Domani inizia il cammino sinodale

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Nelle scorse settimane si è svolta la conferenza stampa di presentazione del Documento Preparatorio e del Vademecum per il Sinodo sulla Sinodalità: due strumenti elaborati dalla Segreteria Generale del Sinodo dei Vescovi per l’animazione della ‘prima fase dell’itinerario sinodale’ in vista della celebrazione della XVI Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi sul tema: ‘Per una Chiesa sinodale: comunione, partecipazione e missione’.

Il card. Mario Grech, segretario generale della Segreteria Generale del Sinodo dei Vescovi, ha presentato il Documento Preparatorio, che vuole essere un aiuto per accompagnare sacerdoti e fedeli in questo ‘processo’, che si concluderà nel mese di ottobre 2023: “Il Papa aprirà ufficialmente il Sinodo il 10 ottobre, la domenica successiva, il 17 ottobre, ogni vescovo avvierà il cammino sinodale nella sua chiesa, cattedrale. Sarà una celebrazione liturgica. Un sinodo che sarà un processo per tappe.

Non vogliamo costringere il sinodo ad una dimensione rituale, ma vogliamo affermare la dimensione spirituale di questo cammino della Chiesa… Il Sinodo non è un parlamento, non è un gioco delle parti, un Sinodo è un’esperienza. Tutti in ascolto dello Spirito Santo.

Non esiste un cammino sinodale senza la luce dello Spirito Santo. Non costringere il Sinodo dentro il meccanismo dello scoop, ciò che il Santo Padre si attende da questo Sinodo è mettere la chiesa tutta in condizione di vivere un’autentica esperienza sinodale”.

Il documento si apre con un appello al cammino comunitario: “Il cammino sinodale si snoda all’interno di un contesto storico segnato da cambiamenti epocali della società e da un passaggio cruciale della vita della Chiesa, che non è possibile ignorare: è nelle pieghe della complessità di questo contesto, nelle sue tensioni e contraddizioni, che siamo chiamati a ‘scrutare i segni dei tempi ed interpretarli alla luce del Vangelo’. Si tratteggiano qui alcuni elementi dello scenario globale più strettamente connessi al tema del Sinodo, ma il quadro andrà arricchito e completato a livello locale”.

Il primo elemento riguarda la pandemia: “Al tempo stesso la pandemia ha fatto esplodere le disuguaglianze e le inequità già esistenti: l’umanità appare sempre più scossa da processi di massificazione e di frammentazione; la tragica condizione che i migranti vivono in tutte le regioni del mondo testimonia quanto alte e robuste siano ancora le barriere che dividono l’unica famiglia umana.

Le Encicliche ‘Laudato sì’ e ‘Fratelli tutti’ documentano la profondità delle fratture che percorrono l’umanità, e a quelle analisi possiamo fare riferimento per metterci all’ascolto del grido dei poveri e della terra e riconoscere i semi di speranza e di futuro che lo Spirito continua a far germogliare anche nel nostro tempo”.

Tale situazione però non può ‘nascondere’ i problemi nella Chiesa:”Non possiamo però nasconderci che la Chiesa stessa deve affrontare la mancanza di fede e la corruzione anche al suo interno. In particolare non possiamo dimenticare la sofferenza vissuta da minori e persone vulnerabili ‘a causa di abusi sessuali, di potere e di coscienza commessi da un numero notevole di chierici e persone consacrate’…

La Chiesa tutta è chiamata a fare i conti con il peso di una cultura impregnata di clericalismo, che eredita dalla sua storia, e di forme di esercizio dell’autorità su cui si innestano i diversi tipi di abuso (di potere, economici, di coscienza, sessuali)”.

Però la Chiesa, all’inizio del suo cammino, è stata sinodale: “Nel primo millennio, ‘camminare insieme’, cioè praticare la sinodalità, è stato il modo di procedere abituale della Chiesa compresa come ‘Popolo radunato dall’unità del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo’.

A coloro che dividevano il corpo ecclesiale, i Padri della Chiesa hanno opposto la comunione delle Chiese sparse per il mondo, che S. Agostino descriveva come ‘concordissima fidei conspiratio’, cioè l’accordo nella fede di tutti i Battezzati. Si radica qui l’ampio sviluppo di una prassi sinodale a tutti i livelli della vita della Chiesa (locale, provinciale, universale), che ha trovato nel concilio ecumenico la sua manifestazione più alta”.

