Papa Francesco ai futuri nunzi: conservate la vostra libertà interiore
Il saluto del Papa alla comunità della Accademia Ecclesiastica è personale: ricorda le sue visite gradite, e “la cordiale insistenza con cui Mons. Stella mi convinse, ormai due anni orsono, ad inviare all’Accademia un sacerdote dell’arcidiocesi di Buenos Aires!” Alle ore 12.15 di questa mattina, nella Sala Clementina del Palazzo Apostolico Vaticano, Papa Francesco parla ai Membri della Comunità della Pontificia Accademia Ecclesiastica del loro lavoro “che richiede, come del resto ogni tipo di ministero sacerdotale, una grande libertà interiore.” E spiega che cosa intende com questo termine: “Anzitutto significa essere liberi da progetti personali”, spiega il Papa ed aggiunge: “Significa rendervi liberi, in qualche modo, anche rispetto alla cultura e alla mentalità dalla quale provenite, non per dimenticarla e tanto meno per rinnegarla, ma per aprirvi, nella carità, alla comprensione di culture diverse e all’incontro con uomini appartenenti a mondi anche molto lontani dal vostro.”
Francesco torna a ricordare che il sacerdote deve essere libero da “ambizioni o mire personali, che tanto male possono procurare alla Chiesa, avendo cura di mettere sempre al primo posto non la vostra realizzazione, o il riconoscimento che potreste ricevere dentro e fuori la comunità ecclesiale, ma il bene superiore della causa del Vangelo e il compimento della missione che vi sarà affidata.” E il richiamo forte è alla fedeltà alla Chiesa: “dovrete essere disposti ad integrare ogni vostra visione di Chiesa, pure legittima, ogni personale idea o giudizio, nell’orizzonte dello sguardo di Pietro e della sua peculiare missione al servizio della comunione e dell’unità del gregge di Cristo, della sua carità pastorale, che abbraccia il mondo intero.” Uscite da voi stessi, ripete il Papa “nella luce della fede, noi possiamo vivere la libertà dai nostri progetti e dallanostra volontà non come motivo di frustrazione o di svuotamento, ma come apertura al donosovrabbondante di Dio, che rende fecondo il nostro sacerdozio.” Un invito a respirare la cattolicità della Chiesa, spiega Papa Francesco e ripete una frase di Benedetto XVI: “laddove c’è apertura all’oggettività della cattolicità, lì c’è anche il principio di autentica personalizzazione”. Il richiamo finale del Papa per i giovani che si preparano a rappresentare la Santa Sede nel mondo, è alla cura della vita spirituale, “che è la sorgente della libertà interiore.”
E porta come esempio luminoso il Beato Giovanni XXIII: “il suo servizio come Rappresentante Pontificio è stato uno degli ambiti, e non il meno significativo, nei quali la sua santità ha preso forma. Rileggendo i suoi scritti, impressiona la cura che egli sempre pose nel custodire la propria anima, in mezzo alle più svariate occupazioni in campo ecclesiale e politico.” Ecco una frase significativa: “Più mi faccio maturo d’anni e di esperienze, e più riconosco che la via più sicura per la mia santificazione personale e per il miglior successo del mio servizio della Santa Sede, resta lo sforzo vigilante di ridurre tutto, principi, indirizzi, posizioni, affari, al massimo di semplicità e di calma; con attenzione a potare sempre la mia vigna di ciò che è solo fogliame inutile… ed andare diritto a ciò che è verità, giustizia, carità, soprattutto carità. Ogni altro sistema di fare, non è che posa e ricerca di affermazione personale, che presto si tradisce e diventa ingombrante e ridicolo” Il saluto finale il Papa lo riserva alle “Suore che svolgono con spirito religioso e francescano il loro servizio quotidiano in mezzo a voi. Sono delle buone Madri che vi accompagnano con la preghiera, con le loro parole semplici ed essenziali e soprattutto con l’esempio di fedeltà, di dedizione e di amore.”
Nella Foto: Angelo Roncalli visitatore apostolico in Bulgaria