«Habere» nello #StatoDiFollia. A proposito dell’obbligo dell’infame Green Pass per poter lavorare… e vivere. Riflessione di una docente che «ha cuore». «La giustizia no, non è solo un’illusione»

L’Italia è finita sul New York Times e non è una citazione edificante: unico Paese occidentale a subordinare lavoro e stipendio al possedimento dell’infame Green Pass. Misure aberranti più coercitive infatti si vedono solo in Paesi come la Cina continentale con il regime dittaroriale comunista. Quindi, in Italia, unico Paese occidentale (raramente siamo al primo posto nelle graduatorie mondiali), non si accede al posto di lavoro senza il Green Pass, che certifica l’avvenuta vaccinazione non obbligatoria, che non immunizza (non impedisce di ammalarsi e di contagiare altri), dichiaratamente un ricatto per costringere tutti a vaccinarsi senza rendere obbligatoria la vaccinazione, perché sperimentale e per non far assumere dallo Stato e dal Big Pharma la responsabilità per le reazioni avverse e dunque di dover risarcire.

Non si viene licenziato, perché nessuna legge prevede la non possessione (o non esibizione) del Green Pass (o l’oneroso tampone negativo ogni due giorni, altra vessazione) come giusta causa. Però, si viene sospeso e considerato assente ingiustificato, quindi rimanendo senza stipendio. Stato di follia pura.

Un giorno, uscendo dal bagno pubblico, Aristippo di Cirene indossò per scherno il mantello lercio e sdrucito di Diogene di Sinope, il quale quando se ne rese conto, piuttosto che indossare la clamide di porpora di Aristippo, preferì uscire nudo. Orazio in proposito disse “preferisco Aristippo che porta con disinvoltura entrambi i mantelli“. Una antica diatriba tra visioni radicali e approccio tantrico a ciò che chiamiamo esistenza. Maestro d’istrionismo dalla battuta velenosissima, il filosofo cinico, sapiente fuori dagli schemi, non si faceva certo problemi a deridere l’arroganza di Alessandro Magno. Né a stuzzicare, con i suoi lazzi e le critiche alla Dottrina delle Idee, il celebre Platone. Ma chi fu davvero questo filosofo capace di far imbestialire i contemporanei suscitandone, al tempo stesso, la venerazione? Diogene era un vecchio che si aggirava, in pieno giorno, reggendo una lanterna accesa davanti a sé: i suoi occhi, terribili, ardono ancora più intensi della fiamma. È uomo integerrimo e ammirevole per alcuni, pervertito pazzo furioso per altri. A chi gli chiede cosa stia facendo, portando inutilmente un lume sotto la luce del sole, Diogene risponde di essere impegnato a “cercare l’uomo”. In molti prendono la risposta per l’ennesimo delirio di un vecchio stravagante probabilmente ormai del tutto rimbecillito. Invece, quella di Diogene è una provocazione filosofica e nel contempo una sfida etica lanciata agli osservatori.
Perché è aberrante il Green Pass, in questi #TempiDiFollia è stato spiegato già innumerevoli volte da tantissime persone, dai portuali di Trieste fino a giornalisti, insegnanti, magistrati e filosofi. Lo ha riassunto ancora una volta, con poche parole, Arianna Fioravanti, docente: «Il governo italiano, con una manipolazione da far impallidire “le migliori” dittature, non ti obbliga a nessun trattamento sanitario, ma se non ti sottoponi a questo trattamento “di tua spontanea volontà” ti annulla socialmente e ti toglie da mangiare. Contro ogni legge e principio riguardante la tutela dei lavoratori, l’autodeterminazione sanitaria e le libertà fondamentali».
Segue una serie di post dal diario Facebook di Arianna Fioravanti. Per coloro che non hanno ancora capito, che la questione dell’infame Green Pass non ha niente a che fare con delle misure sanitarie, non ha niente a che fare con la lotta contro il coronavirus cinese di Wuhan. Non ha niente a che fare con no-vax o pro-vax, ma con la libertà di scelta informata, negata (che è tutt’altra cosa che il “consenso informato” da firmare per poter essere vaccinato, altro ricatto). Ad ognuno deve essere permesso di fare in libertà la scelta di vaccinarsi o non vaccinarsi, senza ricatti, senza polemica, senza condanna, in un verso o nell’altro. Senno viviamo nella schiavitù.
