Il Papa: non dobbiamo essere cristiani che si addormentano

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Grande folla in Piazza San Pietro per la udienza generale di Papa Francesco. Come ogni inizio pontificato l’entusiasmo e la voglia di vedere il Papa è grande. Francesco oggi, proseguendo la catechesi sul Credo per l’ Anno della Fede ha commentato tre parabole per parlare del Giudizio finale di Cristo.“La storia umana – ha detto – ha inizio con la creazione dell’uomo e della donna a immagine e somiglianza di Dio e si chiude con il giudizio finale di Cristo. Spesso si dimenticano questi due poli della storia, e soprattutto la fede nel ritorno di Cristo e nel giudizio finale a volte non è così chiara e salda nel cuore dei cristiani. Gesù, durante la vita pubblica, si è soffermato spesso sulla realtà della sua ultima venuta. Oggi vorrei riflettere su tre testi evangelici che ci aiutano ad entrare in questo mistero: quello delle dieci vergini, quello dei talenti e quello del giudizio finale. Tutti e tre fanno parte del discorso di Gesù sulla fine dei tempi, nel Vangelo di san Matteo”.

Ed ha proseguito: “Quello che ci è chiesto è di essere preparati all’incontro: preparati ad un incontro, ad un bell’incontro, quell’incontro con Gesù, che significa saper vedere i segni della sua presenza, tenere viva la nostra fede, con la preghiera, con i Sacramenti, essere vigilanti per non addormentarci, per non dimenticarci di Dio. La vita dei cristiani addormentati è una vita triste, eh?, non è una vita felice. Il cristiano dev’essere felice, la gioia di Gesù … Non addormentarci.” Parlando della parabola dei talenti ha detto : “Un cristiano che si chiude in se stesso, che nasconde tutto quello che il Signore gli ha dato non è cristiano! E’ un cristiano che non ringrazia Dio per tutto quello che gli ha donato!”. Infine un riferimento all’oggi: “in particolare, in questo tempo di crisi, oggi, è importante non chiudersi in se stessi, sotterrando il proprio talento, le proprie ricchezze spirituali, intellettuali, materiali, tutto quello che il Signore ci ha dato, ma aprirsi, essere solidali, essere attenti all’altro”. Il saluto finale è per i giovani: “ Scommettete su ideali grandi, quegli ideali che allargano il cuore, quegli ideali di servizio che renderanno fecondi i vostri talenti.” Infine parlando del giudizio il Papa ha detto: “penso a tanti stranieri che sono qui nella diocesi di Roma. Cosa facciamo per loro?”. Ed ha aggiunto: “Certo, dobbiamo sempre tenere ben presente che noi siamo giustificati, siamo salvati per grazia, per un atto di amore gratuito di Dio che sempre ci precede; da soli non possiamo fare nulla. La fede è anzitutto un dono che noi abbiamo ricevuto. Ma per portare frutti, la grazia di Dio richiede sempre la nostra apertura a Lui, la nostra risposta libera e concreta. Cristo viene a portarci la misericordia di Dio che salva. A noi è chiesto di affidarci a Lui, di corrispondere al dono del suo amore con una vita buona, fatta di azioni animate dalla fede e dall’amore”.

il Papa ha poi salutato i diverso gruppi in italiano e i spagnolo e alla fine ha parlato dei vescovi siriani rapiti e il cui rilascio non è certo: “un ulteriore segno della tragica situazione che sta attraversando la cara nazione siriana, dove la violenza e le armi continuano a seminare morte e sofferenza. Mentre ricordo nella preghiera i due vescovi affinché ritornino presto alle loro comunità, chiedo a Dio di illuminare i cuori. Rinnovo il presente invito che ho rivolto nel giorno di Pasqua affinché cessi lo spargimento di sangue, si presti la necessaria assistenza umanitaria alla popolazione e si trovi quanto prima una soluzione politica alla crisi”.

 

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