Cristiani e buddhisti si uniscano per la promozione della vita umana. Messaggio vaticano per la festa di Vesakh

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Unire le forze per “smascherare le minacce alla vita umana” e risvegliare la “coscienza etica dei nostri rispettivi seguaci”. In occasione della festa del Vesakh/Hanamatsuri – la più importante per i buddhisti – il Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso invia un messaggio sul tema “Cristiani e buddisti: amore, difesa e promozione della vita umana”. In sei brevi punti, il dicastero vaticano mette in luce quali sono gli elementi tra cristianesimo e buddhismo, e indicano una strada comune per “generare una rinascita spirituale morale degli individui e delle società di essere veri operatori di pace, amando, difendendo e promuovendo la vita umana in tutte le dimensioni”.

 

Un cammino in comune che nasce proprio dal primo precetto buddhista, che – si legge nel messaggio – “insegna ad astenersi dal distruggere la vita di ogni essere senziente, proibendo così l’uccisione di se stessi e degli altri. La pietra angolare della vostra etica risiede nell’amorevole gentilezza verso tutti gli esseri”. Allo stesso modo – si legge nel messaggio – “noi cristiani crediamo che il nocciolo dell’insegnamento morale di Gesù è duplice: l’amore di Dio e l’amore del prossimo”. Il comandamento “non uccidere”, ma anche l’invito di Gesù ad amarsi gli uni gli altri, fanno del cristianesimo una fede in armonia con il primo precetto dei buddhisti. Ricorda, il messaggio, che la Nostra Aetate insegna che “la Chiesa catolica nulla rigetta di ciò che è vero e santo in queste religioni”. E sulla base di questi punti in comune si sottolinea l’urgenza di creare “sia per i buddhisti, sia per i cristiani, sulla base dell’autentico patrimonio delle nostre tradizioni religiose, un clima di pace per amare, difendere e promuovere la vita umana”.

La vita umana è minacciata dal male che “contribuisce in diverse forme alla disumanizzazione della persona, attenuando il senso di umanità degli individui e delle comunità”. Una situazione “tragica”, che “esige che noi, buddhisti e cristiani, uniamo le forze per smascherare le minacce alla vita umana e risvegliare la coscienza etica dei nostri rispettivi seguaci per generare una rinascita spirituale e morale degli individui e della società al fine di essere veri operatori di pace, amando, difendendo e promuovendo la vita umana in tutte le sue dimensioni”. Si tratta, in fondo, di una sorta di alleanza per la vita, sulla base della “cultura dell’incontro” che è molto cara a Papa Francesco (il quale ha voluto che se ne facesse esplicita menzione nel comunicato diramato al termine dell’incontro che il Papa ha avuto con il segretario generale dell’ONU Ban Ki Moon).

“Papa Francesco – sottolinea il messaggio – proprio all’inizio del suo ministero ha riaffermato la necessità del dialogo e dell’amicizia tra i seguaci delle differenti religioni”. Il rispetto per la vita dunque è il punto comune da cui partire per una alleanza tra confessioni religiose. “Il nostro autentico dialogo fraterno esige che noi, buddhisti e cristiani, facciamo crescere ciò che abbiamo in comune, e specialmente il profondo rispetto per la vita che condividiamo”. La festività del Vesakh celebra la nascita, l’illuminaziona e il parinirvana del Buddha storico. In Italia, in base a un accordo tra l’Unione Buddhista italiana e il governo, si celebra l’ultima domenica di maggio. In generale, la festa – la più importante per i buddhisti – si celebra in date diverse secondo le diverse tradizioni. Quest’anno la festa ricorre: il 17 maggio in Corea del Sud, Cina, Hong Kong, Macau; il 24 maggio in Sri Lanka, Thailandia, Malesia, Singapore, Birmania, Cambogia e Laos; il 25 maggio in India, Nepal ed Indonesia

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