Stato di ordinaria follia per Qr. L’infame Green Pass e le fake news governative portano alla “ondata dei vaccinati”. Atlantico: crolla la narrazione

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Condividiamo – dopo un’introduzione da corollario, a titolo esemplificativo, da esperienza personale – l’articolo di Federico Punzi su Atlanticoquotidiano.it di oggi, 18 dicembre 2021, Crolla la narrazione sul Green Pass: colpo alla credibilità di Draghi e sputtanamento dei televirolog [QUI]. Federico Punzi è il Direttore editoriale di Atlantico. Giornalista per Radio Radicale, dove cura le trasmissioni dei lavori parlamentari e le rubriche Speciale Commissioni e Agenda settimanale. Ha pubblicato “Brexit. La Sfida” (Giubilei Regnani 2017).

Scrive Punzi su Atlantico di oggi: «Ora sono in preda all’isteria per Omicron, che sembra in grado di bucare i vaccini. Ma se non ci facciamo impressionare dalle impennate di casi, la maggior parte asintomatici o mild, i dati da Sud Africa (ospedalizzazioni in caduta del 90 per cento) e Regno Unito fanno ben sperare… È il 18 dicembre ed è impressionante la quantità di pere e peri che cadono dagli alberi. Si tratta di televirologi e burocrati della sanità pubblica che si accorgono, o fingono di accorgersi oggi che la copertura dei vaccini dura 5-6 mesi. Con questa presentata come “scoperta” nelle interviste sui giornali e nei salotti televisivi, cercano di rifarsi una verginità e di smarcarsi da una narrazione che sta facendo acqua da tutte le parti e che sembra improvvisamente senza padri né madri. Vaccinati immuni? E chi l’ha mai detto? La “pandemia dei non vaccinati” l’avevano definita, ricordate? Oggi è chiaro a tutti che il titolo più corretto sarebbe, semmai, “l’ondata dei vaccinati”. Si sapeva da luglio scorso, infatti, che la copertura dei vaccini durava 5-6 mesi, per poi crollare verticalmente – pur mantenendosi abbastanza elevata contro la malattia severa. Lo ammetteva la stessa Pfizer in un comunicato dell’8 luglio, lo ripetevano le autorità israeliane, che sulla base dei loro dati di giugno-luglio si preparavano a somministrare la terza dose già all’inizio di agosto; lo diceva il dietrofront del CDC Usa sull’uso delle mascherine; lo affermavano i primi studi di fine luglio. Eppure, tutto il caravanserraglio di televirologi, burocrati e giornalisti allineati al governo ha sostenuto il Green Pass a 12 mesi. Esiste una sola parola per descriverli: cialtroni. Competenti, semmai, nel rigirare frittate… Quando vi dimettete?». Dopo l’introduzione segue l’articolo integrale.

Stato di ordinaria follia per Qr

Giovedì 16 dicembre 2021 sono andato a Roma. Avevo un appuntamento fissato da 3 settimane in una clinica per la visita ortopedica periodica. All’ingresso trovo un rilevatore di temperatura, che vedendo la mia faccia, urla e mostra, IN ROSSO: “Accesso non consentito”. E le porte non si aprono. Nel frattempo, mentre esce una coppia, una signora entra senza rilevazione (ne temperatura, ne Green Pass). Febbre non ne aveva e guardo l’aggeggio con sospetto. Noto a lato una piccola telecamera con la scritta: “GREEN PASS”. Ah! Adesso serve l’infamante lasciapassare verde per entrare in una clinica (chi non si vaccina non ha diretto di cura… e questa si chiama pure “Casa di cura”)! Penso.

Tiro fuori mio Green Pass mai dovuto usare prima per quello che faccio (in sostanza vado solo nei supermercati, dove il Green Pass non serve… ancora?) e perfettamente valido (con la terza dose – “booster” si chiama con un eufemismo, perché c’è da “boostare” niente, visto le prime due dose hanno già perso effetto – appena fatta). Lo mostro alla piccola telecamera e l’aggeggio urla e mostra, IN ROSSO: “Accesso non consentito”. Le porte non si aprono.

Mentre riprovo, inutilmente, una signora dice: “Ah, serve il Green Pass! Aspetta, mostro il mio”. E tira fuori dalla borsa lo smart phone (cosa ha di “smart” non ho ancora capito). Il suo funziona e la porta si apre. La signora dice: “Ecco, adesso può entrare”. Ovviamente all’ingresso della clinica non c’è alcun controllo.

