Riflessioni sparse nell’era dei bambini onnipotenti al potere. Per capire (spiegare non è giustificare) cosa sta succedendo realmente in Ucraina – Parte 7

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Prosegue da parte 6: QUI.

«Ogni persona libera, ogni giornalista libero, deve essere pronto a riconoscere la verità ovunque essa sia. E se non lo fa è nell’ordine: un imbecille, un disonesto, un fanatico» (Oriana Fallaci).

«Vorrei che ognuno si fermasse. Che si fermasse un attimo a riflettere, più che a parlare, su quanto sta accadendo. Leggo ovunque opinioni, richieste e non, ma in entrambi i casi restano esclusive riproduzioni di parole stereotipate, frasi fatte prese un po’ qua e un po’ là. Osservo da molto tempo ormai una mancanza totale di sensibilità, che si manifesta nel normale svolgimento quotidiano. La pandemia ha sdoganato la forma più pericolosa di disumanità e ora il conflitto ucraino ha concesso all’individuo di manifestare concretamente di quanta crudeltà è capace. Non mi riferisco ai vari Capi di Stato. Personalmente non divido il mondo in buoni e cattivi, bensì in intelligenti ed obiettivi, versus ignoranti e faziosi» (Valentina Villano).

È opportuno più che mai capire dove ha inizio la crisi ucraina e pazienza si questo viene definito «un modo come un altro per prendere le difese di Putin in Ucraina», ed essere etichettati “putinversteher”. Noi non siamo attivisti o propagandisti o tifosi per una o l’altra parte, siamo comunicatori, ergo, comunichiamo sulla strada della consapevolezza e della metacognizione.

Il passato possiamo studiare per capire il presente. Per il futuro chi lo desidera può andare dai veggenti con la loro sfera di cristallo, oppure può con le lezioni appresi dal passato cercare di capire cosa ci sarebbe da decidere nel presente per il futuro prossimo. Con questo scopo presentiamo di seguito l’inchiesta di Simon Shuster per Time Magazine del 2 febbraio 2022, tre settimane prima dell’inizio dell’invasione dell’esercito della Federazione Russa in Ucraina del 24 febbraio 2022.

Leggendo questo articolo su Time Magazine, è bene riflettere su questo post di ieri: «DOMANDA: Quanto altro sangue e distruzione materiale oltre ad eccessi paranoidi qui in occidente si vuol sopportare per la Crimea secessionata con “regolare” referendum (regolare ma illegittimo s’intende) già da otto anni, riconoscere quelle due repubbliche dove s’è combattuto otto anni con 14.000 morti e inserire questa benedetta neutralità nella Costituzione ucraina? Il che non implica certo non sanzionare un Paese che invadendo un altro ha rotto una convenzione di convivenza ovvia? Tra l’altro i due riconoscimenti sono chiesti all’Ucraina, sul piano del diritto internazionale nulla vieta che nessun’altro le riconosca» (Pierluigi Fagan).

Due casi dal mondo della comunicazione, dalla follia pandemica finito in preda all’isteria

Il caso Marco Innaro

Il 3 marzo 2022 cala la mannaia in Rai, Marco Innaro è sparito dal Tg1. Il corrispondente da Mosca non appare più in collegamento. Complici, si dice, le considerazioni durante uno speciale del Tg2 Post di venerdì 25 gennaio. Innaro aveva ammesso che “basta guardare la cartina geografica per capire che, negli ultimi 30 anni, chi si è allargato non è stata la Russia, ma la NATO”. Questo è stato definito «un modo come un altro per prendere le difese di Putin in Ucraina». È seguito l’intervento di condanna di Enrico Letta e un’interrogazione del Pd in Commissione di Vigilanza Rai, chiedendo di “ruotare i corrispondenti”. E la Rai sembra aver accolto la richiesta: da quattro giorni Innaro, che è anche capo sede Rai a Mosca, è sparito dai radar del Tg1, mentre continua a lavorare per tutte le altre testate: Tg2, Tg3, Gr radio e Rainews. Guai però parlare di censura. Il Direttore del Tg1, Monica Maggioni, la spiega così: «Da qualche giorno abbiamo a Mosca anche l’inviato del Tg1, Alessandro Cassieri, ex capo sede a Parigi con un passato da corrispondente in Russia. Avendo un nostro inviato, è normale che ci colleghiamo con lui». Ma Michele Anzaldi, Segretario della Commissione di Vigilanza Rai, rincara la dose definendo «troppi» e «senza alcun coordinamento» gli inviati. «Ce ne volevano di meno, ma organizzati meglio, senza doppioni tra i vari Tg». E qui ha ragioni a vendere.

Poi l’annuncio dopo l’approvazione della legge russa che prevede fino a 15 anni di carcere per chi pubblica informazioni ritenute false. Dopo la Bbc, anche la Rai decide di sospendere i servizi giornalistici dalla Russia. Attraverso un comunicato stampa la Tv di Stato ha fatto sapere che la decisione è stata presa «in seguito all’approvazione della normativa che prevede forti pene detentive per la pubblicazione di notizie ritenute false dalle autorità». Di conseguenza, sono sospesi «i servizi giornalistici dei propri inviati e corrispondenti dalla Federazione Russa». Una misura necessaria, spiega la Rai, che si è resa necessaria per «tutelare la sicurezza dei giornalisti sul posto e la massima libertà nell’informazione relativa al Paese». Dunque, verranno ritirati gli inviati Marc Innaro e Alessandro Cassieri.

