Epitaffio della (dis)umanità: «Perché in tutte le sciagure c’è chi perde e c’è chi vince, arricchendosi in maniera inverosimile»
Condividiamo due articoli che – messo uno accanto all’altra – danno la misura fin dove si è spinta oltre la (dis)umanità. Il primo a seguito della segnalazione dell’amico e collega Marco Tosatti sul suo blog Stilum Curiae. Il secondo a seguito della segnalazione di Vittorio Sgarbi sul suo profilo Twitter.
«Jeff Bezos. Fonda Amazon, compra il Washington Post, controlla Google e altro… Paga cifre irrisorie di tasse, soprattutto da noi. Grazie alla pandemia, mentre noi ci scanniamo guadagna altri 81 miliardi. Per chi fa il tifo secondo voi? (l’unico che ne parla è @MarcoRizzoPC)» (Enrico Ruggeri).
– Le dittature vili di Silvana De Mari – Silvana De Mari Community, 16 gennaio 2022: «Le dittature vili, il non-obbligo di inoculazione del siero e la chiesa pirotecnica – Mi sembra giusto e opportuno offrire alla vostra attenzione questo articolo della Dott.ssa Silvana De Mari, nel caso che non l’aveste già visto. Mi sembra che dia indicazioni definitive su tutta una serie di questioni legate al siero genico, e al modo in cui la banda di malfattori che ci assilla fingendo di governarci si comporta in questo frangente» (Marco Tosatti – Stilum Curiae, 17 gennaio 2022).
– Super ricchi. Bezos con la pandemia ha guadagnato 81 miliardi (come il costo mondiale della vaccinazione) di Fabio Savelli – Corriere della Sera, 17 gennaio 2022: «Insomma, ecco chi dovrebbe pagare i ristori per le attività commerciali costrette a stare chiuse» (Vittorio Sgarbi – Twitter, 17 gennaio 2022). «Nei primi 2 anni di pandemia i 10 uomini più ricchi del mondo hanno più che raddoppiato i loro patrimoni, passati da 700 a 1.500 miliardi di dollari, al ritmo di 15mila dollari al secondo, 1,3 miliardi di dollari al giorno. Nello stesso periodo si stima che 163 milioni di persone siano cadute in povertà a causa della pandemia. (…) Dall’inizio dell’emergenza Covid-19, ogni 26 ore un nuovo miliardario si è unito ad una élite composta da oltre 2.600 super-ricchi le cui fortune sono aumentate di ben 5 mila miliardi di dollari, in termini reali, tra marzo 2020 e novembre 2021» (Corriere.it, 17 gennaio 2022).
«Perché in tutte le sciagure
c’è chi perde e c’è chi vince,
arricchendosi in maniera inverosimile»
(Valentina Villano, 5 settembre 2021).
Le dittature vili
di Silvana De Mari
Silvana De Mari Community, 16 gennaio 2022
Non c’è nessun obbligo vaccinale. Se ci fosse, sarebbero garantiti i risarcimenti ai dolenti, ai resi invalidi e ai parenti dei defunti. A nessuno di costoro sarà invece devoluto un solo euro, anche nell’inverosimile ipotesi che una classe medica tenacemente impegnata a non fare farmacovigilanza, dimostri in qualche sparuto caso la correlazione con l’inoculazione dei medicinali in questione. Si tratta di farmaci in fase sperimentale con i contratti di acquisto secretati, che hanno scritto sui terrificanti foglietti illustrativi le parole: non si conoscono gli effetti a distanza, non si conoscono gli effetti sulla fertilità, non si conoscono gli effetti sulla cancerogenesi. Stiamo parlando quindi di farmaci che potrebbero essere, a quanto ne sappiamo, responsabili di sterilità, di cancro, di invalidanti malattie o di morte. Sono inoltre farmaci testati su cellule ricavate da cosiddetti feti abortiti, in realtà neonati molto prematuri, sezionati senza anestesia (una volta che il bambino è fuori dall’utero della madre e respira con i propri polmoni, non è più un feto). Fino a quando occorre firmare il cosiddetto consenso informato, il cittadino diventa corresponsabile e complice di quanto sta succedendo, dichiara per scritto che sta chiedendo lui il farmaco, di propria volontà, ben consapevole dei possibili rischi, e questo lo pone al di fuori di ogni diritto di risarcimento. Per un vero obbligo vaccinale ci vorrebbero gli attributi, termine un po’ grezzo con cui indico il gesto forte di assumersi le responsabilità e sfidare apertamente il Tribunale Dei Diritti Dell’Uomo, mentre si stanno rinnegando apertamente la costituzione e la convenzione di Norimberga.