Il suo pensiero, Arianna Fioravanti l’ha affidato il 13 ottobre 2021 ad un Tweet: «Perché non posso più insegnare in poche parole: “Una volta privata della libertà, cari ragazzi, non ho più nulla da dirvi, nulla da darvi, nulla da insegnare. Cosa volete che vi insegni? Ad essere schiavi?”».
«Il tragico è che in un regime di perfetta tirannide non è più possibile alcuna guerra di liberazione, e anzi il dominio della violenza si può tranquillamente stabilire come vittoria della pace. In questo senso il Nuovo testamento dice dell’Anticristo che costui si presenterà come messaggero di «pace e sicurezza». Ecco il paradosso, intrinsecamente connesso al nostro tema: ciò che si spaccia come pace definitiva può forse essere proprio la sua totale negazione» ([Joseph Ratzinger, “Svolta per l’Europa? Chiesa e modernità nell’epoca dei rivolgimenti”, traduzione dal tedesco di Carlo Fedeli, Edizioni Paoline 1992).
«Anch’io ritengo che la Verità debba essere annunciata nella sua integralità, senza sconti e senza camuffamenti: ma lo si deve fare con uno stile rispettoso degli altri. Se mi permette, in questo settore, Papa Benedetto dà un grande esempio: il suo stile non è né aggressivo né caustico né pesante, ma pacato: dice tutto, ma senza urlare. Annuncia qualcosa più grande di lui, con umiltà, con discrezione, considerando gli altri come persone in ascolto, non come nemici da distruggere. Ad esempio il 12 maggio dell’anno scorso, nell’incontro al Centro cultural Belém con il mondo della cultura portoghese, il Papa ha detto qualcosa che mi ha molto colpito: “In questo rispetto dialogante si possono aprire nuove porte alla trasmissione della verità”. Perciò lo stile aggressivo di certi siti e blog non mi sembra per niente in linea con lo stile del Magistero, incarnato nella sua massima espressione dal Papa» (Arcivescovo Claudio Maria Celli).
«Bisognerebbe smetterla con la malafede, il partito preso e, per dirla tutta, la disinformazione» (Bernard-Henri Lévy).
Habere non haberi
L’espressione latina che significa “possedere [e] non essere posseduto” giustifica le ricchezze (habere), ma mette in guardia l’uomo dalla possibilità di essere sottomesso da esse, di fare delle ricchezze il fine ultimo della propria vita (haberi). Una prima formulazione di questo aforisma possiamo trovarla in Aristippo di Cirene (circa 435-360 a. C.), come riferito da Diogene Laerzio. La citazione si trova anche nel libro I, capitolo II di “Il piacere” di Gabrielle D’Annunzio, tra i precetti che il protagonista Andrea Sperelli apprende dal padre.
Dal diario Facebook di Arianna Fioravanti, docente
Io ho cuore
3 ottobre 2021
«Oggi è stata una giornata di riflessioni.
Ieri sono entrata in un incubo: scoprire che qualcuno si sta adoperando per farmi del male, istigando alla violenza su di me, mettendo gravemente in pericolo mia figlia e trasformando la mia casa nel posto meno sicuro al mondo.
So che questo individuo sta leggendo e che si scaricherà la mia foto. Si scarica ogni foto che pubblico, da anni. Conserva ancora foto che io ho tolto da Facebook moltissimo tempo fa.
È ossessionato.
Mi hanno consigliato di cambiare casa e, in un certo senso, di sparire.
NO.
Non passerò la mia vita a guardarmi alle spalle, a scappare da un posto all’altro, a nascondermi. A eliminare il mio account e aprirne di segreti, a non pubblicare più le mie foto. In poche parole, a non vivere più il mio essere, a cancellarlo. A invalidare la persona che sono e che a lui provoca così tanta rabbia.
