5 maggio: l’impegno della Chiesa per il bene comune con l’8xmille
Il 5 maggio è la giornata nazionale per ricordare a tutti l’opportunità di destinare con una firma sul modello fiscale della propria dichiarazione dei redditi, l’8xmille alla Chiesa cattolica, che nello scorso anno ha ricevuto € 1.148.076.594,08, di cui € 117.430.056,09 a titolo di conguaglio per l’anno 2009 ed € 1.030.646.537,99 a titolo di anticipo dell’anno 2012. Per gli interventi caritativi sono stati spesi € 255.000.000. Tra gli interventi sono stati supportati progetti nelle 226 diocesi italiane, progetti come a Rovereto dove 140 volontari si sono alternati nell’emergenze freddo, oppure la fondazione Comunità solidale che offre sostegno ai senza fissa dimora in continuo aumento anche per colpa della crisi economica.
A Firenze ad esempio la Caritas ha aperto alcune case alloggio per l’assistenza diurna e notturna dei malati di Aids. Oltre alle cure mediche ricevono accoglienza per rompere la barriera di solitudine in cui la malattia li costringe. A Palermo, quartiere Ballarò: un asilo multietnico ‘Il giardino di madre Teresa’ si prende cura dei bambini dalle 7.30 alle 18.00 permettendo ai genitori, per lo più immigrati, di svolgere un lavoro, requisito importante per una vera integrazione. A favore dei paesi del Terzo Mondo sono stati approvati finora più di 11.000 progetti. Con iniziative per l’alfabetizzazione in Madagascar, realizzazione di strutture abitative per studenti poveri in Vietnam e Myanmar, costruzione della facoltà di diritto in Congo, costruzione di scuole per bambini in India e così via. Un altro ambito di intervento è quello dei progetti di rilevanza nazionale.
Nel rendiconto si legge: “la CEI ha stanziato fondi per: la Caritas italiana, la Fondazione Migrantes, i Centri di aiuto alla vita, i centri d’accoglienza di studenti stranieri, il coordinamento nazionale delle comunità terapeutiche per tossicodipendenti, le organizzazioni di volontariato internazionale, i centri sociali e ricreativi per giovani, i centri di soccorso e assistenza ai poveri e ai barboni, per il sostegno a giovani disadattate, i centri sociali per marittimi e per il sostegno ai volontari in campo sanitario. Inoltre nel 2009 è stato costituito il ‘Prestito della Speranza’ anche grazie ad un ‘fondo straordinario di garanzia’ per le famiglie che la crisi ha lasciato senza reddito. Nel 2010 ne è iniziata l’erogazione tramite le caritas diocesane. Ricordiamo, infine, i fondi destinati per far fronte ai bisogni essenziali delle persone straziate da spaventosi disastri come il terremoto in Abruzzo, l’alluvione nel messinese e il nubifragio in Sardegna. I contributi sono continuati anche nel corso del 2010 e del 2011 come, ad esempio, il milione di euro stanziato dopo il devastante nubifragio del 4 novembre a Genova”.
Ed un elenco dettagliato delle opere che la Chiesa sostiene è contenuto nel volume ‘L’impegno. Come la Chiesa italiana accompagna la società nella vita di ogni giorno’ (di cui Korazym ha già riferito), scritto dal giornalista Giuseppe Rusconi. La ricerca si è basata su documentazione raccolta tra gli organismi della Cei e dei servizi connessi, oltre che con diocesi, parrocchie, enti, case di cura e altro. Ha riguardato ambiti quali sanità, assistenza, povertà, scuola, formazione professionale, lotta alla droga, volontariato, emergenze, migranti e altro. Le principali ‘voci’ dell’intervento della Chiesa nel sociale, secondo i calcoli riportati nel volume e che produrrebbero un equivalente ‘risparmio’ per lo Stato, sono: sanità (1,2 miliardi), mense dei poveri (27 milioni), fondi di solidarietà diocesani (50 milioni), scuola paritaria cattolica (4,5 miliardi di euro, è la voce principale), lotta alla droga (800 milioni), migranti (2 milioni), ‘Prestito della speranza’ (a famiglie in crisi, 30 milioni), post-terremoto Aquila (35 milioni) e Italia del Nord (13 milioni), oratori (210 milioni), Caritas parrocchiali (260 milioni), Banco alimentare (650 milioni), formazione professionale (370 milioni), lotta all’usura (1,2 milioni), volontariato (2,8 miliardi), beni culturali (140 milioni), ‘Progetto Policoro’ (1 milione).
