Razzismo, in campo le associazioni

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Sabato scorso il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ricevendo Papa Benedetto XVI al Quirinale ha scelto di parlare anche di un tema di stretta attualità come l’immigrazione e ha lanciato un monito sui pericoli del razzismo. Il presidente, rivolgendosi a Papa Benedetto XVI, ha detto che bisogna farsi guidare, secondo i richiami dello stesso Pontefice, dal “rispetto della dignità umana in tutte le sue forme e in tutti i luoghi”. Ciò implica più che mai “la coscienza e la pratica della solidarietà, cui non possono restare estranee, anche dinanzi alle questioni più complesse, come quella delle migrazioni verso l’Europa, le responsabilità e le scelte dei governi”, auspicando anche il ‘superamento del razzismo’.

 Mentre in un’intervista al quotidiano La Padania, Roberto Maroni ha annunciato che il ministero dell’Interno di cui è a capo si costituirà parte civile contro Amina Sheikh Said, la 51enne italiana di origini somale, che ha denunciato di essere stata ‘umiliata, maltrattata e oltraggiata, tenuta nuda per ore all’aeroporto di Ciampino’: “È una clamorosa montatura, fatta anche dalla stampa, che non c’entra nulla col razzismo e non c’entra nulla con la prevaricazione della Polizia. Anzi – ha spiegato Maroni – direi che è tutto il contrario. La Polizia, infatti – sottolinea il titolare del Viminale – ha applicato con rigore la legge. Per questo motivo è stata presentata un querela contro questa signora, alla quale io aggiungerò una richiesta di danni, costituendomi, come ministero, parte civile. Non si può permettere che si infanghi la Polizia accusandola di comportamenti razzisti. Ed è veramente incredibile che i giornali diano credito a queste affermazioni senza nemmeno riportare correttamente ciò che è stata l’azione della polizia”.

Reagisce il  Coordinamento Nazionale Comunità di Accoglienza (CNCA) a questa ondata che si è innescata contro gli immigrati, commentando gli episodi avvenuti negli ultimi giorni in tutta Italia: “Il pestaggio che è avvenuto a Roma, nel quartiere di Tor Bella Monaca, e che ha coinvolto questa volta un cittadino cinese, non è il primo e non sarà certamente l’ultimo degli episodi violenti di xenofobia e razzismo che si stanno moltiplicando nel nostro Paese. Non molti mesi fa proprio a Roma – nel quartiere di Torre Angela, non lontano da Tor Bella Monaca – si verificò un raid contro tre cittadini romeni, colpevoli solo di trovarsi in strada. Allora furono una decina di persone, con il volto coperto da caschi e passamontagna, a usare spranghe, bastoni e coltelli contro gente inerme. In quel caso, fu il montare delle polemiche seguite all’uccisione di Giovanna Reggiani a rinfocolare i peggiori stereotipi contro ‘i romeni’. Senza parlare di quello che è accaduto, più recentemente, a Verona, a Milano e a Parma o il caso, appena reso noto, della donna somala trattenuta all’aeroporto di Ciampino.

Il CNCA è ben consapevole che la lunga sequela di atti violenti che si sono verificati contro cittadini stranieri – o che hanno ottenuto la cittadinanza italiana – nasce da un complesso di cause ampio e non semplice da districare, ma ritiene che – tra le cause principali e più facilmente controllabili – vi sia il modo irresponsabile con cui la gran parte della classe politica italiana tratta oggi pubblicamente la questione immigrazione. Invece di rappresentare l’opinione pubblica più informata e saggia, consapevole del carattere di sfida che la multiculturalità pone a qualunque società, il ceto politico preferisce la strada facile e letale, alla lettera, della demagogia e della vera e propria xenofobia, accanendosi contro sempre e nuovi nemici – i rom, i romeni, ora i temibili cinesi… – con la sola volontà di conquistare consenso a spese della stessa convivenza civile. Scherza col fuoco, e non sorprende che poi proprio coloro che più subiscono le conseguenze di una globalizzazione e di una politica che li penalizza fortemente – come gli adolescenti e i giovani dei due quartieri romani sopra citati, marginali in tutti i sensi – scarichino la loro aggressività contro altri poveri, in verità più eguali che diversi da loro. Nel nostro Paese, ormai, non solo si persegue una ottusa politica di chiusura e di vera e propria repressione nei confronti delle persone immigrate, ma è stato sdoganato – complice anche la maggior parte dei media – un linguaggio che fino a solo due anni fa era appannaggio solo dei partiti più radicali… Per parte nostra, a questa politica ci opporremo fermamente, da qualunque parte dovesse venire”.

Da parte sua, la Comunità di Sant’Egidio invita le Istituzioni a promuovere la solidarietà: “La sequenza di atti di razzismo in Italia è impressionante. Napoli, Milano, Parma, Roma. Ma c’è chi non si vergogna, da posizioni di responsabilità nelle amministrazioni pubbliche e in Parlamento, ad incitare al disprezzo verso immigrati, rom, romeni, islamici, di volta in volta. Dopo l’inquietante pestaggio di Parma ad opera di pubblici ufficiali, e la morte per percosse di un cittadino italiano di pelle scura vicino alla Stazione Centrale di Milano, i pestaggi di Roma, a Torbellamonaca confermano un clima impazzito di ignoranza, razzismo e brutalità che contagia di volta in volta ambienti ed esecutori diversi. E’ un clima irresponsabile e irrespirabile di ‘caccia al diverso’ che rischia di ammalare la convivenza nelle nostre città e di pensare alla violenza come a una forma ‘normale’ e, alla fine, scusabile proprio perché sta diventando una compagnia ordinaria del panorama urbano. La Comunità di Sant’Egidio condanna questa violenza e il clima da ‘capro espiatorio’ che sta invadendo il discorso pubblico e creando guasti nella mentalità e nei comportamenti, fino alle generazioni più giovani. A nome della città di Roma e del Paese sentiamo il dovere di chiedere scusa per questa intolleranza violenta a tutte le vittime, e invitiamo a reagire con gesti di solidarietà e isolando quanti continuano a scusare o alimentare il clima di disprezzo attorno ai cittadini stranieri e a quanti già faticano per inserirsi e integrarsi nel nostro paese”.

A Roma, invece, nella giornata conclusiva della Carovana della Pace, organizzata dagli Istituti missionari, un documento sottolinea “l’importanza dell’incontro con l’altro per vincere paure e stereotipi”. Alle comunità missionarie si chiede perciò di “diffondere un’informazione sui temi dell’immigrazione libera da pregiudizi, di promuovere all’interno della Chiesa una fede che si incarna nel vivere la quotidianità dell’Altro, per una Chiesa con le porte aperte, e di interagire con le altre realtà non ecclesiali”. L’impegno dei carovanieri è inoltre di “cercare il dialogo con quella Chiesa che promuove un vangelo di sicurezza, per scoprire assieme nuovi percorsi di convivenza”.

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