La Santa Sede all’Onu in favore dell’Africa
Nei giorni scorsi a New York, l’arcivescovo Celestino Migliore, capo della delegazione della Santa Sede alla sessione dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, è intervenuto all’incontro di alto livello sul tema: “Le esigenze dello sviluppo dell’Africa: stato di attuazione degli impegni assunti, sfide e percorsi per il futuro?”.
“I successi ottenuti nel consolidamento dell’indipendenza e nel superamento dei conflitti a base ideologica del ventesimo secolo, nell’abolizione dell’apartheid, e più recentemente nel rafforzamento dell’Unione Africana e di numerose strutture regionali, – ha detto Marchetto – sono segni di speranza per il futuro del continente africano”. E ancora: “E’ giunto il momento di consentire ed incoraggiare il Continente africano a condurre un processo indipendente di sviluppo sostenuto e sostenibile che sollevi tutti i popoli dell’Africa dal flagello dell’estrema povertà”. “La Santa Sede, – continua il rappresentante della Santa Sede – invita i partecipanti al presente Incontro di Alto livello a proseguire gli sforzi per adattare i programmi di sviluppo alle realtà dell’Africa e a realizzare una autentica associazione, nella quale i paesi africani non siano solo i recipienti di idee e programmi di aiuto dall’esterno, ma un vero agente del proprio sviluppo. Lo sviluppo di Africa è una grande opportunità per il mondo intero, viste le sue risorse umane e la diversità climatica e culturale”.
L’Africa, infatti, è il più “giovane” dei continenti, con il suo 69% della popolazione sotto i 25 anni. “In un certo numero di paesi africani – ha fatto notare l’esponente vaticano – la crescita ha tenuto il passo e addirittura superato quella dei paesi sviluppati”. Una ‘crescita’, questa, per la Santa Sede dovuta “non solo al miglioramento delle condizioni di scambio di materie prime, ma anche ad un generalizzato miglioramento nei metodi di governo”. Infine mons. Migliore ha concluso l’intervento chiedendo all’ONU di promuovere “investimenti per un sistema sostenibile di aziende agricole a conduzione familiare. La conservazione delle famiglie africane e la loro identità culturale deve essere l’obiettivo finale di tutti i piani economici di sviluppo”.