Il papa: Pio XII colse subito il pericolo del nazismo

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Pio XII aveva “colto fin dal suo sorgere il pericolo costituito dalla mostruosa ideologia nazionalsocialista con ala sua perniciosa radice antisemita e anticattolica”. Benedetto XVI ha voluto mettere così la parola fine alle polemiche storiciste sull’atteggiamento tenuto da Pacelli sul nazismo e la Shoah. Nella messa per i 50 anni della morte di Pio XII, celebrata in San Pietro con i padri sinodali, in modo estremamente solenne, il papa ha riletto la vita di Pacelli alla luce della Sacra Scrittura.

Un ricordo di un pontificato “poliedrico” con discorsi e allocuzioni che “conservano ancora oggi una straordinaria attualità e continuano ad essere punto di riferimento sicuro”. Ma il momento senz’altro più drammatico del suo pontificato fu il dramma della guerra, che “egli cercò di evitare in tutti modi”.

La guerra, ha ricordato il papa, “mise in evidenza l’amore che nutriva per la sua diletta Roma”. Un amore che si è fatto carità “senza alcune distinzione di religione, etnia, nazionalità o appartenenza politica”. Un impegno personale espresso anche nel radiomessaggio del natale 1942 quando deplorò la situazione delle «centinaia dimigliaia di persone, le quali, senza veruna colpa propria, talora solo per ragione di nazionalitào di stirpe, sono destinate alla morte o ad un progressivo deperimento”, con un chiaro riferimento alla deportazione e allo sterminio perpetrato contro gli ebrei Agì spesso in modo segreto e silenzioso proprio perché, alla luce delle concrete situazioni di quel complesso momento storico, egli intuiva che solo in questo modo si poteva evitare il peggio e salvare il più gran numero possibile di ebrei. Per questi suoi interventi, numerosi e unanimi attestati di gratitudine furono a lui rivolti alla fine della guerra, come pure al momento della morte, dalle più alte autorità del mondo ebraico, come ad esempio, dal Ministro degli Esteri d’Israele Golda Meir, che così scrisse: “Quando il martirio più spaventoso ha colpito il nostro popolo, durante i dieci anni del terrore nazista, la voce del Pontefice si è levata a favore delle vittime”, concludendo con commozione: “Noi piangiamo la perdita di un grande servitore della pace”.

Purtroppo il dibattito storico sulla figura del Servo di Dio Pio XII, non sempre sereno, ha tralasciato di porre in luce tutti gli aspetti del suo poliedrico pontificato. Benedetto XVI ha ricordato la enciclica Divino afflante Spirtu del 1943 con le norme per l’interpretazione della Sacra Scrittura che testimoniava la grande apertura alla ricerca scientifica sui testi biblici, la Mystici Corporis, vero antefatto alla ecclesiologia della Lumen Gentium , e la Mediator Dei dedicata alla liturgia del 1847, con la quale diede impulso al movimento liturgico. Significativa l’attenzione alla missione: lo stesso pontefice consacrò 12 vescovi di paesi di Missione, e l’apertura ad un nuovo ruolo dei laici nella vita della Chiesa.

Una nota anche sulla beatificazione: “Mentre preghiamo perché prosegua felicemente la causa di beatificazione del Servo di Dio Pio XII, è bello ricordare che la santità fu il suo ideale, un ideale che non mancò di proporre a tutti. Per questo dette impulso alle cause di beatificazione e canonizzazione di persone appartenenti a popoli diversi, rappresentanti di tutti gli stati di vita, funzioni e professioni, riservando ampio spazio alle donne”. La conclusione della omelia è dedicata alla speranza: “in questo mondo, dove, forse più di allora, l’allontanamento di molti dalla verità e dalla virtù lascia intravedere scenari privi di speranza, Pio XII ci invita a volgere lo sguardo verso Maria assunta nella gloria celeste”.

Conclusa la messa il papa è sceso nelle Grotte vaticane per pregare sulla tomba di Pio XII. Nonostante le attese di alcuni, Benedetto XVI non ha sciolto il nodo del processo di canonizzazione, anche se all’interno della Chiesa cattolica molti vorrebbero vedere presto Pio XII ascendere all’onore degli altari. Perfino Giulio Andreotti sostiene, indirettamente, che era un santo. “Io lo prego”, spiega. Nel mondo ebraico, tuttavia, molti sono coloro che continuano a sollevare dubbi sulla opportunità di una beatificazione. Da ultimo, il rabbino capo ashkenazita di Haifa, Shear Yshuv Cohen, è tornato a puntare il dito contro i “silenzi” di Pio XII in occasione del Sinodo dei vescovi in corso in Vaticano. Papa Benedetto mostra grande prudenza nel dare avvio al processo di beatificazione: l’8 maggio del 2007 un collegio di vescovi e cardinali della Congregazione per le cause dei Santi gli ha notificato il proprio assenso all’avvio della causa.

Prima di loro, come vuole la procedura, un gruppo di storici, prima, e di teologi, poi, avevano espresso il loro avallo alla ‘positio’ di oltre tremila pagine preparata dai padri gesuiti Paolo Molinari e Peter Gumpel, rispettivamente postulatore e relatore della causa di beatificazione. Dopo l’ultimo giudizio del dicastero vaticano spetta al papa, ora, firmare il decreto che certifica le ‘eroiche virtù’ di Pio XII.

Il testo integrale dell’omelia

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