L’attacco della Russia all’Ucraina

Condividiamo di seguito un’analisi sulla guerra in Ucraina, scritto dallo studioso Dr. John Lamont, pubblicata dal sito in lingua inglese Rorate Caeli, preceduto dall’introduzione di Dr. Robert Moynihan, editore di Inside the Vatican, nella nostra traduzione italiana dall’inglese. Il Dr. Lamont, ricercatore affiliato presso la Facoltà di Teologia e Filosofia dell’Università Cattolica Australiana, ha scritto il suo saggio prima del solenne Atto di consacrazione dell’umanità, in modo particolare della Russia e dell’Ucraina, al Cuore Immacolato di Maria, eseguito da Papa Francesco il 25 marzo 2022 a Roma, in unione con tutti i Vescovi del mondo [QUI].
«Il saggio sulla guerra in Ucraina che segue, scritto dal Dr. John Lamont, è un potente atto d’accusa alla decisione del governo russo di attaccare l’Ucraina. Poiché contiene alcuni fatti e argomenti che non ho visto altrove, ho pensato che valesse la pena portare alla vostra attenzione. Lamont è uno studioso cattolico e il suo saggio è stato pubblicato per la prima volta una settimana fa, il 22 marzo, sul sito web di Rorate Caeli, un sito che sostiene la liturgia tradizionale latina. Quindi l’analisi riflette il pensiero di chi fa parte di quell’ambiente. Non sono d’accordo con ogni punto che Lamont fa, ma ho pensato che il suo saggio potesse suscitare riflessioni. Credo ancora che ora sia necessaria la preghiera, che esprime un desiderio del cuore e dell’anima. Maria, ora pro nobis (Maria, prega per noi)» (Dr. Robert Moynihan, The Moynihan Letters, Lettera N. 57, 28 marzo 2022: L’attacca all’Ucraina).
“L’attacco di Putin all’Ucraina”
di Dr. John Lamont
Rorate Caeli, 22 marzo 2022
(Nostra traduzione italiana dall’inglese)
Sebbene le guerre siano un fenomeno temporale, spesso hanno ripercussioni religiose o suscitano passioni e controversie religiose. L’attacco russo all’Ucraina non fa eccezione. Uno dei suoi effetti religiosi è stato quello di provocare divisioni tra i cattolici. La maggior parte di loro ha sostenuto gli Ucraini nella loro autodifesa contro l’invasione. Alcuni tradizionalisti cattolici si sono tuttavia schierati dalla parte russa in misura maggiore o minore, certamente al punto da sostenere che gli Ucraini non dovrebbero ricevere assistenza da altri Paesi nella loro lotta contro i Russi, un passo che li condannerebbe alla sconfitta. Questa argomentazione non è inquadrata in termini puramente politici. La parte filorussa vede gli Ucraini allineati con l’ordine anticristiano che domina l’Occidente, e i Russi come difensori del Cristianesimo e dei valori tradizionali. Ciò rende importante arrivare alla verità della natura di questo conflitto, nei suoi aspetti temporali come nelle sue inevitabili dimensioni religiose. Questo saggio tenterà di farlo.
Prima dell’attacco russo all’Ucraina, avevo una certa simpatia per la posizione russa su quel Paese, per i seguenti motivi.
L’insistenza russa sul fatto che l’Ucraina non aderisca alla NATO sembrava ragionevole. La NATO è un’alleanza militare che esiste per opporsi alla Russia. L’adesione dell’Ucraina alla NATO porterebbe un’alleanza militare straniera a poche centinaia di chilometri dal Volga. Qualsiasi governo russo avrebbe motivo di considerarla una minaccia esistenziale e si opporrebbe con ogni mezzo possibile.
Le denunce russe sull’ingerenza straniera illecita nella politica ucraina hanno un fondamento nei fatti. Nel 2014 Viktor Yanukovich, il Presidente filo-russo dell’Ucraina, è stato deposto da una rivolta. Yanukovich era grottescamente corrotto, ma era stato eletto equamente da una maggioranza sostanziale. I manifestanti che lo hanno rovesciato hanno avuto un sostegno sostanziale dagli Stati Uniti e alcuni dei gruppi più coinvolti nei violenti scontri che hanno portato alla sua caduta erano neonazisti.
