Sinodo dei vescovi. Quinta e sesta congregazione generale

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ARCIVESCOVO DONALD WILLIAM WUERL, DI WASHINGTON (STATI UNITI D’AMERICA)
“La liturgia è, al contempo, un atto di culto e un momento di pedagogia. Il ciclo triennale del Lezionario, nella sua presentazione delle Scritture, ci offre la straordinaria opportunità di ricollegarci al Catechismo della Chiesa Cattolica, ricco di un bagaglio di meditazione biblica di duemila anni. Entrambi, il Lezionario e il Catechismo della Chiesa Cattolica, dovrebbero essere considerati in correlazione. Il compito è aiutare i nostri fedeli a comprendere che essi sono parte della Chiesa, una comunità visibile che è anche comunione spirituale. L’omelia liturgica rappresenta la migliore opportunità per i nostri fedeli di incontrare la persona viva di Cristo nell’ambito di un autentico contesto ecclesiale e comunitario. (…) La comprensione del contesto ecclesiale della rivelazione di Dio aiuta coloro che ascoltano la parola di Dio non solo a riaffermare il significato della Parola, ma anche la fedeltà e l’adesione al corpo di Cristo, la Chiesa”.

ARCIVESCOVO TOMASH PETA, DI MARIA SANTISSIMA IN ASTANA (KAZAKISTAN)
“Nel Documento di lavoro del nostro Sinodo, parte prima, capitolo III, c’è un bellissimo testo dedicato alla Beata Vergine Maria: ‘Maria modello di accoglienza della Parola per il credente’. (…) Il Documento di lavoro sottolinea che il Santo Rosario è una ‘forma semplice e universale di ascolto orante della Parola’. Sono convinto che sia importante, per il tempo in cui viviamo, ricordare e promuovere questa forma di preghiera, perché è la via per giungere a Maria, lei, che ha compreso e si è unita alla Parola di Dio più di ogni altro. Nel nostro paese, il Kazakistan, in Asia centrale, una quantità innumerevole di cattolici, deportati in questa regione, non hanno avuto per decenni la possibilità di accostarsi a sacerdoti, chiese, Bibbie o sacramenti (eccetto il battesimo dei figli, che amministravano da soli), ma avevano il Rosario. Ed è proprio grazie alla preghiera del Santo Rosario che sono riusciti a conservare la fede, la comprensione delle verità fondamentali della religione cattolica, la propria dignità umana e la speranza di tempi migliori”.

VESCOVO EDUARDO PORFIRIO PATIÑO LEAL, DI CÒRDOBA (MESSICO)
“Oggi assume una particolare importanza aiutare a comprendere la giusta relazione tra Rivelazione pubblica e costitutiva del Credo cristiano e le rivelazioni private, sceverando la pertinenza di queste alla fede genuina (Lineamenta 8). (…) Il numero 7 dell”Instrumentum Laboris’ constata che spesso l’attuale esperienza religiosa è ‘più emotiva che convinta, a causa della scarsa conoscenza della dottrina’: si tende piuttosto verso la soggettività e il piacere di crearsi una religione a misura di ciascuno. Le persone semplici e di buona volontà sono attratte da presunte manifestazioni, ma, talvolta, si trasformano in gruppi religiosi isolati all’interno della Chiesa Cattolica, che diffondono devozioni e orientamenti spirituali la cui origine risale a ‘messaggi e rivelazioni privati’, i quali devono essere valutati con prudenza e comunque devono dare impulso alla Rivelazione pubblica integrale nella Tradizione viva della Chiesa. Si propone dunque di riaffermare la dottrina della ‘Dei Verbum’ 4 e del ‘Catechismo della Chiesa Cattolica’ 66-67, nonché di ribadire ai pastori la raccomandazione di incanalare opportunamente queste esperienze religiose, mediante criteri attualizzati secondo l’ambiente di mobilità e globalizzazione in cui viviamo”.