«Da “vecchio” (anche senza virgolette…) inviato faccio fatica a condividere la decisione di “abbandonare il campo”. Il rischio fa parte del nostro mestiere e le guerre non si possono coprire da una redazione. Solidarietà a tutti i colleghi che questa decisione la subiscono, senza condividerla, e in bocca al lupo a tutti coloro, free-lance in testa, che continuano ad informarci dal “fronte”, a loro rischio e pericolo» (Pio d’Emilia).

Prof. Alessandro Orsini.

Il caso Orsini

Il Professor Alessandro Orsini è un sociologo e accademico di altissimo livello, apprezzato anche all’estero e Direttore dell’Osservatorio sulla Sicurezza Internazionale dell’Università LUISS Guido Carli. Al grande pubblico non era particolarmente noto prima della sua partecipazione a Piazzapulita su La7 il 3 marzo 2022, nel corso della quale ha polemizzato duramente con Federico Fubini. Contrastando la tesi del Vicedirettore del Corriere della Sera, secondo la quale Vladimir Putin è l’unico responsabile della guerra in Ucraina, Orsini ha esposto una tesi controcorrente. Pur riconoscendo a Putin la responsabilità bellica, ha addossato al blocco occidentale quella politica, per aver trascurato alcuni aspetti: «L’Ucraina sta alla Russia come il Messico e il Canada stanno agli Stati Uniti. Se il Messico si alleasse con Putin gli Stati Uniti distruggerebbero il Messico, o assassinando il suo presidente o favorendo una guerra civile oppure con uno sfondamento del confine facendo la stessa guerra che Putin sta facendo in Ucraina».

Orsini ha detto semplicemente due cosette da pagina 1 capitolo 1 del manuale di relazioni internazionali viene linciato. La LUISS si dissocia. Tutto questo mentre l’americano John Mearsheimer, una leggenda accademica delle relazioni internazionali, sulla crisi ucraina dice cose contro la strategia degli USA che in confronto di Orsini è un tifoso di Zelensky. L’Università di Chicago dove insegna non si dissocia, viene intervistato da un tempio liberal come The New Yorker, tiene conferenze in tutto il mondo, i suoi libri sono pubblicati da prestigiose edizioni accademiche, collabora con istituzioni federali, ecc. Poi l’establishment della politica estera statunitense non lo ascolta, perché ha preso da trent’anni un’altra e opposta linea, la linea “liberal” del “benign hegemon”, e non la linea “realistica” di Mearsheimer, Kissinger, Kennan.

Siamo ridicoli, penosi, più americani degli americani, dei camerieri che scimmiottano malamente il padrone e si mettono in frac per andare a un picnic. Deve finire sta storia, e non finirà bene. Meglio sorteggiare dei postini, metterli in parlamento, alla guida dei media, al timone di tutto. Peggio di così non può andare, nel grottesco solo il grottesco e mezzo ha speranza di sopravvivere. Poi, la stupidità di certi commenti è incredibile. Le nuove sanzioni dell’Unione Europea potrebbero chiudere i porti alle navi russe, soprattutto le gasiere. Aspira al titolo di misura più demenziale di sempre (una nave, diversamente da un tubo, può facilmente andare altrove, dove probabilmente le gasiere russe già vanno).

«Ucraina smilitarizzata, riconoscimento della Crimea alla Russia (che ha votato per l’annessione) e indipendenza del Donbass: se l’Occidente volesse la pace riconoscerebbe le condizioni richieste dalla Russia perché giuste e di buon senso. Ma l’Unione europea, l’impero della menzogna, seguendo gli Usa, è pronta a sacrificare la popolazione ucraina e le proprie popolazioni e quel che è ancor peggio, specie per l’Italia, a trasformare i profughi in cassa da risonanza politica» (Giorgio Bianchi Photojournalist).

«Bisogna ammettere che Putin ha vinto se si vuole la pace. Lei, Ucraino, chiede armi? Vuole la guerra? Ok, ma rispetti me che voglio la pace» (Prof. Alessandro Orsini).

«Quella di Orsini è una tesi controintuitiva, scomoda e persino urticante, ma proprio questo utile per arricchire il dibattito con l’elemento del dubbio, così carente in una situazione nella quale è molto più semplice aderire alla semplificazione “Russia mostro e Ucraina vittima”. Intendiamoci: non c’è dubbio su chi sia l’aggredito e chi l’aggressore, così come sul fatto che gli Ucraini siano effettivamente le vittime del conflitto e che quindi vadano aiutati. Ridurre a questo la complessità di una compiuta analisi geopolitica su fatti così rilevanti è però un delitto. Ben vengano voci dissonanti come quella di Orsini, che magari non avrà ragione su tutto (magari su niente), ma che almeno ci stimola a ragionare fuori dagli schemi precostituiti. A porci domande. Una decisamente difficile è quella sull’opportunità di riconoscere la vittoria di Putin in Ucraina che, secondo Orsini, servirebbe a limitare le perdite tra i civili» (Lorenzo Zacchetti – Affariitaliani.it, 6 marzo 2022).

