Papa Francesco: la Civiltà cattolica rivista di dialogo, discernimento e frontiera

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Quale miglior occasione per il Papa gesuita di usare la metodologia ignaziana se non nel discorso alla Comunità degli Scrittori della Civiltà Cattolica? Così è stato nella udienza che Francesco ha voluto avvenisse questa mattina. Si parte dal dialogo, quello instaurato con il mondo 163 anni, prima con stile combattivo, poi più ricco nelle diverse posizioni: “La vostra fedeltà alla Chiesa richiede ancora di essere duri contro le ipocrisie frutto di un cuore chiuso, malato. Ma il vostro compito principale non è di costruire muri ma ponti; è quello di stabilire un dialogo con tutti gli uomini, anche con coloro che non condividono la fede cristiana.” Si perché, spiega il Papa: “dialogare significa essere convinti che l’altro abbia qualcosa di buono da dire, fare spazio al suo punto di vista, alla sua opinione, alle sue proposte, senza cadere, ovviamente, nel relativismo.”

Dal dialogo al discernimento. Nel più puro spirito Ignaziano. “Le grandi domande spirituali oggi sono più vive che mai- dice il Papa- ma c’è bisogno che qualcuno le interpreti e le capisca.” Occorre cercare di capire dove soffia lo Spirito e scoprire Dio nel “seme già piantato della sua presenza negli avvenimenti, nelle sensibilità, nei desideri, nelle tensioni profonde dei cuori e dei contesti sociali, culturali e spirituali.” Per far questo serve studio e preparazione, ricorda il Papa ai suoi confratelli di Civiltà Cattolica anche perché “alcune delle materie che trattate possono anche non avere relazione esplicita con una prospettiva cristiana, ma sono importanti per cogliere il modo in cui le persone comprendono se stesse e il mondo che le circonda.” Richiama Matteo Ricci il Papa, modello per l’incontro con culture lontane dal cristianesimo. Ripete ancora che va evitata “la malattia spirituale dell’autoreferenzialità. Anche la Chiesa quando diventa autoreferenziale, si ammala, invecchia. Il nostro sguardo, ben fisso su Cristo, sia profetico e dinamico verso il futuro: in questo modo, rimarrete sempre giovani e audaci nella lettura degli avvenimenti!”

Poi la parola che conclude la riflessione del Papa è quella che porta la missionarie della famiglia gesuita. “La frattura tra Vangelo e cultura – dice il Papa- è senza dubbio un dramma. Voi siete chiamati a dare il vostro contributo per sanare questa frattura che passa anche attraverso il cuore di ciascuno di voi e dei vostri lettori.” Frontiere non più geografiche, spiega il Papa e ripete le parole dei sui predecessori: “Ovunque nella Chiesa, anche nei campi più difficili e di punta, nei crocevia delle ideologie, nelle trincee sociali, vi è stato e vi è il confronto tra le esigenze brucianti dell’uomo e il perenne messaggio del Vangelo, là vi sono stati e vi sono i Gesuiti»”. Essere uomini di frontiera oggi significa “un coraggioso impegno per educare a una fede convinta e matura, capace di dare senso alla vita e di offrire risposte convincenti a quanti sono alla ricerca di Dio. Si tratta di sostenere l’azione della Chiesa in tutti i campi della sua missione.” E conclude Papa Francesco con un incoraggiamento per la “rivoluzione digitale” della rivista. “La vostra – dice il Papa -è una rivista unica nel suo genere, che nasce da una comunità di vita e di studi; come in un coro affiatato, ciascuno deve avere la sua voce e porla in armonia con quella degli altri. Cari fratelli, forza! Sono sicuro di poter contare su di voi.” A guidare la delegazione il Preposito della Compagnia di Gesù Adolfo Nicolas che ha salutato il Papa.

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