Quando Putin stava negoziando con il Presidente francese Emmanuel Macron sull’Ucraina immediatamente prima della guerra, queste ragioni sembravano indicare che aveva un caso e che le richieste russe che erano ragionevoli dovrebbero essere soddisfatte. Molte persone lo hanno detto all’epoca.
L’attacco russo all’Ucraina ha mostrato che Putin aveva recitato in una commedia con Macron e che i suoi simpatizzanti, me compreso, erano stati tutti ingannati. Ciò è stato dimostrato dalla strategia dell’attacco russo. I Russi scelsero il piano più ambizioso a loro disposizione; un attacco su più assi da nord, est e sud. L’obiettivo di questo attacco era decapitare il governo ucraino, circondare e distruggere completamente le forze armate ucraine e conquistare l’intero Paese ad eccezione della sua regione occidentale. Il suo obiettivo non è la neutralizzazione dell’Ucraina, ma la conquista. Ciò implementa il punto di vista russo – espresso chiaramente da Putin e sostenuto dalla maggior parte dei Russi – che gli Ucraini sono una varietà di Russi piuttosto che una nazionalità separata, che l’Ucraina non è uno stato legittimo indipendente dalla Russia e che l’unione storica di Russi e Ucraini in un unico stato dovrebbe essere ripristinato. La regione occidentale sarebbe stata probabilmente lasciata sul tavolo dai Russi perché la maggior parte delle risorse del Paese sono al di fuori di essa, perché il suo territorio è vocato all’insurrezione e perché Putin sa che ha tenuto una forte e determinata resistenza armata a Stalin dal 1945 al 1951. Una tale unione di Russia e Ucraina aumenterebbe ovviamente notevolmente il potere della Russia. I punti ragionevoli espressi da Putin prima della guerra erano una furbata, progettato per mascherare e facilitare questa guerra di conquista. Il suo obiettivo era utilizzare queste richieste per dividere e confondere l’opinione al di fuori dell’Ucraina e quindi facilitare il suo attacco. Una volta raggiunti i suoi obiettivi militari, intendeva prendere in giro l’Occidente e incorporare la maggior parte dell’Ucraina nella Russia. Questo resta il suo obiettivo.
L’obiettivo dell’attacco russo, per non parlare dei suoi metodi, mostra che la destra è dalla parte Ucraina in questa guerra. Gli Ucraini non vogliono essere governati dai Russi. I Russi hanno torto nel cercare di sottometterli e conquistarli con la forza, e gli Ucraini stanno difendendo i loro giusti diritti resistendo ai Russi. Gli Ucraini non stanno combattendo per George Soros e il Nuovo Ordine Mondiale, come sostengono assurdamente alcuni conservatori. Stanno combattendo per le loro case, le loro famiglie e il loro Paese.
C’è anche la considerazione che uno degli obiettivi della guerra russa è la distruzione della Chiesa Cattolica Ucraina. I Russi vedono i Cattolici ucraini, con qualche ragione, come un bastione del nazionalismo ucraino e li descrivono costantemente come fascisti. La Chiesa Ortodossa Russa ha aiutato Stalin a sopprimere la Chiesa Cattolica Ucraina nel 1946, un processo che ha comportato la morte della maggior parte dei vescovi, sacerdoti e religiosi di quella chiesa, sotto tortura, davanti al plotone di esecuzione o nel Gulag. I Russi Ortodossi non hanno mai sconfessato il loro coinvolgimento in questa soppressione o espresso rammarico o pentimento per essa, e aspirano a ripetere l’incorporazione forzata dei Cattolici Ucraini in una Chiesa Ortodossa controllata dalla Russia; un’iniziativa che concorda con gli obiettivi del governo russo, ed è anzi necessaria per la loro realizzazione. I Russi sopprimeranno i Cattolici Ucraini se conquistano l’Ucraina. Dopo aver conquistato la Crimea nel 2014, hanno represso i Cattolici Ucraini lì. Se i Russi prenderanno Kiev, il Patriarca Cattolico Ucraino Sviatoslav Shevchuk verrà fucilato.
La questione rigorosa della giustizia della guerra non è quindi in dubbio. Gli Ucraini hanno ragione e i Russi hanno torto. Questa domanda non esaurisce tuttavia il significato morale, religioso e politico della guerra, che richiede un ulteriore esame.