CARDINALE ZENON GROCHOLEWSKI, PREFETTO DELLA CONGREGAZIONE PER L’EDUCAZIONE CATTOLICA
“Oggi si moltiplicano gli istituti di studio soprattutto per i laici e le persone consacrate, ma nello stesso tempo sembra aumentare anche l’ignoranza religiosa. Una ricerca recente, commissionata dalla Federazione Biblica Cattolica in 10 Paesi europei, ha dimostrato una incredibile ignoranza dei fedeli relativamente alle nozioni elementari riguardanti la Bibbia, come: ‘I Vangeli sono parte della Bibbia?’, ‘Gesù ha scritto libri della Bibbia?’, ‘Chi tra Mosè Paolo era un personaggio dell’ Antico Testamento?’, ecc. Tale ignoranza è un terreno fertile per le sette. (…) Fatichiamo tanto, ma forse non distribuiamo ragionevolmente le forze nelle diverse forme e gradi di insegnamento. (…) Sarebbero da favorire e diffondere appropriati corsi di scienze sacre senza fornire titoli accademici, in quanto più facilmente accessibili ad un pubblico più vasto. (…) Si deve attribuire importanza alle verità fondamentali della fede, ricollegate alla Parola di Dio, perché esse determinano la nostra vita cristiana, il nostro rapporto con il Signore, la nostra gioia cristiana”.

VESCOVO OSCAR MARIO BROWN JIMÈNEZ, DI SANTIAGO DE VERAGUAS (PANAMÀ)
“Nel numero 35 dell”Instrumentum Laboris’ si afferma che questo Sinodo, su ‘La Parola di Dio nella vita e nella missione della Chiesa’, è in rapporto di continuità con il precedente su ‘L’Eucaristia: fonte e culmine della vita e della missione della Chiesa’. Nell’Esortazione Apostolica ‘Sacramentum Caritatis’, frutto di quel Sinodo, ci viene vivamente raccomandato di mettere in risalto l’unità intrinseca del rito della Santa Messa. Non si devono giustapporre le due parti del rito, la liturgia della Parola e la liturgia dell’Eucaristia, come se fossero interdipendenti l’una dall’altra, poiché entrambe sono unite intimamente fra loro e formano un unico atto di culto. (…) Nella liturgia della Parola, come in quella eucaristica, nella Messa, il Signore della Pasqua è presente realmente, in un dialogo in cui Dio prende l’iniziativa di rivolgersi all’uomo con la sua Parola e questi gli risponde con fede, obbedienza e conversione. Questa presenza è latente nell’Antico Testamento ed è patente nel Nuovo”.

VESCOVO PETER LIU CHENG-CHUNG, VESCOVO DI KAOSHIUNG (CINA)
“La domanda è: come rendere il kerygma e la proclamazione della parola viva di Dio più accessibili ai fedeli? Come può questo kerygma – questo incontro con la Parola di Dio – essere un dialogo autentico tra Cristo stesso e i fedeli? La risposta sta nel riconoscere lo Spirito Santo in questa proclamazione della parola vivente di Dio. É lo Spirito Santo che conferisce a ogni cattolico battezzato doni e carismi, che a loro volta sono contributi alla Chiesa locale. I Vescovi e i Parroci sono chiamati a cercare di essere aperti a queste realtà nella comunità locale dei fedeli. Ed è in queste piccole comunità a livello parrocchiale che la Parola proclamata può diventare entità vivente. A poco a poco, i fedeli di queste comunità possono pregare insieme la Liturgia delle Ore e tenere celebrazioni comunitarie del Sacramento della Penitenza (con confessioni individuali)”.

VESCOVO VINCENT RI PYUNG-HO, DI JEONJU (COREA)
“Vorrei condividere la mia esperienza personale: dall’inizio del mio episcopato nel 1990, ho cercato di ricordare a memoria tutti i passi biblici della Messa quotidiana. E in gran parte della mia predicazione è sufficiente che lasci che le parole di Dio parlino da sole. Allora la mia gente capisce bene ed è contenta di sentire direttamente la Parola di Dio; e la stessa Parola di Dio salva le persone. (…) Pertanto, non sarebbe forse importante includere nel programma di formazione dei sacerdoti futuri e presenti una certa misura di memorizzazione della Bibbia? E, in secondo luogo, di stabilire per loro un direttorio concreto per una buona predicazione biblica?”.

