Numeri ufficiali Covid-19 del 26 ottobre 2021. Dallo stato di diritto allo stato di emergenza = stato di follia. Per finire nello stato di eccezione = stato di “nuova normalità”
Stato di emergenza eterno? Perché no. Ancora non ci fanno sapere quando finirà questo stato d’emergenza (se mai finirà), che già ne preparano un altro… l’accademico Dott. Giovanni Rezza (a sinistra nella foto di copertina), Direttore Generale della Prevenzione Sanitaria presso il Ministero della Salute, dixit (segue articolo da Nicolaporro.it).
Poi, ieri, in un’intervista a Elena Dusi per La Repubblica del 25 ottobre 2021, il Professore Sergio Abrignani (al centro nella foto di copertina), immunologo dell’Università di Milano e Membro del Comitato tecnico scientifico – “medico rasserenante e ottimista per natura” (rassicurante per davvero…) – ha dichiarato: «Terza dose per tutti, se poi arriveremo al 90% questo Natale sarà tranquillo». Un ritornello che abbiamo già sentito durante i balconazo di Giuseppi e sappiamo come è andato a finire. Fine pena mai. «Un grafico che farei vedere a tutti i contrari – dice – è il numero di vite salvate finora: 30 mila nei primi 4-5 mesi della campagna” (va a sapere come ci si arriva a questo numero). Riparte una nuova ondata? Domanda la giornalista. «E chi può dirlo, con questo virus che cerca di aggirarci in tutti i modi. Qualunque cosa accada quest’inverno, però, è più rassicurante affrontarla con l’85% di vaccinati», dice. «Abbiamo record di contagi in mezza Europa, la risalita dei numeri in Italia e una frenata clamorosa delle prime dosi». Veramente cattivo questo coronavirus cinese di Wuhan, che continua ad “aggirarci”…
Quindi, oggi il politico, chirurgo e accademico, Pierpaolo Sileri (a destra nella foto di copertina), Sottosegretario di Stato alla Salute, ha preso la staffetta, dettando su Radio Capital i tempi per la terza dose per tutti e allontanando l’addio all’infame Green Pass. «Il Green Pass obbligatorio lo toglieremo, ma non ora». Quindi, non si sa quando. «Bisogna procedere per gradi. Prima toglieremo l’obbligo del distanziamento, poi le mascherine e infine il green pass. Il vaccino obbligatorio non servirebbe, non convincerà i no vax a vaccinarsi», ha continuato. Così rispondendo, ha dato l’ennesima conferma, per quanto superfluo, che l’infame Green Pass non ha ragione sanitaria, ma è solo un mezzo da ricatto per rendere obbligatoria nella pratica una vaccinazione, che non si vuole rendere obbligatoria per legge, secondo il dettato costituzionale. Quanto al vaccino per proteggere dal Covid la fascia 5-11 anni «il suo arrivo dipenderà dagli enti regolatori, e appena sarà approvato sarà disponibile in Italia, io a mio figlio lo farei senza dubbio. Ho un figlio di 2 anni e se ci fosse un vaccino disponibile per la sua età lo farei subito. Purtroppo ancora non c’è», ha affermato.
Conclusione: si prospetta un lasciapassare verde permanente e punture a ripetizione ciclica, non risparmiando i bambini e i ragazzi sotto i 12 anni. E tutto questo senza riuscire a fermare la pandemia (perché il coronavirus cinese di Wuhan ci “raggira”) e nel frattempo abbiamo perso la libertà.
Dire che stiamo barcollando nel buio di un tunnel sarebbe un understatement. La verità è, che i vaccini hanno salvato e salveranno tanti soggetti esposti a conseguenze letali del Covid-19, soprattutto gli anziani e i più fragili, con uno o più patologie pregressi, ma non sono stati sufficienti a portarci fuori dal tunnel della pandemia. Quindi, si vuole instaurare una “nuova normalità” con lo stato di eccezione “normale” = strutturale.
Il re del caffè Martino Zanetti, Presidente del gruppo Hausbrandt, ha affermato in una nota cristallina: «Appoggio e avvaloro il ripristino della legalità, dei principi costituzionali e della democrazia mancanti in Italia in questo momento. Siamo attualmente senza libertà e senza sicurezza. Al posto del buon senso imperano poca chiarezza e poca lungimiranza». «La libertà personale è stata messa in secondo piano nel nome di una falsa tutela collettiva con il risultato di non avere né l’una né l’altra. Si richiede un impegno corale, con l’attiva, leale collaborazione di tutte le Istituzioni, per affrontare la situazione critica e guidare il Paese verso una ripresa effettiva».
Ringraziando i nostri lettori e sostenitori, ricordiamo che è possibile inviare comunicazione presso l’indirizzo di posta elettronica del “Blog dell’Editore”: QUI.