Un importante punto di partenza per questo esame è fornito dall’ottimo libro di Dominic Lieven, The End of Tsarist Russia (2015). Lieven descrive il ruolo dell’Ucraina nella genesi della Prima Guerra Mondiale. Quelli di noi che associano quella guerra alla Somme e al Passchendaele sono sorpresi di scoprire che i grandi massacri sul fronte occidentale a cui hanno preso parte i nostri antenati sono dipesi dalle lotte politiche sull’Ucraina. All’inizio del XX secolo, lo status della Russia imperiale come grande potenza dipendeva dal possesso della ricchezza, delle risorse, dell’industria e della popolazione dell’Ucraina. Il dominio dei Romanov sull’Ucraina era minacciato dal nazionalismo ucraino, il cui epicentro era nella parte occidentale dell’Ucraina governata dall’Impero austro-ungarico. Il nazionalismo ucraino e la cultura ucraina erano intimamente legati alla Chiesa Cattolica Ucraina, che era stata completamente soppressa dall’Impero russo ma sopravvisse nell’Ucraina governata dall’Austria. La minaccia all’Impero rappresentata dal nazionalismo ucraino rese l’elemento conservatore e slavofilo in Russia ostile agli Austriaci e pronto a entrare in guerra con loro. L’ostilità russa nei confronti dell’Austria è stata controbilanciata dalla paura tedesca di aumentare la forza economica russa. La crescita della popolazione, della ricchezza, dell’industria e delle conquiste scientifiche russe prima della Prima Guerra Mondiale minacciava di eclissare l’egemonia tedesca in Europa e di porre la Germania in una posizione di permanente inferiorità rispetto alla Russia. La Germania era quindi pronta ad entrare in guerra con la Russia mentre l’equilibrio di potere era ancora a suo favore. Da un punto di vista puramente militare, questo era un calcolo sensato; Lieven dimostra che le autorità militari russe riferirono all’Imperatore nel 1914 che il Paese non era pronto per la guerra con la Germania e sarebbe stato sconfitto. A Nicola II fu detto che il Paese non sarebbe stato pronto per la guerra fino al 1917. Tuttavia, non diede ascolto a questo consiglio, con la sconfitta della Russia e la Rivoluzione russa come conseguenza. Il Valdai Club di Putin ha assegnato a Lieven un premio per il suo lavoro nel 2018, il che indica che Putin è interessato alle sue opinioni sull’Ucraina.
Il tradizionale interesse russo al possesso dell’Ucraina è quindi un elemento essenziale in questa guerra. E le differenze politiche tra Russia e Ucraina? Putin afferma di cercare la denazificazione dell’Ucraina e di fare la guerra a questo scopo.
Eventuali elementi fascisti in Ucraina non significano che l’Ucraina sia uno stato fascista o neonazista. Il fatto che il Presidente ucraino Zelensky sia ebreo è una cosa che lo dimostra, ma non è la considerazione fondamentale. Gli stati fascisti e nazisti hanno una struttura politica distinta. Ciò include la brutale soppressione di tutta l’opposizione politica e l’espressione del dissenso politico; propaganda e indottrinamento sistematico, onnipresente e disonesto; glorificazione del sovrano; esaltazione della forza bruta e della potenza militare; e il rifiuto di tutti i principi morali, legali o religiosi assoluti che sono in conflitto con il potere e il controllo dello stato e le azioni del sovrano. L’Ucraina non ha questa struttura politica. In Ucraina c’è una vera critica pubblica al sovrano e una vera competizione per il potere politico, e la popolazione ha voce in capitolo su chi la governa.
Anche se avesse questa struttura, ciò non giustificherebbe il tentativo di Putin di invaderla e conquistarla. Ma il suo obiettivo proclamato di “de-nazificazione” è tanto più infondato e assurdo visti i legami russi con il neonazismo e il fascismo.
Un aspetto di queste connessioni sono le affiliazioni neonaziste di unità militari collegate alla Russia. I separatisti filo-russi nella regione del Donbass includevano un certo numero di unità neonaziste; “La svastica rotonda a otto punte – “kolovrat” (una svastica neopagana) è apparsa sui distintivi delle unità di ricognizione sabotaggio neonaziste “Rusich” e “Ratibor” all’interno del “Batman” Rapid Response Group, e il ” Svarozhichi” all’interno della brigata “Oplot”. Come il Battaglione Azov, queste unità neonaziste hanno spesso affiliazioni religiose pagane. Yan Petrovsky, un alto ufficiale di Rusich, è un noto neonazista russo. Questa unità russa ha commesso numerose atrocità mentre combattevano in Ucraina.