Poi, neanche quattro giorni dopo l’intervento del Prof. Orsini su La7, pare che lo stesso Presidente Volodymyr Zelensky adesso parebbe disposto a riconoscere le autoproclamate Repubbliche Popolari di Donetsk e Luhansk e il ricongiungimento della Crimea alla Russia. Su Crimea e Donbass con la Russia «possiamo discutere e trovare un compromesso, su come continuare a vivere», ha dichiarato Zelensky in una intervista alla ABC. «Se parliamo di territori temporaneamente occupati e repubbliche non riconosciute da nessuno», ha detto Zelensky, rispondendo a una domanda sulla richiesta russa di riconoscere la Crimea come russa e il Donbass indipendente, «possiamo discutere e trovare un compromesso». «Per me è importante sapere come la gente che vuole essere parte dell’Ucraina vivrà in quei territori», ha detto, citando «garanzie di sicurezza».

Poi, pare che pure Luigi Di Maio, ricordandosi di quale Ministero è titolare, si sarebbe convertito alla diplomazia. Mentre a Che Tempo Che Fa il 28 febbraio scorso ancora sentenziava che «è immaginabile pensare a ripristinare le relazioni con la Russia”, adesso chiede una «soluzione diplomatica». Anche loro diventati “putinversteher”?

«L’inconsulto bisogno di un nemico a Est. Obiettivi – C’è chi, senza sapere cosa dice, si felicita della fermezza dell’Unione Europea e delle armi inviate in Ucraina, perché lo scannamento continui sui nostri schermi. Invece occorre sedersi con Putin per fare la pace» (Barbara Spinelli, 8 marzo 2022).

«Il ministro degli Esteri russo Serghei Lavrov incontrerà per consultazioni il collega ucraino Dmytro Kuleba il 10 marzo in Turchia ad Antalya. Lo ha annunciato il ministro degli Esteri turco Mevlut Cavusoglu secondo quanto riporta l’agenzia Anadolu» (ANSA, 7 marzo 2022).

«Ucraina: prevalga il negoziato» (Papa Francesco – Angelus Domini, domenica 6 marzo 2022). La via diplomatica è anche la posizione del Papa e della Santa Sede:

++++ Rispondendo alle domande dei giornalisti, il Direttore della Sala Stampa della Santa Sede, Matteo Bruni, ha affermato quanto segue: «Confermo la telefonata tra il Cardinale Segretario di Stato e il Ministro degli Esteri russo. Il Cardinale ha trasmesso la profonda preoccupazione di Papa Francesco per la guerra in corso in Ucraina e ha riaffermato quanto detto dal Papa domenica scorsa all’Angelus. In particolare ha ribadito l’appello perché cessino gli attacchi armati, perché si assicurino dei corridoi umanitari per i civili e per i soccorritori, perché alla violenza delle armi si sostituisca il negoziato. In questo senso, infine, il Segretario di Stato ha riaffermato la disponibilità della Santa Sede “a fare di tutto, a mettersi al servizio per questa pace”». ++++

«La innegabile incomprensione di molti dei drammatici eventi presenti è dovuta in prima istanza alla mancata conoscenza e consapevolezza dei processi storici e del pensiero filosofico-politico e anche religioso che hanno causato lo scempio presente. E questa mancata consapevolezza, che rende la moltitudine manovrabile a piacere, è la forza principale dei nemici del Bene» (Massimo Viglione).

Buona lettura di Time Magazine del 2 febbraio 2022, sulla via della consapevolezza e della metacognizione.

La storia non raccontata della crisi ucraina
di Simon Shuster
a Kiev, con reportage di Leslie Dickstein e Simmone Shah a New York; Brian Bennett,  WJ Hennigan e Nik Popli a Washington
Time Magazine, 2 febbraio 2022

(Nostra traduzione italiana dall’inglese)

Le grandi guerre a volte iniziano per piccole offese. Un duca assassinato. Un papa arrabbiato. La convinzione di un re solitario che i suoi rivali non stiano giocando lealmente. Quando gli storici studiano perché gli eserciti hanno iniziato a radunarsi in Europa durante la peste del 2021, il loro interesse potrebbe rivolgersi a un’adolescente, la figlioccia del sovrano isolato di Mosca.

Medvedchuk in vacanza con la figlia Daria.

Si chiama Daria, una giovane ucraina con un sorriso timido e grandi occhi marroni. Quando è nata nel 2004, i suoi genitori hanno chiesto al loro amico Vladimir Putin, allora pochi anni dopo il suo regno in Russia, di battezzarla nella tradizione ortodossa che tutti condividono. Il padre della ragazza, Viktor Medvedchuk, è vicino a Putin da decenni. Vanno insieme in vacanza sul Mar Nero. Conducono affari. Sono ossessionati dai legami tra i loro Paesi e le forze occidentali che vedono di separarli.

