriminazione Razziale adottata in sede Onu nel 1969 ma mai davvero messa in pratica.

I media italiani hanno quasi del tutto ignorato la notizia, che invece presenta aspetti interessanti, sottolineati da blog alternativi (es QUI), anche nostrani (QUI e QUI).  Del resto parlano poco anche delle atrocità che continuano ad essere compiute in Ucraina, come testimonia anche l’ultimo rapporto ONU.

Si dirà che la mozione ricalcava altre risoluzioni del genere approvate alle Nazioni Unite, anche recentemente (2010, 2012).

Si dirà che quest’ultima risoluzione era una furbesca mossa propagandistica del Cremlino per raccogliere una condanna indiretta del nuovo governo ucraino, nato da un “colpo di stato” sponsorizzato da Stati Uniti e avvallato dalla UE.

Fatto sta che, se in altre occasioni simili c’era stata l’unanimità o quasi, questa volta è andata diversamente.

I voti favorevoli sono stati 115, 3 i contrari, 55 gli astenuti. A votare contro sono stati USA, Canada e Ucraina – è la prima novità. La seconda è che ad astenersi sono stati i paesi dell’Unione Europea (ambigui e un po’ ipocriti, come spesso capita) più vari stati nordafricani. Astenuta anche la Germania, mentre Israele non ha potuto negare il suo sì, associandosi al resto del mondo.

Una svolta ideologica. La sottolinea un blog italiano decisamente “di sinistra” che osserva come in questa occasione il “merito” della mozione (la condanna del Nazismo) perda di peso, non conti più.  L’importante è contrastare l’avversario (la Russia) e sostenere l’alleato (l’Ucraina di Poroshenko e Pravy Sektor).

Un voto puramente “politico”, certo. Ma che rovescia un modo di pensare radicato nella tradizione culturale occidentale e in particolare europea – ne sa qualcosa la generazione cresciuta nel dopoguerra nel mito degli USA “salvatori” dell’Europa dal perfido criminale Hitler gasatore di ebrei e minoranze (ma del ruolo decisivo della Russia nel fermare il Führer, e dei 23 milioni di russi morti, tra militari e civili, poco si parlava e si parla).

“Con questo voto il concetto di “male assoluto”, storicamente e unitariamente identificato nel nazifascismo, non possiede più dei contorni valoriali riconosciuti e riconoscibili da tutti – osserva il blog – ma diventa semplicemente l’etichetta da affibbiare al “nemico di turno”. L’integralismo islamico-sunnita dell’Isis può essere nominato come il nuovo “male assoluto”, mentre i nazifascisti in carne-ossa-spranghe-fucili – in qualsiasi paese alleato dell’Occidente – non lo sono più”.

È una svolta che data ormai da decenni. Quanti “nuovi Hitler” sono stati additati, da Noriega a Saddam Hussein, da Milosevich a Gheddafi? Fino allo stesso Putin negli ultimi mesi. Ma senza ribaltare i termini della questione, senza negare esplicitamente il “male assoluto“ Nazista originario, come fa invece il recente voto negativo all’ONU da parte di US, Canada e Ucraina.

Ucraina e neo-Nazisti. La svolta ideologica sarebbe il minor problema se neo-Nazisti in carne e ossa venissero non solo tollerati ma addirittura utilizzati, finanziati, premiati con cariche parlamentari, ministeriali e non solo. È quel che accade in Ucraina come, a un anno dalla cosiddetta “rivolta di Maidan” e in coincidenza col voto all’ONU, documentano svariati post (diversi sul sito canadese Global Research).

È accaduto del resto fin dall’inizio, quando fazioni di estrema destra ultranazionalista, con bandiere e chiari simboli neo-Nazi, hanno giocato un ruolo decisivo nel “colpo di Stato” che ha rovesciato il presidente Viktor Yanukovich (corrotto quanto si vuole ma regolarmente eletto)  e dato vita al governo di Arseniy Yatseniuk. Un copione scritto da tempo dal Dipartimento di Stato americano, è stato ampiamente provato, contro la volontà degli europei che col presidente uscente avevano siglato un accordo, rinnegato il giorno seguente dopo i furiosi, oscuri scontri di piazza nella notte tra polizia e dimostranti fra i quali spiccavano le milizie del Settore Destro (Pravy Sektor) e misteriosi cecchini, disordini che misero in fuga Yanukovich (Underblog QUI e QUI con link vari, e ancora QUI, autorevole e decisivo).