La gesuitica propensione del nostro governo è di cercare soluzioni morbide come le sabbie mobili, ben più graziose dell’aspra capacità di assumersi le responsabilità e le loro conseguenze. Ha generato un sistema geniale: mettere il cittadino sotto ricatto, tenendo in ostaggio la sua vita, il lavoro, lo stipendio, il diritto di salire su un autobus, oppure di andare in banca, e ovviamente, nessuno si faccia illusioni, tenendo in ostaggio i figli. I suoi figli non solo saranno discriminati e impareranno a essere sbeffeggiati con il beneplacito delle istituzioni, a cominciare da loro insegnanti: i figli verranno loro tolti. Negli anni 30 e 40 i coraggiosi e i forti potevano rifiutare la tessera dei vari partiti delle varie dittature europee e vivere nella dignità e nella miseria conseguenti a questa scelta insieme ai propri figli. Nella mia famiglia non presero la testa del fascismo e il livello economico crollò parecchio, ma ne valse la pena.
Dopo la seconda guerra mondale, la tessera del partito rimase obbligatoria solo in quell’incredibile carrozzone che fu la defunta Unione Sovietica e paesi alleati. Il vescovo Schneider, cresciuto in Kirghizistan sotto il potere di un’Unione Sovietica che, anche dopo la morte di Stalin, rimase una dannata dittatura, si può realmente considerare un esperto in comunismo. Lui riconosce in quello che sta succedendo una nuova forma di comunismo: il corpo, la mente, ma anche l’anima sono di proprietà dello Stato. La tessera sanitaria è in tutto e per tutto sovrapponibile alla tessera del partito, con un terrificante particolare di differenza: la tessera del partito era una resa solamente della mente. Non iniettavano niente. Non era ceduto il corpo, e non era ceduta l’anima.
Esiste un discorso ufficiale della sempre più pirotecnica Chiesa 2.0 che afferma che essere inoculati con questi farmaci è una forma di carità, che ipotizza che quanto stia succedendo sia la corretta risposta del potere all’esigenza del bene comune, nuovo mostro metafisico che ha sostituito il Volk (popolo tedesco) nel nazismo e il Partito nel comunismo. Il vescovo di Salerno, o per essere più corretti il signore che a Salerno in questo momento chiamano vescovo, ha appena vietato ai sacerdoti che abbiano rifiutato l’inoculazione, di somministrare la Santa Eucaristia. La rivista gesuitica americana America Magazine, ha pubblicato un esilarante articolo che definisce il rifiuto del “vaccino” COVID il “peggior peccato di omissione” per i cattolici di oggi.
Monsignor Schneider ha anche ricordato che i suoi genitori non cedettero, preferendo trascinare sé stessi e i propri figli in una miseria che avrebbero potuto facilmente evitare, grazie alle loro lauree, sostituendo le professioni cui senza tessera non avevano diritto con i pochi filari e le ancora più stentate galline del contadino sovietico. La miseria e l’infinita dignità, potevano essere condivise dai forti con i figli, che così imparavano a diventare combattenti. Erano epoche magnifiche in cui un uomo e una donna potevano perdere la loro ricchezza, ma non i loro figli. Ora questo non sarà più permesso. Oggi ci sono le assistenti sociali, le stesse che hanno applaudito ai congressi Rodolfo Fiesoli, decantato e osannato padrone del Forteto e Federica Anghinolfi, fiore all’occhiello dei servizi sociali di non solo di Bibbiano, ma di tutta Italia. Le assistenti sociali non permetteranno che dei bambini restino affidati a genitori poveri e che non considerano il trio di virologi canterini scienziati di tale valore da affidare alle loro scelte i propri corpi e quello dei propri figli. I bambini verranno tolti per essere inoculati e poi affidati a innovative coppie di famiglie innovative oppure agli attuali sostituti degli orfanotrofi, chiamati ampollosamente case famiglie. Per il loro bene, sia chiaro.
