Numeri ufficiali Covid-19 del 28 ottobre 2021. L’infame Green Pass ci avrebbe reso più sicuri. Invece, portatori del lasciapassare di Stato infetti sono liberi di circolare

Che l’infame Green Pass non garantisce l’immunità dal contagio e non impedisce di contagiare, lo sanno anche i sorci (quelli di Burioni), perché i sieri antigenici non immunizzano. Lo sa anche il #brancodibalordi che ci “governa”. «Come fa il vaccino a essere sicuro e il tampone no se alle frontiere, agli imbarchi dei voli internazionali e alle conferenze stampa di Palazzo Chigi vogliono il tampone e non ritengono valido il Green Pass del vaccino?» (Bonifacio Castellane @boni_castellane – Twitter, 28 ottobre 2021). Ma senza l’infame lasciapassare di Stato non si lavora…

Ringraziando i nostri lettori e sostenitori, ricordiamo che è possibile inviare comunicazione presso l’indirizzo di posta elettronica del “Blog dell’Editore”: QUI.
I dati Covid-19 ufficiali del Ministero della salute di oggi giovedì 28 ottobre 2021
Ricoverati con sintomi: 2.509 (-6) [Occupazione al 5%]
In terapia intensiva: 347 (+6) [con 32 nuovi ingressi del giorno] [*] [Occupazione al 4%]
Deceduti: 132.004 (+50)
Persone che hanno completato la vaccinazione (prima e seconda dose; oppure monodose): 44.622.437 (82,62% degli over 12) [Aggiornato al 28 ottobre 2021 ore 21:15] [**]
[*] Dato molto importante, perché permette di verificare al di là del saldo quante persone sono effettivamente entrate in terapia intensiva nelle ultime 24 ore oggetto della comunicazione.
[**] La vaccinazione in tempo reale: QUI.
Il sistema “Tutor” per verificare il “trend” dell’epidemia
Media giornaliera dei decessi: 214 (-1).

Tabella con i decessi al giorno, il totale dei decessi e la media giornaliera dei decessi [A cura dello Staff del “Blog dell’Editore”]: QUI.

Giordano smonta pezzo per pezzo le illazioni sul Regno Unito: “Al momento non c’è alcuna emergenza sanitaria”
Radioradio.it, 27 ottobre 2021
L’andamento della pandemia in Gran Bretagna continua a tenere banco. Incensata sui giornali nella prima fase come modello di riferimento grazie alla precoce campagna vaccinale, ora il Regno Unito è divenuto il bersaglio dei media italiani. Rea di aver riaperto tutte le attività e azzerato le misure di distanziamento, Londra è tornata a vestire i panni della “perfida Albione”, culla del Covid e cattivo esempio di lotta alla pandemia.
Dopo i dati da noi analizzati, numeri alla mano, contro la narrazione mainstream sull’epidemia britannica, gli stessi dubbi e domande sono stati sollevati anche da Mario Giordano in prima serata TV. Il giornalista e conduttore di “Fuori dal Coro” ha indagato [QUI] l’effettiva situazione pandemica del Regno Unito attraverso l’analisi dei media inglesi e la diretta testimonianza di un giornalista del Il Sole 24 Ore, Simone Filippetti. Dall’inchiesta emerge un quadro sulla pandemia britannica lontano dell’allarmismo di molti dei giornali italiani e un endorsement indiretto all’analisi dei dati sulla mortalità realizzata da Radio Radio.