La compagnia mercenaria russa “Wagner” è uno strumento centrale dello stato russo. Viene utilizzato per le operazioni militari russe quando il coinvolgimento diretto dell’esercito russo sarebbe politicamente indesiderabile. Il gruppo Wagner ha condotto importanti operazioni in Medio Oriente e Africa. I suoi leader sono noti per le loro simpatie naziste. In accordo con l’ideologia nazista, rifiutano in gran parte il Cristianesimo a favore del paganesimo, sposando una religione pagana rianimata nota come Rodnovery. Il gruppo ha preso il nome dal suo fondatore, Dmitri Utkin, per esprimere la sua ammirazione per Richard Wagner e il Terzo Reich. Utkin si è fatto tatuare le insegne delle SS sul corpo.
Il collegamento principale tra la Russia e il fascismo è tuttavia la struttura del sistema politico russo. A differenza dei precedenti governanti russi – Caterina la Grande, per esempio, o Nicola I – Putin cerca e riceve il sostegno popolare per il suo governo. Ma la forma di sostegno popolare che riceve è quella ricercata dai governanti fascisti. Sia Hitler che Mussolini godettero del sostegno popolare per la maggior parte delle loro carriere. Putin ha ottenuto il sostegno popolare con tecniche simili a quelle dei dittatori tedeschi e italiani (di cui è probabile che abbia studiato attentamente i metodi). Queste tecniche avevano quattro componenti: erogazione di reali benefici alla massa della popolazione, propaganda e indottrinamento onnipresente a favore del sovrano e del suo regime, soppressione delle critiche al sovrano e soppressione con la forza o con l’inganno di qualsiasi reale opposizione politica. È così che lo stesso Putin rimane al potere.
Questa caratteristica del governo di Putin dovrebbe essere tenuta presente da Cattolici e conservatori che lo vedono in qualche modo come un difensore dei valori tradizionali o Cristiani. L’opposizione di Putin all’ideologia del genere e LGBT+ è senza dubbio genuina. Ovviamente non è un segno di impegno Cristiano, dal momento che anche Hitler, Stalin e Mao Tse-Tung si opposero a queste cose o si sarebbero opposti se ne fossero a conoscenza. La natura e il significato dell’opposizione di Putin a questa ideologia devono essere compresi. È l’opposizione di un male al male che si trova all’estremo opposto. L’ideologia di genere nega completamente la virilità. Le azioni e l’ideologia di Putin scaturiscono da una mascolinità non rigenerata che è distorta in una forma malvagia, che prende le caratteristiche maschili dell’aggressività e dell’affermazione e le perverte in un estremo di brutalità e crudeltà spietata.
La somiglianza tra Putin e un cattivo di un film di James Bond è stata spesso notata. Il confronto riprende il fatto che Putin era un agente del KGB negli anni ’70 e ’80, per il quale Bond, piuttosto che i suoi oppositori, sarebbe stato il cattivo. Ma non riconosce la squallidezza e la mancanza di sfarzo che caratterizza la maggior parte dei crimini di Putin. Le operazioni militari che ha avviato utilizzano attacchi sistematici contro obiettivi civili al fine di produrre terrore e spezzare la volontà della popolazione che sta attaccando. L’analista militare austriaco Tom Cooper osserva: «In Siria, il VKS (aviazione russa) ha colpito oltre 100 strutture mediche, la maggior parte delle quali 3-4 volte, per un totale di 492 attacchi aerei registrati su strutture mediche. (…) Nella Siria di settembre 2015, gli insorti hanno un solo [sic] di ospedali nelle aree da loro detenute. Hanno fornito coordinate precise, aspettandosi che il VKS le eviti. I russi hanno bombardato ogni singolo ospedale in questione, e poi hanno lanciato una campagna diffamatoria contro i Caschi Bianchi, dichiarandoli “jihadisti”. Quando gli insorti hanno iniziato a nascondere i loro ospedali, i russi in qualche modo hanno ottenuto le coordinate per questi (probabilmente hanno corrotto qualcuno alle Nazioni Unite) e hanno bombardato anche loro. Senza eccezioni» [QUI].