E quando dico che i greenpassati diffondono i contagi e originano dei focolai (perché non controllati, quindi se contagiati non sanno di esserlo) sono un complottista (ometto altri epiteti più pesanti).

La stessa mattina di giovedì ho pensato di telefonare alla Direzione di Sanità ed Igiene per capire perché non ero stato ancora chiamato per la terza dose del vaccino Covid. Dopo alcuni tentativi a partire delle ore 10.00 quando inizio il servizio Covid, mi hanno risposto alle 10.45 e mi hanno detto che potevo venire anche subito, entro le ore 14.00 però. In fretta e furia mi preparo e parto. Arrivo alle ore 13.45 al Braccio di Carlomagno in Piazza San Pietro (dove è il centro vaticano per le vaccinazioni, sposato dall’Atrio dell’Aula Paolo VI) e ricevo la mia terza dose. A proposito, sono entrato nello Stato Città del Vaticano mostrando la mia tessera e nessuno mi ha chiesto di mostrare il Green Pass, nonostante la legge vigente lo prescrive per poter oltrepassare la frontiere tra Italia e Vaticano.

Per soddisfare la curiosità degli attenti lettori: al contrario della (tele)virologa (veterinaria) Ilaria Capua, non ho sentito niente, a parte un leggero fastidio per un giorno al braccio [«Io ieri ho fatto la cosiddetta “terza dose” e sono contenta di averla fatta. Insomma, diciamo che si sente, ecco. Quindi è una stimolazione aggiuntiva che avviene per moltissimi tipi di vaccino diverso. Però, insomma, alle persone che adesso si vaccineranno sappiate che si sente: ve lo dico in modo tale che poi dopo non vengano fuori chissà quali storie» (Ilaria Capua, ospite a Di Martedì su La7 il 27 ottobre 2021)].

Ho già ribadito più volte che non sono un no vax, come è ovvio, ma non sono neanche un pro vax. Mi sono vaccinato per libera scelta, informato dei vantaggi e delle controindicazioni, con buon senso e responsabilità verso me stesso e i miei cari. Per il resto continuo con la mascherina FPP2 (della chirurgica neanche a parlare), disinfetto e lavo le mani di continuo, non frequento eventi (che potrei avendo il Green Pass), non vado nei bar e nei ristoranti, evito gli assembramenti, esco solo per il necessario, mi faccio regolarmente da me il test Covid a casa o in farmacia (perché so che potrei essere contagiato comunque e quindi contagiare), ecc. ecc.

Vogliamo finirla con la follia e ritornare – per quanto possibile – ragionevoli e ritrovare un minimo di buon senso?

Anche se la Speranza è l’ultima dea a morire, come si sa, comunque lo vedo nero (come una pecora nera), questo ritorno al buon senso, perché siamo nella “epoca degli stupidi e dei criminali”: «Da lunedì anche qui in Svizzera varrà la regola “2G”. Ovverosia: potranno entrare in ristoranti, bar e hotel solo vaccinati o guariti. Esclusi i tamponati. Perché si pensa che un tamponato ogni 48 ore sia più pericoloso di un vaccinato. È l’epoca degli stupidi e dei criminali» (Martina Carletti Bricks @martinacarletti – Twitter, 17 dicembre 2021).

Crolla la narrazione sul Green Pass: colpo alla credibilità di Draghi e sputtanamento dei televirologi
di Federico Punzi
Atlanticoquotidiano.it, 18 dicembre 2021


Ora sono in preda all’isteria per Omicron [La “terribile” variante Omicron sembra più contagiosa ma anche più mite. Perché improvvisamente se ne parla con toni drammatici? – 28 novembre 2021] che sembra in grado di bucare i vaccini. Ma se non ci facciamo impressionare dalle impennate di casi, la maggior parte asintomatici o mild, i dati da Sud Africa (ospedalizzazioni in caduta del 90 per cento) e Regno Unito fanno ben sperare…

È il 18 dicembre ed è impressionante la quantità di pere e peri che cadono dagli alberi. Si tratta di televirologi e burocrati della sanità pubblica che si accorgono, o fingono di accorgersi oggi che la copertura dei vaccini dura 5-6 mesi. Con questa presentata come “scoperta” nelle interviste sui giornali e nei salotti televisivi, cercano di rifarsi una verginità e di smarcarsi da una narrazione che sta facendo acqua da tutte le parti e che sembra improvvisamente senza padri né madri. Vaccinati immuni? E chi l’ha mai detto? La “pandemia dei non vaccinati” l’avevano definita, ricordate? Oggi è chiaro a tutti che il titolo più corretto sarebbe, semmai, “l’ondata dei vaccinati”.