“Il nostro rapporto si è sviluppato in 20 anni”, mi ha detto Medvedchuk in una rara intervista la scorsa primavera a Kiev, vicino all’inizio dell’attuale stallo tra Russia e Occidente sull’Ucraina. “Non voglio dire che sfrutto quella relazione, ma si potrebbe dire che ha fatto parte del mio arsenale politico”.

Putin potrebbe dire lo stesso di Medvedchuk. La voce guida degli interessi russi in Ucraina, il partito politico di Medvedchuk è la più grande forza di opposizione in parlamento, con milioni di sostenitori. Nell’ultimo anno, quel partito è stato attaccato. Medvedchuk è stato accusato di tradimento a maggio e posto agli arresti domiciliari a Kiev. Proprio il mese scorso, gli Stati Uniti hanno accusato lui e i suoi alleati di complottare per organizzare un colpo di stato con l’aiuto dell’esercito russo.

Durante i suoi 21 anni al potere, Putin ha visto l’Ucraina come una nazione fraterna, legata alla Russia da vincoli di fede, famiglia, politica e un millennio di storia comune. Ha trascorso gli ultimi sette anni utilizzando ogni strumento a sua disposizione, compresa la coercizione e l’invasione diretta, per preservare quei legami, mentre il popolo ucraino si rivolge sempre più all’Occidente. A parte la guerra, uno dei modi migliori che Putin ha per influenzare l’Ucraina è attraverso Medvedchuk e il suo partito politico. Quindi non dovrebbe sorprendere che la situazione di stallo militare della Russia con l’Occidente sia aumentata di pari passo con la repressione contro il suo amico.

Lo scorso febbraio [2021], pochi giorni dopo l’inaugurazione del Presidente Joe Biden, gli alleati degli americani a Kiev hanno deciso di fare i duri con Medvedchuk. Il governo ucraino ha iniziato togliendo dalla messa in onda i suoi canali TV, privando la Russia dei suoi sbocchi di propaganda nel Paese. L’Ambasciata americana a Kiev ha applaudito la mossa. Circa due settimane dopo, il 19 febbraio 2021, l’Ucraina ha annunciato di aver sequestrato i beni della famiglia di Medvedchuk. Tra i più importanti, si diceva, c’era un oleodotto che porta il petrolio russo in Europa, arricchendo Medvedchuk e la sua famiglia – inclusa la figlioccia di Putin, Daria – e aiutando a finanziare il partito politico di Medvedchuk.

Il primo sentore della risposta di Putin è arrivato meno di due giorni dopo, alle 7 del mattino del 21 febbraio [2021]. In una dichiarazione poco notata, il Ministero della Difesa russo ha annunciato il dispiegamento di 3.000 paracadutisti al confine con l’Ucraina per “esercitazioni su larga scala, ” addestrandoli a “afferrare le strutture nemiche e trattenerle fino all’arrivo della forza principale”. Quei soldati sono stati i primi di una formazione militare che da allora è cresciuta fino a raggiungere più di 100.000 soldati russi. Nella loro corsa per rispondere, gli Stati Uniti e i loro alleati hanno inviato carichi di armi in Ucraina e migliaia di truppe per proteggere il fianco orientale dell’alleanza NATO.

La conseguente situazione di stallo ha ravvivato le tensioni della Guerra Fredda e ha spinto l’Europa sull’orlo di un grande conflitto militare. Nel tentativo di discernere le motivazioni di Putin, gli osservatori hanno espresso il suo desiderio strategico di umiliare gli Americani, dividere gli Europei e ripristinare l’influenza di Mosca sulle terre che controllava prima che il suo impero crollasse nel 1991. Ma le radici della crisi sono state trascurate. Per comprendere gli obiettivi di Putin, devi capire sia i suoi legami personali e politici con l’Ucraina, sia il suo obiettivo di lunga data di portare la nazione sotto il suo controllo. Quando Medvedchuk è stato posto agli arresti domiciliari, il leader russo ha definito l’attacco ai suoi delegati “un’epurazione assolutamente ovvia del campo politico”, che minacciava di trasformare l’Ucraina “in un’antitesi della Russia, una sorta di anti-Russia”.

Viktor Medvedchuk incontra Putin vicino a Mosca nell’ottobre 2020 (Foto di Alexei Druzhinin/TASS/Getty Images).

Poche persone hanno un vantaggio più chiaro sulla risposta di Putin rispetto al presunto complotto del colpo di stato, che Medvedchuk. Nell’anno prima dell’escalation della crisi, ha incontrato Putin più volte nella sua residenza vicino a Mosca, nonostante i protocolli pandemici che hanno tenuto il leader russo isolato da tutti tranne che dai suoi principali aiutanti. La domanda che ora riempie i capelli in giro per il mondo—Cosa vuole Putin?—non è una questione di congettura per il suo più caro amico a Kiev.