Gli aerei russi in Siria bombardavano spesso un obiettivo civile, per poi tornare a bombardare i civili e i soccorritori accorsi in aiuto delle vittime del primo bombardamento. Cooper osserva: «Finora in Ucraina [l’aviazione russa] ha colpito 18 strutture mediche. Perché questo è il modo russo di combattere le guerre. Fa parte della strategia che mira a diffondere il terrore, spezzare il morale e spingere i civili a fuggire». Non è necessario sottolineata l’incompatibilità tra la tecnica bellica di Putin e i valori Cristiani. È un ritorno agli standard pagani di crudeltà e disumanità, che prende la sua forma più aperta nell’impiego da parte dei Russi di soldati neonazisti e pagani, ma pervade tutte le azioni militari di Putin.
Putin si sta comportando in modo irrazionale? Alcuni commentatori, come Timothy Snyder, hanno affermato che Putin ha lasciato la razionalità alle spalle nel suo attacco all’Ucraina. Ma questa non è un’affermazione plausibile e sembra nascere da una sorta di pio desiderio: l’idea che una persona razionale non pianificherà l’invasione non provocata di una nazione e il massacro o l’esilio di gran parte dei suoi abitanti. La storia, purtroppo, mostra la falsità di questa idea. La stima di Putin del valore e dell’importanza strategica dell’Ucraina corrisponde a quella della Russia imperiale nel 1914, ed è basato sui fatti. C’è una consistente popolazione di lingua russa in Ucraina, che (prima dell’invasione) guardava favorevolmente a legami più stretti con la Russia ed era ostile al nazionalismo ucraino. Il governo ucraino era corrotto e inefficace e il PIL pro capite ucraino è molto inferiore a quello della Russia. Se l’Ucraina è stata incorporata in uno stato russo per la maggior parte della sua storia, perché non dovrebbe essere di nuovo possibile? Se il piano militare di Putin avesse funzionato, rovesciando il governo ucraino e neutralizzando l’esercito ucraino in pochi giorni senza grandi spargimenti di sangue o rovina (che era senza dubbio l’obiettivo del piano), è del tutto possibile che sarebbe riuscito ad assorbire la maggior parte dell’Ucraina. Questa sarebbe stata una grande vittoria per la Russia e avrebbe cambiato in modo decisivo gli equilibri di potere in Europa a favore della Russia.
In retrospettiva, l’errore fondamentale di Putin è stata la sua guerra nel Donbass da marzo 2014 in poi. Questa guerra ha creato una situazione in cui il suo piano per l’Ucraina non poteva avere successo. Nel febbraio 2014 i Russi hanno conquistato la Crimea con un colpo di stato spettacolare e quasi incruento. L’esercito ucraino non oppose resistenza effettiva e un gran numero di ufficiali ucraini disertò in Russia. I Russi hanno continuato a fomentare attacchi armati nella regione del Donbass, nell’est dell’Ucraina. Gruppi militari filo-russi composti da gente del posto e soldati russi occuparono parte del Donbass e portarono avanti una guerra con l’esercito ucraino. Quasi 400.000 ucraini finirono per arruolarsi per combattere i Russi nel Donbass. Ciò ha fornito agli Ucraini un’esperienza militare nella lotta contro i Russi e un esercito fermamente impegnato a resistere agli attacchi russi. I Paesi occidentali hanno fornito finanziamenti per costruire l’esercito ucraino, con il contributo maggiore in questo senso dato da Donald Trump. Obama si era rifiutato di inviare aiuti militari letali all’Ucraina, ma Trump ha invertito questa politica. Ciò ha notevolmente migliorato l’efficacia dell’esercito ucraino, che contava circa 140.000 unità prima dell’attacco russo nel 2022. Il gran numero di veterani ucraini del conflitto del Donbass rende disponibile una riserva addestrata di centinaia di migliaia di uomini. Tutti questi fattori hanno fatto sì che l’attacco russo iniziale all’Ucraina non fosse in grado di raggiungere i suoi obiettivi. Gli Ucraini hanno richiamato le loro riserve e il loro esercito è ora stimato a circa 300.000 uomini. Vengono forniti loro armi e munizioni sofisticate dall’Occidente e continueranno a riceverli finché rimarranno sul campo. L’Occidente riceve anche informazioni militari sulle forze russe. Di conseguenza Putin non può vincere la guerra con le truppe che ha impegnato nell’invasione. Per sconfiggere l’esercito ucraino e occupare il Paese, avrebbe dovuto mobilitare la Russia e impegnare la maggior parte delle forze mobilitate dell’esercito russo nella guerra in Ucraina. Il costo politico della mobilitazione di massa e le vittime risultanti dalla guerra e dall’occupazione sarebbero più di quanto possa permettersi. Anche il costo economico sarebbe insostenibile. A Mariupol si stanno già verificando combattimenti selvaggi del tipo di Stalingrado. Il progetto di attaccare Kiev nel modo in cui i tedeschi attaccarono Stalingrado, e subire l’enorme numero di vittime che ne risulterebbe, è uno che molti, se non la maggior parte dei Russi, vedranno come folle.