I dati Covid-19 ufficiali del Ministero della salute di oggi martedì 26 ottobre 2021
Ricoverati con sintomi: 2.604 (+25) [Occupazione al 4%]
In terapia intensiva: 341 (+3) [con 37 nuovi ingressi del giorno] [*] [Occupazione al 4%]
Deceduti:131.904 (+48)
Persone che hanno completato la vaccinazione (prima e seconda dose; oppure monodose): 44.475.766 (82,35% degli over 12) [Aggiornato al 26 ottobre 2021 ore 17:10] [**]
[*] Dato molto importante, perché permette di verificare al di là del saldo quante persone sono effettivamente entrate in terapia intensiva nelle ultime 24 ore oggetto della comunicazione.
[**] La vaccinazione in tempo reale: QUI.
Il sistema “Tutor” per verificare il “trend” dell’epidemia
Media giornaliera dei decessi: 215 (-).
Tabella con i decessi al giorno, il totale dei decessi e la media giornaliera dei decessi [A cura dello Staff del “Blog dell’Editore”]: QUI.
«Dicono che il Covid è in risalita [e questo era scontato, finito il bel tempo]. Con scuola e trasporti non hanno fatto niente, ma devi aver il Green Pass per avere il diritto di lavorare» (Kattoliko Pensiero @kattolikamente – Twitter, 26 ottobre 2021).
«Scusate eh, io non vorrei insistere ma se aumentano i contagi con l’85% dei vaccinati e i non vaccinati hanno tutti test negativo l’unica cosa da concludere è che i vaccini non servono a nulla. Un “responsabile” dovrebbe voler restringere il Green Pass solo a quelli con tampone» (Thomas Müntzer @muntzer_thomas – Twitter, 26 ottobre 2021).
«E tutti i coxxxxni che battono le mani agli oppressori e chiedono maggiore durezza, maggiore intransigenza, addirittura la quarantena dei non vaccinati, come se fossero infetti solo perché non vaccinati, ci danno la tragica misura della stupidità umana. Infinita.
Più inaccettabile di un sistema che ponga divieti schizofrenici è uno che preveda ignobili punizioni per chi non si adegua a regole incostituzionali. Il lavoratore privato dello stipendio, lo studente rispedito a casa… Mancano solo deportazione nel gulag e lavori forzati» (Azzurra Barbuto @AzzurraBarbuto – Twitter, 26 ottobre 2021).
Da stato di diritto
a stato di emergenza = stato di follia
per finire nello stato di eccezione = stato di “nuova normalità”.
Se lo dice non uno dei pericolosi sovranisti di destra, ma Cacciari…
E dal Belgio, notizia identica ed uguale. Per far capire la direzione della deriva autoritaria in Europa, verso lo stato di eccesione = stato normale. «Vlaams dagblad Het Laatste Nieuws: “Regering wil ‘noodsituatie’ afkondigen. Daarvoor moet ze eerst bij koninklijk besluit de epidemiologische noodsituatie afkondigen voor drie maanden. Dat klinkt zwaarwichtiger dan het is”. Ziet u hoe gewoontjes een “noodtoestand” al geworden is? [Quotidiano fiammingo Het Laatste Nieuws: “Il governo vuole dichiarare lo ‘stato di emergenza’. Per questo deve prima dichiarare un’emergenza epidemiologica per tre mesi con regio decreto. Sembra più grave di quanto non sia”. Vedete quanto è diventato comune uno “stato di emergenza”?» (Fernand Keuleneer @FKeuleneer – Twitter, 26 ottobre 2021).
Cacciari ha ragione: diteci quando finirà l’emergenza
Nicolaporro.it, 25 ottobre 2021
Massimo Cacciari continua a ripeterlo a reti unificate: occhio, perché tra tre mesi o poco più scade lo stato di emergenza per il coronavirus e prorogarlo non sarà così semplice, come fatto sinora prima da Giuseppi (contestato dai più) e poi da Supermario (criticato solo da una sparuta minoranza): il 31 gennaio il decreto non sarà rinnovabile per alcuna ragione al mondo. Fine, basta, raus. Si potrebbe istituire un altro stato di emergenza, nuovo di zecca, certo, ma forse allora è almeno arrivato il momento di discuterne.
La data potrà apparire lontana, ma in realtà è sin troppo vicina. Il 31 dicembre il governò potrà prolungare l’agonia di un altro mesetto. Ma poi basta. La legge, o meglio un decreto legislativo del 2008, il numero 1, che disciplina il Codice della Protezione Civile, su questo punto parla chiaro: all’articolo 23, comma 3, precisa che “la durata dello stato di emergenza di rilievo nazionale non può superare i 12 mesi, ed è prorogabile per non più di ulteriori 12 mesi”. Tradotto: massimo massimo, se proprio non si riesce a farne a meno, non si possono superare i 24 mesi consecutivi. Il che significa, nel caso italiano, non oltre il 31 gennaio. Due anni esatti dopo il primo caso di Covid a Roma: ricordate i due pazienti cinesi scovati in hotel?