Le parole di Mario Giordano commentate da Fabio Duranti a “Un giorno speciale”
“La Gran Bretagna adesso viene attaccata mentre quando il ‘sacro vaccino’ veniva distribuito a raffica tutti i giornali dicevano che il Regno Unito stava sconfiggendo il Covid-19. Parliamo di grandi giornali, professionisti dell’informazione. Siccome ad ottobre la Gran Bretagna ha riaperto e fuori dall’Europa sono tornati a vivere normalmente, adesso vengono attaccati e ora il problema sono le riaperture. Noi abbiamo criticato queste posizioni e siamo finiti sotto gli strali dei nuovi inquisitori, dei nuovi Bellarmino, della nuova polizia privata in conflitto d’interesse. Noi ci ribelliamo. Lo dico pubblicamente a noi non interessa la loro eventuale copertura, a noi interessa che esistano degli atti e che a futura memoria rimanga ciò che ha fatto uno e ciò che ha fatto l’altro, ci penserà la storia a giudicare la verità. Ieri abbiamo avuto anche l’endorsement indiretto di Mario Giordano con il suo programma ‘Fuori dal Coro’. A ragione di ciò che noi abbiamo detto, le stesse cose per i quali noi abbiamo ricevuto questi strali, anche Mario Giordano si è posto le stesse identiche domande e ha detto le stesse identiche cose, collegandosi con un collega del Il Sole 24 Ore”.
«Chi gestisce il Green Pass è la Sogei, la stessa che offre servizio informatico all’agenzia delle Entrate. Ma tranquilli, lo fanno per il nostro bene…» (Matteo Mattioli @autocostruttore – Twitter, 28 ottobre 2021).
«Avevo trovato un posto dove rilasciavano l’infame tessera verde con un innocuo salivare, una soluzione per casi di estrema necessità. Ora gli è stato impedito, per avere il lasciapassare di Stato senza sottoporvi a sperimentazioni dovete soffrire, come insegna il livoroso Brunetta» (Ilaria @IlariaBifarini – Twitter, 28 ottobre 2021).
«Burioni e soci hanno più volte paragonato il vaccino contro il Covid a quelli contro il vaiolo e la poliomielite. Chiedo per la scienza, quante dosi di questi vaccini sono serviti per l’immunizzazione?» (Francesca Totolo 2 @fratotolo2 – Twitter, 28 ottobre 2021).

C’è la prova: il green pass non serve a nulla
Nicolaporro.it, 28 ottobre 2021
Fermi tutti, qualcosa non torna. Prima ci avevano detto che il green pass vaccinale ci avrebbe reso più sicuri, e invece i fatti dimostrano che i vaccinati infetti liberi di circolare rischiano di provocare focolai. Poi ci hanno assicurato che introdurre il lasciapassare avrebbe attuato una “spinta gentile” verso la vaccinazione, e invece non c’è stata né la spinta né la gentilezza (chiedere a chi ha perso il lavoro). E adesso anche i dati certificano che il green pass si sta rivelando un vero e proprio flop.
Cala il numero di nuovi vaccinati
Innanzitutto va detto che dopo sette settimane di discesa continua, adesso i contagi stanno tornando a salire. La cosa non lascia sereno nessuno, ovviamente. E forse dovremmo occuparci più di morti e terapie intensive (in calo, per fortuna). Ma certo il fatto che l’epidemia proceda ci fa ragionare su due aspetti:
1. che sulla durata e sull’efficacia dei vaccini di certezze non ce ne sono.
2. e poi che il green pass non può essere la bacchetta magica che fa scomparire il virus.
Anzi. Secondo il monitoraggio settimanale della Fondazione Gimbe, le prime vaccinazioni, quelle che il green pass obbligatorio avrebbe dovuto far schizzare in alto, stanno frenando: la media giornaliera dei nuovi vaccinati è calata dai 58.260 del 19 ottobre ai 27.601 del 26 ottobre; e in totale le nuove iniezioni sono state solo 193.205, cioè il 52,9% in meno rispetto alla settimana precedente. Certo, i nuovi vaccinati riguardano al 79,1% fasce di persone in età lavorativa. Ma l’obiettivo del 90% di over 12 immunizzati si allontana sempre più: ci sono quasi 7,5 milioni di persone da raggiungere, troppe per pensare di riuscirci prima dell’inverno.
Effetto green pass? Crescono i tamponi
Tradotto: il green pass avrà dato una fiammata iniziale verso il siero anti-Covid, magari dei pochi indecisi convinti dal non poter lavorare, ma niente di trascendentale. E comunque con un effetto che si sta riducendo nel tempo. Paradossalmente, invece, l’introduzione del lasciapassare obbligatorio per i lavoratori ha fatto crescere – e non di poco – la curva dei tamponi realizzati. Si è passati dai 173.235 test del 13 ottobre a 371.960 il 21 ottobre (+114,7%), numero che ora si è stabilizzato intorno ai 2.604.550 tamponi antigenici rapidi realizzati ogni settimana. Dal punto di vista del tracciamento dei contagi è una notizia positiva. Ma non è quello che speravano Draghi e Figliuolo.
Domanda: valeva la pena limitare così tanto le libertà, soprattutto il diritto al lavoro, per così poco?