Si sapeva da luglio scorso, infatti, che la copertura dei vaccini durava 5-6 mesi, per poi crollare verticalmente – pur mantenendosi abbastanza elevata contro la malattia severa. Lo ammetteva la stessa Pfizer in un comunicato dell’8 luglio, lo ripetevano le autorità israeliane, che sulla base dei loro dati di giugno-luglio si preparavano a somministrare la terza dose già all’inizio di agosto; lo diceva il dietrofront del CDC Usa sull’uso delle mascherine; lo affermavano i primi studi di fine luglio. Eppure, tutto il caravanserraglio di televirologi, burocrati e giornalisti allineati al governo ha sostenuto il Green Pass a 12 mesi. Esiste una sola parola per descriverli: cialtroni. Competenti, semmai, nel rigirare frittate… Quando vi dimettete?

Ma perché 12 mesi? Chiaro, perché non si sarebbe potuto nemmeno introdurre un Green Pass a 6 mesi, dato il carico che avrebbe significato per la campagna vaccinale. Una durata inferiore avrebbe lasciato molti sanitari senza certificato già a partire da settembre/ottobre e meno di un anno non sarebbe apparso come un incentivo sufficiente a spingere le persone a vaccinarsi. Quindi, 12 sia, anche se già sapevano non avere alcun senso dal punto di vista epidemiologico. Anzi, probabilmente è stato dannoso, perché milioni di persone con il lasciapassare hanno avuto e hanno accesso ovunque, senza test, nella convinzione in buona fede di non potersi contagiare e non contagiare, come d’altra parte garantito dal presidente del Consiglio Draghi in persona nella conferenza stampa del 22 luglio: il Green Pass dà la “garanzia di trovarsi tra persone non contagiose”.

Draghi, Green pass è garanzia di tranquillità
Permette attività tra persone non contagiose
(ANSA) – ROMA, 22 luglio 2021 –
“L’estate è già serena e vogliamo che rimanga tale.
Il Green pass è una misura con i quali i cittadini possono continuare a svolgere attività con la garanzia di ritrovarsi tra persone che non sono contagiose. È una misura che dà serenità, non che toglie serenità”. Lo ha detto il premier Mario Draghi durante la conferenza stampa che ha svolto insieme alla ministra della Giustizia, Marta Cartabia dopo l’ok del governo alle nuove norme anti Covid. (ANSA).

La fake news di Mario Draghi, 22 luglio 2021: “Green pass misura che dà garanzia di ritrovarsi tra persone non contagiose”. È incredibile come sembra crederci veramente a quel che dice. Ma l’hanno doppiato o è lui che dice queste parole? E noi dovremmo fidarci di persone così? Ci mancava solo dicesse che gli asini volano e che gli elefanti fanno i nidi negli alberi.

In questi giorni il clip video di questa frase sta circolando sui social, una balla spaziale memorabile, ma attenzione: bisogna sempre ricordare che l’affermazione di Draghi non è falsa oggi, perché è “cambiato il contesto”, sono emerse “nuove evidenze scientifiche”, “abbiamo scoperto che…”. Quel che è grave è che era falsa già allora, proprio mentre veniva pronunciata dal premier. E tra gli applausi del pubblico adorante, in pochi lo facevamo notare…

Capiamo quanto sia dura da ammettere: il capo del governo dei “Competenti” ha egli stesso spacciato certezze che mentre le affermava erano già smentite dalla “Scienza”.