Ecco. Da quel giorno di acqua sotto i ponti ne è passata. Sono stati inventati i vaccini, il green pass, abbiamo alternato limitazioni e timide riaperture. E adesso? Cosa vogliamo fare, quindi? Se fino ad oggi opporsi al rinnovo sine die dello Stato di emergenza era considerato alla stregua di un atto sovversivo, a gennaio qualcuno dovrà pure ascoltarci. Se invece non si vuol dar retta a noi, almeno state a sentire il professor Cacciari, secondo cui se si arrivasse ad un ennesimo via libera si passerebbe dallo “stato di emergenza” (che può capitare) allo “stato di eccezione” (che diventa strutturale), cioè ad una condizione in cui il cittadino perde ogni libertà e lo Stato non trova più limiti od ostacoli alla sua azione.
Visto che il sottosegretario Sileri, insieme ad altri, parla già di estendere il green pass fino all’estate del 2022, allora è forse il momento di valutare attentamente il da farsi. Se è questo l’intento, infatti, stando a decreti, dpcm, lacci e lacciuoli, non si può immaginare un lasciapassare invernale senza un nuovo stato di emergenza. Tecnicamente si può anche fare, sia chiaro, ma richiede almeno un dibattito. Se non sui giornali, fatelo il Parlamento: parlate di quando finirà questa pandemia; di quando non vivremo più in semilibertà; di quando non dovremo più mostrare un lasciapassare per godere dei piaceri della vita. I numeri dell’epidemia per ora sono confortanti. Se il governo intende estendere ancora le restrizioni, facciamo almeno in modo di arrivare all’appuntamento dopo un concreto dialogo politico, evitando approvazioni per regio decreto o peggio riducendoci all’ultimo secondo. Facciamo in modo, insomma, che l’emergenza non si traduca in “eccezione”. Perché la libertà è una cosa seria.
Rezza prepara la prossima emergenza: “Arriverà l’epidemia X”
Stato d’emergenza eterno? Perché no: basta trovare un’altra pandemia
Nicolaporro.it, 26 ottobre 2021
Lo segnalavamo ieri, dando ragione a Massimo Cacciari: sarebbe ora che il governo e gli esperti ci spiegassero a che condizioni potrà terminare lo stato d’emergenza. Quanti contagi? Quanti morti? Quante vaccinazioni? Senza ambiguità, senza “poi vedremo”, senza contraddizioni, senza balletti mediatici di esponenti politici o tecnici che parlano di una liberazione imminente, mentre altri anticipano che il super green pass dovrà durare almeno fino a primavera. E invece, che succede? Succede che Gianni Rezza, direttore della Prevenzione al ministero della Salute, già lancia quella futura, di emergenza. Per carità, ci sarebbe l’imbarazzo nella scelta: dal cambiamento climatico alla terza guerra mondiale, di motivi per limitare libertà e diritti, i governi ne possono trovare a bizzeffe. È una facile scorciatoia per tenere sotto controllo quel dissenso sociale che era all’origine dell’ascesa delle forze populiste e sovraniste: le persone chiedono risposte, il potere, che non sa dargliele, si rifugia nella logica della paura e della sorveglianza. Ma il repertorio sanitario è ancora quello più caldo, oltre che il più familiare a Rezza. Il quale, infatti, tira fuori la “malattia da epidemia X”. Ovvero, la prossima patologia infettiva che si diffonderà sul pianeta, a causa di un agente patogeno ancora ignoto, che potrebbe derivare da “virus trasmessi dalle zanzare”, anche se “quelli che ci preoccupano di più sono i virus respiratori”.
Insomma, non mettetevi troppo comodi: come disse Ursula von der Leyen, siamo nell’era delle pandemie. E immaginate quanto sarà facile, dopo lo spavento del Covid, convincerci a rinunciare alle nostre libertà anche quando compariranno agenti patogeni meno contagiosi e mortiferi del Sars-CoV-2.
D’altra parte, viene da rivolgere una domanda a Rezza: a chi si rivolge, quando dice che “dobbiamo essere pronti”? A noi? È un modo per convincerci ad accettare docilmente la “nuova normalità”, fatta di richiami vaccinali eterni, mascherine e capienze limitate, o magari da chiusure intermittenti, se no, addirittura, da lockdown riservati ai soli non vaccinati, come immagina di fare l’Austria? Forse, Rezza dovrebbe rivolgersi anzitutto a se stesso: è lui il direttore della Prevenzione al ministero della Salute. Ci pensi lui, allora, a prevenire, a trovare i modi per evitare che, prossimamente, siamo di nuovo costretti a subire abusi via Dpcm, o a sorbirci i caroselli televisivi di virostar più o meno qualificate. In emergenza devono viverci loro, che hanno responsabilità, incarichi e relativi stipendi. Non noi.