Super ricchi
Bezos con la pandemia ha guadagnato 81 miliardi (come il costo mondiale della vaccinazione)
di Fabio Savelli
Corriere della Sera, 17 gennaio 2022
Nei primi 2 anni di pandemia i 10 uomini più ricchi del mondo hanno più che raddoppiato i loro patrimoni, passati da 700 a 1.500 miliardi di dollari, al ritmo di 15mila dollari al secondo, 1,3 miliardi di dollari al giorno. Nello stesso periodo si stima che 163 milioni di persone siano cadute in povertà a causa della pandemia. È quanto denuncia Oxfam nel nuovo rapporto intitolato «La pandemia della disuguaglianza», pubblicato oggi in occasione dell’apertura dei lavori del World Economic Forum di Davos, che quest’anno si tiene in forma virtuale. «Già in questo momento i 10 super-ricchi detengono una ricchezza sei volte superiore al patrimonio del 40% più povero della popolazione mondiale, composto da 3,1 miliardi di persone», ha detto Gabriela Bucher, direttrice di Oxfam International. «Se anche vedessero ridotto del 99,993% il valore delle proprie fortune, resterebbero comunque membri titolati del top-1% globale», aggiunge. Oxfam denuncia che ogni 4 secondi nel mondo 1 persona muore per fenomeni connotati da elevati livelli di disuguaglianza come mancanza di accesso alle cure, fame, crisi climatica e violenza di genere. E afferma che a fine 2020, il top-10% degli italiani più ricchi possedeva oltre sei volte la ricchezza netta della metà più povera della popolazione. Dall’inizio dell’emergenza Covid-19, ogni 26 ore un nuovo miliardario si è unito ad una élite composta da oltre 2.600 super-ricchi le cui fortune sono aumentate di ben 5 mila miliardi di dollari, in termini reali, tra marzo 2020 e novembre 2021.
L’epitaffio sulle speranze di ridurre le disuguaglianze si scontrano contro questi dati. E ragionare sulle disparità economiche e le differenze sociali diventa più che mai necessario dentro un biennio pandemico che ha sconvolto modelli di business, rotto gerarchie, travalicato i confini, agito da moltiplicatore globale (di per sé pandemico) di tendenze (e varianti) che passano da un Paese all’altro ad un battito di ciglia. Negli ultimi due anni però il divario tra i ricchi e i poveri del mondo si è ingigantito. Ha assunto contorni imbarazzanti su cui i Grandi del mondo, riuniti nei consessi del G20, hanno tentato di metterci una prima “pezza” con la corporate tax globale al 15% sui profitti delle multinazionali tech.
Nel mentre però Jeff Bezos ha spinto il suo patrimonio oltre ogni misura umanamente accettabile e certo ha tentato di smontare il teorema attivando un fondo per investire sulla transizione energetica sperando di ridurre le emissioni. Chiaro è che il boom dell’ecommerce al momento le emissioni le sta aumentando a dismisura facendo decollare il traffico su gomma, responsabile, diversi studi lo confermano, del 25% dell’anidride carbonica nel mondo. La confederazione no profit Oxfam ha calcolato nel suo ultimo rapporto (clicca qui per scaricarlo) che in questi due anni il numero uno di Amazon ha incrementato il proprio patrimonio di oltre 81,5 miliardi di dollari. Il surplus nei primi 21 mesi della pandemia equivale al costo completo stimato della vaccinazione (due dosi e booster) per l’intera popolazione mondiale.
Pochi ricorderanno quello che è successo nei primi due mesi di pandemia, col mondo dentro casa, 3 miliardi di persone in lockdown. Conviene ricordarlo qui per raccontare il modello Amazon. Perché ad un certo punto Bezos ha capito che bisognava frenare. Stava facendo troppi soldi e non era più gestibile neanche da un punto di vista logistico. Adottò una strategia che potremmo definire anti-mercatista. Decise di inserire un criterio di selettività nella scelta dei prodotti sulla sua piattaforma: prima i beni essenziali, poi tutto il resto. Sovrapponendosi agli attori della grande distribuzione che erano impossibilitati a vendere altri prodotti come quelli di cartoleria. Amazon avrebbe potuto privilegiare quelli non essenziali visto che la concorrenza fisica era stata azzerata. Non l’ha fatto sorprendendo molti addetti ai lavori stupiti da un approccio così anti-convenzionale.