L’handicap fondamentale di Putin come sovrano è che le sue capacità intellettuali e la sua razionalità, sebbene eccezionali per alcuni aspetti, sono limitate. È bravo a calcolare a freddo le probabilità, a aggirare, subornare, convertire o distruggere fattori noti. Ma la guerra va oltre il regno dei fattori noti. Provoca spostamenti sismici, cambiamenti imprevedibili che alterano il paesaggio oltre ogni aspettativa e oltre ogni riconoscimento. La guerra è caos. Le capacità che Putin possiede non sono di alcuna utilità in tali circostanze. L’unica cosa che serve da guida in guerra è una profonda conoscenza della storia. Il passato sovietico di Putin gli impedisce di avere questa conoscenza. In linea con l’approccio sovietico, vede la storia come qualcosa da plasmare e utilizzare per i propri scopi. Ma per coloro che desiderano dirigere efficacemente uno stato, la storia è un padrone, non un servitore. Putin non accetta questo maestro.
Questo non vuol dire che molte delle lezioni che la storia insegna sull’attacco di Putin all’Ucraina non siano evidenti, ora che è troppo tardi per Putin per trarne profitto. Prima dell’invasione tedesca nel 1941, Stalin aveva preso la precauzione di uccidere più cittadini di quanto Hitler avrebbe mai fatto, riducendo la popolazione dell’URSS a uno stato di sottomissione terrorizzata e virtualmente folle. Questo gli ha lasciato un comodo margine di manovra quando si trattava di sostegno popolare al suo regime, permettendogli di farla franca perdendo quasi l’intero esercito prebellico di 4 milioni di uomini in sei mesi e mantenendo ancora il potere. Il sostegno popolare di Putin, sebbene solido, non è di questo calibro. Fondamentalmente, è stato costruito dal fatto che abbia effettivamente fornito benefici atla popolazione russa; e non è chiaro come possa sopravvivere al collasso economico e allo stallo sanguinoso in guerra. Stalin beneficiò anche del sostegno economico degli Stati Uniti, senza il quale sarebbe stato sicuramente sconfitto. Putin è nella posizione opposta; gli Americani stanno sostenendo i suoi avversari, fornendo loro armi moderne che sono più letali e molto più costose delle armi dei giorni di Stalin. La capacità della Russia di tenere il passo con questa fornitura di armi è discutibile. Per molti versi la situazione di Putin è vicina a quella di Nicola II, che combatte per l’Ucraina con una base economica insufficiente e un sostegno popolare vulnerabile; un parallelo che molti commentatori hanno tracciato. La dichiarazione di guerra della Russia imperiale alla Germania nel 1914 fu accolta con il sostegno popolare della maggioranza anche in Russia.
La storia dimostra anche che l’Ucraina non è un Paese su cui è efficace usare i metodi militari russi. Ben 4,5 milioni di ucraini furono intenzionalmente fatti morire di fame da Stalin all’inizio degli anni ’30. Durante la seconda guerra mondiale gli Ucraini persero più persone dei Russi. Sebbene l’Ucraina fosse interamente occupata dai Tedeschi, gli Ucraini diedero comunque un contributo enorme e decisivo alla vittoria sovietica come soldati dell’Armata Rossa. Tecniche di terrore mediante omicidi di massa di civili sono state utilizzate dai Tedeschi sugli Ucraini in misura molto maggiore di quanto Putin abbia fatto o sarà in grado di fare. Molte delle battaglie più brutali della guerra furono combattute in Ucraina. Ci furono quattro grandi battaglie di Kharkov nella Seconda Guerra Mondiale, che ora (sotto il suo nome ucraino di Kharkhiv) è teatro di una quinta. Gli Ucraini sanno cosa sta facendo Putin, hanno già visto il film. Anche gli Ucraini di lingua russa che in precedenza erano favorevoli alla Russia si sono dimostrati fedeli all’Ucraina, a seguito dell’esperienza del familiare approccio della Wehrmacht – attacco da parte di colonne di carri armati e bombardamenti indiscriminati delle città – per mano dell’esercito russo. Gli Ucraini sanno quanto costerà resistere con successo a Putin e sono disposti a pagare quel costo; non si avvicinerà a ciò che hanno dovuto soffrire in passato.
