Padre Pianzola, diventa beato il prete delle mondine. La postulatrice: santità e pienezza umana

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Padre Francesco Pianzola, conosciuto anche con il nome di “Don Niente” (come amava firmarsi), sarà dichiarato beato nel pomeriggio di sabato 4 ottobre a Vigevano durante la celebrazione eucaristica presieduta dal cardinale José Saraiva Martins, già prefetto della Congregazione per le cause dei santi. Francesco Pianzola, nato a Sartirana Lomellina (in provincia di Pavia) il 5 ottobre 1881, venne ordinato sacerdote nel 1907.

L’anno seguente con alcuni confratelli fondò i Padri Oblati e con loro intraprese un’intensa attività missionaria itinerante tra le cascine sparse nella terra di Lomellina per portare il messaggio del Vangelo e i principi della dottrina sociale della Chiesa alla gente gravata dal faticoso lavoro dei campi e povera di fondamenti religiosi e morali. “Mi sono fatto oblato che vuol dire offerto. Ebbene sono tutto di Maria Immacolata” dirà della propria vocazione.

Comprese l’urgenza della formazione e della difesa dei diritti della donna dando vita, nel 1919, alle Suore Missionarie dell’Immacolata Regina della Pace, giovani che si consacrarono a forme di apostolato, allora fortemente innovative: “missioni” nelle parrocchie, nei centri di lavoro e nei cascinali; assistenza alle lavoratrici, specialmente alle “mondine” o “risaiole”; accoglienza delle giovani nei laboratori di cucito e di ricamo durante il tempo libero ed educazione della gioventù nelle parrocchie. Nel giugno 1932 lasciò la comunità dei Padri Oblati e, dopo alcuni anni di missione con l’Azione Cattolica e di prove dovute allo scetticismo di una parte del clero diocesano, si ritirò in Casa Madre a Mortara dove morì il 4 giugno 1943.

Nel 1983 venne avviata l’inchiesta diocesana per la canonizzazione, conclusasi poi nel 1990; nel 2006 papa Benedetto XVI autorizzò il Prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi, il Cardinale José Saraiva Martins, a promulgare il Decreto che riconosce le virtù eroiche del Venerabile Sacerdote di Dio Padre Francesco Pianzola.

Infine, il 15 marzo 2008 è stato promulgato anche il Decreto che conferma il miracolo accaduto in favore di Gian Pietro Rigolone: l’allora quindicenne di Cascina La Lista (Vercelli), per intercessione di Padre Francesco Pianzola, pur con 18 piombini di fucile nel cervello, vicino ad organi vitali, uscì dal coma e riprese a parlare e camminare. Per ripercorrere alcune tappe che hanno portato alla beatificazione di padre Pianzola e tracciare un ritratto del carisma “pianzolino” abbiamo incontrato la postulatrice, suor Tiziana Conterbia.

Quali sono i punti fermi della spiritualità “Pianzolina”?
“Sentirsi inviati agli altri: in quanto battezzati nella Chiesa di Gesù per dire ai fratelli, vicini e lontani la Parola del Vangelo. Sostare in mezzo ai fratelli: là dove vivono e camminare in mezzo a loro, come “Colui che serve” con semplicità, con carità e con gioia. Vivere come è vissuto Gesù, passando in mezzo alla gente. Certo, oggi, non è facile dire Gesù a tutti. Ma non lo era neppure al tempo di Gesù e del Pianzola: occorre trovare una semplicità di vita, uno stile che parli dell’amore per ogni fratello. Padre Pianzola è passato tra la gente del popolo in tempi estremamente difficili sia a livello sociale che politico, ma si è lasciato prendere solo dalla persona e per la persona si è speso. E’ stato un formatore di coscienze; un compagno di viaggio, una guida dalle mete alte e fuori tiro”.