La tradizione sinodale continua anche nel secondo millennio: “Anche nel secondo millennio, quando la Chiesa ha maggiormente sottolineato la funzione gerarchica, non è venuto meno questo modo di procedere: se nel medioevo e in epoca moderna la celebrazione di sinodi diocesani e provinciali è ben attestata accanto a quella dei concili ecumenici, quando si è trattato di definire delle verità dogmatiche i papi hanno voluto consultare i Vescovi per conoscere la fede di tutta la Chiesa, facendo ricorso all’autorità del sensus fidei di tutto il Popolo di Dio, che è «infallibile ‘in credendo’”.

Questa tradizione è stata ripresa dal Concilio Vaticano II: “I membri del Popolo di Dio sono accomunati dal Battesimo e ‘se anche per volontà di Cristo alcuni sono costituiti dottori, dispensatori dei misteri e pastori a vantaggio degli altri, fra tutti però vige vera uguaglianza quanto alla dignità e all’azione nell’edificare il corpo di Cristo, che è comune a tutti i Fedeli’.

Perciò tutti i battezzati, partecipi della funzione sacerdotale, profetica e regale di Cristo, ‘nell’esercizio della multiforme e ordinata ricchezza dei loro carismi, delle loro vocazioni, dei loro ministeri’ sono soggetti attivi di evangelizzazione, sia singolarmente sia come totalità del Popolo di Dio”.

Ed il compito dei Pastori è l’ascolto: “I Pastori, costituiti da Dio come ‘autentici custodi, interpreti e testimoni della fede di tutta la Chiesa’, non temano perciò di porsi all’ascolto del Gregge loro affidato: la consultazione del Popolo di Dio non comporta l’assunzione all’interno della Chiesa dei dinamismi della democrazia imperniati sul principio di maggioranza, perché alla base della partecipazione a ogni processo sinodale vi è la passione condivisa per la comune missione di evangelizzazione e non la rappresentanza di interessi in conflitto…

E’ nel legame fecondo tra il sensus fidei del Popolo di Dio e la funzione di magistero dei Pastori che si realizza il consenso unanime di tutta la Chiesa nella medesima fede. Ogni processo sinodale, in cui i Vescovi sono chiamati a discernere ciò che lo Spirito dice alla Chiesa non da soli, ma ascoltando il Popolo di Dio, che ‘partecipa pure dell’ufficio profetico di Cristo’, è forma evidente di quel «camminare insieme» che fa crescere la Chiesa”.

Questo cammino sinodale può fornire due prospettive: “Inoltre, nella rilettura delle esperienze, occorre tenere presente che “camminare insieme” può essere inteso secondo due diverse prospettive, fortemente interconnesse. La prima guarda alla vita interna delle Chiese particolari, ai rapporti tra i soggetti che le costituiscono (in primo luogo quelli tra i Fedeli e i loro Pastori, anche attraverso gli organismi di partecipazione previsti dalla disciplina canonica, compreso il sinodo diocesano) e alle comunità in cui si articolano (in particolare le parrocchie)…

Si allarga quindi al modo in cui ciascuna Chiesa particolare integra al proprio interno il contributo delle diverse forme di vita monastica, religiosa e consacrata, di associazioni e movimenti laicali, di istituzioni ecclesiali ed ecclesiastiche di vario genere (scuole, ospedali, università, fondazioni, enti di carità e assistenza, ecc.).

Infine, questa prospettiva abbraccia anche le relazioni e le iniziative comuni con i fratelli e le sorelle delle altre Confessioni cristiane, con i quali condividiamo il dono dello stesso Battesimo.

La seconda prospettiva considera come il Popolo di Dio cammina insieme all’intera famiglia umana. Lo sguardo si fermerà così sullo stato delle relazioni, del dialogo e delle eventuali iniziative comuni con i credenti di altre religioni, con le persone lontane dalla fede, così come con ambienti e gruppi sociali specifici, con le loro istituzioni (mondo della politica, della cultura, dell’economia, della finanza, del lavoro, sindacati e associazioni imprenditoriali, organizzazioni non governative e della società civile, movimenti popolari, minoranze di vario genere, poveri ed esclusi, ecc.)”.

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