Cambiò la sua interfaccia per scoraggiare chiunque ad aggiungere altri prodotti al carrello. Ridusse la quantità di annunci pubblicitari su Google azzerando le campagne promozionali per la Festa della mamma e del Papà, che avrebbero dovuto invogliare le persone a regalare qualcosa ai genitori. Certo il retail fisico, con cui Amazon si scontrava nell’era pre-Covid ed era già dato per ansimante, ora è chiamato ad una battaglia senza precedenti con l’industria di marca sui margini da trovare. Alcuni grandi magazzini negli Usa avevano già perso clienti come Sears, J.C. Penney, Macy’s and Kohl’s, che offrono articoli di diverse categorie (vestiti, makeup, arredo per la casa, giocattoli) ma che piacciono sempre meno. Nel mentre grazie a finanziamenti pubblici agevolati – tra sgravi e minori oneri di urbanizzazione – costruisce centri di logistica. Marco Gambaro, professore associato di Economia applicata, all’università di Milano, li aveva stimati al 17% dei profitti complessivi negli Stati Uniti, cioè 760 milioni. In Europa nessuno ha fatto questo genere di stima, ma sappiamo quanto gli enti locali corteggino il colosso di Seattle.
Sempre attuale la frase famosa: «Se non hanno più pane, che mangino brioche», attribuita a Maria Antonietta d’Asburgo-Lorena riferendosi al popolo affamato, durante una rivolta dovuta alla mancanza di pane. In realtà la frase è sicuramente precedente. L’espressione ha origine molto più remota e sarebbe stata pronunciata da un imperatore cinese il quale, di fronte alle sofferenze del suo popolo che pativa l’insufficienza del riso, avrebbe detto: «Perché non mangiano carne?». Un’eco si trova nella conclusione dello stornello C’era una volta di Francesco Dall’Ongaro, del 1849: «Quando la gente non avea farina, lo re diceva: mangiate pollame». A Jeff Bezos non importa l’aumento del prezzo del pane, della corrente e del gas. A noi sì. Noi non abbiamo il suo problema di capire come frenare, perché faceva troppi soldi e non era più gestibile neanche da un punto di vista logistico.
[1] Sassari, donna incinta respinta al pronto soccorso perché priva di tampone: perde il bambino
I fatti sabato scorso al Pronto soccorso di Sassari. L’infermiera “ha detto a mia moglie che se non riusciva a gestire i dolori doveva prendere una tachipirina e tornare il lunedì”
di Biagio Chiariello
Fanpage.it, 15 gennaio 2022
Sono ancora sotto choc Enzo e Alessia Nappi. Quest’ultima, 25enne, ha perso il bambino che portava in grembo alla quinta settimana dopo che lo scorso sabato sarebbe stata respinta dal pronto soccorso della clinica ostetrica dell’ospedale San Pietro di Sassari, perché sprovvista di tampone molecolare anti covid, che neanche la stessa clinica aveva. Il Ministero della Salute ha ora disposto un’ispezione al Pronto Soccorso della Clinica Ostetrica Ginecologica dell’Aou locale, per fare luce sulla vicenda. Gli ispettori dovranno fare chiarezza su cosa è accaduto veramente con l’obiettivo di accertare eventuali responsabilità, fa sapere l’Ufficio stampa dello stesso Ministero. Nel frattempo la coppia ha annunciato che presenterà denuncia in Procura nei prossimi giorni.
Tutto è successo la mattina di sabato 8 gennaio. Alessia avverte dei dolori e accusa delle perdite. Chiede al marito Enzo, 51enne, di portarla urgentemente al pronto soccorso di Ginecologia e Ostetricia dell’Ospedale San Pietro di Sassari. La coppia attende un figlio da 5 anni. “Mia moglie ha avvertito un forte dolore addominale – racconta l’uomo all’Adnkronos – Era incinta da non meno di 5 settimane, il secondo test l’aveva fatto una settimana prima. Ha sentito il medico e dato che aveva delle piccolissime perdite lui le ha consigliato di andare al Pronto Soccorso”.
All’entrata la coppia viene accolta da un’ostetrica alla quale spiega la situazione. Le viene chiesto il super green pass che la giovane, vaccinata con due dosi e già prenotata per la terza, esibisce. L’ostetrica a quel punto richiude la porta e li fa attendere “venti minuti, dicendo che si era dimenticata”, prosegue Enzo. Quindi sale “al quarto piano per chiedere cosa fare” e, quando scende, chiede ad Alessia se ha eseguito un tampone molecolare, presentato come requisito essenziale per poter procedere alla visita. “Era sabato, non sapevamo nemmeno che dovesse essere necessario ed eravamo nell’angoscia più totale – ricorda l’uomo con voce rotta -. Abbiamo chiesto cosa potessimo fare, ma era di sabato, in ospedale non eseguivano i tamponi e ci hanno detto che dovevamo tornare lunedì”.