Esclusivo. Un agente rivela: “Ho vaccino e green pass, ma…”
GREEN PASS INUTILE E PERICOLOSO. POLIZIOTTO È POSITIVO (E VACCINATO): LO SCOPRE SOLO PER CASO
Nicolaporro.it, 28 ottobre 2021
Se un focolaio Covid non ha decimato un reparto della polizia schierata a difesa del G20, lo si deve solo alla solerzia degli agenti. “Sono risultato positivo e menomale che me ne sono accorto poco prima di andare in hotel”, racconta a nicolaporro.it un agente chiedendo l’anonimato. “Qui ci fanno dormire in alberghi con camera doppia, con un unico bagno e i letti troppo vicini. Io sono vaccinato, ma mi sono sottoposto a tampone per scrupolo nei confronti del collega. Se non lo avessi fatto, pensa che contagio a catena si sarebbe verificato”.
Sabato e domenica a Roma ci sarà il pienone. Oltre al G20, con i capi di Stato e di governo radunati alla Nuvola di Fuksas, sono previste diverse manifestazioni no pass, la presenza di anarchici e forse alcune sortite dei black bloc. Il Viminale ha previsto un dispositivo di sicurezza mastodontico, con 5.296 unità di rinforzo al personale dei presidi territoriali. Arriveranno agenti, carabinieri, finanzieri e soldati da tutte le parti d’Italia, con quattro zone rosse, cecchini sui tetti e droni a sorvolare la Capitale.
Il green pass? “Inutile”
Tra gli oltre cinquemila agenti richiamati nell’Urbe c’è pure Mario (lo chiameremo così per proteggerne l’identità). Come tutti i lavoratori, anche le divise possono iniziare il turno solo se in possesso del green pass. Chi non vuole vaccinarsi, ogni 48 ore si sottopone al tampone, dunque è sicuro di essere negativo. Per tutti gli altri invece si dà per buona la protezione del siero anti Covid. Peccato che – come dimostra il caso di Martina Colombari [QUI] – essersi fatti inoculare Pfizer non garantisca dal pericolo di infettarsi e trasmettere il morbo. “Dovrebbero monitorarci con i tamponi – spiega Mario – ma nessuno mi ha chiesto un test per venire a Roma. L’ho fatto a mie spese, per scrupolo, anche perché non avevo alcun sintomo”. Molti agenti, secondo quanto ci risulta, stanno facendo lo stesso: hanno il green pass, ma non si fidano. Così corrono in farmacia, si pagano un tampone rapido nella speranza di salvare la squadra da un possibile contagio a catena. “Il green pass non ti salva dall’infezione – dice Mario, realista – Per questo non serva a nulla. È sempre opportuno farsi un test: con il green pass adesso la gente pensa di avere uno scudo protettivo. Ma non è così che funziona”.
Ne abbiamo parlato ieri, ci ritorniamo oggi.

