L’Azione Cattolica ricorda Carlo Carretto
A Spello l’Azione Cattolica Italiana e la Comunità dei Piccoli Fratelli di Charles de Focauld, in collaborazione con la Conferenza Episcopale Umbra, ricordano la figura di fratel Carlo Carretto a 20 anni dalla sua morte. Dal 10 al 12 ottobre, porteranno le proprie testimonianze il presidente dell’Azione Cattolica Italiana, Franco Miano, Rita Borsellino, Alberto Monticone, mons. Giancarlo Maria Bregantini, arcivescovo metropolita di Campobasso.
Carlo Carretto nasce, il 2 aprile 1910, ad Alessandria in una famiglia di contadini proveniente dalle Langhe. È il terzo di sei figli, di cui quattro si faranno religiosi. La famiglia si trasferisce presto a Torino, in un quartiere periferico, nel quale si trova un oratorio salesiano che avrà molta influenza sulla formazione di Carlo Carretto e su tutta la famiglia. Lo spirito salesiano si farà sentire anche nella vita professionale che Carretto inizia all’età di diciotto anni, a Gattinara, come maestro elementare.
Milita nel settore giovanile dell’Azione Cattolica di Torino, dove entra ventitreenne su invito di Luigi Gedda che ne era il presidente. Dopo aver compiuto gli studi, laureandosi in Filosofia a Torino, dal 1936 al 1952 militò nell’Azione Cattolica, divenendo Presidente nazionale dei giovani. Nel 1940, dopo aver vinto un concorso viene inviato come Direttore didattico a Bono (Sardegna). Ma l’incarico dura poco: a causa dei contrasti col regime fascista, dovuti al suo insegnamento e per l’influsso che questo esercita anche al di fuori della scuola nei giovani, viene inviato al confino a Isili e poi rimandato in Piemonte. Qui gli viene consentito di riprendere il suo lavoro come direttore didattico a Condove. Con l’avvento della Repubblica di Salò, riceve da Roma l’incarico di riorganizzare la struttura dell’Azione Cattolica del Nord-Italia. Dal punto di vista lavorativo viene radiato dall’albo dei direttori didattici e tenuto sotto sorveglianza per non aver aderito al Regime.
A Roma, nel 1945, alla fine della Guerra, insieme a Luigi Gedda (presidente dell’Azione Cattolica), crea l’Associazione nazionale maestri cattolici. Nel 1946 è presidente nazionale della Gioventù italiana di Azione Cattolica (GIAC) e, nel 1948, in occasione dell’80° anniversario della fondazione dell’Azione Cattolica, organizza una grande manifestazione di giovani a Roma: è la famosa adunata dei trecentomila ‘baschi verdi’. Poco dopo fonda il Bureau International de la Jeunesse Catholique, di cui diviene vice presidente. Nel 1952 si trova in disaccordo con una parte importante del mondo politico cattolico che desiderava un’alleanza con la Destra; Carlo Carretto deve dimettersi dal suo incarico di presidente della GIAC. È in questo frangente che matura la decisione di entrare a far parte della congregazione religiosa dei Piccoli Fratelli di Gesù fondata da Charles de Foucauld.
L’8 dicembre 1954 parte per l’Algeria, per il noviziato di El Abiodh, vicino ad Orano; per dieci anni vivrà una vita eremitica nel Sahara, fatta di preghiera, silenzio e lavoro, esperienza che esprimerà in Lettere dal deserto, e in tutti i libri che scriverà in seguito. La stessa esperienza alimenterà anche tutta la sua vita e la sua azione successiva. Qui, per un certo periodo, ritrova il suo vecchio amico Arturo Paoli, anch’egli passato dalla dirigenza dell’Azione Cattolica alla vita religiosa nel deserto del Sahara. Rientrato in Italia nel 1965 fonda, a Spello (Umbria), un centro di preghiera e contemplazione eremitica, continuando la sua attività di scrittore, iniziata negli anni giovanili. Ben presto lo spirito di iniziativa di Carretto ed il prestigio di cui gode, aprono la comunità all’accoglienza di quanti, credenti e non, desiderano trascorrervi un periodo di riflessione e di ricerca di fede vissuto nella preghiera, nel lavoro manuale e nello scambio di esperienze. Al convento in cui la Fraternità risiede, si aggiungono man mano molte case di campagna sparse sul monte Subasio che vengono trasformate in eremitaggi. Carretto sarà per oltre 20 anni l’animatore di questo centro. Durante questi anni continua la sua attività di scrittore iniziata negli anni giovanili. Tra i libri di quel periodo va ricordato Famiglia piccola chiesa che suscitò contrasti nel mondo cattolico per alcune sue idee allora avanzate. Uomo della parola e della penna, usò con molta efficacia questi due mezzi per comunicare agli altri le sue scoperte e la sua esperienza nella fede.
I suoi libri sono stati tradotti in molte lingue e gli hanno creato una schiera di lettori e di amici in molti Paesi del mondo. Spesso veniva invitato, perciò, a portare la sua parola in conferenze e incontri spirituali. La sua profonda interiorità non lo isolava dal mondo e dai suoi problemi, ma anzi lo spingeva ad interessarsene in spirito di ‘profezia’ e di servizio. L’Azione Cattolica Italiana resta il primo amore mai dimenticato. Quando nel 1986 contrasti interni alla Presidenza Nazionale di AC spingono papa Giovanni Paolo II a richiamare l’associazione ad un impegno più visibile nel mondo, Carlo Carretto scrive la Lettera a Pietro in cui difende appassionatamente la scelta religiosa perseguita dall’ACI del nuovo Statuto e il suo Presidente Alberto Monticone. Carlo Carretto muore nel suo eremo di san Girolamo a Spello nella notte di martedì 4 ottobre 1988, festa di san Francesco d’Assisi del quale era stato suo appassionato biografo.