I vescovi all’Azione Cattolica: “Date una pubblica e motivata testimonianza della fede cristiana”

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“Possa l’Azione cattolica dare senza esitazioni pubblica e motivata testimonianza della fede cristiana di fronte alle questioni che attraversano oggi i diversi ambiti dell’esistenza umana”. Lo chiedono i vescovi alla più antica associazione laicale italiana, chiamata a confrontarsi con le “sfide inedite e decisive, riguardanti la concezione della persona, l’esistenza e il fondamento di valori universali e invalicabili, la difesa e la promozione della vita dal concepimento al suo naturale tramonto, la libertà educativa, l’importanza ineguagliabile della famiglia basata sul matrimonio, fondamento della società umana”.

In una lettera approvata nell’ultimo consiglio permanente della Cei e inviata al presidente dell’associazione, Franco Miano, il cardinale Angelo Bagnasco ribadisce “l’interesse e l’attenzione che il Consiglio episcopale permanente, facendosi voce dei vescovi italiani, prova nei confronti dell’associazione, alla quale guarda con viva gratitudine e fiduciosa attesa”.

I vescovi italiani richiamano a mantenere viva l’attenzione sul tema educativo, anche perchè l’”associazione può contare su una solida e proficua tradizione formativa”. Bisognerà tuttavia “investire nuove risorse di persone e di idee, in un sapiente collegamento con altre istituzioni e mostrando la capacità di articolare percorsi specifici per chi si avvicina alla fede per la prima volta o chiede di riprenderne il cammino dopo anni di lontananza o di tiepidezza spirituale”. 

“Anche su questo terreno, – esorta il cardinale – sappia l’Azione Cattolica essere di stimolo per passare dalle parole ai fatti, dagli auspici alle scelte, dalle iniziative isolate alla collaborazione feconda. Voglia dunque l’Associazione, in ogni propria istanza, potenziar quella significativa tradizione che la colloca vitalmente dentro alle comunità cristiane, affinché queste possano disporre di vere e basilari scuole di formazione spirituale, vocazionale e sociopolitica per i propri membri”.

Secondo il cardinale Bagnasco, anche in riferimento alle recenti celebrazioni dei 140 anni, “è proprio l’insegnamento di Benedetto XVI a costituire per l’Azione Cattolica il migliore programma per gli anni a venire”. Ma non solo. C’è anche l’impegno nel progetto culturale e sui temi del convegno ecclesiale di Verona che chiede “di incidere con forza nella vita quotidiana delle nostre comunità”. D’altronde l’Azione cattolica “ha costantemente colto nella diocesi e nella parrocchia il proprio naturale e primario ambito di servizio, di testimonianza, di impegno educativo, collaborando strettamente con i rispettivi pastori”.

Tutto questo deve continuare con “un qualificato contributo in tutti quei luoghi e realtà in cui si esprime la comunione e la collaborazione tra le diverse associazioni e i movimenti ecclesiali, a livello nazionale e diocesano”. “Mi riferisco in particolare – spiega il presidente della Cei – alla Consulta delle aggregazioni laicali e ad altre consulte o coordinamenti per ambiti o finalità specifiche, fra cui ‘Retinopera’, ‘Scienza e Vita’ e il Forum delle associazioni familiari”.

“La Chiesa – conclude – offre linee di indirizzo e permette di superare momenti di sfiducia e difficoltà, nonostante ci sia, a volte anche tra i fedeli, chi non ne comprende pienamente l’ispirazione profonda o ne trasmette un’immagine distorta. L’Azione cattolica, che ha nel ‘sentire cum Ecclesia’ una delle sue note distintive, sia in prima fila nel diffondere un’autentica ecclesialità, nel rispetto della distinzione di ruoli e di compiti”.

Apprezzamento e gratitudine per le parole dei vescovi sono stati espressi dal Consiglio nazionale dell’Associazione, soprattutto perché, come spiega il presidente Franco Miano, in quella lettera si “riconosce l’impegno al servizio della Chiesa e del Paese con la sua opera attenta all’uomo e al bene comune, alla promozione della famiglia, alla difesa della vita, alla formazione costante: le linee maestre di quel cammino associativo che Papa Benedetto XVI ha riconsegnato all’Azione cattolica nel recente incontro dello scorso 4 maggio in Piazza San Pietro”.

“Ricevere una lettera dai vescovi, – ha scritto sul blog dell’Associazione monsignor Domenico Sigalini, assistente generale – è sempre un bel dono, perché rinsalda ancora di più la corresponsabilità tra pastori e laici e permette di leggere con maggior chiarezza e quindi servire con intelligenza, il piano pastorale di una chiesa, quella composta da tutte le diocesi italiane,  in cui tutti siamo chiamati a farci santi.” “Chi dice che l’AC non è concreta, – aggiunge – che non ha un piano pastorale, che non ha una collocazione chiara nella chiesa, che si chiude su di sé non conosce il lavoro con cui ogni giorno si misura e l’intesa corretta e generosa con tutti i vescovi nelle diocesi italiane.”

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