Green Pass fino a marzo o obbligo selettivo. Due ipotesi contro il crollo delle prime dosi
Al ministero della salute si ragiona su come arrivare a quel 90% di copertura vaccinale ribadito da Figliuolo
di Giovanni Rodriguez
Huffingtonpost.it, 27 ottobre 2021
Continua a calare drasticamente il numero delle prime dosi somministrate. Nelle ultime settimane si è passati da circa 70mila alle poco più di 20mila registrate nella giornata di ieri. L’obiettivo resta però lo stesso, come ribadito in mattinata dal commissario all’emergenza Covid, Francesco Paolo Figliuolo: “La campagna vaccinale sta continuando, il nostro obiettivo è sfondare la quota dell′86% e andare al 90%”.
Con questo ritmo di somministrazioni, però, i tempi rischiano di dilatarsi molto. Se infatti la scorsa settimana calcolavamo che, tenendo un ritmo di 50mila vaccinazioni al giorno, si sarebbe potuto raggiungere l’obiettivo entro la prima settimana di dicembre, oggi il discorso con questi numeri cambierebbe non di poco. Il target del 90% di prime dosi verrebbe infatti raggiunto solo a marzo 2022. Che fare in questo caso? Al momento dalle parti del Ministero della Salute non è stato elaborato alcun piano di intervento. Si aspetta innanzitutto di vedere se questi dati al ribasso si consolideranno nelle prossime settimane. Se così fosse, i margini di azione sarebbero comunque ridotti. Due le ipotesi in campo: prorogare l’utilizzo del green pass almeno fino a marzo 2022, oppure introdurre l’obbligo vaccinale per alcune categorie di lavoratori a contatto con il pubblico. Si parlerebbe quindi di una platea piuttosto ampia che dovrebbe permettere di raggiungere in tempi brevi l’obiettivo prefissato.
C’è però da aggiungere che, come già emerso in questi ultimi giorni, sul punto le posizioni all’interno del Ministero della Salute non sono del tutto concordi. In particolare i dei due sottosegretari sembrano essere abbastanza distanti tra loro sia sulla possibile estensione del Green Pass che sulle somministrazioni delle terze dosi.
Per Pier Paolo Sileri il Green Pass dovrà essere l’ultimo elemento ad essere abbandonato, solo dopo le mascherine al chiuso ed il distanziamento tra le persone, quando la situazione epidemiologica e la copertura vaccinale lo permetteranno, dando quindi per assodato un suo utilizzo che vada ben oltre l’attuale scadenza fissata al 31 dicembre. Inoltre, per Sileri le terze dosi dovrebbero essere somministrate a tutta la popolazione generale a partire dal prossimo gennaio.
Di contro, dalle parti di Andrea Costa si invita alla prudenza. E si ricorda innanzitutto come il Green Pass sia legato alla cessazione dello stato di emergenza fissata al prossimo 31 dicembre. Questa potrebbe essere prorogata sì fino al 31 gennaio, ma per andare oltre si dovrebbe rinnovare nuovamente lo stato di emergenza. Cosa non impossibile ma neanche così semplice. Da qui la possibile valutazione di un obbligo esteso ad altre categorie di lavoratori così come avviene oggi per gli operatori sanitari. Un invito alla prudenza, da parte di Costa, si ha anche sulla somministrazione delle terze dosi. Nessun balzo in avanti quindi, ma sarà la scienza nei prossimi mesi a dover indicare l’opportunità o meno di estenderla a tutta la popolazione.
Di certo, se si confermerà l’attuale trend di somministrazione delle prime dosi, qualcosa il Governo dovrà fare per invertire questa tendenza.