La nostra analisi ha mostrato che l’attacco russo all’Ucraina nasce dalla dinamica della storia russa. C’è un’ultima lezione da trarre da questa storia. Per Nicola II, il possesso dell’Ucraina era essenziale se la Russia voleva diventare una grande potenza. Questo perché i limiti della tecnologia, dell’industria e soprattutto dei metodi di produzione alimentare prima della Prima Guerra Mondiale rendevano impossibile alla Russia senza l’Ucraina di competere con le altre potenze mondiali. Oggi non è più così. La Russia senza l’Ucraina rimane di gran lunga il Paese più grande del mondo e, di conseguenza, è molto più ricca di risorse naturali di qualsiasi altro Paese. Ha una popolazione ben istruita e di talento. I limiti alla crescita della ricchezza e della popolazione imposti dalla tecnologia e dai metodi di produzione alimentare nel 1914 non si applicano più. Il principale vincolo alla crescita e al potere della Russia è il suo assetto politico e culturale, in cui un sovrano dispotico siede a capo di un sistema economico e politico quasi inimmaginabilmente corrotto e usa il conflitto con nemici esterni per consolidare il suo controllo ed estrarre sacrificio e lealtà dalla popolazione.
Lo spreco, il saccheggio, l’inefficienza e la disperazione che derivano da questo sistema sono sbalorditivi e impediscono alla Russia di realizzare il suo potenziale. Finora Putin si è mantenuto a capo di questo secolare sistema politico russo con destrezza e abilità. La sua invasione dell’Ucraina aveva lo scopo di ripristinare il potere e l’influenza russa nel modo tradizionale, e così facendo preservare e rafforzare il tradizionale sistema politico russo. Il fallimento di questa invasione è stato un fatale passo falso per lui personalmente. Se aiuta a provocare un risveglio spirituale e morale in Russia, potrebbe rivelarsi fatale anche per il sistema tradizionale russo.
È auspicabile che l’imminente consacrazione della Russia e dell’Ucraina al Cuore Immacolato di Maria porti a un tale risveglio.
Postscriptum
Gli errori di Putin in Ucraina che all’America dovrebbero ricordare qualcosa
di Luca Angelini
Rassegna Stampa Il Punto | La newsletter del Corriere della Sera, 29 marzo 2022
Degli errori di Vladimir Putin in Ucraina si è detto e scritto molto. Era convinto (o si è lasciato convincere dalla sua corte di yesmen) che l’«operazione militare speciale» sarebbe stata semplice e rapida, che i suoi soldati sarebbero stati accolti come liberatori in ampie aree del Paese, che dopo qualche giorno di campagna militare sarebbe stato un gioco da ragazzi piazzare a Kiev un governo-fantoccio pronto a soddisfare tutti i desideri di Mosca (come, in sostanza, è diventato quello di Lukashenko in Bielorussia). Invece, si è ritrovato in un angolo, senza avere una chiara idea di come uscirne. Al netto dell’intollerabile costo umano e materiale, Washington può guardare agli sviluppi dell’invasione ucraina con qualche motivo di soddisfazione. Non fosse che, come scrive Gideon Rose su Foreign Affairs (rivista che ha diretto per oltre un decennio, fino all’anno scorso), «iniziare guerre senza piani su come porvi fine è un passatempo nazionale americano».
Anche a Rose l’analisi degli errori di Putin riassunta all’inizio appare fondata. Ma, aggiunge, «l’ironia è forte, perché la descrizione degli errori di Putin è un buon riassunto non solo della precedente esperienza sovietica in Afghanistan, ma anche di gran parte della politica di sicurezza nazionale degli Stati Uniti negli ultimi decenni, comprese le guerre in Vietnam, Afghanistan e Iraq. Washington ha ripetutamente lanciato interventi militari con aspettative stravagantemente irrealistiche, ha sopravvalutato le proprie capacità e sottovalutato i suoi oppositori, credeva che sarebbe stata amata piuttosto che odiata e pensava di poter mettere al potere i suoi favoriti e poi farla franca facilmente. E, più e più volte, dopo essersi imbattuta nelle stesse dure realtà di Putin, ha cercato di farsi strada con la forza prima di decidere, alla fine, di invertire la rotta e ritirarsi».
