Spifferi estivi dalla stampa locale torinese sul prossimo ordinario di Torino e Susa, pensando all’autunno

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L’Arcivescovo Renato Boccardo [*] da Spoleto-Norcia a Torino e Susa, accorpate in persona episcopi, come già fatto da Papa Francesco nel recente passato per altre diocesi? L’Arcidiocesi di Torino e la Diocesi di Susa in autunno dovrebbero vedere l’addio – dopo un biennio di proroga a Torino – di Mons. Cesare Nosiglia (foto di copertina), nato il 5 ottobre 1944, Arcivescovo metropolita di Torino e (dal 12 ottobre 2019, in seguito alle dimissioni del Vescovo Alfonso Badini Confalonieri per raggiunti limiti d’età), Amministratore apostolico di Susa.

L’Arcivescovo Cesare Nosiglia.

Secondo quando si apprende oggi dalle pagine del giornale CronacaQui.it, i possibili candidati alla successione di Nosiglia sarebbero diversi (il che è un’ovvietà). Il giornale online di Torino e Provincia diretto da Massimo Massano, con un articolo sulla rubrica Il Borghese a firma di Marco Bardesono (che segue), svelando qualche retroscena, ritiene di sapere che da più parti è maturata l’ipotesi di un ritorno di Renato Boccardo nelle sue terre di origini. «È nativo di Sant’Ambrogio di Torino e ha 69 anni. L’età giusta e l’esperienza adeguata che la diocesi di Torino si meriterebbe», chiosa Marco Bardesono. Vedremo se questa opinione coinciderà con le imperscrutabili logiche curiali… e le sorprese del Papa felicemente regnante (anche se attualmente ancora ricoverato al Gemelli), che secondo quanto ha dichiarato il Direttore della Sala Stampa della Santa Sede ha già ripreso il lavoro.

Non è molto convinto di quanto su Boccardo si spiffera Eusebio Episcopo, che oggi sulle pagine di LoSpiffero.com, il giornale online torinese (“Fatti e misfatti della vita politica ed economica. Ostinatamente controcorrente”) diretto da Bruno Babando, osserva: «Da alcuni giorni circola un nuovo nome come prossimo arcivescovo di Torino che se non fosse felicemente regnante Papa Francesco avrebbe – e probabilmente ha sicuramente – dell’inverosimile. Si tratta di un presule di origini piemontesi il cui volto televisivo e piacente era diventato familiare in tutto il mondo accanto a Giovanni Paolo II durante le celebrazioni pontificie e le giornate della gioventù. Stiamo parlando nientepopodimeno che di monsignor Renato Boccardo, arcivescovo di Spoleto-Norcia e presidente della Conferenza episcopale umbra».

Il Vescovo Derio Olivero.

Il 14 dicembre 2020 LoSpiffero.com sembrava puntare su altro nominativo, secondo gli spifferi che riportava [QUI]: «Un francescano “papabile” per Torino, vicina la scelta del nuovo vescovo. Dopo il recente concistoro l’unico cardinale rimasto senza sede è padre Gambetti, Custode del Convento di Assisi. E secondo rumors vaticani potrebbe essere lui il successore di Nosiglia. Ma restano alte le quotazioni del “progressista” Olivero. (…) L’unico fra i presuli piemontesi che può reggere il confronto è l’onnipresente Vescovo di Pinerolo, Monsignor Derio Olivero, famoso per le sue posizioni avanzate e fuori degli schemi. Ha suscitato clamore la sua decisione (unico in Italia) di sospendere, a causa del Covid di cui peraltro è rimasto vittima, per due domeniche le messe festive. A lui si sono aggregati i valdesi (anche se pare spinti dallo stesso Olivero), ma non i vescovi piemontesi rimasti piuttosto perplessi. Anche l’iniziativa di questi ultimi, riuniti nella Conferenza Episcopale Piemontese, di richiedere alla Regione aiuti per le RSA che versano in cattive acque, ha visto il Vescovo di Pinerolo apparire sulla stampa come promotore. Qualcuno ha fatto notare che l’idea e l’iniziativa era stata del responsabile regionale della pastorale della sanità, il Vescovo di Alba, Monsignor Marco Brunetti. Per non parlare delle catechesi nella cucina del vescovado di Pinerolo dove Monsignor Derio, tra salame e bagna cauda e in abbigliamento casual, rompendo la tradizione paludata, non perde occasione per lanciare segnali controcorrente. Se il piuttosto attempato clero progressista torinese appare conquistato da queste iniziative, vedendo riaffacciarsi i lontani tempi del Cardinale Michele Pellegrino, basteranno esse a convincere Papa Bergoglio? O, come dicono alcuni, alla fine a Torino arriverà il primo arcivescovo francescano, ridando alla diocesi quella dignità cardinalizia che fino a Severino Poletto deteneva quasi per diritto?».

Come sappiamo, questa ipotesi “francescana conventuale” è nel frattempo sfumata con la nomina ad Arciprete della Basilica Vaticano del vociferato.