Il leader no Green Pass da Annunziata: “Fermarci? Solo quando accettano le nostre richieste”
“Starei attento a dire certe cose”. Puzzer zittisce i “sì pass”
Nicolaporro.it, 25 ottobre 2021
Mentre le proteste anti green pass procedono, e si allargano anche al resto d’Italia, Stefano Puzzer mette i puntini sulle “i”. Il leader delle proteste di Trieste, ex sindacalista del Clpt dei portuali, non ci sta a sentir disegnare il “Coordinamento 15 ottobre” come un movimento politico. Ospite di Lucia Annunziata su Rai3, il facchino ha spiegato che la rivolta contro l’obbligo di lasciapassare verde per lavorare è nata in modo “spontaneo” (senza alcuna matrice partitica) e finirà solo “nel momento in cui le nostre richieste verranno accettate e messe in campo”.
Ma il punto più importante toccato dal sindacalista è un altro. Da più parti infatti sui no green pass triestini sono piovute reprimende con l’accusa di volere “più diritti che doveri”. A tutti questi, Puzzer ha fatto notare che “noi lavoratori portuali”, e come loro tanti altri cittadini italiani, “durante la pandemia siamo andati a lavorare”, anche in pieno lockdown. E spesso in condizioni tutt’altro che favorevoli: “In porto – ha raccontato Puzzer – abbiamo avuto poche mascherine e nessun ambiente o macchinario sanificati. Abbiamo fatto sempre il nostro lavoro e anche di più”. Quindi “starei attento a dire certe cose“. “Il governo e i politici – ha concluso – non si rendono conto della realtà. Io non voglio fare politica, voglio solo che i miei diritti vengano rispettati. Ero un facchino, sono un facchino e domani voglio tornare a fare il facchino”.
La differenza tra morire di Covid e morire con Covid
Commenti in riferimento ad una parte di un post sul mio diario Facebook
«Se ti han fatto credere, che “130.468 è uguale a 3.783”, che “se due dosi non hanno funzionato bisogna necessariamente farne tre”, e che “il certificato sanitario rende libero”, mentre ti trattano da chiavo, dovresti considerare, che forse il “terrapiattista” potresti essere tu…» (Cit.).
In riferimento a questo post Facebook pubblicato il 25 ottobre 2021 alle ore 19:34 sul mio diario Facebook, ho ricevuto dei commenti, che ritengo utile riportare, nella ricerca di una corretta informazione.
25 ottobre 19:46 – Purtroppo per l’autore di questa citazione, quei 130.000 sono morti proprio per colpa (non solo ma anche) del Covid. Le concause determinanti sono cause. Quei malati, se oltre alle malattie che già avevano, non si fossero beccati pure il Covid, sarebbero ancora vivi, o almeno non sarebbero morti nei numeri inauditi che abbiamo visto l’anno scorso. Tutto ciò è sconfortante (C.O.M.).
25 ottobre 19:53 – C.O.M. purtroppo questo non sapremo mai (V.v.B.) [facevo riferimento al fatto che non sapremo mai che sarebbero ancora vivi senza il Covid, non ad altro].
25 ottobre 19:57 – V.v.B. Ma sì che possiamo saperlo. È possibile mentire con le statistiche, ma è anche possibile elaborare stime corrette e attendibili. Se vedo un aumento della mortalità improvviso e statisticamente abnorme, la ragione mi porta a dedurre che c’è stato un fattore eccezionale che non c’era gli anni precedenti (C.O.M.).
25 ottobre 20:06 – C.O.M. ma se nel conteggio ci sono morti da infarto, foss’anche positivo al Covid ma non necessariamente, e schiacciati da un trattore (perché potrebbe essere positivo), beh allora la storia sarebbe da riscrivere certamente. Nel mio piccolo ho conosciuti figli che hanno dovuto rettificare su fb, che, no, papà non è morto di Covid. Del resto già lo scorso anno una dirigente della nostra Asl in una intervista affermava che l’80 per cento dei decessi non era causato dal virus. Intervista reperibile (L.P.).
25 ottobre 20.13 – C.O.M. Quella è una sua soggettiva interpretazione. Nessuno può, con certezza, dire che quelle persone non sarebbero morte lo stesso (anche senza il Covid), per questo hanno vietato le autopsie. Ma al contrario si può dire, con certezza, che 3.700 circa sono morte per colpa del Covid-19 (L.B.L.).