Questo individuo ha cercato di spegnermi il sorriso per sempre. E invece eccolo qua.
Eccolo qua perché da questa situazione nera si sono moltiplicati i miei amici, le offerte di sostegno, le parole di stima e di affetto. Perché ho ripreso e consolidato vecchi rapporti, perché ne ho aperti di nuovi. Perché ci sono persone speciali che pregano per me, inviandomi tutta la loro energia positiva e amici che mi proteggono in ogni momento, pronti a correre e a restarmi accanto.
Vedo tanta, tantissima bontà intorno a me e per me, da restarne commossa.
Io ho un tesoro che nessuno potrà mai portarmi via. È il coraggio, parola che deriva da cuore e dal verbo habere (avere): ho cuore.
Io ho cuore.
E l’Universo risponde sempre con Amore.
Questa Vita è mia. E non me la toglie nessuno» (Arianna Fioravanti, docente).
Un’ottima insegnante
11 ottobre 2021
«Stamattina ho preso servizio come docente di Lettere presso un liceo di Scienze umane.
Per 5 giorni mi presenterò al lavoro senza Green Pass e poi sarò sospesa.
Firmando il contratto ho perso anche il diritto all’indennità di disoccupazione e la possibilità di svolgere dei miei corsi da casa senza l’autorizzazione della scuola per cui risulto lavorare. Oltretutto, secondo le disposizioni governative, dovrei avere il Green Pass anche per svolgere dei corsi online.
Per lo Stato italiano da questo momento io dovrei morire di fame.
Ho accettato di firmare quel contratto perché la sospensione dal lavoro mi pone in una posizione di dissenso e di disobbedienza civile.
La preside e la vicepreside erano profondamente dispiaciute di dovermi mandare via. La preside mi ha detto: “Si vede da come parla che lei è un’ottima insegnante” e tra i miei studenti, che ho conosciuto solo oggi, una ragazza mi ha detto entusiasta: “Professoressa, io la amo!”.
Ho salutato tutti, mostrandomi risoluta, ma non mi vergogno di dire che sono tornata a casa piangendo.
Non accetto il Green Pass come forma di ricatto sociale, su un trattamento sanitario non obbligatorio.
Non posso accettare di scendere a compromessi con i miei valori di giustizia e libertà.
Ho il cuore a pezzi per non poter contribuire alla formazione dei miei studenti, ma sono anche certa di avergli insegnato molto di più andando via che restando» (Arianna Fioravanti, docente).
Noi andiamo avanti
10 ottobre 2021
«Occupazione della CGIL a Roma.
Ho personalmente assistito a molte scene di violenza che la retorica di regime e i pennivendoli hanno strumentalizzato etichettandoci come neofascisti no-vax. Assicuro che tra i manifestanti c’erano persone vaccinate che protestavano contro la dittatura del governo italiano.
La polizia ha represso la manifestazione con manganellate continue, fumogeni e idranti sulla folla.
E noi andiamo avanti» (Arianna Fioravanti, docente).
- Roma, 9 ottobre 2021, qualcosa non torna. Francesco Koᛋᛋiga, 23 ottobre 2008: «Voglio sentire il suono delle ambulanze» – 14 ottobre 2021
- «Il più bello esemplare di fascista in cui ci si possa oggi imbattere è quello del sedicente antifascista unicamente dedito a dar del fascista a chi fascista non è» (Leonardo Sciascia).
- Il timore del pericolo fascista «è altrettanto realistico dell’entrata di un’astronave in un buco nero». Ovvero quasi impossibile. «Le condizioni storiche, sociali, culturali di quel caratteristico fenomeno totalitario non hanno alcun remoto riscontro nella realtà attuale di nessun Paese» (Massimo Cacciari, “La farsa dolorosa del neofascismo” – La Stampa, 15 ottobre 2021).
- «Mentre i lavoratori manifestano per il loro diritto di poter lavorare senza discriminazioni, i sindacati manifestano contro il fascismo. Fuori dalla realtà, fuori dalla Storia, fuori da tutto» (Cit.).
