In Francia ora è matrimonio per tutti. Ma la società non ci sta

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“Non molliamo”, dicono i leader della Manif pour tous e danno appuntamento per un altro corteo di protesta a Sevres, alle sette di sera. Un appuntamento che non servirà a cambiare la legge Mariage pour tous (che legalizza unioni omosessuali e permette ai gay di adottare figli), approvata in via definitiva all’Assemblea Nazionale: 331 voti a favore, 225 contro. E questo nonostante la forte opposizione della società francese, guidata da una battagliera assemblea dei vescovi che ha saputo convogliare diverse sensibilità nell’opposizione ad una legge che mette in discussione la famiglia naturale.

La legge è passata con una maggioranza abbastanza agevole, in un Parlamento a maggioranza socialista. Ma c’è da scommettere che le proteste non si fermeranno. E’ confermata la manifestazione del 26 maggio, già programmata perché in quell’occasione si sarebbe dovuto tenere il voto decisivo della legge Mariage pour tous. L’improvvisa accelerata voluta dal governo francese ha cambiato le carte in tavola, e anche il calendario.

Mentre si votava in Assemblea Generale, i poliziotti in assetto antisommossa circondavano il Parlamento, per cercare di evitare una possibile violenza. In realtà, le manifestazioni sono state tutte pacifiche. Ma la narrativa che è stata creata dai media francesi – in larga parte a favore del governo socialista – è tutta giocata sul pericolo di disordini della manifestazione e sulla connotazione della manifestazione come “di destra conservatrice” e “omofoba”, mettendo in luce il confronto continuo con la polizia e diffondendo l’idea che l’opposizione ai matrimoni dello stesso sesso stia causando una crescente omofobia. Allo stesso tempo, la stampa ha minimizzato la portata e l’importanza delle manifestazioni.

La Francia è la quattordicesima nazione che legalizza il matrimonio omosessuale. In Francia le unioni civili sono permesse sin dal 1999, e sono molto diffuse tra coppie omosessuali. Ma quella legge non permetteva l’adozione, e l’opposizione dei francesi non riguarda tanto il matrimonio, quanto proprio la questione dell’adozione. Secondo recenti sondaggi, metà dei francesi sono opposti alla possibilità di adozione da parte di coppie dello stesso sesso – più o meno lo stesso numero di persone che dice che sono a favore del matrimonio omosessuale.

Le manifestazioni di protesta si sono moltiplicate in via spontanea in tutta la Francia alla notizia che il calendario per l’approvazione della legge era stato anticipato su decisione governativa. Sia a Parigi che nella periferia francese, pic nic pour tous, blocchi del traffico con le auto, manifestazioni all’arrivo dei membri del governo si sono moltiplicate.

La scorsa domenica, sono stati almeno 150 mila i dimostranti che sono scesi in piazza (40 mila secondo la polizia, 270 mila secondo Manif pour Tous, la piattaforma che sta coordinando l’opposizione alla legge). Si è trattato della più quarta più grande manifestazione di protesta a Parigi, dopo quelle del 18 novembre (300 mila persone in piazza), 13 gennaio (1 milione) e 24 marzo (un milione e mezzo).

I 150 mila di Parigi non hanno protestato solo contro i matrimoni tra persone dello stesso sesso di sposarsi e di poter adottare. Tra i cartelloni si leggevano anche critiche per l’eventualità che a queste coppie venga dato il diritto di utilizzare tecniche di procreazione artificiale.

Nella legge non si parla di tecniche di procreazione artificiale, eppure questo ha colpito la sensibilità dei manifestanti. Le leggi europee parlano di un principio di diritti uguali per uguali situazioni, e allora c’è il rischio – secondo in procedimento di soft law – che come le coppie sposate possono accedere alla fecondazione assistita in un certo numero di circostanze, così potrebbero farlo le coppie dello stesso sesso sposate.

La scorsa settimana, vicino all’Assemblea Nazionale di Parigi hanno avuto luogo ogni giorno manifestazioni di protesta, con un numero di partecipanti che è cresciuto nel corso dei giorni (da 2500 a 8000). Un gruppo, detto dei Veilleurs (i veglianti), composto da diverse centinaia di giovani, ha preso l’abitudine di sedersi ogni sera davanti all’Assemblea Generale, tenendo nelle mani delle candele, cantando e ascoltando poemi, circondati da polizia in assetto antisommossa. In diverse occasioni sono stati rimossi con la forza e spinti verso la stazione della metro, e a volte sono stati anche attaccati con lacrimogeni.

Più volte è stato segnalato che la polizia ha proceduto ad arresti indiscriminati dei manifestanti, e gli stessi manifestanti hanno denunciato lo “Stato di polizia” che aleggia a Parigi.