Un nuovo Pastore
di Marco Bardesono
Cronacaqui.it/Il Borghese, 11 luglio 2021

Nei palazzi apostolici al di là del Tevere, tra le mura leonine, il caldo umido dei primi giorni d’estate mette a dura prova il tradizionale aplomb del più navigato dei monsignori e accade che si dicano cose che si pensano. Esattamente il contrario di ciò che è costume nelle segrete stanze vaticane. All’ordine del giorno c’è la vicenda relativa alla diocesi di Torino che in autunno saluterà l’attuale arcivescovo, Cesare Nosiglia, collocato a riposo per raggiunti limiti d’età, una vera “patata bollente”. Nell’arco di poche settimane, sotto la Mole siederà un nuovo sindaco (o sindaca) e sulla cattedra di San Giovanni Battista, un nuovo arcivescovo.
Ma quest’ultimo è ben più importante del primo, perché funzioni e potere del titolare dell’archidiocesi si estendono ben oltre la città e comprendono numerosi centri della provincia. Per tornare alle calde stanze della Segreteria di Stato, non risparmiate dai tagli bergogliani, e alcune rimaste senza aria condizionata, l’enigma da risolvere oggi è: “Chi dopo Nosiglia?”. Da quel che si apprende, sembra che le procedure curiali sino più lente del previsto, perché le idee sul successore non sono chiare.

Senza porpora

In Vaticano nessuno rimprovera all’attuale arcivescovo il lavoro pastorale svolto in questi anni, ma si ricorda anche che, per secoli, la città è stata sede cardinalizia. Francesco, però, non ha premiato Nosiglia con la porpora, nonostante quest’ultimo non si sia risparmiato nel voler apparire così progressista da far sembrare l’emerito di Ivrea Luigi Bettazzi un moderato, se non un conservatore. Ma il Papa non se ne deve essere accorto o «non avrebbe apprezzato». Fatto sta che, nonostante goda di buona salute e dunque potrebbe essere invitato a proseguire il suo mandato ben oltre i limiti d’età, Cesare Nosiglia lascerà la sua diocesi e consegnerà Mitra e Pastorale al successore designato.

Terno e cinquina

La cinquina di candidati da presentare al pontefice ancora non è stata completata perché «attualmente la diocesi di Torino – spiegano fonti vicine alla Santa Sede – presenta criticità particolarmente gravi». Il primo dei problemi riguarda la mancanza di sacerdoti, un numero di seminaristi che si può contare sulla punta delle dita e numerosi abbandoni dell’abito. Senza considerare, poi, l’età avanzata dei parroci e la difficoltà nell’operare sostituzioni. Il panorama è desolante: chiese chiuse per mancanza di sacerdoti; preti che percorrono in auto più chilometri di un commesso viaggiatore per poter dire messa nelle parrocchie orfane di pastore. E se è vero che questi sono tempi duri e bui per l’intera Chiesa universale, è altrettanto vero che nella diocesi subalpina, difficoltà e problemi sembrano essere più acuti che altrove. In curia, dunque, servirebbe la presenza di un vescovo capace di infondere un impulso tutto nuovo, ma il candidato ideale non si trova.

L’ipotesi sfumata

«C’era un progetto – confida un monsignore di lungo corso, molto addentro alle cose di Santa Romana Chiesa -, ma non sembra più praticabile. Quando monsignor Edoardo Cerrato venne consacrato e inviato a Ivrea, su di lui si erano concentrate le speranze delle alte sfere vaticane. Lo stimavano i cardinali Tarcisio Bertone e Carlo Furno e il nunzio apostolico Adriano Bernardini». Questi ritenevano che Cerrato dopo il “tirocinio” eporediese, avrebbe potuto affacciarsi come candidato per il dopo Nosiglia. Le carte in regola Cerrato le aveva: già procuratore generale della confederazione dell’oratorio di San Filippo Neri e agiografo di John Henry Newman, «per aspirare all’archidiocesi e sede cardinalizia di Torino, a Cerrato mancava solo l’esperienza pastorale». Ma a Ivrea le cose, evidentemente, non sono andate così come auspicato e, sotto le Rossi Torri, non pochi preti rimpiangono i tempi di Arrigo Miglio, di Giorgio Debernardi e «l’età dell’oro di Luigi Bettazzi». Ma quelli erano altri tempi. Dunque, la candidatura Cerrato, non solo ha perso peso, ma allo stato dei fatti sembra non venire neppure presa in considerazione.