La vita è una questione di scelte
9 ottobre 2021
«La vita ci pone continuamente di fronte a dei bivi, a delle scelte non sempre facili, a delle strade da percorre per andare incontro alla nostra evoluzione.
Dopo aver rifiutato una quarantina di convocazioni da parte di Istituti scolastici, per i motivi che ben conoscete, ieri sera ho ricevuto una mail del Ministero dell’Istruzione, con la quale mi veniva assegnato un incarico annuale in discipline letterarie presso una scuola superiore.
Gli incontri e i messaggi che mi sono giunti in questo periodo mi sollecitano ad andare oltre la torre d’Avorio che mi sono costruita. Ho avuto le risorse per progredire in autonomia, fuoriuscendo completamente dal sistema, anziché combatterlo. E l’ho fatto, per la mia salute personale. Non ho difficoltà a reinventarmi, a ripartire, a rinascere come la Fenice, sempre più forte. Invece la lotta sul campo, in questo momento, mi crea disturbo.
Ma la vita continua a chiamarmi sul campo e io risponderò.
Stavolta ho deciso di accettare l’incarico e andrò a prendere servizio. Senza Green Pass, naturalmente. Affronterò anch’io la sospensione e intraprenderò una battaglia legale contro lo Stato italiano.
Potrei trovare degli escamotage, come il tampone e altro. Ho già aiutato diverse persone. Ma non voglio scendere a compromessi con i miei valori. Andrò incontro a quello che la vita mi riserva, alle condizioni della mia coscienza.
Non mi metterò dietro una cattedra a insegnare il valore della libertà, contro i sistemi totalitari, avendo dovuto esibire una tessera per poter accedere in un luogo di cultura e di formazione.
Non voglio mantenermi il lavoro a tutti i costi. Voglio scardinare il sistema ingiusto.
Voglio stare a fianco dei tanti Adrian che sono sulle barricate, dei ragazzi penalizzati, degli avvocati e dei giudici che stanno lottando contro questa scandalosa dittatura, che ha costretto persone libere a calpestare le proprie idee e a punturarsi contro la propria volontà, pur di non essere sospese dal lavoro.
Questa dittatura che toglie sonno, soldi e dignità ai lavoratori.
Che colpisce le categorie deboli: i dipendenti, i precari, coloro che vivono di stipendio, già fra mille difficoltà preesistenti, a causa dello stesso sistema sbagliato.
Andrò a prendermi la mia cattedra, perché mi spetta, ma i miei studenti non mi vedranno lì seduta, finché non sarò una persona libera di starci.
Vi do appuntamento oggi a Piazza del Popolo alle 15:00, dove contro il Green Pass si riuniranno tutte le piazza d’Italia e dove raggiungerò il mio amico e magistrato Angelo Giorgianni e tutti gli altri amici che stanno perdendo beni e vantaggi per un ideale di giustizia.
Come diceva un giovane cantautore in una sua canzone, nel cui videoclip compare Rita Borsellino in tutto il suo sfolgorante coraggio, perché “la giustizia no, non è solo un’illusione”.
Vi aspettiamo! (Arianna Fioravanti, docente).
Cosa significa credere nei principi
e lottare per essi
7 ottobre 2021
«Ieri sera ho ricevuto la più grande lezione della mia vita.
Da un mio studente, che chiamerò Adrian.
Adrian vive in Italia da qualche anno, ha lasciato il suo paese e la sua famiglia per un lavoro da operaio che gli consente di guadagnare poco più di mille euro al mese.
Adrian non ha il Green Pass. Come molti altri anche lui lo trova aberrante. Il governo italiano, con una manipolazione da far impallidire “le migliori” dittature, non ti obbliga a nessun trattamento sanitario, ma se non ti sottoponi a questo trattamento “di tua spontanea volontà” ti annulla socialmente e ti toglie da mangiare. Contro ogni legge e principio riguardante la tutela dei lavoratori, l’autodeterminazione sanitaria e le libertà fondamentali.