È diventata nota la storia di Franck Talleu, direttore dell’Insegnamento cattolico a Soissons, Laon e Saint-Quentin, sposato, padre di sei figli adottati. Talleu è stato fermato il primo aprile, portato alla questura e multato perché si trovava al parco con i suoi figli indossando una maglia con il logo stilizzato di una madre e un padre che tengono per mano due bambini: la maglia di Manif pour Tous.

In molti casi, le manifestazioni pacifiche di manifestanti sono state contrastate con lacrimogeni dalla polizia. Le proteste hanno avuto luogo in tutta la Francia, e hanno dimostrato che molto nella società francese è cambiato in quarant’anni, quando la legge sull’aborto venne approvata senza che i francesi protestassero fortemente. Ma molto è cambiato anche rispetto a trenta anni fa, quando il governo socialista di François Mitterrand stracciò la legge già approvata sulla privatizzazione delle scuole cattoliche dopo che un milione di cittadini era sceso in piazza per protestare.

Hollande, invece, non solo non ha stracciato la legge, ma – dopo che se ne era resa necessaria la terza lettura in Assemblea Nazionale – ha accelerato l’iter legislativo. Secondo la legge francese, prima che un provvedimento arrivi in terza lettura alla “Camera” devono passare sei settimane. Per questo era già stata prevista da Manif pour tous una grande manifestazione di massa a Parigi il 26 maggio, ovvero più o meno nel periodo in  cui ci sarebbe dovuto essere l’ultimo passaggio parlamentare. Ma la discussione è stata anticipata di cinque settimane, perché il provvedimento Mariage pour tous è stato considerato da Hollande una priorità governativa.

Una scelta che non ha fatto altro che alimentare la rabbia delle persone verso un disegno di legge che già non godeva del favore popolare. Si sa già che 15 mila sindaci francesi su 30 mila (la maggior parte provenienti dalle aree rurali) hanno già dichiarato che non celebreranno unioni tra persone dello stesso sesso.

Fortissimo è stato l’impegno della Chiesa francese, guidata dal cardinal André Vingt Trois, arcivescovo di Parigi. Il quale  ha sottolineato che i “lunghi mesi di dibattito sul disegno di legge per il matrimonio omosessuale  hanno rivelato divisioni che erano prevedibili e annunciate”. Sono l’“indicatore di una mutazione di riferimenti culturali. E ne è un segno l’invasione organizzata e militante della teoria del genere in particolare nel settore educativo o, più semplicemente, il tentativo di negare qualsiasi differenza tra i sessi”. Il cardinale ha quindi parlato del “rifiuto della differenza come modalità di identificazione umana, e in particolare della differenza sessuale”. “È così – ha incalzato l’arcivescovo – che si prepara una società di violenza. Quello che già stiamo vedendo è l’impossibilità di accettare le differenze nella vita sociale e ciò sta conducendo verso la cristallizzazione delle rivendicazioni di piccoli gruppi”. Insomma, secondo l’arcivescovo, “la nostra società ha perso la sua capacità d’integrazione”.

Ma perché Hollande ha sostenuto la legge  nonostante il clima politico non sia per lui dei più favorevoli? Sembra che il presidente francese abbia avuto una serie di finanziamenti per la campagna elettorale del ricco affarista Pierre Bergé, il quale è legato in stretta amicizia a Jean-Jacques Augier, il tesoriere della campagna presidenziale di Obama. Sia Bergé che Augier sono omosessuali dichiarati. Il primo, che è stato anche il compagno di Yves Saint Laurent, è stato uno di quelli che ha appoggiato con più forza la legge Mariage pour Tous, e ha persino sostenuto che se una bomba fosse esplosa agli Champs-Elysées durante la Manif pour tous di marzo “non avrebbe mica pianto. Il secondo è coinvolto in uno scandalo politico finanziario, dato che sono stati trovati conti off shore attribuiti a lui nelle Isola Cayman. All’inizio dell’anno, Bergé ha venduto ad Augier la rivista gay Francese Têtu al prezzo simbolico di un euro.

Intrecci finanziari che hanno alimentato la speculazione riguardo i rapporti tra Hollande, Bergé e Augier. Una storia che riguarda un giro di denaro alimentato dalla potente lobby omosessuale in Francia, con fondi destinati al partito socialista e una possibile evasione delle tasse. Poco prima che la Mariage pour tous venisse approvata in Senato, Jerome Cahuzac, ministro del Bilancio, è stato obbligato a dimettersi dopo che è stato scoperto un suo conto segreto.

Secondo alcuni membri della piattaforma parigina, c’è comunque che il rischio che i più facinorosi rovinino il lavoro pacifico portato avanti da Manif pour Tous, in una atmosfera che è diventata sempre più tesa. Gli incidenti sono rari, molti sembrano essere stati provocati dalla polizia, ma allo stesso tempo è stato notato come sia a copertura media che la manovra politica convergono nel sostenere misure impopolari come i manifestazioni.

In collaborazione: www.ilportaledellafamiglia.org

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