Mi ci è voluto un po’ per trovare l’ufficio di Medvedchuk tra i vicoli del centro città. L’indirizzo portava a un vecchio condominio vicino alla fine di un ripido pendio, senza alcun segno esteriore del suo significato politico. Dietro la porta non contrassegnata, un pugno di guardie armate mi guardava in silenzio. Uno ha proceduto a perquisire la mia borsa, chiedendo di sapere se conteneva un coltello o “qualsiasi tipo di coltello”. Medvedchuk è stato più cordiale. Vestito con un completo blu aderente, aveva l’aspetto del padre di una bambola Ken: rigido, abbronzato e ben curato, con una mascella spigolosa. Entrando nella sala conferenze, si avvicinò a un termostato e chiese: “Sei abbastanza caldo?”.

La storia della sua amicizia con Putin, ha detto, risale ai primi anni della presidenza di Putin. Medvedchuk era il Capo di stato maggiore della controparte di Putin a Kiev e si incontravano spesso alle funzioni ufficiali. A quel tempo, la Russia aveva tutta l’influenza che voleva in Ucraina. La sua economia dipendeva dalla Russia per il gas e prestiti a buon mercato, e i suoi leader non avevano intenzione di unirsi ad alcuna alleanza occidentale.

La loro amicizia si è rafforzata solo dopo il 2014, quando una rivoluzione ha fatto a pezzi il Paese. Quell’inverno i manifestanti hanno costruito un accampamento nella piazza centrale di Kiev, chiedendo ai leader ucraini di combattere la corruzione e di integrarsi con l’Occidente. Più di due mesi di scontri con la polizia si sono conclusi in una gelida mattina di febbraio, quando le forze di sicurezza hanno aperto il fuoco sui manifestanti, uccidendone decine per le strade.

Il regime è crollato il giorno successivo. I suoi leader sono fuggiti attraverso il confine con la Russia, e quando il loro partito politico è andato in pezzi, anche la macchina dell’influenza russa sul suo vicino è andata in pezzi. “Non c’è alcuna autorità legittima in Ucraina ora”, ha detto Putin furibondo in un discorso al Cremlino quella primavera. “Nessuno con cui parlare.” La rivoluzione, ha affermato, non era altro che un colpo di stato sostenuto dagli Stati Uniti e ha risposto ordinando alle sue truppe di invadere. Dopo aver rapidamente conquistato la Crimea, le forze russe si sono trasferite nel cuore dell’estrazione del carbone dell’Ucraina orientale, installando regimi separatisti fantoccio in due delle sue più grandi città.

Mentre l’Ucraina ha reagito a est, la sua capitale è diventata un campo di battaglia politico. I resti dell’establishment filo-russo ha deciso di costruire nuovi partiti in Ucraina, ciascuno in competizione per gli elettori del vecchio regime. “Sapevamo che Putin non voleva il caos e la guerra in Ucraina a lungo termine”, dice un consigliere di uno degli oligarchi ucraini che ha finanziato questi partiti. “Vuole un protettorato, un governo leale, come aveva prima”. Gli alleati della Russia a Kiev volevano il diritto di candidarsi, acquistare industrie e controllare le reti televisive. Come mi spiegò all’epoca il legislatore russo Konstantin Zatulin: “Questo sarebbe il nostro compromesso. La Russia avrebbe i suoi solisti nel grande coro ucraino e loro canterebbero per noi”. In base a tale accordo, ha aggiunto: “Non avremmo bisogno di fare a pezzi l’Ucraina”.

Gli Stati Uniti non erano aperti a quel tipo di accordo e il governo Obama ha preso una linea dura contro gli operativi russi a Kiev. Molti di loro sono stati sanzionati subito dopo l’invasione della Russia nel marzo 2014; Medvedchuk era in cima alla lista nera. Tuttavia, entro la fine del 2018, i partiti filo-russi hanno raggiunto una svolta in Ucraina, formando un’alleanza chiamata “Piattaforma di opposizione—Per la vita”. Sostenuto da miliardari solidali con Mosca, possedevano tre reti televisive in Ucraina. E il presidente del loro partito era Medvedchuk, vecchio amico di Putin.

Durante le elezioni dell’anno successivo, l’Ucraina ha votato per un nuovo Presidente, un attore e comico di nome Volodymyr Zelensky. La sua popolarità derivava da una sitcom di successo chiamata “Servitore del popolo”, in cui recitava nel ruolo di un Presidente immaginario. Tre mesi dopo, il partito politico di Zelensky ottenne la maggioranza in parlamento. Ma la fazione di Medvedchuk era arrivata al secondo posto, rendendola la più grande forza di opposizione del Paese. “Milioni di cittadini hanno votato per noi”, mi ha detto Medvedchuk. “Putin ha promesso di proteggerli”.

I canali TV di Medvedchuk hanno lavorato per indebolire il nuovo governo. “Stavano mangiando la base elettorale, distruggendo Zelensky”, afferma il Primo consigliere per la sicurezza nazionale del Presidente, Oleksandr Danyliuk. Le reti sono state particolarmente implacabili nell’attaccare la risposta del governo alla pandemia di Covid-19 e la sua incapacità di garantire le forniture di vaccini dagli alleati occidentali. Quando la Russia ha rilasciato il proprio vaccino nell’agosto 2020, Medvedchuk, sua moglie e la loro figlia Daria sono stati tra i primi a riceverlo. Poi sono volati a Mosca per parlare con Putin. È stato il primo incontro pubblico che il leader russo ha avuto con qualcuno, senza mascherina, davanti alla telecamera e senza distanziamento, dall’inizio della pandemia. I loro colloqui quel giorno hanno portato a un accordo per la fornitura dalla Russia all’Ucraina milioni di dosi del vaccino russo e per consentire ai laboratori ucraini di produrlo gratuitamente.