25 ottobre 20:17 – L.P. Affermava che l’80 per cento non era stato causato dal virus, o che non era stato causato SOLO dal virus? Perché su questo punto si sta facendo una confusione enorme. Con il suo articolo che ha dato il via a tutto questo pandemonio, Bechis, giornalista che peraltro stimo, è caduto nella stessa topica in cui erano caduti l’anno scorso suoi colleghi americani: “People Think the CDC Said 94% of COVID-19 Deaths Were Actually Caused by Something Else—but That’s Not Accurate at All” [QUI]. Nel 2020 il CDC americano aveva stimato che solo il 6% di vittime della pandemia in America fossero morte *SOLO* di Covid, mentre il restante 94% per una combinazione di Covid e patologie pregresse. “Ah ecco allora di Covid muore solo il 6%, non è così grave come dicono”. No, perché quell’altro 94%, se non si prendeva pure il Covid oltre alla famosa patologia pregressa, probabilmente sarebbe ancora vivo, o quantomeno ci sarebbe stata una normale mortalità. Le concause sono cause.
25 ottobre 20:22 – Guardate. Porto l’esempio della provincia di Piacenza. Se ne è parlato poco, ma anche in Emilia durante la prima ondata ci sono stati un sacco di morti: però l’Emilia è governata dalla sinistra, perciò non sia mai si osasse insinuare che i compagni governano male, i tg parlavano male solo di Lombardia e Veneto, regioni di destra. Beh, comunque. Dati ufficiali ISTAT:
marzo 2011: 321 morti
marzo 2012: 308 morti
marzo 2013: 343 morti
marzo 2014: 328 morti
marzo 2015: 370 morti
marzo 2016: 331 morti
marzo 2017: 303 morti
marzo 2018: 333 morti
marzo 2019: 316 morti
marzo 2020: 1251 morti
Fino al 2019 il dato più alto era quello del 2015 (quell’anno l’influenza picchiò forte), che è sì un picco, ma relativamente: 370 rispetto ad una normalità di 300 e qualcosa. Non è proprio paragonabile a marzo 2020 dove addirittura si arriva a un numero a quattro cifre, un aumento di circa 900 unità rispetto al normale, quasi il 300%, e così di botto, senza preavviso. Dunque, il botto di marzo 2020, esattamente, come lo spieghiamo? Dobbiamo pensare che il Covid non c’entra assolutamente nulla, se non per una quantità assolutamente marginale di casi, e che poi per una incredibile coincidenza proprio in quel mese c’è stato un aumento statisticamente abnorme di infarti, incidenti stradali, suicidi? (C.O.M.).
25 ottobre 20:25 – C.O.M. se riesco a recuperare l’intervista la posto. Comunque so di persone alle quali è stato suggerito di far refertare il congiunto (deceduto per tutt’altro) come “Covid”, avrebbero avuto detrazioni sulle spese funebri. Può bastare? O occorre dire che ogni paziente Covid “frutta” all’ azienda un bel po’ di introiti? Con relativa lievitazione dei numeri? Dicerie? Non credo (L.P.).
25 ottobre 20:28 – L.P. E dunque, l’aumento statisticamente abnorme di morti? Ho studiato approfonditamente la mortalità 2020. So di cosa parlo (C.O.M.).
25 ottobre 21:21 – C.O.M. Bassetti, il ben noto virologo di Genova, ha ammesso in diretta tv su La7, che ad un numero imprecisato e non verificabile di persone è stata attribuita la morte per Covid-19, quando invece sono morte di altro (tumore, infarto, ecc…) e non di Covid, anche se risultavano infette… (A.M.).
26 ottobre 09:32 – È una interpretazione razionale della realtà, vista nella totalità dei suoi fattori. Se normalmente morivano a marzo circa 300 persone, e poi di botto ne defungono 1.200, è ragionevole credere che a quel +900 sia accaduto qualcosa che negli anni precedenti non accadeva, e senza quel qualcosa non sarebbero “morte lo stesso”. La realtà va vista tutta, o almeno provarci. Come diceva Don Giussani, tensione alla totalità del reale. Non possiamo fare che questo fatto mi piace e lo prendo, quest’altro fatto invece non mi piace, non conferma i miei preconcetti, e allora lo scarto. “Se la realtà non conferma i miei pensieri allora peggio per la realtà”, è il naufragio della ragione (C.O.M.).
26 ottobre 17:13 – C.O.M. Mi sembra che il fatto è in linea con le percentuali USA e del resto del mondo, ossia che la mortalità oscilla fra 0,3 e 0,4%. Cioè il 99,6% almeno di coloro che si ammalano guarisce. E se non li curi a tachipirina e vigile attesa, forse anche di più. E se andiamo a vedere le fasce di età, come fa Paolo Gulisano su La Nuova Bussola Quotidiana, si scoprono altre cose. Tensione alla totalità del reale, benissimo, ma attenti anche a chi ci vuole far credere cose nel suo interesse… (M.T.).