Adrian si è iscritto al mio corso di italiano perché vuole migliorarsi. Vorrebbe integrarsi, elevare la qualità della sua vita. Ci ritroviamo a fare lezione anche alle dieci di sera, alle undici, dopo un turno massacrante di lavoro. Lui non ha paura della fatica e investe tempo e soldi nel suo progetto di vita, pur avendone una disponibilità molto limitata. Ieri sera mi ha raccontato la sua storia. Gli ho chiesto cosa intende fare dopo il 15 ottobre, quando sarà buttato fuori dal lavoro. È rimasto in silenzio per alcuni secondi e con gli occhi lucidi mi ha risposto: “Non lo so”.
Non mi sono mai sentita così piccola. È vero, anch’io ho preferito rivoluzionare la mia vita, sola con mia figlia per mano, compiendo con lei e per lei un salto nell’ignoto. Ma io avevo le mie risorse, e sebbene preoccupata per il futuro e per questo presente, ho avuto amici che mi sono stati vicini. Adrian no. Lui è qui, con un lavoro per cui ha fatto sacrifici immani, senza medaglie al petto, con la sua sola specializzazione da operaio che non gli servirà più a niente.
Adrian mi ha mostrato cosa significa credere nei principi, lottare per essi senza alcun tornaconto personale. Lui non combatte da una zona di comfort come molti altri, pronti o costretti a cedere ai ricatti pur di mantenere dei benefici. Lui è sulla barricata ed è pronto a cadere giù. Questo mi riempie gli occhi di lacrime perché mi mostra un esempio reale di coerenza, forza e profonda dignità. Questa è la più elevata forma di vita. Non è la discoteca, il ristorante, la visita al museo, che pure costituiscono sacrosanti diritti di svago. La vita vera è nel valore del proprio essere, quando a parlare non sono le parole ma i fatti. E questo è il più bel discorso, nella più bella lingua, che io abbia mai ascoltato.
Grazie Adrian» (Arianna Fioravanti, docente).
Posso perdere tutto
ma non la mia libertà
20 settembre 2021
«Ho ricevuto diverse mail di convocazioni per la cattedra di italiano nella scuola secondaria di primo grado, anche da un istituto sotto casa, e sono tra i primi alla graduatoria.
Ho risposto così, con le lacrime agli occhi, ma certa della mia scelta.
Gentile Preside,
La ringrazio per la convocazione che avrei tanto voluto accettare, ma non posso.
Non posso perché non ho il Green Pass.
Non ho il Green Pass perché ho dubbi sull’efficacia e la sicurezza del vaccino e intendo salvaguardare la mia libertà di scelta, nonché il basilare principio dell’autodeterminazione nelle questioni che riguardano la mia salute.
Ma soprattutto non ho il Green Pass perché decido di non voler esibire alcuna tessera per poter esistere come soggetto sociale.
Non posso accettare perché state commettendo una grave violazione della legge europea contro le discriminazioni.
Non posso accettare perché non voglio fare il tampone ogni 48 ore, a danno della mia salute e della mia dignità personale. O trovare scappatoie per poter occultare la mia scelta, anziché assumermene la responsabilità. Non voglio nascondermi.
Non posso accettare perché oltre allo stipendio, di cui ho necessità per vivere, devo insegnare a mia figlia i valori umani e i principi della giustizia.
Non posso accettare perché non posso far parte del vostro sistema che tiene i ragazzi legati a un banco per ore con il volto coperto, contro ogni loro fondamentale esigenza psico-fisiologica.
Gli Statuti delle Università si fondano sui valori della Giustizia, della Democrazia e della Libertà. Sui miei amati libri ho appreso questo. Non ho studiato tanti anni per chiudere le informazioni in un contenitore, ma per aprire la mia mente.
Non posso accettare e voi potete cancellare il mio nome dalle vostre graduatorie.
Posso perdere tutto, ma non la mia libertà.
Arianna Fioravanti» (Arianna Fioravanti, docente).
Foto di copertina: Antonio Zucchi, Aristippo, naufragato con i suoi compagni a Rodi, scorge sulla sabbia centri geometrici e comprende che quella terra è abitata, 1768, Saltram House, Plymouth.