Numeri ufficiali Covid-19 del 16 giugno 2021. Il Governo Draghi starebbe pensando a una proroga dello stato di emergenza al 31 dicembre 2021

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I dati Covid-19 ufficiali del Ministero della salute di oggi mercoledì 16 giugno 2021
Ricoverati con sintomi: 3.064 (-269) (-8,07%) [Occupazione al 5%]
In terapia intensiva: 471 (-33) (-6,55%) [con 9 nuovi ingressi del giorno] [*] [Occupazione al 5%]
Deceduti: 127.153 (+52) (+0,04%)
Persone che hanno completato la vaccinazione (prima e seconda dose; oppure monodose): 14.623.752 (27,38% di una platea di 53.399.242 persone da vaccinare); vaccinati con la prima dosi: 28.973.152 (54,26% di una platea di 53.399.242 persone da vaccinare) [**] [Aggiornato al 16 giugno 2021 ore 21:08]
[*] Dato molto importante, perché permette di verificare al di là del saldo quante persone sono effettivamente entrate in terapia intensiva nelle ultime 24 ore oggetto della comunicazione.
[**] Vaccinazione in tempo reale: QUI.
Il sistema “Tutor” per verificare il “trend” dell’epidemia
Media giornaliera dei decessi: 264 (-).

Tabella con i decessi al giorno, il totale dei decessi e la media giornaliera dei decessi [A cura dello Staff del “Blog dell’Editore”]: QUI.
Il punto della situazione a cura di Lab24
Qualche considerazione oggi usando i dati del Cile, Paese tra i primi al mondo per vaccinazioni effettuate: alla sera del 14 giugno il 62% della popolazione protetta con almeno una dose e il 48% con dose doppia (in Italia 48% con almeno una dose e 24% con dose doppia). Eppure, nonostante i vaccini, i nuovi casi nel Paese sudamericano sono tornati a crescere: costringendo le autorità a imporre un lockdown nella capitale Santiago del Cile, dove risiedono 5,6 milioni di persone su un totale di 19 milioni. In rapporto alla popolazione i 6.826 casi di media giornaliera (settimana 8-14 giugno) corrispondono a 21.555 in Italia: un valore registrato a metà marzo 2020, nel pieno dell’ultima ondata epidemica.
Per poter confrontare correttamente i due Paesi, e capire cosa potrebbe accadere in Italia, dobbiamo innanzitutto considerare le diverse varianti virali: in Cile prevale la gamma (ex brasiliana) in Italia le preoccupazioni sono legate a una possibile futura espansione di quella delta (ex indiana). Diverse, ma entrambe con una capacità diffusionale del 40% circa superiore alla variante alfa (ex inglese). Secondo aspetto, la quota di popolazione che ha completato il ciclo vaccinale: sappiamo che, contro la variante delta, la dose singola di vaccino ha un’efficacia limitata al 33%, mentre sale all’80% con il completamento del ciclo vaccinale. Per trovare corrispondenza al nostro attuale 24% di popolazione protetta con doppia dose dobbiamo tornare, in Cile, al 9 aprile scorso: in quel momento la media giornaliera dei nuovi casi era di 6.991 (settimana 2-9 giugno, ma si sarebbe ridotta un mese più tardi (settimana 2-9 giugno) a quota 5.221 (in Italia sarebbero 16.487) per poi risalire rapidamente. Per spiegare il rialzo dei casi nonostante la campagna vaccinale l’attenzione si è concentrata su tre aspetti: la scarsa efficacia del vaccino cinese Sinovac, utilizzato in modo prevalente (79,5%) rispetto a quello Pfizer-BioNtech (18,0%); gli allentamenti precoci delle restrizioni; la riapertura delle frontiere. Partiamo dal vaccino Sinovac: le autorità sanitarie cilene hanno rilevato, dopo la seconda dose, un’efficacia del 67% contro il rischio di infezione, dell’85% contro il rischio di ricovero e dell’80% contro il rischio di morte. Risultati inferiori rispetto ai vaccini in uso in Italia (rispettivamente 80%; 90% e 95%). Se passiamo agli allentamenti e alla ripresa della circolazione delle persone, invece, replichiamo con buona approssimazione la situazione cilena: rapido ritorno alle zone bianche e 35 milioni di turisti attesi dall’estero nei mesi estivi. Sul Cile, tuttavia, proponiamo una quarta chiave di lettura: la stagionalità del virus (ne abbiamo parlato più volte). Se osserviamo la curva del contagio nel lungo periodo vediamo come i primi segnali di rialzo siano stati registrati a fine febbraio, con una successiva accelerazione nel mese di marzo: quando, nell’emisfero australe, inizia l’autunno (20 marzo) mentre oggi siamo a 4 giorni dall’inizio dell’inverno (20 giugno). La fase di forte espansione “nonostante i vaccini” coincide con il periodo epidemico preferenziale del Sars-CoV-2, dopo una pausa con un numero limitato di casi (range 1.300-1.500) a cavallo tra fine primavera e inizio estate. Una dinamica identica a quella italiana del 2020, e finora del 2021 (vedremo cosa accadrà a fine estate). Il virus in Cile ha due obiettivi primari: i non vaccinati e i vaccinati con dose singola. Due target che in Italia, al momento, rappresentano rispettivamente il 51,5% e il 65,6% della popolazione. Le motivazioni per una rapidissima protezione di massa con doppia dose, prima dell’autunno, sono tutte nei numeri che abbiamo appena visto (Fonte Lab24.ilsole24ore.com/coronavirus).