26 ottobre 19:00 – C.O.M. notizia di ieri: l’ISS ha ammesso che l’11% (cioè circa 14.500 persone) pur essendo state indicate come morte di covid, in realtà sono morte “con” il Covid e non “per” il covid…. L’ISS la dobbiamo considerare attendibile oppure no?… Io una idea ce l’avrei… (A.M.).
++++ aggiornamenti ++++
27 ottobre 10:00 – M.T. non so da dove lei abbia preso quella stima. Ma quando pure fosse corretta, le faccio notare (ancora una volta) che ci sono ulteriori elementi che deve considerare, altrimenti la sua comprensione della realtà è parziale, per esempio:
– Stiamo parlando di mortalità o letalità? Perché c’è una certa differenza. Letalità è il numero di morti sul totale contagiati, mortalità è il numero di morti sul totale della popolazione. Letalità per contagiosità uguale mortalità. Dire che di 1000 contagiati ne muoiono 4, è dire della letalità. Il problema del Covid è la sua altissima contagiosità, supponendo che esso circoli incontrollato e si ammali tutta la popolazione, 0,4% per circa 60 milioni = 240.000 morti. Le sembra un numero così basso da trattare con sufficienza? E se l’immunità per i guariti poi decade, e dopo un po’ comincia ad ammalarsi anche gente che era già guarita?- Quando i contagi superano una certa soglia, gli ospedali si riempiono e il sistema sanitario va in tilt. Allora la mortalità aumenta non proporzionalmente, bensì progressivamente, perché ci sono anche le vittime delle cure negate (perché impossibili a erogarsi, non perché i medici sadici lasciano morire deliberatamente).
– Long Covid. Non esiste solo guarire o morire. Una quota di guariti (10% o 20%, le stime oscillano ancora) ne esce con danni a lungo termine e forse permanenti su cuore, polmoni, nervi. La esorto a informarsi anche su questi casi.- L’articolo sulla Bussola Quotidiana ha un titolo, mi spiace dirlo, falso e scorretto. Quei morti Covid erano proprio Covid; dire “il Covid non è la causa esclusiva della morte” non equivale a dire “il Covid non è la causa della morte”. Quei malati, non avessero preso pure il Covid che ha dato loro la botta finale, sarebbero ancora vivi; o almeno morti in numeri simili a quelli degli anni precedenti.
La prego di voler fare correttamente il suo mestiere: cambi le sue idee per adattarle alla realtà, invece che di cercare nella realtà solo e soltanto le pezze d’appoggio alle sue idee. Lo cherry picking dei fatti “questo mi piace e lo vedo, questo non mi piace e non lo vedo” non è una cosa buona (C.O.M.).
27 ottobre 10:03 – A.M. benissimo, consideriamo attendibile l’ISS [QUI].
Comunicato Stampa ISS N°55/2021
PRECISAZIONI SUL REPORT DECESSI
1. Nel rapporto non è affermato che solo il 2,9% dei decessi attribuiti al Covid-19 è dovuto al virus. La percentuale del 2.9%, peraltro riportata anche nelle edizioni precedenti, si riferisce alla percentuale di pazienti deceduti con positività per SARS-CoV-2 che non avevano altre patologie diagnosticate prima dell’infezione. La cifra peraltro è confermata dall’osservazione fatta fin dalle prime fasi della pandemia e ampiamente riportata in diversi studi nazionali e internazionali e rapporti anche dall’Iss, che avere patologie preesistenti (? Concomitanti) costituisce un fattore di rischio.
2. I rapporti congiunti ISTAT-ISS stilati sulla base dei certificati di morte riportano come COVID-19 sia la causa direttamente responsabile della morte nell’89% dei decessi di persone positive al test SARS-CoV-2
3. Indipendentemente dal COVID 19, si sottolinea che la presenza di patologie croniche nella popolazione anziana è molto comune. Un recente rapporto dell’Istat indica che solo il 15% della popolazione anziana non soffrirebbe di patologie croniche e che circa il 52% soffrirebbe di 3 o più patologie croniche. In considerazione del fatto che le patologie croniche rappresentano un fattore di rischio per decesso da COVID-19 e che queste sono molto comuni nella popolazione generale, non deve sorprendere l’alta frequenza di queste condizioni nella popolazione deceduta SARS-CoV-2 positiva.
4. Non è inoltre corretto, altresì, affermare che le patologie riscontrate nei deceduti SARS-CoV-2 positivi avrebbero comunque portato a decesso “in tempi brevi”. La concomitanza di più patologie croniche nella stessa persona costituisce di per sé elemento di fragilità in genere compensato con appropriate terapie: il contrarre una infezione come SARS-CoV-2 si traduce in un aumentato rischio di complicanze e di morte. Sin dall’inizio della pandemia infatti, è stato censito un eccesso di mortalità nella popolazione, cioè un numero di deceduti superiore a quello degli anni precedenti, le cui stime sono periodicamente riportate nel rapporto congiunto Iss-Istat. Si precisa che le patologie pre-esistenti riportate nel report, finalizzato alla caratterizzazione delle caratteristiche dei deceduti, vengono valutate da un gruppo di medici dell’ISS attraverso la revisione di un campione di cartelle cliniche ospedaliere inviate ad ISS dalle regioni e Province Autonome, e le patologie preesistenti riscontrate più frequentemente nei deceduti SARS-CoV-2 positivi sono riportate nella tabella 1 del report. Le più rappresentate sono ipertensione, diabete di tipo 2 e demenza, patologie molto frequenti nella popolazione (C.O.M.).