Mercoledì, nelle sue comunicazioni alla Camera e al Senato sul Consiglio europeo, il presidente Draghi ha affermato che “le regole del Patto di Stabilità si sono dimostrate inefficaci e dannose” e, senza pudore alcuno, di esserne “sempre più convinto”, senza però degnarsi di spiegare come mai non si sia mai espresso in questi termini prima della pandemia. Ecco, sostituite “Patto di Stabilità” con “Green Pass” e avrete la proiezione da qui a 10 anni…

I più temerari tra i televirologi e i burocrati della sanità pubblica arrivano ora a proporre di allineare la durata del Green Pass alla durata della copertura vaccinale: 6 mesi, dunque. Per avere un’idea di cosa significhi, ammesso che ci siano tutte le dosi e le capacità logistiche necessarie, presumendo che la scadenza a 6 mesi valga a partire dal 17 gennaio prossimo, a quella data dovrebbero aver ricevuto la terza dose 26 milioni di persone. Ad oggi l’hanno ricevuta 14 milioni. Ad occhio, milioni di italiani, pur volendo, non avrebbero la possibilità di riceverla prima e quindi di prolungare il loro certificato in tempo. Anche per questo l’ECDC aveva suggerito agli Stati membri Ue di prevedere una durata minima del Green Pass (quello originario, per i viaggi intra-europei) di 9 mesi, 3 in più della copertura dei vaccini, proprio per dare modo alle campagne vaccinali di offrire a tutti la possibilità di riceverla.

Dunque, una ulteriore riduzione della validità del Green Pass, oltre ad essere un duro colpo per la credibilità del governo e delle autorità sanitarie – che erano in possesso fin da luglio di tutti i dati necessari sulla durata della copertura dei vaccini – presenta non poche sfide di ordine pratico e, come vedremo, un ostacolo politico: l’Unione europea.

L’intera narrazione del governo Draghi per giustificare il Green Pass, nelle sue versioni basic e super, come principale strumento anti-Covid sta venendo giù in questi giorni come un castello di carte. L’abbiamo ripetuto allo sfinimento dallo scorso luglio: se i vaccini non impediscono la trasmissione del China virus, qualsiasi obbligo vaccinale, formale o surrettizio, non ha senso, è una misura sproporzionata. È solo una caccia al capro espiatorio, una odiosa discriminazione tra vaccinati e non che divide il Paese, esaspera gli animi dei due gruppi, impedisce di concentrarsi sulla protezione delle persone più a rischio – come dimostra il ritardo in cui siamo con le terze dosi alle fasce di età over 60.

E un colpo micidiale alla narrazione lo ha dato lo stesso governo Draghi, o meglio il ministro della salute Speranza, con l’ordinanza che ha fatto infuriare la Commissione europea e i maggiori partner Ue. Con il super Green Pass è venuta meno per un non vaccinato la possibilità di accedere ad alcune attività persino con un test negativo. Si entra solo se vaccinati o guariti. E cosa ti va a pensare Speranza? Dai Paesi Ue si entra in Italia solo con test negativo, anche se vaccinati. Dunque, vaccinati senza test (12 milioni quelli potenzialmente scoperti, avendo ricevuto la seconda dose da oltre 5 mesi) possono circolare liberamente e accedere ovunque in Italia, ma per entrare nel nostro Paese i vaccinati o i guariti devono presentare un test negativo. Un totale cortocircuito logico al quale la narrazione sul Green Pass non può reggere.

I media di regime hanno provato a mettere una pezza, titolando con sprezzo del ridicolo (e della deontologia professionale), che al Consiglio europeo è passata la “linea Draghi” (la Repubblica: “Passa la linea dell’Italia”; La Stampa: “La Ue: sì al green pass all’italiana”; Il Messaggero: “Draghi convince la Ue”).

Ma la “linea Draghi” è passata solo nei titoli dei giornali italiani. Anzi, dal documento conclusivo del Consiglio Ue la linea Draghi sembrerebbe respinta al mittente, con preghiera, la prossima volta, di consultarsi almeno con i partner europei.

“Occorre proseguire gli sforzi coordinati per far fronte all’evoluzione della situazione sulla base delle migliori evidenze scientifiche disponibili, garantendo nel contempo che qualsiasi restrizione sia basata su criteri oggettivi e non comprometta il funzionamento del mercato unico né ostacoli in modo sproporzionato la libera circolazione tra gli Stati membri o i viaggi verso l’Ue. Il Consiglio europeo chiede la rapida adozione della raccomandazione riveduta del Consiglio sulla libera circolazione in sicurezza e della raccomandazione riveduta del Consiglio sui viaggi non essenziali verso l’Ue. Il Consiglio europeo sottolinea l’importanza di un approccio coordinato in merito alla validità del certificato di vaccinazione Covid digitale dell’Ue e prende atto del fatto che la Commissione adotterà un atto delegato al riguardo”.