Meloni: proroga stato d’emergenza è ipotesi folle
“Apprendiamo dalla stampa che il Governo Draghi starebbe pensando a una proroga dello stato di emergenza al 31 dicembre 2021. Un’ipotesi che, se confermata, sarebbe folle e che come Fratelli d’Italia ci vede nettamente contrari”. Lo scrive su Facebook il Presidente di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni. “Ad un anno e mezzo dallo scoppio dell’epidemia non è più accettabile che le più elementari norme della democrazia e i principi dello Stato di diritto come la libertà di movimento e d’impresa possano essere calpestati o violati dal Governo nel nome dell’emergenza. Il 2021 – prosegue la leader di FdI – deve essere l’anno del ritorno alla normalità: il nostro ordinamento è in grado di gestire la pandemia con i poteri e gli strumenti ordinari di cui già dispone, nel rispetto della Costituzione e delle prerogative del Parlamento” (Fonte SkyTG24).
Lo stato di emergenza, cos’è e cosa comporta
Dal decreto dipendono anche Cts, commissario e misure sanitarie
ANSA, 16 giugno 2021
Lo stato di emergenza viene deliberato dal Consiglio dei Ministri su proposta del Presidente del Consiglio dei Ministri d’intesa con i Governatori delle Regioni e i Presidenti delle Province autonome interessate.
Viene disposto al verificarsi di eventi eccezionali, come terremoti alluvioni o come avvenuto in occasione del Covid-19. Tra le prime deliberazioni del Consiglio dei Ministri c’è quella di individuare le risorse finanziarie per l’avvio degli interventi più urgenti.
La durata dello stato di emergenza nazionale, come previsto dall’articolo 24 del decreto legislativo 1/2008, non può superare i 12 mesi ed è prorogabile per non più di ulteriori 12 mesi.
Alla scadenza, subentrano le amministrazioni e gli enti “ordinariamente competenti”.
Con lo stato di emergenza vengono autorizzate anche le ordinanze di protezione civile in modo da poter agire con urgenza e con poteri straordinari per tutelare i cittadini. Si possono inoltre attuare interventi speciali con ordinanze in deroga alle disposizioni di legge, rispettando i principi generali dell’ordinamento giuridico.
Con la dichiarazione dello stato di emergenza, che attualmente scade il prossimo 31 luglio ed è prorogabile al massimo fino a gennaio 2022, vengono snellite le procedure di approvazione di leggi e decreti. Vengono anche disposte le misure sanitarie, come l’obbligo delle mascherine all’aperto o il distanziamento sociale, e incentivato il ricorso allo smart working per le aziende. Il governo, inoltre, può ricorrere agli ormai celebri Dpcm, decreti che non passano attraverso l’approvazione parlamentare. Nel caso in cui il prossimo 31 luglio non venisse prorogato lo stato di emergenza, terminerebbero le loro funzioni anche gli organismi creati per far fronte alla pandemia, ossia il commissario straordinario e il Comitato Tecnico Scientifico. Quest’ultimo è stato istituito il 5 febbraio 2020 con ordinanza del Ministero della Salute e poi modificato, nella sua composizione, il 17 marzo 2021.
Attualmente è composto da 11 membri, con il ruolo di coordinatore affidato al Presidente del Consiglio superiore di sanità, Franco Locatelli, e quello di portavoce a Silvio Brusaferro, Presidente dell’Istituto superiore di sanità.