CARDINALE STANISLAW DZIWISZ, ARCIVESCOVO DI CRACOVIA (POLONIA)
“Sembra che a volte i candidati al sacerdozio trattino il testo della Sacra Scrittura piuttosto come oggetto di studio, senza tenere conto della sua dimensione spirituale. La ‘Scrittura’ non diventa per loro ‘la’ Parola della loro vita. Non fa sprigionare dalla ‘Scrittura’ la forza della Parola capace di cambiare l’uomo, di convertirlo. Dovremmo ripensare il ruolo della Parola di Dio nella formazione seminaristica e, di conseguenza, nella formazione permanente dei sacerdoti. (…) Il Popolo di Dio ha bisogno dei sacerdoti appassionati della Parola e del servizio. Questa è una delle condizioni indispensabili della nuova evangelizzazione che tanto stava a cuore al Servo di Dio Giovanni Paolo II”.

VESCOVO EMMANUEL LAFONT, DI CAYENNE (FRANCIA)
“La Federazione Biblica Cattolica è uno strumento privilegiato dei Vescovi per fare in modo che la Parola sia fonte e ispirazione di ogni preghiera, di ogni evangelizzazione, di ogni omelia, di ogni catechesi, di ogni documento episcopale, di ogni opera di carità. Rendo testimonianza della fecondità della Parola tra i piccoli e gli umili. Ho una laurea in Sacra Scrittura ottenuta presso l’Istituto Biblico di Roma, ma i poveri mi hanno aperto ancor di più alla forza della Parola. (…) I poveri hanno una profonda apertura alla Parola di Dio e la Chiesa ha il dovere di leggerla sempre vicino a loro. Propongo che questo Sinodo mostri una grande fiducia rispetto al modo in cui i piccoli e i laici in generale accolgono la Parola. Il mio più profondo timore non è che si sbaglino nel leggere la Bibbia, ma che non la leggano affatto e che noi possiamo impedire loro di innamorarsi della Parola, a causa delle troppe precauzioni”.

CARDINALE POLYCARP PENGO, DI DAR-ES-SALAAM (TANZANIA)
“Gran parte del continente africano sta assistendo a un fenomeno spaventoso, ovvero l’esodo dei credenti cattolici che abbandonano la Chiesa per entrare a far parte delle Sette Pentecostali. Uno dei motivi è la reale ‘distanza tra ricerca esegetica e formulazione teologica’ ovvero la mancanza di reciproca collaborazione fra le due scienze. Risultati di tale situazione sono il travisamento della verità dei Sacri Testi e la confusione spirituale. Tale realtà invita gli studiosi della Bibbia e della teologia a una collaborazione più stretta”.

ARCIVESCOVO DONALD WILLIAM WUERL, DI WASHINGTON (STATI UNITI D’AMERICA)
“La liturgia è, al contempo, un atto di culto e un momento di pedagogia. Il ciclo triennale del Lezionario, nella sua presentazione delle Scritture, ci offre la straordinaria opportunità di ricollegarci al Catechismo della Chiesa Cattolica, ricco di un bagaglio di meditazione biblica di duemila anni. Entrambi, il Lezionario e il Catechismo della Chiesa Cattolica, dovrebbero essere considerati in correlazione. Il compito è aiutare i nostri fedeli a comprendere che essi sono parte della Chiesa, una comunità visibile che è anche comunione spirituale. L’omelia liturgica rappresenta la migliore opportunità per i nostri fedeli di incontrare la persona viva di Cristo nell’ambito di un autentico contesto ecclesiale e comunitario. (…) La comprensione del contesto ecclesiale della rivelazione di Dio aiuta coloro che ascoltano la parola di Dio non solo a riaffermare il significato della Parola, ma anche la fedeltà e l’adesione al corpo di Cristo, la Chiesa”.

ARCIVESCOVO TOMASH PETA, DI MARIA SANTISSIMA IN ASTANA (KAZAKISTAN)
“Nel Documento di lavoro del nostro Sinodo, parte prima, capitolo III, c’è un bellissimo testo dedicato alla Beata Vergine Maria: ‘Maria modello di accoglienza della Parola per il credente’. (…) Il Documento di lavoro sottolinea che il Santo Rosario è una ‘forma semplice e universale di ascolto orante della Parola’. Sono convinto che sia importante, per il tempo in cui viviamo, ricordare e promuovere questa forma di preghiera, perché è la via per giungere a Maria, lei, che ha compreso e si è unita alla Parola di Dio più di ogni altro. Nel nostro paese, il Kazakistan, in Asia centrale, una quantità innumerevole di cattolici, deportati in questa regione, non hanno avuto per decenni la possibilità di accostarsi a sacerdoti, chiese, Bibbie o sacramenti (eccetto il battesimo dei figli, che amministravano da soli), ma avevano il Rosario. Ed è proprio grazie alla preghiera del Santo Rosario che sono riusciti a conservare la fede, la comprensione delle verità fondamentali della religione cattolica, la propria dignità umana e la speranza di tempi migliori”.