Neo-Nazi in Ucraina al governo… Sono tanti, a dispetto della scarsissima affermazione del loro partito. Farne un elenco è inevitabile (QUI e QUI).

Andry Parubiy. Segretario del Consiglio Ucraino di Difesa e Sicurezza Nazionale. Parubiy aveva fondato il Partito Nazional Socialista dell’ Ucraina, formazione di estrema destra ultranazionalista e neo-Nazista nata nel 1991 che, malgrado il nome cambiato in Svoboda (=libertà) siede in parlamento(con soli 6 eletti invero) continuando a usare tranquillamente simboli e bandiere naziste e a richiamarsi a Stepan  Bandera, il collaborazionista ucraino dell’Ovest schierato dalla parte di Hitler, che era invece combattuto dagli Ucraini dell’Est alleati con l’Unione Sovietica di Stalin. Di qui, e da ancor più antiche ostilità, l’odio feroce che oppone le due parti dell’Ucraina. Sarebbe utile approfondire per meglio capire le posizioni.

Oleh Tyahnybok, leader di Svoboda, partito che siede in parlamento (Tyahnybok fotografato un anno fa col futuro premier Yatseniuk insieme al senatore US John McCain e a Victoria Nuland, assistente di John Kerry per Europa e Eurasia, falco Neocon nonché moglie di Robert Kagan, la vera architetta del piano ucraino costato $5 miliardi, dichiarò lei stessa,  di cui venne resa nota la telefonata in cui mandava esplicitamente a farsi fottere gli europei.

Dmytro Yarosh, vice Segretario per la Sicurezza Nazionale. Leader di Pravy Sektor, sovrintende le forze armate con Parubiy. Pravy Sektor include il gruppo di estrema destra Patrioti dell’Ucraina e i paramilitari di UNA-UNSO (ne parliamo più avanti). Nelle loro insegne ci sono rune naziste, svastiche e altri simboli nazi.

Oleksandr Sych, vice Primo Ministro. Sych è membro del partito Svoboda.

Ihor Shvaika, ministro dell’Agricoltura, idem.

Andriy Mokhnyk, ministro dell’Ecologia. Mokhnyk di Svoboda è vice leader.
… e in parlamento, capi dei battaglioni di milizie che seminano terrore nell’Est. Squadre di volontari/mercenari che affiancano/surrogano esercito regolare di Kiev e Guardia Nazionale nella guerra etnica contro i cosiddetti “separatisti filo-Russi “. Sarebbero 34 o 50 e conterebbero varie migliaia di militi, 7000 solo il Dniepr secondo AFP.

Oleg Lyashko, capo del Radical Party che porta anche il suo nome, nonché del battaglione “Shaktar”. Human Right Watch e Amnesty International ne hanno condannato le azioni nell’Est Ucraina, ma pure sequestri di persona e torture nei confronti di suoi concorrenti. Global Research aggiunge accuse di stupri e di giovani volontari costretti a prostituirsi, sebbene Lyashko, che era un candidato alla presidenza, sia considerato un politico in ascesa.

Sergey Melnichuk, comandante del battaglione “Aydar” dalle incerte sorti, deputato scelto da Lyashko.

Andrij Teteruk, neo senatore e comandante del battaglione “Myotvorets” (=che porta la pace), milizia di polizia che “restaura l’ordine negli insediamenti liberati, li ripulisce dai criminali e dalle armi”, a suo dire. Tradotto: milizie punitive.

Semen Semenchenko, nuovo senatore anche lui, il suo battaglione “Donbass” è responsabile di molti orrori contro i civili delll’Est.

Yuri Bereza, neo senatore, comanda il battaglione “Dniepr1” finanziato da Ihor Kolomoysky, il potente oligarca banchiere 2° o 3° più ricco del paese, da poco nominato governatore di Dniepropetrovsk. Kolomoysky, passaporto ucraino, cipriota e israeliano, avrebbe pianificato e finanziato il massacro di Odessa in cui sono stati torturati, mutilati e infine bruciati 37 civili, 19 dei quali ebrei. Il battaglione pullula di svastiche e mercenari Neo-Nazi. “Animali neonazisti”, li ha bollati l’assistente dell’oligarca.