Quando Medvedchuk ha riportato l’offerta a Kiev, il governo l’ha respinta. Così ha fatto il Dipartimento di Stato americano, che ha accusato la Russia di usare il suo vaccino come strumento di influenza politica. Ma mentre il bilancio delle vittime aumentava in Ucraina e non arrivavano spedizioni di vaccini dall’Occidente, gli elettori si allontanarono in massa da Zelensky. Entro l’autunno del 2020, i suoi indici di approvazione sono scesi ben al di sotto del 40%, rispetto a oltre il 70% dell’anno prima. In alcuni sondaggi di dicembre, il partito di Medvedchuk era in testa.

La preoccupazione di Zelensky è cresciuta particolarmente per i canali televisivi del partito, che ha condannato come messaggeri della propaganda russa. Quando ha deciso di togliere quei canali dalla messa in onda lo scorso febbraio, non era solo una mossa difensiva, dice Danyliuk, il suo ex Consigliere per la sicurezza. È stato anche concepito come un regalo di benvenuto al Governo di Biden, che aveva fatto della lotta alla corruzione internazionale un pilastro della sua politica estera. Come ha detto Danyliuk, la decisione di perseguire l’amico di Putin “è stata calcolata per adattarsi all’agenda degli Stati Uniti”.

Durante la conseguente crisi militare, gli Stati Uniti non hanno avuto un Ambasciatore a Kiev. L’ultimo, Marie Yovanovitch, è stata licenziata nell’aprile 2019 dopo essersi scontrata con la campagna del Presidente Trump per estorcere favori politici all’Ucraina. Trump voleva che gli Ucraini indagassero sulla famiglia Biden e ha congelato gli aiuti militari a Kiev come mezzo di pressione. Lo scandalo che ne è derivato ha portato al primo impeachment di Trump alla Camera e ha lasciato l’Ambasciata degli Stati Uniti a Kiev svuotata e demoralizzata.

“La mia catena di comando è andata a merda”, dice Suriya Jayanti, che allora era un alto diplomatico presso l’Ambasciata. “Siamo quasi scomparsi”. Ciò non è cambiato, dice, dopo che Biden è entrato in carica l’anno scorso. Il suo massimo staff di politica estera era concentrato sull’affrontare la Cina, dice, e tendevano a vedere la Russia come un fastidio da sopportare o ignorare. “La sua squadra non si preoccupava della Russia”, mi ha detto Jayanti lo scorso autunno a Kiev, poco prima che si dimettesse. “E non volevano sapere dell’Ucraina”. Solo nei giorni scorsi, a quasi un anno dall’inizio della crisi, Biden ha scelto un nuovo Ambasciatore a Kiev, che non è ancora stato insediato.

Un alto funzionario statunitense ha detto a Time che l’Ucraina è sempre stata una priorità assoluta per governo: “C’è stata un’attenzione molto ampia e quasi costante sull’Ucraina sin dal primo giorno”. Quando il governo Zelensky ha deciso di perseguire Medvedchuk, gli Stati Uniti l’hanno accolto come parte della lotta dell’Ucraina per “contrastare l’influenza maligna della Russia”, ha affermato il funzionario. I metodi usati in questa lotta sono stati nuovi e controversi. Invece di lavorare attraverso il sistema giudiziario, Zelensky ha imposto sanzioni contro magnati e politici ucraini, congelando i loro beni per decreto.

Questa strategia, che il governo chiama “de-oligarchia”, ha preso di mira molti degli oppositori interni di Zelensky e, in particolare, i loro canali televisivi. Gli Stati Uniti hanno evitato di criticare la repressione, non volendo “microgestire” ciò che l’Ucraina stava facendo, ha affermato l’alto funzionario statunitense. Ma nel caso di Medvedchuk, l’Ambasciata americana ha incoraggiato Zelensky. “Sosteniamo gli sforzi dell’Ucraina per proteggere la sua sovranità e integrità territoriale attraverso sanzioni”, ha affermato l’Ambasciata in un tweet lo scorso febbraio, il giorno dopo che le sanzioni hanno congelato i beni di Medvedchuk.

Il leader del partito era furioso. “Questa è repressione politica”, mi ha detto Medvedchuk. “Tutti i miei conti bancari sono congelati. Non riesco a gestire i miei beni. Non riesco nemmeno a pagare le bollette”.

Ad aprile [2021], quando le forze russe si sono radunate al confine, Zelensky si è recato in prima linea per incontrare le sue truppe e mi ha invitato a venire. Gli elicotteri militari ci hanno portato per la maggior parte della strada verso le trincee, ma le ultime centinaia di passi hanno richiesto un’escursione nel fango con un pugno di soldati e guardie del corpo. Uno di loro portava una grossa mitragliatrice, con scatole di proiettili agganciate alla cintura.