Speranza: Da venerdì 99% Paese in zona bianca
“Ho insistito affinché fosse un percorso graduale, ma con tutta probabilità da venerdì avremo il 99% del Paese in zona bianca, quindi siamo oggettivamente in una fase diversa. Ma serve ancora grandissima attenzione e lavoro costante da tutti i punti di vista per essere attrezzati e organizzati in una fase che è ancora di battaglia aperta”. Lo ha detto il Ministro della Salute Roberto Speranza, intervenendo al convegno organizzato dal Consiglio nazionale dell’Ordine degli Psicologi (Cnop) “Per una sanità delle persone: proposte per l’attuazione delle ‘aree funzionali di psicologia’ per l’implementazione dei Lea e del Pnrr” (Fonte SkyTG24).
I Lea (Livelli essenziali di assistenza) indicano l’insieme di tutte le prestazioni, servizi e attività che i cittadini hanno diritto a ottenere dal Servizio sanitario nazionale, allo scopo di garantire in condizioni di uniformità, a tutti e su tutto il territorio nazionale.
Il Pnrr è il Piano nazionale di ripresa e riselienza: QUI.
«Onora il medico come si deve secondo il bisogno, anch’egli è stato creato dal Signore. Dall’Altissimo viene la guarigione, anche dal re egli riceve doni. La scienza del medico lo fa procedere a testa alta, egli è ammirato anche tra i grandi. Il Signore ha creato medicamenti dalla terra, l’uomo assennato non li disprezza» (Sir 38, 1-4).
«Sappiamo che un uomo vaccinato è risultato positivo alla variante indiana. Non è un ottimo motivo perché l’Italia dichiari chiusi i porti ai clandestini? Lo ripeto: dal Bangladesh è vietato giungere via aerea, ma è ammesso arrivare clandestinamente via mare, in migliaia» (Azzurra Barbuto @AzzurraBarbuto – Twitter, 16 giugno 2021).
Il punto sui vaccini
di Gianluca Mercuri, editorialista della redazione digitale
Prima Ora Il Punto | La newsletter del Corriere della Sera, 16 giugno 2021
Il «mix dei vaccini», ovvero la somministrazione di un siero diverso a chi ha ricevuto una prima dose di AstraZeneca, sembra ormai un fatto acquisito. Anche le Regioni più dubbiose o apertamente ribelli, come la Campania, si sono arrese alla scelta del governo e del Comitato tecnico scientifico di impedire, di fatto, la seconda dose col farmaco anglo-svedese. L’allineamento definitivo dovrebbe essere ufficializzato domani, quando governo e Regioni si riuniranno per stabilire un percorso finalmente univoco.
Va detto che, stavolta, il contrordine al proprio stesso ordine è partito da Roma, e che una parte della comunità scientifica contesta lo stop improvviso all’AstraZeneca, dati i bassissimi rischi che comporta (e con la seconda dose sono anche meno che con la prima). Si sollevano dubbi anche per il fatto che le conseguenze del mix dei vaccini non sarebbero state sufficientemente verificate. Ma il Cts, attraverso l’immunologo Abrignani, si dice certo che il sistema si rivelerà «più potente e sicuro», ed eviterà 15 morti statisticamente prevedibili con la doppia dose di AZ.
Sono però questioni superate dagli ultimi sviluppi: un’ennesima retromarcia è inimmaginabile. Per questo la domanda su cui conviene concentrarsi in questo momento è un’altra: ci saranno abbastanza dosi di Pfizer e Moderna per proseguire la campagna di vaccinazione ai ritmi attuali e per coprire anche il milione di persone sotto i 60 anni (930 mila) che hanno ricevuto la prima dose con AZ?
Il Generale Figliuolo risponde di sì: entro settembre, assicura il commissario straordinario, arriveranno «oltre 54 milioni di dosi» che permetteranno di rispettare l’obiettivo dell’80% di popolazione immunizzata alla fine di quel mese. Non esclude, in caso di necessità, rifornimenti aggiuntivi. E annuncia un «bilanciamento» tra le regioni, a seconda delle necessità. Purché tutte, raccomanda con patriottica ironia, «si stringano a coorte» e non deraglino dal binario ormai scelto dal governo.
Il green pass in arrivo
Entro la fine della settimana, Draghi varerà un nuovo Dpcm con le norme sul «certificato verde Covid19», nome ufficiale del green pass, che viene armonizzato con l’equivalente europeo e consentirà quindi di spostarsi liberamente in Italia e nell’Ue.
