Inizia il sinodo dei vescovi. Il papa: l’uomo senza Dio è più solo

Quando gli uomini si proclamano padroni di se stessi, quando regna l’arbitrio, come dimostra la cronaca, alla fine l’uomo si ritrova solo e la società più divisa e confusa. Papa Benedetto XVI apre il Sinodo dei vescovi dedicato alla Parola di Dio con una solenne celebrazione nella basilica di San Paolo Fuori le Mura e pone subito al centro della sua riflessione il rifiuto di Dio della società contemporanea.
Un rifiuto che chiede a tutti i cristiani un nuovo impegno nell’ annuncio soprattutto a coloro che ancora non conoscoo Dio, o a coloro che hanno un contatto superficiale con la Parola di Dio, o ancora con le persone “di retto sentire che si pongono domande sulla vita e sulla morte”. La celebrazione eucaristica si è aperta con il canto delle Laudes Regie e la grande processione dei Padri Sinodali , tra cui 52 cardinali, e di tutti i concelebranti nel complesso 326 compresi esperti, uditori, addetti stampa, traduttori ed assistenti.
LA MESSA A SAN PAOLO. Il papa nella sua omelia ha preso spunto dalle letture della ventisettesima domenica dell’Anno Liturgico che prosegue l’immagine del Regno di Dio come vigna, “un piccolo capolavoro della poesia ebraica” dice il papa parlando del testo di Isaia, e arriva ai nostri giorni, “alla freddezza e alla ribellione di cristiani incoerenti” per cui “Dio, pur non venendo mai meno alla sua promessa di salvezza, ha dovuto spesso ricorrere al castigo”. E ha poi aggiunto: “Nazioni un tempo ricche di fede e di vocazioni ora vanno smarrendo la propria identità, sotto l’influenza deleteria e distruttiva di una certa cultura moderna. Vi è chi, avendo deciso che “Dio è morto”, dichiara “dio” se stesso, ritenendosi l’unico artefice del proprio destino, il proprietario assoluto del mondo. Sbarazzandosi di Dio e non attendendo da Lui la salvezza, l’uomo crede di poter fare ciò che gli piace e di potersi porre come sola misura di se stesso e del proprio agire. Ma quando l’uomo elimina Dio dal proprio orizzonte è veramente più felice?”.
E ancora: “Diventa veramente più libero? Quando gli uomini si proclamano proprietari assoluti di se stessi e unici padroni del creato, possono veramente costruire una società dove regnino la libertà, la giustizia e la pace? Non avviene piuttosto – come la cronaca quotidiana dimostra ampiamente – che si estendano l’arbitrio del potere, gli interessi egoistici, l’ingiustizia e lo sfruttamento, la violenza in ogni sua espressione? Il punto d’arrivo, alla fine, è che l’uomo si ritrova più solo e la società più divisa e confusa”. Ma Gesù promette che la vigna non sarà distrutta, ci sono nuovi popoli pronti ad accogliere la fede, dice il papa, la Morte non avrà l’ultima parola.
L’azione di salvezza di Dio, tuttavia, “richiede l’umana cooperazione; il suo amore attende corrispondenza”. E per questo servono operai nella vigna, perché “ tanti non Lo hanno ancora incontrato e sono in attesa del primo annuncio del suo Vangelo; altri, pur avendo ricevuto una formazione cristiana, si sono affievoliti nell’entusiasmo e conservano con la Parola di Dio un contatto superficiale; altri ancora si sono allontanati dalla pratica della fede e necessitano di una nuova evangelizzazione. Non mancano poi persone di retto sentire che si pongono domande essenziali sul senso della vita e della morte, domande alle quali solo Cristo può fornire risposte appaganti. Diviene allora indispensabile per i cristiani di ogni continente essere pronti a rispondere a chiunque domandi ragione della speranza che è in loro, annunciando con gioia la Parola di Dio e vivendo senza compromessi il Vangelo”. Il papa affida a Maria, maestra di ascolto della Parola, il Sinodo e l’impegno dei cristiani: “Sia Lei ad insegnarci ad ascoltare le Scritture e a meditarle in un processo interiore di maturazione, che mai separi l’intelligenza dal cuore”.
In tutte le lingue si è pregato per il papa, i vescovi, i religiosi, i laici per il loro impegno nel sinodo e anche per i poveri gli anziani, i sofferenti perché trovino nella Parola consolazione e speranza. La terza preghiera eucaristica per indicare la universalità della Parola di Dio e i canti di comunione con un versetto tratto dalla Lettera di Pietro. “La parola del Signore rimane in eterno” hanno sottolineato il senso stesso delle celebrazione che apre un mese di riflessione su come far giungere la Parola a tutta la terra.
L’ANGELUS. Il papa ha parlato del sinodo anche prima della recita dell’Angelus, spiegando come ”la dimensione sinodale sia costitutiva della Chiesa”. “Essa – ha detto – consiste nel con-venire da ogni popolo e cultura per diventare uno in Cristo e camminare dietro a Lui che ha detto: ‘Io sono la via, la verità, la vita”. E’ seguito l’affidamento dell’evento ecclesiale alla ”materna intercessione della Vergine Maria, perfetta Discepola della divina Parola”. Nei saluti, anche il ricordo dell’iniziativa “La Bibbia giorno e notte”, promossa dalla Rai: la lettura integrale del testo biblico, a cui darà il via lo stesso Benedetto XVI, alle 19, in diretta su Rai Uno.