27 ottobre 2021 11:12 – C.O.M. quindi per lei 14.500 persone non morte di Covid fanno una differenza trascurabile? Il fatto che ISS non corregga i dati ufficiali comunicati quotidianamente le va bene? Non è forse questa la prova che i dati comunicati ogni giorno non sono per nulla attendibili? (A.M.).
27 ottobre 11:10 – A.M. Dunque, quando l’ISS dice qualcosa che le piace, è attendibile; ma se poi dice qualcosa che non le piace, allora non è attendibile. Questa non è una buona epistemologia (C.O.M.).
27 ottobre 11:27 – C.O.M. lei, molto scorrettamente, mi attribuisce cose non dette ne pensate. Intendiamoci, sono vaccinato così per sgombrare ogni dubbio. L’ISS fino ad oggi ci nasconde un dato importantissimo, ammette che non tutti sono morti di covid e non corregge i dati che loro comunicano quotidianamente. Non ho mai messo in dubbio i dati del ministero, dell’ISS, dell’Aifa e quanto altro…ma davanti ad una palese mancanza di chiarezza, se continuassi a credere ciecamente ai loro dati sarei un ideologizzato invasato e darei forza ad una palese scorrettezza. Lo facciano pure gli ultravax e ultragreenpass…io non sono un pecorone ideologizzato. (A.M.).
27 ottobre 11:34 – A.M. Io non ho fiducia cieca nell’ISS, ma l’aumento di mortalità è lì evidente. Se la concausa determinante non è il covid, cosa allora? Ideologizzati sono quelli che per l’ostinazione di affermare la loro tesi prediletta rifiutano i fatti e la logica, e leggono “non è causa esclusiva” come fosse “non è causa” (C.O.M.).
28 ottobre 04:57 C.O.M. Mi sembra che sia lei ad avere problemi con la realtà. Se i dati non sono quelli voluti, allora sono i dati che sbagliano. Come vede lei deve spendere fiumi di arrampicate verbali sugli specchi per cercare di difendere l’indifendibile. Il suo commento è pieno di sarebbero e potrebbero; resta il dato duro che quel morbo ha provocato decessi nella quanità indicata, e che quei decessi erano in fasce d’età in cui l’aspettativa di vita era al limite. Esattamente come per l’influenza. E che su questo è stata imbastita una sistematica campagna che ancora dura, per smaltire i 350 milioni di dosi di siero che l’Italia ha comprato. Un siero genico, sperimentale, ampiamente inefficace, e pericoloso. Cerchi di vedere tutta la realtà nel suo complesso, non solo quei pezzettini che le piacciono o le servono (M.T).
++++ con questo terminano gli aggiornamenti ++++
I DATI DELL’ISS
I numeri non mentono: quei morti Covid non erano Covid
di Paolo Gulisano
La Nuova Bussola Quotidiana, 22 ottobre 2021
Il rapporto ufficiale dell’ISS non fa che confermare che il Covid è una malattia pericolosa per la popolazione anziana e per le persone con gravi patologie concomitanti. Dei 130.468 decessi registrati dalle statistiche ufficiali al momento della preparazione del nuovo rapporto, solo 3.783 sarebbero dovuti al virus in sé. Una cifra che non giustifica il pandemonio scatenato tra lockdown e green pass. Le 126.000 persone morte nel corso degli ultimi 18 mesi sono morte perché il Covid ha destabilizzato equilibri di salute fragili, forse troppo fragili. Queste erano le persone che avrebbero potuto e dovuto essere messe in sicurezza.
Nella conferenza stampa dello scorso agosto in cui Draghi presentò agli italiani il green-pass, il banchiere prestato alla politica fu categorico: se prendi il Covid finisci in ospedale e muori. In una battuta venivano liquidate le evidenze scientifiche, i dati statistici, gli studi epidemiologici. Se prendi il Covid – ci dicono tutti questi – nel 97% dei casi guarisci.
