San Paolo Fuori le mura, dai tempi apostolici ad oggi, i pellegrini vivono intorno alla basiliche

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Non ci sono molte tracce a Roma di quell’epoca medioevale dei pellegrinaggi alle tombe degli apostoli in cui poveri e ricchi arrivavano da tutto il mondo e si “accampavano” nei pressi delle chiese per pregare e chiedere indulgenze. Succedeva intorno a San Pietro, alla basilica voluta da Costantino, e intorno a San Paolo dove Costantino aveva costruito una chiesa che divenne subito trasformata in basilica. Per questo è molto suggestivo ripercorrere almeno in parte quelle stradine tra i resti di ospizi e monasteri che gli scavi archeologici del 2007- 2009 hanno recuperato a fianco della Basilica di San Paolo fuori le mura. Tutto inizia con l’Anno Paolino voluto da Benedetto XVI e ispirato dal cardinale Andrea Cordero Lanza di Montezemolo. Per accogliere i pellegrini occorrono servizi. E il luogo dove costruirli è naturalmente quello dove per secoli sono sempre stati: sul fianco destro della Basilica. Gli scavi condotti da Lucrezia Spera per il Pontificio Istituto di Archeologia Cristiana e da Giorgio Filippi per i Musei Vaticani portano alla luce una realtà dimenticata da tempo e rintracciabile solo in alcuni testi del medioevo. Un borgo, una città e un lungo portico che portava alla città antica, un monastero e poi la fortificazione che difendeva la Basilica con la tomba dell’ Apostolo Paolo che prende un suo proprio nome da Papa Giovanni VIII: Johannipolis. Dopo il restauro e il recupero oggi finalmente la città dei pellegrini e le antiche tracce del monastero sono aperte al pubblico, proprio al di sotto degli edifici moderni con bar e librerie, si visitano le vestigia antiche che avevano più o meno lo stesso scopo: accogliere chi si recava ad Limina Pauli. Una storia che si legge nelle pietre e addirittura nei cantieri per costruire edifici di vario genere a fianco alla chiesa principale. Doveva essere un bell’affastellamento di edifici quello intorno alle Basiliche degli Apostoli e dei martiri. Case, ospedali, ricoveri, e monasteri voluti dai Papi per pregare e onorare i santi e assistere i poveri. Perchè la prima preoccupazione della Chiesa fu subito per i poveri. Le chiamavano “pauperibus habitacula” le case che i pontefici fecero costruire per i pellegrini indigenti che affollavano il santuario. E tra i reperti gli archeologi hanno trovato anche i classici “souvenir” come una fibula con frasi come “Pertinentia Sancti Pauli” (appartenente a San Paolo) Le strutture si susseguirono per tutto il medioevo e in pratica fino al disastroso incendio del 1823. La notte del 15 luglio la Basilica venne quasi completamente distrutta e nessuno ebbe il coraggio di comunicarlo al Papa Pio VII, che come benedettino aveva a lungo vissuto nel monastero di San Paolo. La tomba dell’ Apostolo si salvò e al posto della antica basilica del IV secolo e del “borgo” per i pellegrini rinacque l’edificio attuale e la parte antica di monastero che si salvò dal disastro. Ma attorno a San Paolo c’è ancora molto da studiare e le tracce archeologiche lo dimostrano. Il visitatore può, tramite un percorso ben organizzato, ritrovare il fascino della vita di un quartiere e grazie al monitoraggio ambientale si è aperto anche un “cantiere” di studi sul microclima legato all’ambiente fluviale allo scopo di migliorare la conservazione. E nonostante qualche polemica sulla costruzione dei nuovo edifici del Bambino Gesù proprio in prossimità di questa area, gli studiosi vaticano stanno già pensando a nuove indagini per cercare di ricostruire il tracciato del lungo portico che portava dalla Basilica di San Paolo alla città, oltre Tevere.

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