Il sinodo entra nel vivo. Il relatore chiede un’enciclica sull’interpretazione della Scrittura
Una lunga esposizione in latino come prevede l’Ordo del Sinodo per ricordare ai padri che la Parola di Dio non è solo area di lavoro per l’esegesi e la teologia, ma soprattutto incontro con una persona, conoscenza del Mistero Pasquale che è mistero d’ Amore. La “Relatio ante disceptationem” è stata proposta dal cardinale canadese Marc Oullet, relatore generale del Sinodo: una prolusione che mette sul tavolo le questioni da discutere.
Con una proposta: valutare la possibilità di una enciclica sulla interpretazione della Sacra Scrittura nella Chiesa. Se ne sente la necessità da tempo, spiega il porporato alla stampa, mettendo in luce i problemi da affrontare anche a livello di insegnamento, di fronte al clima ”malsano” di tensione tra teologi nelle università, soprattutto statali, e il Magistero. E se lo studio del “Gesù storico” separato dal “Gesù della fede” sembra ormai superato, è pur vero che c’è ancora da affrontare la ”confusione propagata da alcuni fenomeni mediatici” (leggi Codice Da Vinci).
“Conflitti e tensioni ricorrenti” si registrano nella interpretazione delle Scritture senza contare “l’influenza di errori da combattere e di scoperte storiche, filosofiche e scientifiche” che a volte sono diventati schemi ideologici di tipo “speculativo”. Una crisi che colpisce la comunione ecclesiale. La “Dei Verbum” resta il documento di riferimento , ma la Chiesa deve trovare un modo di dialogare con la cultura contemporanea senza perdere di vista il fondamento stesso della Parola di Dio, cioè il logos, Cristo stesso.
Primo problema da affrontare è quello delle omelie. “L’insoddisfazione di molti fedeli nei confronti del ministero della predicazione – ha detto il porporato – spiega in parte la fuga di molti cattolici verso altri gruppi religiosi”. Non basta la preparazione e la vita del sacerdote, ma serve mostrare il Mistero Pasquale. Il cardinale Oullet invita poi ad una maggiore diffusione della Lectio Divina e ad una cura attenta per l’Ufficio divino. “Il Sinodo dovrebbe ricordare fino a che punto” questa pratica “funga da fermento prezioso di vita comunitaria e di gioia”.
Significativo anche il riferimento alla “storia tragica delle relazioni tra Israele e Chiesa” con un invito “non solo a riparare l’ingiustizia commessa nei confronti degli ebrei ma a un rinnovato rispetto per l’interpretazione giudaica dell’Antico testamento. Un dialogo rispettoso e costruttivo con il giudaismo può servire inoltre ad approfondire, da entrambe le parti, l’interpretazione della Scrittura”.