Covid, non ricominciamo con le previsioni degli esperti
Catastrofe imminente, numeri falsati, pranzi di Natale vietati e nuove pandemie in arrivo. Ci stiamo vaccinando e siamo messi molto meglio dello scorso anno. Non ci servono le opinioni (spesso sballate) dei virologi del malaugurio
di Piero Vietti
Tempi.it, 28 ottobre 2021
Rieccoli, stanno rialzando la testa, pronti a tornare più forti di prima, anche se in realtà non se ne sono mai andati: sono gli esperti del Covid, i competenti del virus, gli scienziati che lo-dice-la-scienza e poi si contraddicono tra loro. Hanno occupato televisioni, dirette streaming, convegni e pagine di giornali diventando tuttologhi.
Pochi malati di Covid, complotto!
Pessimisti per contratto, come il medico protagonista della piece teatrale Knock o Il trionfo della medicina di Jules Romain sognano un paese allettato, ammalato, che abbia perennemente bisogno di loro. Sono quelli che quando il governo riaprì tutto (o quasi) in primavera profetizzarono decine di migliaia di contagiati e migliaia di morti entro l’estate, quelli che davanti ai dati confortanti delle ultime settimane pongono un “ma” più grande dei loro ipertrofici ego.
Ecco Andrea Crisanti, microbiologo di Padova che a inizio pandemia suggerì al governatore del Veneto Luca Zaia una strategia che riuscì a contenere i contagi, e da allora si sente un druido guaritore, superare in complottismo i no vax e avanzare il sospetto che ci mentono sui numeri, parlare di «numero ridicolo di infezioni» e avvisare «la gente che pensa “abbiamo 1.000 casi, è finito tutto”» che invece «non è finito tutto». Nel loro libro sulla “Società chiusa in casa”, Mingardi e Corbellini parlano giustamente di «tragedia degli esperti», i quali, prede anche loro di bias cognitivi, hanno spacciato per mesi come verità previsioni basate su dati parziali, determinando scelte politiche e la percezione della pandemia come catastrofe irrimediabile da parte di media e popolazione.
I vademecum su abbracci e pranzi di Natale
C’è poi il vanitoso Matteo Bassetti, spesso ondivago e in preda al dilemma “mi si nota di più se faccio il catastrofista o se dico per primo che le cose vanno bene?”, che propone con grande liberalismo di chiudere in casa i non vaccinati. Fabrizio Pregliasco, quello che in estate sconsigliava i flirt e che prova fastidio se due persone si abbracciano, già si preoccupa del nostro Natale, invece, spande consigli su quante persone dobbiamo invitare a pranzo (non più di sei) e presto deciderà anche il nostro menu.
Sul podio degli uccelli del malaugurio, accanto a Gianni Rezza che si porta avanti e annuncia «nuove epidemie X» che arriveranno, Pregliasco ha già previsto nuove chiusure e affermato che l’immunità di gregge non si raggiungerà mai. Fosse vivo, Zenone riscriverebbe il suo paradosso mettendo noi al posto della lepre e l’immunità di gregge al posto della tartaruga (Repubblica oggi ci spiega che “l’immunità di gregge slitta a febbraio”, poi a febbraio ci dirà che la raggiungeremo a giugno, e avanti così in un infinito già e non ancora).
Non siamo messi come un anno fa, calma
Ai giornalisti invece non passa il tic di titolare sull’aumento dei contagi senza contestualizzare mai. Per cui se un giorno su 200.000 tamponi si trovano 2.000 positivi al Covid e il giorno dopo i positivi sono 4.000 ma su 640.000 tamponi la notizia sarà comunque «Crescono i malati» (ma mai «Diminuiscono i contagi» nel caso opposto). Ora, siamo a fine ottobre, la campagna vaccinale è stata un successo, i numeri ufficiali parlano di un 82 per cento abbonante di over 12 italiani vaccinati, gli ospedali riescono a gestire senza problemi il flusso di malati, i contagiati in media stanno meglio dello scorso anno grazie ai vaccini, abbiamo imparato a usare la mascherina al chiuso. Sappiamo che i contagi saliranno, ora che ci si inoltra nell’autunno e si va verso l’inverno, che arriverà anche l’influenza stagionale che probabilmente – come sempre in passato – riempirà alcuni reparti. Calma.
Non siamo messi come un anno fa, non serve l’allarme permanente, la ricerca del capro espiatorio da esporre a pubblico ludibrio come untore (sia esso una Mietta messa alla gogna da Burioni o un portuale di Trieste), non abbiamo bisogno delle cartelle cliniche dei vip con la tosse per convincerci che il Covid esiste ed è meglio essere vaccinati, non è necessario dividere quotidianamente l’umanità in buoni col green pass e cattivi no vax. Basterebbe raccontare le cose come stanno, senza forzature ideologiche (come è che i contagi crescono sempre dopo le manifestazioni di piazza dei no Green pass e mai dopo quelle di sindacati e Fridays for future?). Basterebbe smettere di intervistare tutti i giorni gli esperti, e tre quarti del lavoro sarebbe già fatto.
Foto di copertina: il basilico, ingrediente base per il pesto (aggettivo maschile: frantumato col pestello o con altro strumento; pieno di contusioni, malconcio per le percosse subite).