VESCOVO EDUARDO PORFIRIO PATIÑO LEAL, DI CÒRDOBA (MESSICO)
“Oggi assume una particolare importanza aiutare a comprendere la giusta relazione tra Rivelazione pubblica e costitutiva del Credo cristiano e le rivelazioni private, sceverando la pertinenza di queste alla fede genuina (Lineamenta 8). (…) Il numero 7 dell”Instrumentum Laboris’ constata che spesso l’attuale esperienza religiosa è ‘più emotiva che convinta, a causa della scarsa conoscenza della dottrina’: si tende piuttosto verso la soggettività e il piacere di crearsi una religione a misura di ciascuno. Le persone semplici e di buona volontà sono attratte da presunte manifestazioni, ma, talvolta, si trasformano in gruppi religiosi isolati all’interno della Chiesa Cattolica, che diffondono devozioni e orientamenti spirituali la cui origine risale a ‘messaggi e rivelazioni privati’, i quali devono essere valutati con prudenza e comunque devono dare impulso alla Rivelazione pubblica integrale nella Tradizione viva della Chiesa. Si propone dunque di riaffermare la dottrina della ‘Dei Verbum’ 4 e del ‘Catechismo della Chiesa Cattolica’ 66-67, nonché di ribadire ai pastori la raccomandazione di incanalare opportunamente queste esperienze religiose, mediante criteri attualizzati secondo l’ambiente di mobilità e globalizzazione in cui viviamo”.

CARDINALE ZENON GROCHOLEWSKI, PREFETTO DELLA CONGREGAZIONE PER L’EDUCAZIONE CATTOLICA
“Oggi si moltiplicano gli istituti di studio soprattutto per i laici e le persone consacrate, ma nello stesso tempo sembra aumentare anche l’ignoranza religiosa. Una ricerca recente, commissionata dalla Federazione Biblica Cattolica in 10 Paesi europei, ha dimostrato una incredibile ignoranza dei fedeli relativamente alle nozioni elementari riguardanti la Bibbia, come: ‘I Vangeli sono parte della Bibbia?’, ‘Gesù ha scritto libri della Bibbia?’, ‘Chi tra Mosè Paolo era un personaggio dell’ Antico Testamento?’, ecc. Tale ignoranza è un terreno fertile per le sette. (…) Fatichiamo tanto, ma forse non distribuiamo ragionevolmente le forze nelle diverse forme e gradi di insegnamento. (…) Sarebbero da favorire e diffondere appropriati corsi di scienze sacre senza fornire titoli accademici, in quanto più facilmente accessibili ad un pubblico più vasto. (…) Si deve attribuire importanza alle verità fondamentali della fede, ricollegate alla Parola di Dio, perché esse determinano la nostra vita cristiana, il nostro rapporto con il Signore, la nostra gioia cristiana”.

VESCOVO OSCAR MARIO BROWN JIMÈNEZ, DI SANTIAGO DE VERAGUAS (PANAMÀ)
“Nel numero 35 dell”Instrumentum Laboris’ si afferma che questo Sinodo, su ‘La Parola di Dio nella vita e nella missione della Chiesa’, è in rapporto di continuità con il precedente su ‘L’Eucaristia: fonte e culmine della vita e della missione della Chiesa’. Nell’Esortazione Apostolica ‘Sacramentum Caritatis’, frutto di quel Sinodo, ci viene vivamente raccomandato di mettere in risalto l’unità intrinseca del rito della Santa Messa. Non si devono giustapporre le due parti del rito, la liturgia della Parola e la liturgia dell’Eucaristia, come se fossero interdipendenti l’una dall’altra, poiché entrambe sono unite intimamente fra loro e formano un unico atto di culto. (…) Nella liturgia della Parola, come in quella eucaristica, nella Messa, il Signore della Pasqua è presente realmente, in un dialogo in cui Dio prende l’iniziativa di rivolgersi all’uomo con la sua Parola e questi gli risponde con fede, obbedienza e conversione. Questa presenza è latente nell’Antico Testamento ed è patente nel Nuovo”.

