Orissa, continuano le violenze contro i cristiani

Torna il coprifuoco nell’Orissa a causa delle violenze contro i cristiani. Gli estremisti indù hanno ripreso a lanciare attacchi contro chiese ed abitazioni di cristiani nello stato indiano a un mese dalle prime violenze. Secondo le agenzie indiane, almeno 30 tra chiese e case sono state date alle fiamme in un villaggio nei pressi di Phulbani, capoluogo del distretto di Kandhamal.
Intanto, la polizia locale ha arrestato 40 attivisti di organizzazioni estremiste indù accusati di essere coinvolti nelle violenze e disordini di martedì scorso. Il governo dello stato di Orissa è stato richiamato dal governo centrale indiano per la sua incapacità di fermare le violenze scoppiate dopo l’assassinio il 23 agosto scorso di Swami Laxmanananda Saraswati, leader dell’organizzazione estremista indù Vishwa Hindu Parishad che stava conducendo una campagna contro le crescenti conversioni cristiane nello stato. Nel distretto di Kandhamal, teatro degli scontri che nelle ultime settimane ha fatto 32 morti e costretto migliaia di persone a fuggire dalle loro case, 150.000 dei 600.000 abitanti sono cristiani.
Il ministro degli Interni indiano ha deciso di inviare mille uomini delle forze para militari per cercare di riportare la situazione sotto controllo. Intanto, il Times of India riporta la notizia di un attacco contro una chiesa cristiana a Coimbatore, nello stato Tamil Nadu, dove un gruppo di persone hanno tirato sassi contro l’edificio. Si tratta del sesto episodio di questo genere avvenuto nello stato meridionale indiano dopo l’inizio delle violenze nello stato di Orissa. I cristiani accusano la polizia di non intervenire in tempo o di rimanere inattivi alla presenza di violenze.
Una fonte di AsiaNews denuncia: “Talvolta gli attacchi avvengono proprio dopo che la polizia ha lasciato il villaggio; altre volte arrivano migliaia di militanti e dopo la distruzione la polizia dice che non ne sapeva nulla. Come se questi gruppi così folti si possano materializzare in un attimo. Altre volte le vittime denunciano gli aggressori, che loro conoscono, ma la polizia dice che è difficile identificarli. Altre volte gli aggressori fuggono dal villaggio attaccato mentre la polizia è presente sul posto”. La Chiesa indiana continua a manifestare il suo dispiacere per l’inazione (presunta o voluta) del governo centrale e locale nel proteggere i cristiani.
Nell’Orissa oltre 50 mila persone sono rimaste senzatetto e molti sono ancora rifugiati nella foresta, timorosi di ritornare ai loro villaggi, col rischio di fame, malattie e pericoli. Una suora clarissa di 30 anni, sr Mable, è morta il 28 settembre scorso per la malaria contratta mentre era nascosta nella foresta. Il dispensario in cui lavorava, a Ruthunga (Kandhamal) era stato attaccato dai militanti indù. La suora è rimasta nascosta nella foresta per 2 settimane, finché non è stata portata a Kochi (Kerala), alla casa centrale della congregazione, dove è morta.
Inoltre, Amnesty International ha sollecitato il governo indiano a far seguire alle parole fatti concreti e garantire che le minoranze cristiane dello Stato di Orissa siano protette da ulteriori atti di violenza. “Nonostante il primo ministro indiano Manmohan Singh abbia dichiarato, lunedì scorso a Parigi, che la violenza è una ‘vergogna nazionale’ e che il suo governo ha preso una ‘posizione ferma’ per porvi fine, le minoranze cristiane continuano a essere esposte alla violenza”, afferma Amnesty, facendo sapere che negli ultimi due giorni sono ripresi gli attacchi da parte delle organizzazioni nazionaliste indù nel distretto di Kandhamal.
Dai contatti in loco, Amnesty International ha potuto verificare che l’atmosfera d’insicurezza rimane diffusa, nonostante il governo centrale, su richiesta delle autorità dello Stato di Orissa, abbia schierato i riservisti della polizia paramilitare. Amnesty International teme che molti di essi non possano rientrare nelle proprie abitazioni a causa delle minacce e dell’intimazione, da parte dei nazionalisti indù, a farlo solo dopo essersi convertiti all’induismo. Di qui le richieste al governo centrale e a quello di Orissa di “porre immediatamente fine agli atti di violenza contro le minoranze cristiane nel distretto di Kandhamal; fornire adeguata sicurezza nei rifugi e assicurare un pacifico rientro a casa degli sfollati; garantire che le autorità competenti avviino indagini rapide e imparziali sugli atti di violenza, rendano pubbliche le conclusioni e portino di fronte alla giustizia i responsabili; assicurino protezione ai diritti religiosi delle minoranze”.
Sul sito www.amnesty.it prosegue la raccolta di firme per chiedere la fine delle violenze contro le minoranze cristiane nello Stato di Orissa.