Humanae Vitae da Paolo VI a Giovanni Paolo I
“Il gravissimo dovere di trasmettere la vita umana, per il quale gli sposi sono liberi e responsabili collaboratori di Dio creatore, è sempre stato per essi fonte di grandi gioie, le quali, tuttavia, sono talvolta accompagnate da non poche difficoltà e angustie. In tutti i tempi l’adempimento di questo dovere ha posto alla coscienza dei coniugi seri problemi, ma col recente evolversi della società, si sono prodotti mutamenti tali da far sorgere nuove questioni, che la chiesa non può ignorare, trattandosi di materia che tanto da vicino tocca la vita e la felicità degli uomini… Si assiste anche a un mutamento, oltre che nel modo di considerare la persona della donna e il suo posto nella società, anche nel valore da attribuire all’amore coniugale nel matrimonio, e nell’apprezzamento da dare al significato degli atti coniugali in relazione con questo amore. Infine, questo soprattutto si deve considerare, che l’uomo ha compiuto progressi stupendi nel dominio e nell’organizzazione razionale delle forze della natura, così che si sforza di estendere questo dominio al suo stesso essere globale; al corpo, alla vita psichica, alla vita sociale, e perfino alle leggi che regolano la trasmissione della vita”. Così scriveva papa Paolo VI nell’enciclica ‘Humanae Vitae’: parole che sono riecheggiate nel magistero pastorale di Albino Luciani, quando è stato vescovo di Vittorio Veneto fino al 1969.
Mons. Emilio Silvestrini, Canonico e Protonotario Apostolico Soprannumerario della Basilica Papale di Santa Maria Maggiore in Roma e segretario emerito della Pontifica Accademia per la Vita, ha scritto un libro intitolato ‘Albino Luciani, Sacerdote, Teologo, Moralista, Ricercatore, Vescovo, Catecheta di fronte alla Humanae Vitae’, che spiega il rapporto tra Albino Luciani e l’enciclica: “Luciani era al corrente circa il problema della Regolazione delle nascite; e, a nome dell’allora Conferenza Episcopale Triveneta, aveva fatto degli studi e delle ricerche, e le aveva fatto pervenire anche a Papa Paolo VI. Il suddetto problema entra nell’ottica della Morale matrimoniale. E nel cercare la soluzione dei problemi emergenti in questo settore egli sosteneva che la soluzione dei problemi etici matrimoniali va sempre cercata seguendo le strade indicate dalla Sacra Scrittura, dalla Tradizione della Chiesa e dall’insegnamento continuamente ribadito più volte dai Sommi Pontefici Romani; basti ricordare, per quanto riguarda i nostri giorni, l’insegnamento di Leone XIII, di Pio XI, Pio XII, Paolo VI e di Benedetto XVI. Con l’enciclica ‘Humanae vitae’, Paolo VI diede la risposta definitiva, confermando la linea tradizionale della Chiesa Cattolica. Benedetto XVI ha continuato la linea data dal suo predecessore Papa Paolo VI. Ed ora sarà seguita anche da Papa Francesco.
Papa Luciani, da vescovo prima della pubblicazione della ‘Humanae vitae’, rimanendo sempre sul piano della pura ipotesi e della ricerca, si augurava sì che allora Paolo VI avesse potuto ammettere lecito il ricorso da parte degli sposi a qualche metodo contraccettivo a precise condizioni nel contesto dei metodi naturali e che non vi entrasse nella decisione dell’uso del matrimonio l’egoismo e la mentalità contraccettiva nei confronti della vita da trasmettere. Intanto, nel periodo dell’attesa della Risposta da parte di Paolo VI, lo stesso Luciani raccomandava e invitava i suoi sacerdoti della Diocesi di Vittorio Veneto a non mescolare nella predicazione e nella catechesi le verità certe della rivelazione con le opinioni degli uomini che fossero dubbie o false, e di stare, poi, a quanto il Papa avrebbe alla fine insegnato. Quando venne la Risposta di Paolo VI, egli, letta attentamente l’Enciclica, fece il suo atto personale di adesione piena ad essa, invitando per iscritto il 29 luglio 1968 i suoi Diocesani a seguirlo con fiducia in merito a quanto Paolo VI aveva dichiarato, illuminato dal Signore con particolari carismi”.
Mons. Luciani come si poneva di fronte ai problemi degli sposi? “Come moralista fu sempre sensibile e attento nel cercare le migliori soluzioni alle problematiche dolorose e, in particolare, a quelle che incontravano gli sposi. Parlando con loro, si mantenne sempre fedele in armonia con la linea della Morale Cattolica annunciata e approvata dai Sommi Pontefici Romani; e fece ciò con delicatezza ed affabilità, senza mai venire meno alla giustizia, alla verità, al Vangelo di Gesù Cristo continuamente proclamato dal Magistero della Chiesa Cattolica. Il vescovo Albino Luciani cercava sempre la soluzione migliore per gli sposi nel rispetto della Legge Naturale, perfezionata e arricchita dalla Rivelazione cristiana”.
Da papa ebbe a dire che Dio è padre e madre: come interpretarla? “In questa espressione papa Luciani spiega che Dio si rivela non solo come Creatore, Padrone assoluto, ma anche come Padre e Madre. Infatti, a chiamare Dio come ‘Padre’, ce l’ha insegnato Gesù stesso con il ‘Padre nostro’; a chiamarlo come ‘Madre’ è teologicamente legittimo, poiché Dio con il suo amore verso la creatura umana, dal concepimento fino al suo tramonto fisico, supera l’amore materno umano. L’espressione ‘Dio Madre’ detta apertamente da papa Giovanni Paolo I aveva all’inizio stupito molti. Ma ripensando attentamente, poi, sul contenuto della stessa affermazione, molti fra essi si ricredettero, perché veramente l’amore di Dio per la creatura umana è ancora più grande di quello di una madre per il suo bambino. E, in verità, l’espressione ‘Dio madre’ ha un fondamento biblico.
Essa può essere desunta da quanto scrive il profeta Isaia al capitolo 49: ‘Si dimentica forse una donna del suo bambino, così da non commuoversi per il figlio delle sue viscere? Anche se costoro si dimenticassero, io invece non ti dimenticherò mai’. Ma c’è un altro passo del Vangelo in cui l’espressione ‘Dio madre’ Gesù la applica a se stesso, come scrive l’evangelista Matteo al capitolo 12: “Poi, tendendo la mano verso i suoi discepoli, disse: Ecco, mia madre e i miei fratelli! Perché chiunque fa la volontà del Padre mio che è nei cieli, egli è per me, fratello, sorella e madre!”