Andrij Biletsky, capo dei gruppi neo-Nazisti Assemblea Social-Nazionale e Patrioti dell’Ucraina è il fondatore e comandante del battaglione “Azov”, il più tristemente noto.  Responsabile di rapimenti, stupri, torture e assassini di civili nella regione del Donbass ma anche a Mariupol dove è basato, fra i suoi emblemi oltre a rune e svastiche (viste in tv pare abbiano impressionato molto i tedeschi, per il Washington Post sono romanticherie giovanili) c’è il simbolo occulto del Sole Nero usato dalle SS naziste.

Circa 500 uomini, “apertamente neo-Nazisti” li definì Foreign Policy in un pezzo di agosto dedicato al battaglione (ma forse sono ben di più), alla pari degli oltre 50 “battaglioni punitivi”, unità paramilitari che combattono nell’Est. L’”identità europea” propugnata dall’ideologo Odnorozhenko è molto diversa dal liberalismo americano ed europeo, osserva FP. Biletsky propugna apertamente la superiorità Ariana. “La storica missione della nostra nazione in questo momento critico e guidare le Razze Bianche del mondo in una crociata finale per la loro sopravvivenza” ha detto al Telegraph (ripreso qui da Consortiumnews in un post che linka i grandi media come NYTimes ecc, che finalmente a settembre si accorgono dei neo-Nazi in Ucraina.

E sul loro sito si leggono frasi così: “Sfortunatamente oggi fra le genti Ucraine ci sono molti Russi (per mentalità), ebrei, americani, europei dell’UE, Arabi, Cinesi e così via, ma non molti specificamente Ucraini . Non è chiaro quanto tempo e quanti sforzi ci vorranno per sradicare questi pericolosi virus dal nostro popolo”.

Conclude FP: “I pro-Russi dicono di combattere contro nazisti e fascisti, nel caso di Azov e altri battaglioni queste accuse sono essenzialmente vere”.

Di sfuggita: qualche giorno fa il vicecomandante del battaglione “Azov” Vadim Troyan, è stato nominato Capo della Polizia della Regione di Oblast dal ministro dell’Interno Arsen Avakov (che la Russia chiede venga ricercato dall’Interpol per metodi di guerra proibiti, assassini e altri reati).

Da segnalare anche l’apparente processo di “nazificazione” in corso nelle scuole, come testimoniato dal tweet del presidente Poroshenko sull’addestramento militare a lezione e dall’immagine dei simboli nazisti in questa classe.

Eppure il governo US li aiuta e li finanzia. “Se solo il pubblico sapesse che il governo US aiuta mostri del genere”, scrive Global Research raccontando di una delegazione Ucraina in arrivo a Washington per reclamare altri soldi e aiuti militari. In realtà armi, anche letali, ne hanno appena ricevute, in coincidenza con la recente visita a Kiev del vicepresidente Usa Joe Biden – come ha rivelato il sito di hackers CyberBerkut che ha messo in rete elenchi e documenti originali (segnalato qui, in it.). Del resto un provvedimento per bloccare gli aiuti militari US all’Ucraina neo-Nazi, presentato da un deputato dem, sarebbe stato bloccato, sorprendentemente, dalla lobby israeliana.

La potente lobby ultranazionalista Ukrainian Congressional Committee of America (UCCA) sa come attivarsi. Dal dopoguerra porta avanti la piattaforma di estrema destra dell’OUN (Organization of Ukrainian Nationalist) compreso il culto del filo-Hitleriano Bandera e ha solidi canali nella destra americana Neocon.

E se il partito Svoboda fosse solo il fronte elettorale di organizzazioni neo-Naziste e ultranazionaliste non nuove, ben conosciute e appoggiate dalla stessa UCCA, come l’UNA-UNSO? Se queste organizzazioni non fossero tanto espressione dell’opposizione ucraina quanto delle forze segretamente utilizzate dalla NATO che usano l’Ucraina come base, e non da oggi? Se a giocare un ruolo decisivo negli episodi di violenza che portarono al collasso del governo ucraino che era uscito dalle elezioni fosse questa organizzazione militare neo-Nazista legata alla NATO?