Quali momenti salienti e arricchenti hanno costellato il cammino verso la beatificazione?
“I tempi della bellezza e dell’entusiasmo sono stati molti e tutti a proposito delle celebrazioni annuali sia a Mortara che a Vigevano, ma in particolare molto mirati sono stati gli Incontri Pianzolani, un percorso suggerito dal relatore, Padre Cristoforo Bove, e attuati a Sartirana in collaborazione con la parrocchia ed il Comune. Esperienza alla “Pianzola” è stato anche il lavoro di preparazione del musical sulla vita del nostro fondatore sia per il coinvolgimento di una settantina di giovani di tutta la diocesi di Vigevano sia per le molteplici sollecitudini che ci sono state manifestate. L’incontro con la casa di riproduzione cinematografica, la Nova-T; l’incontro con gli attori della docu-fiction, il loro aiuto nell’impresa di “attori in piccolo e nel privato”; il corso di formazione per una giusta dizione; gli incontri per la conoscenza dei protagonisti e per le prove specifiche. Così i ragazzi hanno vissuto due anni di vivace collaborazione e di impegni di presenza, senza mai tralasciare il normale impegno professionale. Anche il laboratorio teatrale, che ha fruttato “Acque Torbide” è stato un percorso di fatica, ma di gioia e di comunione”.

Probabilmente avrete dovuto affrontare anche momenti difficili…
“Come in tutte le migliori e più belle situazioni di vita, la difficoltà non ha risparmiato la Causa del beatificazione del nostro Fondatore. Tuttavia, ad ogni passo di sosta e di ricerca, per gli approfondimenti dovuti, ne è emersa una figura più limpida ed evangelicamente attenta, dedicata, appassionata… proprio fino al dono di sé. Come ha fatto Lui. Sia nel percorso delle virtù eroiche e sia nella dimostrazione dell’intercessione del Venerabile a proposito del “miracolo” avvenuto a favore di Gian Pietro Rigolone, sono emerse delle difficoltà, che ci hanno richiesto ulteriori tempi di approfondimento. Devo affermare che la Chiesa, Madre sapiente non ha mai lasciato nulla nel dubbio o nella poca chiarezza: ha voluto indagini puntuali e secondo scienza e coscienza”.

Al termine dello studio della figura di padre Pianzola, quale ritratto emerge del beato e cosa può dire a noi oggi?
“La ricerca storica ha favorito la costruzione di un “ritratto al vivo” del Beato Pianzola, in cui sono evidenti ombre e luci, debolezza umana e forza della grazia, ribellione e resistenze ma anche disponibilità alla conversione: “diventare santi” non significa, forse, arrivare ad essere “pienamente umani”? E’ così! Tuttavia, spesso siamo distratti e non ci coinvolgiamo in un percorso formativo più attento alla crescita della personalità e quindi della nostra umanità: non è questo, per niente, bigottismo, di cui a volte veniamo accusati. Occorre, come dice la Parola di Dio, saper prendersi la vita in mano e confrontarla con la Parola: semplice, ma impegnativo”.

Avete coinvolto tanti giovani in questo cammino di conoscenza su padre Pianzola, ma ci sono molti giovani distanti da realtà parrocchiali, religiose e da discorsi di fede; talvolta si tende a tracciare un quadro dalle tonalità cupe sui giovani: di cosa necessitano per lasciarsi toccare da Cristo?
“I giovani si lasciano coinvolgere, ma quando si sentono rispettati nella loro dignità di persona, quando si sentono all’altezza di alcuni compiti, quando sono coinvolti a pieno titolo, quando la nostra vita, adulta nelle fede, annuncia modelli vivibili umanamente e non disancorati dalla vita, quando presentiamo vite riuscite, serene, propositive e positive, pur nelle difficoltà di un quotidiano a volte intriso di croci e tristezze. Al Padre Pianzola non sono mai mancati questi momenti, ma quel suo sorriso parla”.

C’è crisi di vocazioni… quali speranze e quali preghiere?
“In tempi in cui sembra “fuori del mondo” una consacrazione religiosa, chiediamo con insistenza, ma anche con abbandono, il dono di nuove chiamate alla santità, ma secondo i disegni di Dio. Nel 1919 era impensabile una congregazione come quella fondata da Pianzola. Il popolo all’inizio non capiva perché usciva dagli schemi tradizionali. Chissà quali disegni in nostro favori ha lo Spirito di Dio. Dalla beatificazione del Padre deve arrivare alla comunità ecclesiale una sollecitazione ad andare incontro a tutte le persone che incontriamo e che lui pone sul nostro cammino, con lo stesso amore di carità con cui il Padre ha accolto tutti, soprattutto i più poveri, i più lontani dalla stessa Chiesa”.

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