E nella raccomandazione citata si sottolinea che decisioni unilaterali degli Stati “possono minare la fiducia nelle misure sanitarie, in particolare nella vaccinazione”.

In conferenza stampa, sia il presidente francese Macron che il cancelliere tedesco Scholz hanno ribadito, pur senza citare l’Italia, ma rispondendo ad una domanda sull’ordinanza del governo Draghi, la linea europea: nessun test per chi arriva da altri Paesi Ue, bisogna salvaguardare il buon funzionamento dello spazio comune.

Ma il vizio di fondo, e di origine, del delirio italiano, e in parte continentale, deriva dall’illusione di poter azzerare i casi, ed evitare ondate, con vaccini che non impediscono la trasmissione del China virus – e non hanno mai promesso di farlo. Se ricordate, all’inizio, si parlava della loro efficacia – oltre il 90 per cento – nel proteggere dalla malattia grave, non dal contagio. Questo significa che la campagna vaccinale non andava fatta? Assolutamente no.

Significa che si è completamente persa di vista la giustificazione originaria dei duri lockdown a cui siamo stati sottoposti: evitare il collasso dei sistemi sanitari, non sradicare il China virus. E in questo i vaccini funzionano: diversamente dalle precedenti ondate, all’impennata di casi positivi non corrisponde una analoga impennata di ricoveri, terapie intensive e decessi, che invece risalgono molto lentamente, facendo supporre che restino accettabili anche scavallato il picco di questa ondata.

E sarebbe potuta andare anche meglio, se invece di concentrarsi a inseguire e criminalizzare i non vaccinati e a reprimere le manifestazioni di dissenso il governo si fosse dato una mossa con le terze dosi, come osserviamo da settimane su Atlantico Quotidiano. Un report dell’Università Cattolica stima che oltre 3 ricoveri su 4 tra i vaccinati (il 76 per cento) e addirittura 7 su 10 in terapia intensiva, si sarebbero potuti evitare se le persone vaccinate da oltre 5 mesi avessero ricevuto la terza dose.

La Danimarca ha in questo momento il picco di casi più elevato d’Europa, e suo record dall’inizio della pandemia, nonostante abbia vaccinato oltre l’80 per cento della popolazione (oltre il 90 degli adulti). Difficile credere possa essere colpa dei non vaccinati… Eppure, decessi e ricoveri non si avvicinano nemmeno a quelli delle precedenti ondate. Stesso discorso vale per l’Italia, come mostrano i grafici qui sotto.

Ora sono in piena isteria per la variante Omicron, che sembra in grado di bucare del tutto la copertura dei vaccini (e in misura significativa anche l’immunità naturale). Ma di nuovo, se non ci facciamo impressionare dalle impennate dei casi positivi, la maggior parte dei quali asintomatici o mild, i primi dati fanno ben sperare. Nel Regno Unito ieri nuovo record di casi: 93 mila in un giorno, con già l’80 per cento di casi Omicron a Londra. Ma i decessi sono stabili dalla scorsa estate (ieri 111) e i ricoveri in lieve risalita (7.611 ordinari, 875 in intensiva, meno che in Italia).

Notizie incoraggianti arrivano dal Sud Africa, dove la variante Omicron è ormai dominante ovunque nel Paese: “Tasso di ospedalizzazioni in caduta”, titola Bloomberg. “Solo l’1,7 per cento dei casi è stato ricoverato in ospedale nella seconda settimana di infezioni della quarta ondata, rispetto al 19 per cento nella stessa settimana della terza ondata di Delta, ha dichiarato il ministro della sanità sudafricano Joe Phaahla in conferenza stampa” (-90 per cento). Il numero di ricoveri in questa ondata è gonfiato anche dal fatto che i pazienti più mild vengono ricoverati perché c’è spazio per accoglierli. “Abbiamo visto una diminuzione della percentuale di persone che hanno bisogno di ossigeno. Sono a livelli molto bassi”.

Potrebbe essere la Omicron quella “poco più di una influenza” che stavamo aspettando, contro la quale i vaccini potrebbero anche non servire se non per le persone più a rischio.

Foto di copertina: A sinistra, Ministro della Sanità nel Governo Conte e nel Governo Draghi, come rappresentante di Liberi e Uguali (con 11 su 630 deputati). A destra, il rappresentante di ste stesso, designato Presidente del Consiglio dei Ministri, mai eletto (idem per Conte Giuseppi).

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