Una tesi ardita, anche se ormai è difficile stupirsi di alcunché. A sostenerla, in un post del marzo scorso rilanciato ora dal solitamente attendibile Global Research, è l’analista geopolitico F. William Engdahl, basandosi anche su fonti personali tra i quali veterani dell’intelligence americana.

Engdhal che scriveva a ridosso di quei primi eventi, ricostruiva l’accaduto, Yanukovich forzato a fuggire come un criminale, accusato di aver rifiutato l’offerta di un ingresso dell’Ucraina nella UE preferendo un accordo con la Russia che offriva il taglio di $15 miliardi di debiti ucraini e   gas a prezzi ridotti.  Ricordava l’accordo di compromesso raggiunto con Yanukovich dai ministri degli Esteri di Germania, Francia e Polonia – senza gli US, prova dei diversi punti di vista e metodi europei – la telefonata in cui la Nuland spiegava al “suo” ambasciatore quale governo e quale coalizione volesse a Kiev, col famoso “F..k the EU”, l’Europa si fotta, appunto.

E arriva al precipitare degli eventi, quel 22 febbraio, quando a piazza Indipendenza la polizia si ritirò in preda al panico, sotto il fuoco incrociato dei cecchini.

Chi aveva schierato i cecchini? è la domanda finora senza risposta, si chiedeva l’autore.   Secondo fonti di veterani dell’intelligence US i cecchini arrivarono dall’organizzazione militare di ultra destra conosciuta come Ukrainian National Assembly–Ukrainian People’s Self Defense (UNA-UNSO). (Una sigla che abbiamo già incontrato in un altro post dove era vista ricadere sotto l’ala del Pravy Sektor, il Settore Destro).

L’autore ricorda come il leader di UNA-UNSO Andrij Shkil dieci anni fa divenne il consigliere di Julia Tymoshenko, appoggiata dagli US. Durante la “Rivoluzione Arancione” appoggiò il candidato pro-NATO Yushenko contro il pro-Russia Yanukovich. Si dice anche che abbia legami stretti col Partito Nazionale Democratico in Germania (NDP).

“Dalla dissoluzione dell’Unione Sovietica nel 1991 i membri dell’organizzazione para-militare UNA-UNSO sono stati dietro ogni rivolta contro l’influenza Russa – afferma Engdahl. Il filo che connette le violente campagne è sempre anti-Russia. L’organizzazione, secondo le fonti di veterani dell’intelligence americana, è parte di una GLADIO segreta della NATO, e non è un gruppo nazionalista come quello che viene descritto dai media occidentali.

Secondo tali fonti UNA-UNSO avrebbe partecipato agli eventi Lituani nell’inverno 1991 (confermato ufficialmente), al colpo di Stato Sovietico nell’estate 1991 (defenestrazione di Gorbaciov, ndr), nella guerra anti Mosca di Abkhazia del ’93,  a quella in Cecenia, alla campagna organizzata dagli US in Kosovo contro la Serbia, alla guerra in Georgia nel 2008. I para-militari dell’UNA-UNSO sarebbero stati coinvolti in ogni guerra sporca della NATO nel post guerra fredda. Si tratta di pericolosi mercenari usati ovunque sia per combattere guerre sporche sia per incastrare la Russia, perché pretendono di essere forze speciali Russe (per Wikipedia nel ’91 membri di UNA–UNSO avevano servito nelle forze armate sovietiche).

Gli avvenimenti in Ucraina sono andati avanti secondo le linee suggerite da Engdhal (al governo Arsenij Yatseniuk pilotato dagli US, forte ruolo di Svoboda), che chiudeva con una frase quasi profetica.

“Il dramma non è affatto finito. In gioco c’è il futuro della Russia, le relazioni Europa /Russia e il potere globale di Washington o almeno di quella fazione che a Washington vede ulteriori guerre come primo strumento della politica”.

Foto di copertina: Un murales dell’artista Laika apparso nei pressi delle ambasciate russa e ucraina a Roma (Foto Ansa).

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