Terrazza in Vaticano

Domenica 23 maggio, giorno di Pentecoste, in un appartamento con terrazza all’interno delle Sacre Mura vaticane e domicilio di un altro prelato della Santa Sede, in serata vi sarebbe stato un incontro informale tra “opinion leader” in abito talare con all’ordine del giorno: la successione di Cesare Nosiglia. Presenti, si lascia sfuggire il solito monsignore chiacchierone, «i cardinali Bertone (di Romano Canavese), Bertello (di Foglizzo), Sodano (di Asti e già Segretario di Stato) e Poletto (arcivescovo emerito di Torino)». Con loro anche altri monsignori e, tra questi, Arrigo Miglio (di San Giorgio Canavese ed Emerito di Cagliari) e Paul Gallagher, uomo di punta della Segreteria di Stato e autore della recente nota redatta dalla diplomazia vaticana sul decreto Zan. Gallagher conosce bene le vicende torinesi, ma anche quelle delle altre diocesi del Piemonte, perché uno dei suoi fidi consiglieri, monsignor Roberto Lucchini (oggi addetto alla Nunziatura Apostolica in Messico e nativo di Pont Canavese), è stato per anni il braccio desto di Gallagher quando questi ricopriva il ruolo di Nunzio Apostolico in Burundi.

Nomi e cognomi

Dal “brain storming” a casa del prelato, tra eminenze ed eccellenze, sarebbero stati fatti alcuni nomi, «i soliti che girano», spiega la fonte, che però aggiunge: «Più uno, totalmente nuovo, ma di grande prestigio. Un nome degno del ruolo da ricoprire nella diocesi che fu del cardinal Pellegrino, un gigante della Chiesa e grande elettore di Karol Wojtyla». Con non poca riluttanza, il monsignore chiacchierone spiega: «Il nome è quello di Renato Boccardo attuale vescovo della diocesi di Spoleto-Norcia, già responsabile con Giovanni Paolo II dell’organizzazione delle Giornate mondiali della Gioventù e relegato poi, inspiegabilmente, ad un ruolo secondario da papa Ratzinger». Boccardo che è stato anche capo del Protocollo con incarichi speciali presso la Sezione Affari Generali della Segreteria di Stato e come responsabile dell’organizzazione dei viaggi del Santo Padre, è nativo di Sant’Ambrogio di Torino e ha 69 anni. L’età giusta e l’esperienza adeguata che la diocesi di Torino si meriterebbe.

L’Arcivescovo Renato Boccardo.

[*] Renato Boccardo è stato ordinato presbitero il 25 giugno 1977 nella chiesa di San Giovanni Vincenzo a Sant’Ambrogio di Torino, dal Vescovo Giuseppe Garneri per la Diocesi di Susa. Consegue la licenza in teologia dogmatica e la laurea in diritto canonico. Il 1° maggio 1982 entra nel servizio diplomatico della Santa Sede, prestando servizio nelle Nunziature Apostoliche in Bolivia, Camerun e Francia. Dal 1988 al 2003 è uno dei cerimonieri pontifici. Il 22 luglio 1992 è nominato Responsabile della Sezione Giovani del Pontificio Consiglio per i Laici e in questa veste coordina l’organizzazione e la celebrazione delle Giornate Mondiali della Gioventù di Denver nel 1993, di Manila nel 1995, di Parigi nel 1997, di Roma nel 2000 e il pellegrinaggio dei giovani d’Europa a Loreto nel 1995. Il 10 febbraio 2001 è nominato Capo del Protocollo con incarichi speciali presso la Sezione per gli Affari Generali della Segreteria di Stato, per l’organizzazione dei Viaggi Apostolici del Santo Padre fuori dell’Italia, in successione a Padre Roberto Tucci, S.I.

Il 29 novembre 2003 Papa Giovanni Paolo II lo nomina Vescovo titolare di Acquapendente e Segretario del Pontificio Consiglio delle Comunicazioni sociali, in successione a Mons. Pierfranco Pastore. Il 24 gennaio 2004 riceve la consacrazione vescovile, all’altare della Cattedra nella Basilica di San Pietro in Vaticano, dal Cardinale Angelo Sodano, co-consacranti gli Arcivescovi Leonardo Sandri (poi cardinale) e Piero Marini (già Maestro delle Cerimonie Pontificie). Il 22 febbraio 2005 Papa Giovanni Paolo II lo nomina Segretario Generale del Governatorato dello Stato della Città del Vaticano, in successione a Gianni Danzi, nominato Prelato di Loreto. Il 16 luglio 2009 Papa Benedetto XVI lo nomina Arcivescovo di Spoleto-Norcia, in successione a Riccardo Fontana, nominato Vescovo di Arezzo-Cortona-Sansepolcro, con il titolo ad personam di arcivescovo. Il 2 ottobre 2015 il Consiglio permanente della Conferenza Episcopale Italiana lo nomina membro della Commissione episcopale per la dottrina della fede, l’annuncio e la catechesi. Nella Conferenza Episcopale Umbra è Delegato per l’evangelizzazione (dottrina e catechesi, ecumenismo e dialogo interreligioso, comunicazioni sociali, servizio informatico regionale, pastorale giovanile e oratori). Il 18 settembre 2017 è eletto Presidente della Conferenza Episcopale Umbra.

Nel novembre 2020 è stato ricoverato presso il Policlinico Gemelli di Roma, a causa di una polmonite bilaterale dovuta al contagio di Covid-19.

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