Tempo di dichiarazione dei redditi e tempo di polemiche: nei mesi scorsi è cresciuta la polemica per l’8permille come sovvenzionamento statale e per l’IMU: è veramente giustificata? “Nel mio libro ho inserito due capitoli informativi. Il primo sull’8permille e sul sostegno economico ai sacerdoti. Il secondo sull’Ici/Imu. In questi capitoli ho cercato di ricostruire sinteticamente quanto è avvenuto in tali contesti negli ultimi anni. La conclusione è la seguente: che senso ha per lo Stato darsi la zappa sui piedi, quando prospetta di punire fiscalmente il volontariato o di colpire con tasse inique l’attività sociale istituzionale del mondo cattolico? Che senso ha ridurre l’impegno sociale della Chiesa in una società sempre più bisognosa di un aiuto che lo Stato non riuscirebbe mai a dare?”.
Qual è stato il motivo per cui ha scritto questo libro?“Covavo l’idea da qualche anno, da quando cioè è incominciata con grande spiegamento di mezzi una campagna massmediatica con l’obiettivo di dipingere la Chiesa come parassita dello Stato italiano. Fino all’autunno del 2011 sono stato però direttore della rivista cattolica ‘Il Consulente RE’ e ciò non mi lasciava il tempo libero adeguato per approfondire un tema tanto complesso. Soppressa la rivista per ragioni economiche, ho potuto pensare alla concretizzazione dell’idea. Volevo tentare di evidenziare il grande servizio sociale reso dal mondo cattolico alla comunità nazionale. Senza toni polemici, ma facendo esempi concreti e fornendo dati precisi o almeno verosimili”.
Quali sono gli intenti del suo lavoro? “Soprattutto due. Il primo: far sì che i singoli cattolici prendessero coscienza e conoscenza dell’enorme dimensione del servizio sociale reso dalla Chiesa nelle sue molteplici forme. Il secondo: dare ai non cattolici, ai critici, agli indifferenti, la possibilità di conoscere la realtà di tale servizio, così da correggere magari certi loro pregiudizi. Conoscere è importante soprattutto per i giovani, figli ormai di una società sulla via della secolarizzazione. Quindi intento del libro è evidenziare quanto sia estesa, diversificata e incisiva la fantasia delle opere concrete che il mondo cattolico offre alla comunità civile italiana e questo, mi sembra un fatto tanto più rimarchevole in tempi come i nostri di palese sfiducia e scollamento tra cittadini e ‘istituzioni’, in cui nessun altro ente è in grado di assolvere con continuità ed efficacia a compiti assistenziali”.
Nel libro ci sono molti esempi concreti e anche molte cifre. Che attendibilità hanno? “Premetto che non sono un economista e dunque il libro non è un trattato economico. Questo detto, nel libro ho cercato di quantificare economicamente quanto lo Stato italiano riesce a risparmiare grazie al servizio sociale della Chiesa. Non è stato un lavoro facile, poiché nel mondo cattolico le cifre dell’impegno sociale tendono ad essere ballerine. In alcuni casi ho potuto essere preciso, come per i beni culturali ecclesiastici. In altri ho fornito cifre secondo me verosimili, ragionate. In un caso, quello del settore socio-assistenziale (legato alle realtà comunali) ho preferito rinunciare a dare cifre complessive, date le grandi differenze tra Comune e Comune. Alla fine ho avanzato una stima: la Chiesa italiana fa risparmiare con il suo impegno sociale allo Stato almeno 11 miliardi di euro annui”.
Con le opere la Chiesa è presente nel sociale: come questa presenza è percepita dalla gente? “La gente riconosce, perché lo può toccare con mano, quanto la Chiesa fa nel sociale. Forse però non è cosciente delle dimensioni di tale impegno. La gente in genere, quando critica uomini di Chiesa o singoli cattolici non consacrati, lo fa additando loro comportamenti inaccettabili oppure per questioni delicate attinenti allo svolgersi della vita, anche nell’ambito sessuale oppure ancora per supposti privilegi fiscali. E’ raro che le critiche alla Chiesa abbiano come bersaglio il suo impegno sociale”.