Come funzionerà? Saranno le autorità sanitarie ad attestare vaccinazione, guarigione o negatività da test: il documento sarà scaricabile da un sito, in fase di allestimento da Sogei. Un codice comunicato via mail o sms, insieme a numero di tessera sanitaria e Spid, genererà un QR code da stampare o salvare sul telefono e mostrare ai controlli (piccola preghiera all’Agenzia delle entrate: accelerare il rilascio di tessera sanitaria e codice fiscale a chi ne sia sprovvisto; e all’Agenzia per l’Italia digitale: semplificare ulteriormente il rilascio dello Spid…). In queste procedure potrebbero perfino essere riesumate le app Immuni e IO, eterni tiramolla tecnologici di questi mesi incerti.
Il green pass, chiaramente, contribuirà al rilancio del turismo, che è già nei dati: tra giugno e settembre arriveranno 12 milioni di stranieri, +15,3% rispetto al 2020. Non basta certo a recuperare le perdite dell’annus horribilis, ma vivaddio si riparte.
Abrignani (Cts): «Il mix di vaccini è più sicuro e potente. E ci farà evitare 15 morti»
di Margherita De Bac, editorialista
Prima Ora Il Punto | La newsletter del Corriere della Sera, 16 giugno 2021
«Sono soddisfatto dei suggerimenti del Cts, di cui faccio parte. Probabilmente eviteranno almeno una quindicina di trombosi da vaccino considerando che le dosi sarebbero andate a una decina di milioni di persone». Si riferisce agli ultimi pareri del Comitato tecnico scientifico l’immunologo Sergio Abrignani. No ai vaccini a vettore virale sotto i 60 anni, sì al mix delle dosi.
La vaccinazione eterologa sembra un’acrobazia. Ci sono dei precedenti?
«È successo per i vaccini contro l’epatite B, il meningococco C e per l’antinfluenzale che ripetiamo ad ogni stagione, come fossero tanti richiami. Accade normalmente che il tipo di vaccino venga cambiato senza aver fatto studi registrativi di fase 3, sull’uomo, delle combinazioni ma solo per il singolo richiamo. Nel corso degli anni le tecnologie sono cambiate eppure abbiamo continuato a utilizzare il mix che funziona sul piano della copertura e della risposta anticorpale. Principi di base della vaccinologia».
Però c’è molto timore, come dissiparlo?
«Il mix per i vaccini anti-Covid prima che in Italia è stato approvato in Germania, Canada, Francia, Svezia, Spagna, Norvegia e Finlandia. Le evidenze di sicurezza ed efficacia sono state riaffermate da studi che riportano i dati raccolti su diverse centinaia di persone. Confermano quello che ci aspettavamo e cioè che il mix è piu potente a parità di sicurezza».
I vaccini a vettore adenovirale come quelli di AstraZeneca e Johnson & Johnson godono di cattiva pubblicità. Giusto?
«Non è giustificato condannarli, sono efficaci e sono serviti al Regno Unito per passare da 1.500 morti al giorno a poche unità. Prevengono del 70% le forme lievi di malattia (un po’ meno del 90% dei vaccini a Rna) e il 95-98% delle forme gravi, esattamente come Pfizer e Moderna».
Ci riassume i dati sugli effetti collaterali gravi quali la «Vitt», cioè una trombosi con carenza di piastrine?
«Dopo la prima dose di AstraZeneca, su 25 milioni di persone in Gran Bretagna, si è osservato un caso ogni 70-100 mila vaccinati. Con la seconda dose, su 14 milioni di persone, un caso ogni 600 mila. Per J&J i dati più completi sono quelli americani di metà maggio: 30 casi su 9,6 milioni di vaccinati, circa 3 ogni milione di vaccinati, e in Italia su 1,1 milioni di vaccinati ne abbiamo avuti tre. Queste trombosi inizialmente determinavano una mortalità fra il 20 e il 30%, che però oggi è scesa di molto perché ne abbiamo capito il meccanismo dipendente da risposta immunitaria abnorme. Le curiamo da subito con immunoglobuline endovena e cortisone. Questi fenomeni si concentrano tra i 18 e i 55 anni, soprattutto sulle donne, e sono dovuti a meccanismi di autoimmunità non ancora ben compresi».
La scelta di restringere l’uso di Vaxzevria e J&J agli ultra sessantenni è stata emozionale? In quei giorni a Genova è morta una diciottenne, potreste essere stati condizionati…
«No, già ne stavamo discutendo, non siamo stati condizionati da questa storia così dolorosa. Ora lo scenario epidemiologico è migliorato. Nelle ultime settimane siamo passati da 150-200 casi su 100 mila abitanti per settimana a 20-30 casi e quindi il rapporto rischio-beneficio per fasce di età delle vaccinazioni con vaccini a base di vettori virali è cambiato. Inoltre, abbiamo alternative più sicure costituite da Pfizer e Moderna che oggi non presentano problemi di approvvigionamento. Quindi, seguendo il principio della massima cautela, abbiamo suggerito di non correre un rischio bassissimo ma esistente per la popolazione fra 18 e 55 anni».