Il Presidente ha trascorso la giornata parlando con le sue truppe, cenando con loro e distribuendo medaglie. Considerando il numero di carri armati russi in procinto di invadere da oltre il confine vicino, sembrava straordinariamente ottimista. Abbiamo passato la notte vicino alla guarnigione, e lui è arrivato in mensa per la colazione in tuta da ginnastica, fresco di una corsa mattutina attraverso la zona di guerra.

Sul volo di ritorno quel giorno, abbiamo parlato di Medvedchuk e delle sue reti televisive, e se con il senno di poi sembrava saggio chiuderle. Zelensky non si è scusato. “Li considero dei diavoli”, mi ha detto il Presidente. “Le loro narrazioni cercano di disarmare l’Ucraina dalla sua statualità”. Quando lo skyline di Kiev è apparso attraverso il finestrino e l’aereo ha iniziato a scendere, Zelensky si è arrabbiato. “Al Capone ha ucciso molte persone, ma è stato rinchiuso per le tasse”, mi ha detto. “Penso che questi canali TV abbiano ucciso molte persone attraverso la guerra dell’informazione”.

Alcuni dei suoi consiglieri, soprattutto nella comunità dell’intelligence, erano meno entusiasti della mossa contro Medvedchuk. “Almeno è il diavolo che conosciamo”, mi ha detto un capo spia in pensione a Kiev, accettando di discutere la questione incondizione di anonimato. Da quando la Russia ha iniziato la guerra per la prima volta nel 2014, Medvedchuk è stato uno dei principali negoziatori in numerosi round di colloqui di pace, vincendo spesso il rilascio di prigionieri di guerra. “Ha accesso diretto a Putin”, mi ha detto il capo delle spie. Questo tipo di accesso è raro, dice, e ha reso Medvedchuk un mediatore efficace.

Medvedchuk, al centro, è accusato di tradimento a Kiev (Foto di Sputnik/AP).

Zelensky non si è scomposto per tali argomenti. Il 12 maggio [2021], circa un mese dopo il nostro viaggio in prima linea, le autorità ucraine hanno emesso un mandato d’arresto per Medvedchuk. I pubblici ministeri hanno affermato che aveva tratto profitto dall’occupazione russa della Crimea e lo hanno accusato di tradimento. Un tribunale gli ha ordinato di rimanere agli arresti domiciliari in attesa del processo, tagliato fuori dai suoi elettori e impedito di partecipare alle sessioni del parlamento.

Oleh Voloshyn, che gli Stati Uniti hanno accusato di essere parte di un complotto di colpo di stato, nel suo ufficio a Kiev il 29 gennaio (Foto di Maxim Dondyuk/Time).

Le forze dell’ordine statunitensi hanno perseguito i suoi alleati. Oleh Voloshyn, un membro di spicco del partito di Medvedchuk, è stato accolto dall’FBI quando è arrivato a Washington lo scorso luglio. Due agenti gli si sono avvicinati all’aeroporto internazionale di Dulles e gli hanno chiesto di scambiare due parole in privato, lontano dalla moglie e dal figlio neonato, che stavano viaggiando con lui. Voloshyn, che serve come inviato di Medvedchuk in Occidente, ha trascorso le tre ore successive a rispondere alle domande degli agenti. “Hanno preso il mio cellulare”, Voloshyn mi ha detto dell’incidente, che non è stato segnalato in precedenza. “E hanno preso tutte le informazioni dal mio cellulare”.

In una dichiarazione del 20 gennaio, il governo degli Stati Uniti ha lanciato una serie sorprendente di accuse contro Voloshyn e Medvedchuk. Ha affermato che fanno parte di un complotto in corso del Cremlino per installare un governo fantoccio in Ucraina, sostenuto da un’occupazione militare russa. “La Russia ha ordinato ai suoi servizi di intelligence di reclutare gli attuali ed ex funzionari del governo ucraino per prepararsi a prendere il governo dell’Ucraina e per controllare le infrastrutture critiche dell’Ucraina con una forza di occupazione russa”, si legge nella dichiarazione del Dipartimento del Tesoro degli Stati Uniti, che ha imposto sanzioni contro Voloshyn e altri presunti cospiratori.

Quando abbiamo parlato al telefono il giorno seguente, Voloshyn aveva già ritirato i suoi soldi dalla banca e si stava preparando a lasciare Kiev con la sua famiglia. “Forse la Serbia”, dice della sua destinazione. “Forse la Russia”. Mi ha detto che non ha intenzione di prendere il potere in Ucraina con l’aiuto dell’esercito russo, e ha detto che l’obiettivo del suo partito era sempre quello di conquistare il potere in modo pacifico, o attraverso le elezioni o, come ha detto Voloshyn, un “compromesso” diplomatico tra i Russia e Occidente. “Non c’è una terza opzione”, dice. “La Russia o ottiene l’influenza che desidera con mezzi pacifici, o la ottiene con la forza”.

