“Siamo «custodi» della creazione, del disegno di Dio iscritto nella natura, custodi dell’altro.”

Con queste semplici ma intense parole Papa Francesco ha iniziato il suo ministero petrino. Oggi infatti sembra essere diventato originale se non trasgressivo prendersi cura dell’altro,spendere del tempo per i bisognosi. Siamo più portati a girare nel nostro piccolo recinto che conduce sempre e comunque al nostro io. Persino le relazioni rischiano di ammalarsi: relegando le amicizie nell’abito di sporadiche occasioni di svago e niente di più impegnativo. La tentazione più insidiosa per tutti si chiama autoreferenzialità. La tradizione cristiana però ci offre l’antidoto giusto per vivere bene le relazioni. San Tommaso riflettendo sul bello scrive: “ Pulchrum est quod visum placet.” Tutto dipende da come guardiamo la realtà! Fuori da ogni moralismo dobbiamo ammettere che guardiamo ciò che piace, ma non necessariamente ciò che piace deve essere posseduto. Il bello è proprio questo: contemplare la cosa non possederla. Quanti litigi, gelosie, fazioni, insoddisfazioni nascono perché cerchiamo di possedere qualcosa che sfugge? La contemplazione invece consiste nel semplice sguardo e nel sapere che lui c’è, questo già rende felici! La parola “contemplazione” deriva dal latino “con-templum”. Per i Latini il templum era il cielo che l’augure scrutava per interpretare attraverso il volo degli uccelli il responso divino. Col tempo la funzione pagana si è perduta però è rimasto stretto il legame tra la contemplazione e lo stupore della volta celeste. Contemplare quindi è fissare lo sguardo e la mente su qualcosa di infinito e di stupefacente. Quando guardo il cielo stellato la notte è stupendo! Ma basta quello non desidero possederlo oppure prenderlo tra le mani: ecco la contemplazione! Rimanere affascinati di fronte lo stupore del cielo che ci supera e abbraccia allo stesso istante. Pavel Florenskyi amava dire: “Osservate più spesso le stelle. Quando avrete un peso nell’animo, guardate le stelle o l’azzurro del cielo. Quando vi sentirete tristi, quando vi offenderanno, … intrattenetevi … col cielo. Allora la vostra anima troverà la quiete”. Del resto la stessa parola “desiderio, de- siderum” vuol dire proprio “ volgere lo sguardo alle stelle”. Allora per uscire da tante nostre paludi, dal nostro egoismo, dalla nostra infelicità dovremmo volgere più spesso lo sguardo alle stelle, cioè all’infinito che c’è in ognuno di noi. In fondo basterebbe capire che ognuno desidera quella briciola di infinito che Dio stesso ha messo dentro ogni creatura.