A quel punto l’uomo insiste, ma in tutta risposta l’ostetrica gli risponde che “doveva prendere una tachipirina e tornare il lunedì” racconta Enzo. A quel punto la situazione precipita. “Sono passato a prenderla in macchina, e l’ho trovata piegata in due dai dolori”, racconta, e “le perdite sono diventate copiose: si capiva che non ci fosse più niente da fare, e una volta a casa abbiamo capito che aveva abortito”.
Vogliamo far sentire il nostro dolore, è una cosa indegna, non capisco cosa avrei dovuto fare -si lamenta il marito di Alessia- E se avesse avuto il Covid cosa avrebbero fatto, non l’avrebbero visitata? Chi ti da l’onnipotenza di decidere se mio figlio deve morire perché non abbiamo un molecolare? Non si lasciano morire delle persone nei parcheggi dell’ospedale, mia moglie è stata lasciata andare con dolori atroci, come un cane, è gravissimo”.
Enzo spiega non intende chiedere risarcimenti, “non vorremmo fare nemmeno queste interviste perché stiamo malissimo, non puntiamo il dito su nessuno ma vogliamo che queste cose non succedano mai più. Queste cose non devono più succedere”, scandisce l’uomo.
[2] Covid-19: il Tar del Lazio annulla la circolare ministero sulla “vigilante attesa”
Accolto il ricorso del Comitato Cura Domiciliare Covid-19
ANSA, 15 gennaio 2022
Il contenuto della nota ministeriale con la quale, in merito alla gestione domiciliare dei pazienti con infezione da SARS-CoV-2, si prevede una “vigilante attesa” e la somministrazione di Fans e Paracetamolo, “si pone in contrasto con l’attività professionale così come demandata al medico nei termini indicati dalla scienza e dalla deontologia professionale”.
Così il Tar del Lazio in una sentenza con la quale ha accolto un ricorso del Comitato Cura Domiciliare Covid-19.
Il Tar annulla la Circolare nella parte in cui prevede la “vigilante attesa” nei primi giorni della malattia e pone indicazioni di non utilizzo di farmaci.
Il ricorso è firmato dal presidente e avvocato Erich Grimaldi e dall’avvocato Valentina Piraino. Si annulla quindi la Circolare del Ministero della Salute aggiornata al 26 aprile 2021, nella parte in cui, oltre a prevedere la “vigilante attesa” nei primi giorni d’insorgenza della malattia, pone anche indicazioni di non utilizzo di tutti i farmaci generalmente utilizzati dai medici di medicina generale per i pazienti affetti da Covid. Per il Tar, “in disparte la validità giuridica di tali prescrizioni, è onere imprescindibile di ogni sanitario di agire secondo scienza e coscienza, assumendosi la responsabilità circa l’esito della terapia prescritta quale conseguenza della professionalità e del titolo specialistico acquisito. La prescrizione dell’AIFA, come mutuata dal Ministero della Salute, contrasta, pertanto, con la richiesta professionalità del medico e con la sua deontologia professionale, imponendo, anzi impedendo l’utilizzo di terapie da questi ultimi eventualmente ritenute idonee ed efficaci al contrasto con la malattia COVID-19 come avviene per ogni attività terapeutica”.
La conclusione è che “il contenuto della nota ministeriale, imponendo ai medici puntuali e vincolanti scelte terapeutiche, si pone in contrasto con l’attività professionale così come demandata al medico dalla scienza e deontologia professionale”. “Finalmente un punto fermo a una battaglia che portiamo avanti da due anni, è la fine della vigile attesa – ha commentato l’avvocato Grimaldi – per dimostrare che le linee guida ministeriali fossero di fatto uno strumento per vincolare i medici di medicina generale alle eventuali responsabilità che derivano dalla scelta terapeutica. Il Governo, andando a vincolare i medici, ha di fatto privato i cittadini delle cure domiciliari precoci, paralizzando la sanità territoriale, e portato al collasso il sistema ospedaliero, con le drammatiche conseguenze che migliaia di famiglie conoscono purtroppo molto bene”. “Le scelte terapeutiche sono da sempre un dovere e un diritto dei medici, eppure chi ha curato a casa è stato ingiustamente bistrattato e accusato più volte di agire in malafede – ha aggiunto la portavoce di CDC-19, Valentina Rigano – invece di ascoltare e recepire le costanti richieste di collaborazione che abbiamo più volte proposto al Ministero, per trovare una soluzione comune all’emergenza, chi ha preso decisioni ha ignorato le capacità e l’esperienza di migliaia di medici. Questa decisione cristallizza una volta per tutte quale sia il ruolo del medico di medicina generale, ovvero agire e non lasciare i malati Covid ad attendere l’evolversi della malattia”.