VESCOVO PETER LIU CHENG-CHUNG, VESCOVO DI KAOSHIUNG (CINA)
“La domanda è: come rendere il kerygma e la proclamazione della parola viva di Dio più accessibili ai fedeli? Come può questo kerygma – questo incontro con la Parola di Dio – essere un dialogo autentico tra Cristo stesso e i fedeli? La risposta sta nel riconoscere lo Spirito Santo in questa proclamazione della parola vivente di Dio. É lo Spirito Santo che conferisce a ogni cattolico battezzato doni e carismi, che a loro volta sono contributi alla Chiesa locale. I Vescovi e i Parroci sono chiamati a cercare di essere aperti a queste realtà nella comunità locale dei fedeli. Ed è in queste piccole comunità a livello parrocchiale che la Parola proclamata può diventare entità vivente. A poco a poco, i fedeli di queste comunità possono pregare insieme la Liturgia delle Ore e tenere celebrazioni comunitarie del Sacramento della Penitenza (con confessioni individuali)”.

VESCOVO VINCENT RI PYUNG-HO, DI JEONJU (COREA)
“Vorrei condividere la mia esperienza personale: dall’inizio del mio episcopato nel 1990, ho cercato di ricordare a memoria tutti i passi biblici della Messa quotidiana. E in gran parte della mia predicazione è sufficiente che lasci che le parole di Dio parlino da sole. Allora la mia gente capisce bene ed è contenta di sentire direttamente la Parola di Dio; e la stessa Parola di Dio salva le persone. (…) Pertanto, non sarebbe forse importante includere nel programma di formazione dei sacerdoti futuri e presenti una certa misura di memorizzazione della Bibbia? E, in secondo luogo, di stabilire per loro un direttorio concreto per una buona predicazione biblica?”.

CARDINALE STANISLAW DZIWISZ, ARCIVESCOVO DI CRACOVIA (POLONIA)
“Sembra che a volte i candidati al sacerdozio trattino il testo della Sacra Scrittura piuttosto come oggetto di studio, senza tenere conto della sua dimensione spirituale. La ‘Scrittura’ non diventa per loro ‘la’ Parola della loro vita. Non fa sprigionare dalla ‘Scrittura’ la forza della Parola capace di cambiare l’uomo, di convertirlo. Dovremmo ripensare il ruolo della Parola di Dio nella formazione seminaristica e, di conseguenza, nella formazione permanente dei sacerdoti. (…) Il Popolo di Dio ha bisogno dei sacerdoti appassionati della Parola e del servizio. Questa è una delle condizioni indispensabili della nuova evangelizzazione che tanto stava a cuore al Servo di Dio Giovanni Paolo II”.

VESCOVO EMMANUEL LAFONT, DI CAYENNE (FRANCIA)
“La Federazione Biblica Cattolica è uno strumento privilegiato dei Vescovi per fare in modo che la Parola sia fonte e ispirazione di ogni preghiera, di ogni evangelizzazione, di ogni omelia, di ogni catechesi, di ogni documento episcopale, di ogni opera di carità. Rendo testimonianza della fecondità della Parola tra i piccoli e gli umili. Ho una laurea in Sacra Scrittura ottenuta presso l’Istituto Biblico di Roma, ma i poveri mi hanno aperto ancor di più alla forza della Parola. (…) I poveri hanno una profonda apertura alla Parola di Dio e la Chiesa ha il dovere di leggerla sempre vicino a loro. Propongo che questo Sinodo mostri una grande fiducia rispetto al modo in cui i piccoli e i laici in generale accolgono la Parola. Il mio più profondo timore non è che si sbaglino nel leggere la Bibbia, ma che non la leggano affatto e che noi possiamo impedire loro di innamorarsi della Parola, a causa delle troppe precauzioni”.

CARDINALE POLYCARP PENGO, DI DAR-ES-SALAAM (TANZANIA)
“Gran parte del continente africano sta assistendo a un fenomeno spaventoso, ovvero l’esodo dei credenti cattolici che abbandonano la Chiesa per entrare a far parte delle Sette Pentecostali. Uno dei motivi è la reale ‘distanza tra ricerca esegetica e formulazione teologica’ ovvero la mancanza di reciproca collaborazione fra le due scienze. Risultati di tale situazione sono il travisamento della verità dei Sacri Testi e la confusione spirituale. Tale realtà invita gli studiosi della Bibbia e della teologia a una collaborazione più stretta”.

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