Dopo la prima dose ha senso eseguire il test sierologico per controllare se si sono sviluppati anticorpi?
«È sbagliato pensare che avendo una quantità alta di anticorpi si possa rinunciare alla seconda dose. E non esiste un test universale, dunque danno luogo a risultati non confrontabili. E ancora: non sappiamo a quale livelli di anticorpi corrisponda la protezione. Quei test, così, sono una perdita di tempo».
Il dovere di decidere sui vaccini in modo unitario. Senza trucchi e smarcamenti
di Roberto Gressi, editorialista
Prima Ora Il Punto | La newsletter del Corriere della Sera, 16 giugno 2021
Siamo tutti un po’ stanchi, provati dalle tante vite — persone, non numeri — perdute nella battaglia contro il virus. Logorati per le libertà negate e l’economia in affanno. Ma non è una buona ragione per perdere lucidità, razionalità, o addirittura per tornare al fai da te, alla demagogia, alle liti pretestuose, ai protagonismi inaccettabili, alle furbizie, addirittura alle divisioni sanguinose che hanno funestato la prima stagione della pandemia. Non adesso che la svolta c’è già, non ora che grazie ai vaccini abbiamo cominciato a riprenderci la vita, il diritto a lavorare serenamente, a riguadagnare il tempo perduto. Siamo un Paese che ha pagato un prezzo altissimo, 127.101 decessi, ma che ora è secondo in Europa solo alla Germania nelle somministrazioni dell’antidoto. Il negazionismo è stato spazzato via e tutti sappiamo che cosa sarebbe successo se avesse vinto. Gli italiani si sono messi in fila per vincere il morbo e le regioni, il sistema sanitario, seppure con risultati diversi, si sono impegnati perché le code fossero ordinate, il più possibile veloci, quasi sempre con operatori instancabili ed educati alla gentilezza.
Sarebbe insopportabile ora dover tornare anche solo a discutere con i terrapiattisti del vaccino. Non lo meritano le persone che con fiducia hanno permesso che in pochi mesi le morti e i contagi crollassero, non lo merita la scienza che, non dimentichiamolo, ci ha messo in mano l’arma per sconfiggere il Covid in un solo anno. Oggi possiamo addirittura permetterci che i negazionisti continuino a pensare e a agire come vogliono, perché la scelta compiuta dalla stragrande maggioranza degli italiani è sufficiente a proteggere anche loro. E adesso bisogna decidere come andare avanti. Stabilire quali siano i farmaci più adatti per quella parte della popolazione che non ha raggiunto i sessanta anni, con particolare attenzione ai giovanissimi e soprattutto alle giovani donne. Il dramma di Camilla, la ragazza morta di trombosi dopo aver ricevuto la prima dose di AstraZeneca, impone a tutti scelte consapevoli.
Ieri ci sono stati 1.255 contagi e 63 morti. Molti, moltissimi in meno rispetto ai giorni bui, ma 27 in più del giorno precedente. La sfida non è finita, anche se il tasso di positività è sceso allo 0,6%, il più basso di sempre. Oltre 28 milioni di italiani hanno ottenuto la prima iniezione vaccinale, più di 14 milioni hanno completato il percorso con il richiamo. C’è pieno motivo per essere ottimisti e per non concedersi pause.
Domani, stando a quello che pare deciso al momento, si riuniranno il governo e i presidenti delle Regioni. Hanno un dovere irrinunciabile: discutere, non nascondere nulla, fare chiarezza con tutti i dati che hanno a disposizione e alla fine decidere. Scegliere la via migliore per proseguire la campagna vaccinale, in modo assolutamente unitario, vietati trucchi e smarcamenti. Questo Paese, di fronte alla pandemia, ha scelto la strada dell’unità nazionale proprio per impedire che interessi personali o di partito potessero gettare ombre sul percorso migliore da seguire. È anche miope pensare che strizzare l’occhio alle legittime paure di chi aspetta la seconda dose del farmaco possa recare dei vantaggi. Dire che gli italiani vengono usati come cavie non è vero. E soprattutto non dà soluzioni, semina solo incertezze, timori, sfiducia. Governare vuol dire scegliere, assumersi la responsabilità ed essere pronti a risponderne, non ci sono scorciatoie, mai. Di sicuro non ci sono quando si affronta una partita come questa.