[3] L’infettivologo Bassetti: «Cambiare la testa di chi ci governa soprattutto nell’ambito del Ministero della Salute». Fare come propone la Spagna: «Trattare il Covid-19 come un’influenza» – 11 gennaio 2022
Postscriptum
«In passato, forse qualche anno fa, forse qualche decennio fa, nessuno avrebbe criticato qualcuno per aver detto che “la vaccinazione (o qualsiasi altra cosa) non può essere imposta ai cittadini in maniera totalitaria”. E la gente non lo avrebbe criticato, perché sarebbe stato ovvio che questo qualcuno aveva ragione. Allora tutti credevano che una democrazia, un paese libero, un mondo libero, agisse in base alla ragione, alla scienza, ai fatti, su quale sarebbe stata la cosa migliore da fare per il bene comune. Solo un totalitario, un Hitler, uno Stalin, un Mao, farebbe cortocircuitare questo processo libero, democratico e scientifico. Eppure sembra che, nei nostri media di oggi, non si trovino più che una voce isolata, o due, per dire: “Forza ragazzi. Ha ragione questo qualcuno! Il vaccino non va imposto in maniera totalitaria”.
Tutti ricordiamo il Dottor Mengele, il medico del campo di concentramento tedesco che servì il totalitario Hitler e che, tra gli altri esperimenti che intraprese per acquisire conoscenze scientifiche nonostante la sofferenza e la morte degli individui, iniettò vaccini nei prigionieri, contro la loro volontà, senza chiedere il loro parere. Dopo la guerra, il Dottor Mengele fu processato per crimini contro l’umanità, condannato, poi impiccato dagli Alleati per aver fatto ciò che aveva fatto.
E secondo le leggi di Norimberga, rimane ancora oggi un crimine internazionale contro l’umanità iniettare a individui vaccini non testati contro la loro volontà. Ma quando qualcuno si schiera contro “un modo totalitario” di “imporre” qualcosa, l’intera classe chiacchierone dei media mondiali lo condanna.
Per quanto riguarda l’imposizione delle vaccinazioni a tutti, ci sono una serie di domande logiche da porsi, e tutte si riducono a una, semplice domanda, in linea con il giuramento di Ippocrate, alla base di ogni medicina: il vaccino può nuocere? In realtà, sì, potrebbe fare del male e lo ammettiamo perché, ora che fai la domanda, davvero non lo sappiamo ancora. Stiamo ancora aspettando di vedere come andrà a finire. Quindi non si può ancora rispondere alla domanda, perché non sono ancora disponibili i fatti per rispondere con certezza.
Suppongo che ci siano molti, forse la maggior parte delle persone, che diranno che è sbagliato, dannoso, persino suggerire che questa sia una risposta possibile. Ma ci sono medici seri che hanno scritto articoli e rilasciato interviste sostenendo che è una possibilità reale che i membri della società attenti dovrebbero considerare, con molta attenzione davvero.
Io, per quanto ne so, non essendo un biochimico, né un virologo, né un medico, non ho credenziali professionali per esprimere alcun giudizio in materia di vaccinazione anti-Covid-19. E forse questo vale anche per gli uomini di Chiesa (penso che sia così). Ma, come cittadino, come lettore e autore di centinaia e centinaia di articoli su Internet (quindi, come qualcuno relativamente più informato, probabilmente, di qualcuno che non legge o non scrive alcun articolo) e come un altro essere umano in più, che sta tentando di distinguere tra fatti, supposizioni, opinioni, affermazioni provate e prive di fondamento, sulla base della semplice ragione e logica, cerco sempre ciò che sarebbe più favorevole al bene comune e al minor danno, sono contrario all’imposizione della vaccinazione in modo totalitario» (Cit.).
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