Rose sa che il paragone è un po’ forzato. Ammette che «sì, le motivazioni americane erano più nobili. Sì, i metodi americani erano meno brutali (il più delle volte). Sì, c’erano molte altre differenze tra i conflitti. Ma a livello strategico, le somiglianze generali sono sorprendenti». Più che compiacersi del fatto che Putin si sia cacciato in qualcosa che assomiglia molto a un vicolo cieco, Washington dovrebbe cercare, perciò, di fare tesoro dei suoi errori passati e cambiare il punto di vista da cui guardare ai negoziati: «Se Washington realizzasse che gli ucraini recitano la parte dei comunisti vietnamiti, dei talebani e delle milizie irachene, allora dovrebbe anche riconoscere che Mosca è ora protagonista del vecchio ruolo di Washington. Questo parallelo dovrebbe rendere più facile per i politici americani entrare in empatia e affrontare i negoziati in modo ragionevole».
Questo le consentirebbe, ad esempio di capire (o ricordarsi) che «la sconfitta o lo stallo sul campo di battaglia è una condizione necessaria per il ritiro russo, ma come hanno appreso gli americani, può volerci molto tempo prima che una grande potenza attraversi le fasi della dolore e accettare un simile risultato. E l’umiliazione rende l’uscita più difficile da digerire, non più facile. Quindi, invece di tagliare i legami e sbattere pubblicamente davanti al naso di Mosca i suoi guai, per non parlare di fantasticare su un cambio di regime, Washington dovrebbe mantenere i contatti e consentire ad altri di proporre strategie di uscita che salvino la faccia e che consentano a Putin di tornare sui propri passi preservando quanta più dignità possibile» (ne abbiamo parlato anche qui e qui).
Se questa è la principale lezione per l’immediato, ce ne sono alcune anche per il futuro. La prima riguarda verità e propaganda: «Uno degli aspetti affascinanti e rincuoranti della guerra in Ucraina è il modo in cui l’amministrazione Biden ha militarizzato la verità, rilasciando informazioni accurate e guadagnando al governo degli Stati Uniti un insolito, nuovo rispetto per la sua onestà. Quando Washington era nel ruolo di attaccante, le cose erano un po’ diverse. I briefing ufficiali su Vietnam, Afghanistan e Iraq hanno invariabilmente descritto le cose come se stessero andando bene, con la vittoria sempre dietro l’angolo, fino al giorno in cui gli elicotteri sono arrivati per prelevare persone da un tetto».
La seconda lezione: «Iniziare la pianificazione della guerra con una visione plausibile di una situazione stabile del dopoguerra e progettare a ritroso una strategia per arrivarci. In altre parole, fai della fine della guerra il tuo punto di partenza intellettuale, così non puoi evitare di pensarci o evitare che sia quello a guidare tutto il resto».
La terza lezione: «Non scommettere contro il nazionalismo. Le persone che combattono stranieri sul proprio territorio sono altamente motivate, come hanno dimostrato ancora una volta gli appassionati difensori ucraini che tengono testa agli scialbi attaccanti russi. Qualunque sarà l’esito finale della guerra, non produrrà una nuova provincia fedele per Mosca».
L’ultima lezione viene da un autore sempre rispolverato quando scoppia un conflitto: «Il grande teorico militare Carl von Clausewitz ha osservato: “L’uso massimo della forza non è in alcun modo incompatibile con l’uso simultaneo dell’intelletto”. Potrebbe non essere incompatibile, ma in pratica la combinazione è piuttosto rara. La più grande lezione di tutti questi casi è semplice. Se non riesci a raccontare una storia convincente su come una guerra andrà a finire bene, evita proprio di iniziarla».
Foto di copertina: la Kyiv Oranta, detta anche Muro Indistruttibile. La Madonna Oranta è un antico mosaico del XI secolo, che raffigura la Beata Vergine Maria a figura intera con le mani alzate in preghiera. È un’icona della preghiera di intercessione. Finché esiste la Kyiv Oranta, finché il Muro Indistruttibile è tra noi, Dio è in mezzo alla sua città, come è scritto nell’abside della Cattedrale di Santa Sofia, finché resisteranno la Città, il Popolo e l’Ucraina.