“Fine vita”, la necessità di una legge. Precisazioni sul testamento biologico

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Non un cambiamento di posizione sulle questioni di “fine vita” da parte della Cei, ma la volontà di ”reagire” alla ”infausta decisione” della Corte di Cassazione sul caso di Eluana Englaro: questa la precisazione che il quotidiano Avvenire propone, con un editoriale pubblicato oggi in prima pagina e firmato da Francesco D’Agostino, ex-presidente del Comitato nazionale di bioetica e membro della Pontificia accademia per la vita, rispetto alle parole spese due giorni fa dal cardinal Angelo Bagnasco nel corso della sua prolusione in apertura del Consiglio permanente della Cei.
Lo stesso quotidiano cattolico pubblica oggi, su questo stesso tema, un’intervista con l’ex-presidente della Cei e predecessore di Bagnasco, il cardinale Camillo Ruini, che risponde anche alle critiche espresse nei confronti dell’arcivescovo di Genova dal “Foglio” di Giuliano Ferrara, a cui ‘Avvenire’ aveva gia’ reagito ieri con un editoriale in seconda pagina.

“La Cassazione – spiega D’Agostino – con un’infausta decisione, ha di fatto introdotto l’istituto del testamento biologico (e per di piu’ in forma anche verbale!) nel nostro ordinamento, alterando profondamente il principio etico e giuridico del rispetto assoluto che si deve alla vita umana”. ”A questo – prosegue l’articolo – bisogna reagire: non certo per avallare ulteriormente in forma di legge tale pretesa, ma per negarla espressamente, nel momento stesso in cui si riconosca (come aveva a suo tempo auspicato il comitato di bioetica) il diritto dei malati a depositare in forma scritta e rigorosamente garantita…non un testamento biologico, non direttive vincolanti per i medici, ma dichiarazioni anticipate su quali, tra i diversi, possibili, leciti trattamenti sanitari di fine vita essi ritengono preferibili”. D’Agostino auspica quindi un intervento ”saggio e innovativo del legislatore indicando limiti inderogabili” e ricorda che ”il cardinale ci ha dato un esempio di come la dottrina debba essere difesa sempre attraverso il riferimento all’esperienza concreta”

“E’ del tutto fuorviante – ha dal canto suo affermato Ruini – interpretare le parole della prolusione del cardinale Bagnasco e la sua asserita necessità di una legge come se potessero rappresentare un cambiamento della posizione Cei su questo punto, che in passato aveva negato tale necessità. “E’ vero – spiega Ruini – esattamente il contrario: l’apertura a una legge ha il solo scopo di evitare un tale cambiamento”. “L’opportunita’ di un intervento legislativo riguardo alla fine della vita – precisa infatti oggi il card. Ruini – nasce unicamente dal pronunciamento della Corte di Cassazione sulla vicenda di Eluana Englaro: in concreto, infatti, soltanto attraverso una norma di legge e’ possibile impedire che quel pronunciamento apra a una deriva davvero eutanasica”. Per Ruini, ”nella sostanza pernullamutato, npotrebbe mutare, nell’atteggiamento della Cei riguardo alla tutela della vita umana dall’inizio al suo termine naturale”. Le critiche piu’ dure alla posizione di Bagnasco erano venute dal Foglio di Giuliano Ferrara, promotore di una lista pro-life e fino ad oggi, anche se laico, stretto alleato della Chiesa cattolica sulle tematiche della ‘vita’. ”Condivido profondamente le istanze e le preoccupazioni oggettive espresse da Giuliano Ferrara – risponde il card. Ruini nell’intervista -, e vorrei rassicurarlo che il cardinale Bagnasco e la Chiesa italiana non deluderanno le attese di chia favore della vita e della dignita’ umana”.

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