Con Medvedchuk messo da parte e il suo partito in ritirata, il Cremlino non ha un percorso chiaro per influenzare l’Ucraina attraverso la politica, e questo solleva la tentazione di usare il potere duro, mi ha detto Voloshyn. “Devi capire”, dice. “Ci sono falchi intorno a Putin che vogliono questa crisi. Sono pronti per invadere. Vengono da lui e gli dicono: ‘Guarda il tuo Medvedchuk. Dov’è lui adesso? Dov’è la tua soluzione pacifica? Seduto agli arresti domiciliari? Dovremmo aspettare che tutte le forze filo-russe vengano arrestate?’”.

A quasi 12 mesi dall’inizio, la crisi in Ucraina è diventata molto più grande e pericolosa di qualsiasi rancore politico. All’inizio di dicembre [2021], mentre oltre 100.000 soldati russi si trovavano al confine con l’Ucraina, Biden ha telefonato a Putin per disinnescare le tensioni. Secondo la Casa Bianca, il Presidente si è offerto di ascoltare tutte le “preoccupazioni strategiche” della Russia, aprendo la porta a una serie di colloqui molto più ampi. È stata una svolta per Putin convincere un Presidente degli Stati Uniti a impegnarsi con lui sul futuro dell’alleanza NATO, che Putin ha a lungo descritto come la principale minaccia alla sicurezza russa.

La risposta dei diplomatici russi sapeva di una vecchia tattica negoziale: partire in alto. Hanno chiesto una garanzia scritta dagli Stati Uniti che l’Ucraina non avrebbe mai aderito alla NATO. Hanno anche detto agli Stati Uniti di ritirare le loro forze militari dall’Europa orientale, ritirandosi nelle posizioni che detenevano prima che Putin prendesse il potere. Come l’inviato russo capofila ha anticipato i colloqui a gennaio, “la NATO deve fare le valigie e tornare dov’era nel 1997”. Piuttosto che disinnescare la situazione di stallo, l’apertura di Biden ha permesso alla Russia di presentare una lunga lista di rimostranze contro l’Occidente, scatenando quello che un insider del Cremlino a Mosca mi ha descritto come “un enorme mucchio di tensioni represse”.

Con il progredire dei colloqui fino a gennaio [2022], i russi sono arrivati a credere di avere il sopravvento finché potevano mantenere la pressione militare sull’Ucraina. “È il momento perfetto per fare alcuni scambi, per rimuovere le sanzioni, per parlare di problemi di sicurezza”, afferma l’insider del Cremlino, che ha accettato di discutere i negoziati in condizione di anonimato. “La logica è semplice”, aggiunge la fonte. “Se non mettiamo loro molta paura, non arriveremo a una soluzione chiara, perché è proprio così che funziona il sistema occidentale. È molto difficile per loro raggiungere una truffa senso su qualcosa. Tutte quelle parti in movimento, tutti quei controlli e contrappesi, ognuno che tira in direzioni diverse. Quindi l’obiettivo è presentare una minaccia di conseguenze così massicce da costringere tutti da quella parte ad essere d’accordo”.

La mossa sembra fallire. Gli Stati Uniti hanno respinto le richieste fondamentali della Russia e hanno preparato una serie di sanzioni che taglierebbero gran parte dell’economia russa dal resto del mondo. “Il gradualismo del passato è finito e questa volta inizieremo in cima alla scala dell’escalation e rimarremo lì”, afferma un alto funzionario governativo.

Biden ha iniziato ad avvertire l’Ucraina e altri alleati che un’invasione russa sembrava imminente. Oltre 8.500 soldati statunitensi sono stati messi in massima allerta a gennaio, pronti a schierarsi nell’Europa orientale insieme a navi militari e aerei da guerra. Il Dipartimento di Stato ha ordinato al personale non essenziale e ai familiari di lasciare l’Ambasciata degli Stati Uniti a Kiev, si dice, per “abbondanza di cautela”.

Non è affatto chiaro se i colloqui di pace possano riportare l’Europa sull’orlo della guerra, o quello che Putin potrebbe considerare un compromesso salva-faccia. Secondo i protocolli pandemici del Cremlino, il leader russo è stato più isolato durante questa crisi che in qualsiasi momento della sua carriera. All’inizio di gennaio, quando normalmente celebrava il Natale ortodosso tra la folla in una cattedrale russa, il Cremlino ha diffuso filmati del Presidente da solo con un prete, che tiene solennemente una candela nella cappella della sua residenza privata. “Pochissime persone possono parlargli ora”, mi ha detto l’insider del Cremlino. “Il mondo dentro la sua testa è solo suo”.

A Kiev, l’amico di Putin è ancora più isolato. Spogliato dei suoi principali canali televisivi e assediato da accuse penali, il partito di Medvedchuk è sprofondato nelle urne. Medvedchuk rimane agli arresti domiciliari, con un dispositivo di localizzazione apposto alla caviglia e agenti di polizia appostati fuori casa. La sicurezza di sua figlia era una tale preoccupazione che si rifiutò di dire nulla su dove si trovasse. Ma uno dei suoi collaboratori mi ha detto che Daria rimane a Kiev, circondata da guardie di sicurezza private. La preoccupazione principale, ha detto il socio, è il rapimento. “Ma sì, è ancora qui”.

Segue la Parte 8: QUI.

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