Il Papa chiede alla FAO una riforma dei cuori, per dare vigore all’azione internazionale in favore dei poveri

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Che ci siano ancora persone che muoiono di fame è, per Papa Francesco, un vero scandalo. Per questo – sottolinea – si deve trovare il modo “in cui tutti possano beneficiare dei frutti della terra, non solo per evitare che aumenti la differenza tra quanti hanno più risorse” e quanti meno, ma soprattutto per una “esigenza di giustizia, equità e rispetto per tutto l’essere umano”. Papa Francesco sostiene che si “può e si deve fare qualcosa di più per dare vigore all’azione internazionale a favore dei poveri”.  E la crisi globale non deve essere un alibi, anche perché “non se ne potrà uscire completamente finché situazioni e condizioni di vita non saranno considerate attraverso la cifra della persona umana e della sua dignità”.

In gioco è proprio l’essere umano, e la sua dignità, che diventano “un’astrazione di fronte a questioni come l’uso della forza, la guerra, la malnutrizione, l’emarginazione, la violazione delle libertà fondamentali o la speculazione finanziaria, che in questo momento condiziona il prezzo degli alimenti, trattandoli come ogni altra merce, dimenticando la loro destinazione primaria”. Persona e dignità umana non sono “un semplice richiamo”. Sono piuttosto pilastri “su cui costruire regole condivise e strutture che, superando il pragmatismo o il solo dato tecnico, siano in grado di eliminare divisioni e colmare i divari esistenti”.

Per questo, Papa Francesco invita a “contrastare i miopi interessi economici e le logiche di potere di pochi che escludono la maggioranza della popolazione mondiale e generano povertà ed emarginazione con effetti disgregatori sulla società, così come è necessario combattere quella corruzione che produce privilegi per alcuni e ingiustizie per molti”. Una corruzione che è, sì, legata a fattori finanziari ed economici, ma è pure “”conseguenza di una crisi di convinzioni e di valori, compresi quelli posti a fondamento della vita internazionale”. In questo quadro, anche la FAO si deve riformare, e non solo tecnicamente.

“Ogni vera riforma – dice il Papa – consiste nell’acquisire una maggiore consapevolezza della responsabilità di ciascuno, riconoscendo che il proprio destino è legato a quello degli altri. Ho in mente quell’episodio del Vangelo, a tutti noto, dove un Samaritano soccorre chi è nel bisogno. Non lo fa come gesto di elemosina o perché ha denaro a disposizione, ma piuttosto per diventare una cosa sola con colui che soccorre: ne vuole condividere la sorte. Infatti, dopo aver lasciato del denaro per curare il ferito, avverte che tornerà a trovarlo per accertarsi che è guarito”. È un’ “apertura di cuore” che è richiesta anche alla FAO, per superare “il disinteresse o l’impulso a guardare da un’altra parte, ma con urgenza prestare attenzione alle esigenze immediate, con la fiducia che nel futuro possano maturare i risultati dell’azione di oggi” . Perché “uno dei primi effetti delle gravi crisi alimentari” è “lo sradicamento di persone, famiglie e comunità dal loro ambiente. E’ un doloroso distacco che non si limita alla terra natale, ma si estende all’ambito esistenziale e spirituale, minacciando e talvolta facendo crollare quelle poche certezze che si avevano”.

C’è bisogno di un nuovo spirito di solidarietà, e a questo riguardo – sottolinea Papa Francesco – “è quanto mai espressiva la scelta di dedicare il prossimo anno alla famiglia rurale”. Questo rafforza la convinzione che la famiglia è “il luogo principale della crescita di ciascuno, poiché attraverso di essa l’essere umano si apre alla vita e a quella esigenza naturale di relazionarsi con gli altri” . I legami familiari sono “essenziali per la stabilità dei rapporti sociali, per la funzione educativa e per uno sviluppo integrale poiché animati dall’amore, dalla solidarietà responsabile tra generazioni e dalla fiducia reciproca”. Questo permette di rendere “meno gravose anche le situazioni più negative e condurre ad una vera fraternità l’intera umanità, facendola sentire una sola famiglia nella quale le attenzioni maggiori sono rivolte ai più deboli” . La lotta alla fame passa per la ricerca di dialogo e fraternità, e per questo il Papa invita la FAO a fare sì che “il suo apporto nei negoziati tra gli Stati, dando slancio ai processi decisionali, sia caratterizzato dalla promozione della cultura dell’incontro e della solidarietà”. Per far questo, però, è necessaria “disponibilità degli Stati membri, piena conoscenza delle situazioni, adeguata preparazione, e idee capaci di includere ogni persona e ogni comunità. Solo così sarà possibile coniugare l’ansia di giustizia di miliardi di persone con le situazioni concrete che presenta la vita reale”.

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