Addirittura, secondo il professor Guido Rasi, ex Direttore dell’Agenzia Europea del farmaco, nell’80% dei casi il Covid guarirebbe senza necessità di alcun intervento terapeutico. Il 3% dei casi letali, potrebbe addirittura essere di gran lunga inferiore, e a sostenerlo non è qualche irriducibile negazionista, ma un rapporto dell’Istituto Superiore di Sanità sulla mortalità per Covid appena pubblicato. Un aggiornamento che peraltro non veniva fatto da luglio. Secondo il campione statistico di cartelle cliniche raccolte dall’istituto, solo il 2,9% dei decessi registrati dalla fine del mese di febbraio 2020 sarebbe dovuto al Covid-19. Quindi dei 130.468 decessi registrati dalle statistiche ufficiali al momento della preparazione del nuovo rapporto solo 3.783 sarebbero dovuti al virus in sé.
Agli inizi dell’epidemia, ci fu chi puntualizzò che era ben diverso morire di Covid e morire con Covid. Le voci di questi epidemiologi furono presto soffocate dalla narrazione ufficiale che non poneva alcun distinguo. Le precisazioni, che venivano dall’interno dello stesso ISS, vennero ignorate dal Ministro Speranza e dal Comitato Tecnico Scientifico.
Ora, tuttavia, il rapporto ufficiale dell’ISS [QUI] non fa che confermare con dati alla mano il fatto che il Covid è una malattia pericolosa unicamente per la popolazione anziana, e per le persone con gravi patologie concomitanti, chiamate comorbilità. Secondo i dati dell’ISS, il 67,7% delle persone decedute con Covid avrebbe presentato almeno altre tre patologie gravi, dalle malattie metaboliche ai tumori alle malattie cardiovascolari. Persone già defedate, indebolite, fragili. Una situazione, peraltro tutt’altro che rara in un periodo particolare della vita, cioè la vecchiaia. Non è un caso che i tassi di mortalità e letalità più alti si siano registrati in Italia nelle regioni con il maggior numero di anziani. Quella del Covid, aveva affermato qualcuno, è una epidemia geriatrica.
Secondo l’Iss il 65,8% degli italiani deceduti con una classificazione di Covid soffriva di ipertensione arteriosa, il 24,8% di fibrillazione atriale, il 28% aveva una cardiopatia ischemica, il 29,3% di diabete, il 23,5% soffriva di demenza senile, il 17,4% di pneumopatie croniche, il 16,3% aveva avuto un cancro negli ultimi 5 anni; il 15,7% soffriva di scompenso cardiaco, il 12% era obeso, l’11% aveva avuto un ictus pregresso, e poi ancora malattie epatiche, renali e malattie auto-immuni. In gran parte, come si può facilmente comprendere, malattie dell’età senile. Queste erano le persone che avrebbero potuto e dovuto essere messe in sicurezza.
Le persone uccise direttamente dal virus sono state invece poco più di 3.000. Una cifra che non giustifica il pandemonio scatenato tra lockdown e green pass. Le 126.000 persone morte nel corso degli ultimi 18 mesi sono morte perché il Covid ha destabilizzato equilibri di salute fragili, forse troppo fragili.
Non dimentichiamo che l’Italia ha avuto il 13% dei morti in tutta Europa e una mortalità tra le più alte tra i paesi europei. Occorre notare che in Italia l’aspettativa di vita alla nascita è 85,3 anni per le donne e 81,0 per gli uomini.
Ora, l’età mediana dei morti per Covid-19 è stata per le donne di 85 anni, e per gli uomini 80. Ciò significa che il covid-19 uccide prevalentemente soggetti vicini al limite della loro aspettativa di vita. Si tratta comunque di una grave perdita, ma nel caso di queste persone il Covid ha agito come poteva agire qualunque altra infezione virale o batterica, dando una sorta di “colpo di grazia” a queste persone fragili. Inoltre, la mortalità e la letalità avrebbero potuto essere ulteriormente ridotte se questi pazienti non si fossero trovati in reparti ospedalieri sovraffollati, e dove molti hanno contratto quelle infezioni nosocomiali che spesso sono state le vere cause del loro aggravamento e della loro fine.
Collegare le comorbilità e l’età dei deceduti all’aspettativa di vita ci dà quindi un quadro realistico dell’epidemia. Così come i numeri della mortalità ci svelano uno scenario molto diverso da quello raccontato dalla narrazione ufficiale: l’Italia, alla vigilia dell’arrivo del Covid, era un Paese dove la mortalità stava aumentando costantemente: negli ultimi dieci anni il tasso di decessi per 1000 è cresciuto del 10% ogni anno. La media della mortalità negli ultimi 5 anni è stata di 1743 persone al giorno, che naturalmente non facevano notizia. Ora questi morti, queste persone fragili, che hanno avuto la sventura di imbattersi nel Covid, sono diventati utili per drammatizzare una epidemia e per terrorizzare un intero Paese, facendo credere che tutti siamo a rischio di morire, contro ogni evidenza scientifica, e per giustificare misure coercitive che nulla hanno a che vedere con la tutela autentica della salute.